La comunità di Saker Italia è rimasta colpita dal successo riscosso in tutto il mondo dalla serie televisiva Game of Thrones (in Italia: Trono di Spade) tratta dalla collana di romanzi dello scrittore George Martin. Abbiamo deciso di dedicare una puntata speciale a questo evento di costume, studiando il mondo immaginario in cui si svolge la saga sotto il profilo politico, economico e sociale e verificando anche i possibili parallelismi con il mondo reale. Ci ha aiutato Barbara Oioli, della nostra redazione, che segue la saga sin dagli esordi. Abbiamo scoperto così che Game of Thrones, come tutte le narrazioni “fantasy” che divengono fenomeni di massa, è molto meno “fantastico” di quanto sembri.
Il capitalismo finanziario non è uno strumento di governo dell’economia, esso crea disarmonia come denuncia Joseph E. Stiglitz, scoprendo l’acqua calda, quando dice che “L’unica prosperità sostenibile è una prosperità condivisa”, e mettendo così in evidenza che un mondo senza regole, governato dalla ricerca del profitto ad ogni costo, semplicemente non ha futuro, perché se alla stragrande maggioranza della popolazione ridotta a massa di consumatori, il cui ruolo sarebbe quello di permettere al sistema di rigenerarsi, viene sottratta anche la capacità di spendere per la semplice ragione che la ricchezza viene tutta assorbita da una sempre più esigua minoranza, allora vuol dire che il sistema è stato costruito per autodistruggersi. Il mondialismo ha puntato alla deregulation, ad annullare lo stato-nazione e la sovranità dei popoli, favorendo con la globalizzazione la diffusione planetaria di caos e disarmonia dovuti all’azione della finanza speculativa che con i suoi prodotti ha avvelenato il sistema bancario e portato alla bancarotta l’economia occidentale perché la priva della possibilità di finanziarsi. Quindi non è certo il “mercato” la struttura predominante del prossimo futuro, almeno dal punto di vista dell’élite, ma piuttosto un sistema di regolamentazione delle relazioni socio-economiche di tipo medievale, dove viene ripristinata senza alcuna copertura la dicotomia servo padrone ed estesa a livello globale. Bene fanno la Russia e la Cina a volersi sganciare, sottraggono così le loro economie da una morte certa e nello stesso tempo aprono a noi una strada per la salvezza. Un altro strumento adoperato per creare un caos globale ingovernabile è il terrorismo strutturato intorno al fanatismo religioso e capace di diffondere l’orrore e la paura sull’intero globo. Poi c’è la narrazione di una libertà che consente tutto perfino la distruzione di ogni identità sia essa culturale o biologica, e lo fa facendola passare come la più grande delle conquiste. L’élite mondialista ha creato un caos diffuso su tutti i piani che mette alla prova i limiti della sopportazione umana. Ciò nonostante ha la pretesa di presentarsi anche come la “soluzione” ai problemi da lei stessa creati. Purtroppo per loro molte sono le nazioni pronte a sottrarsi al cappio della finanziarizzazione dell’economia. Nel contempo sorge la richiesta in Europa di ridare vita allo stato-nazione per governare lo sviluppo economico e le relazioni internazionali invece di abdicare ad un governo mondiale. Anche sul fronte della diffusione del terrorismo per loro non si mette bene, Putin e i paesi che resistono in Medioriente hanno dimostrato che può essere fermato. Sul piano culturale, poi, se ritroveremo la sovranità, anche l’identità storica, culturale e quindi quella biologica verrà riaffermata. Questo non toglie che la tendenza ad “universalizzare” sia nella natura umana. Se siamo arrivati sulla luna è perché l’umanità era pronta ad assumere lo sguardo di chi osservando la terra dallo spazio ne ha una visione unitaria, dove l’umanità risulta Una e fusa in un solo organismo con la terra. Ecco, è come se la storia ci avesse condotto a un punto di elevazione che ci permette di avere questa prospettiva. La globalizzazione non ha fatto altro che cavalcare un percorso, inevitabile, di apertura, che presuppone la necessità di guardare all’umanità nella sua interezza.
Purtroppo la retorica internazionalista e cosmopolita, strumentale agli interessi del capitalismo finanziario, si è sostituita a questo processo intrinseco deviandone la prospettiva a proprio favore per portarla verso un’omologazione globalizzata che cancella le identità.
