Stefano ci regala nuovamente un’ora del suo tempo per discutere con noi dei tre fronti principali in Siria:
Abu ad Duhur, Idlib e il cantone di Afrin.
Parleremo delle ultime sacche rimaste attorno alla zona di Idlib e delle avanzate siriane di questi giorni. L’avanzata turca procede lentamente e Stefano ci spiegherà il perché.
Buona visione!
Durata 1h circa
Volevo fare una domanda a Stefano Orsi, in riferimento all’invasione turca nella Siria settentrionale.
Non vede anche lei la possibilità che l’ottomano Erdogan, doppiogiochista senza scrupoli già compromesso con l’isis, agisca in questo modo, dichiarando addirittura che l’offensiva della soldataglia turcoide-jihadista non si fermerà ad Afrin, per provocare uno scontro con l’esercito siriano e, giocoforza, mettere in difficoltà i russi?
Non ho mai creduto che Erdogan abbia abbandonato il campo Nato, del quale fa ancora formalmente parte, per avvicinarsi alla Russia come nuovo e leale alleato.
Un’avanzata dei tagliagole turcoidi-jihadisti oltre Afrin converrebbe ai satanici Usa, per continuare nella destabilizzazione della Siria, per impedire una piena vittoria sul campo di Assad e dei russi e per costringere i russi a un intervento diretto, con truppe di terra …
Cari saluti
Sono solo in parte d’accordo con le conclusioni del commento precedente, ma un problema si pone, ed è quello che sarà molto difficile in un secondo momento sgomberare la eventuale generalizzata penetrazione turca.
Da questo dato è possibile un rimescolamento degli accordi sul campo difficilmente prevedibile, poiché l’avanzata turca è relativamente a buon mercato e rappresenterebbe un fatto compiuto legittimato dal campo. Il teatro di Afrin da questo punto di vista è importante anche per le forze legittime siriane, cederlo, ammesso che si possa in qualche modo intervenire, potrebbe essere un grave errore.
Chiederei a Stefano se condivide questa preoccupazione e se riesce a intravedere come lo stato maggiore siriano valuta questi fatti e le loro possibili conseguenze.
Vedo assai male le prospettive curde, basate su una sostanziale debolezza che non è ovviabile con un continuo variare degli accordi, cosa che sfocia in una sostanziale ricattabilità frutto anche di una sovrastima delle possibilità storiche che il conflitto aveva, secondo loro, generato.