La vita circola negli scambi e così accresce la visione che abbiamo di noi stessi. Quando un individuo vive quest’ampiezza di “senso”, si sottrae naturalmente a qualsiasi manipolazione, diventa attore e regista. L’omologazione serve a impedire questo scambio perché distrugge la ricchezza immateriale di cui ogni comunità e ogni cultura sono portatrici con i loro patrimoni di valori e conoscenze e subentra come soluzione alle divisioni favorite nell’ambito sociale, al caos degli scontri di religione e delle guerre tra etnie. Essa permette l’egemonia di una culturale senza storia e senza identità che fa riferimento ai soli “valori” del denaro e della “forma merce” ai quali si accompagna l’esasperato individualismo. La globalizzazione è il veicolo che un Nazismo redivivo ha scelto per sciamare in tutte le direzioni. In questa prospettiva la costruzione di un equilibrio internazionale multipolare acquista un significato pieno di aspettative positive per tutta l’umanità perché è l’unico modo per garantire il diritto all’autodeterminazione dei popoli e alla sovranità degli stati.
Per questi motivi credo che stiamo assistendo ad una manipolazione dei processi evolutivi che riguarda l’intera umanità. Una manipolazione condotta da parte di chi è ben consapevole del percorso e delle forze che spingono l’umanità a crescere. Il processo con le Forze inerenti, non è stato bloccato ma, con intelligenza diabolica, deviato dal suo binario. Si continua a parlare di democrazia, di libertà, di condivisione, di diritti umani, di accoglienza ma dietro l’uso di questi concetti si nasconde l’antica arma del DIVIDE ET IMPERA uno strumento, particolarmente attivo e globalmente diffuso di destabilizzazione: scontro di religioni; interessi privati contro interessi collettivi; nazione contro nazione; fratelli contro fratelli; l’uomo contro la donna; l’avere e l’apparire che si scontrano con la natura del nostro essere profondo; l’identità biologica contro l’immagine che ci inducono ad avere di noi stessi. Ecco credo che bisognerà rimettere la coscienza collettiva sul suo binario, e magari sarà necessario tornare alla stazione di partenza: famiglia, patria, identità, e lasciare che il percorso sia gestito individualmente senza che ci siano interposizioni esterne.
In questa penetrante analisi di Penzone ci sono dei punti o questioni che a mio avviso non considerano alcuni elementi che ritengo non da poco. Schematicamente partendo dal concetto di Globalizzazione il termine presenta aspetti significativi molto diversificati, per cui per la Cina o l’India è stato il ‘super motore” che ha dato un impulso essenziale all’economia di questi paesi, mentre per altri è stato l’esatto contrario. Ma c’è un altro aspetto che non va sottovalutato che per la Cina oltre ad essere avvantaggiata, e’ un economia in cui lo Stato dirige o detiene le leve delle società. Mentre invece negli Stati Uniti ad esempio le multinazionali a “proprietà privata” hanno provocato una de-industrializzazione nel paese, trasferendo le produzioni all’estero. Questa differenziazione non è da poco se si considera che i responsabili economici dello Stato Cinese hanno deciso di investire, una buona parte del surplus, finanziando progetti di infrastrutture all’interno del paese, cosa che ha fatto infuriare non da poco le finanziare statunitensi che si aspettavano invece molto più da parte di Pechino. Insomma prima certi aspetti pare evidente che sono le autorità cinesi, cioè la politica a guidare l’economia, mentre nei paesi occidentali appare l’esatto contrario. L’altro aspetto riguarda il passaggio da un mondo di relazioni unipolare ad un sistema multipolare che potra’ avvenire ma in modo non tanto “pacifico” dato che il ridimensionamento della potenza egemone non sarà tanto “gestito” dai consulenti ed esperti della White House, ma sarà per loro “subito”, e su questo le tensioni a cui i rapporti internazionali saranno sottoposti potranno essere molto acuti.
I cinesi hanno saputo approfittare dell’apertura dei mercati di cui necessitava la globalizzazione per la libera circolazione dei capitali e con essi la diffusione del portato ideologico del mondialismo, per alimentare la propria economia reale, tant’è che, come giustamente lei fa notare, hanno rilanciare i consumi interni e, invece di comprarsi debito pubblico americano, hanno investito i ricavati in piani di sviluppo che coinvolgono interi continenti. La Cina è diventata il vero motore dell’economia mondiale. Sono riusciti ad usare gli spazi utilizzati dal capitalismo finanziario per ricostruire l’economia reale del pianeta invece che distruggerla come era nei piani dell’élite finanziaria cosmopolita.
A proposito dell’acquisto di debito americano, per chiarezza va detto che dopo aver accumulato più di mille miliardi di titoli, nel 2015 la Cina ha incominciato a rivendere gran parte della massa di quel debito.
Un saluto