Finite le operazioni nel sud ovest siriano le unità governative si stanno muovendo verso Idlib. Seguiamo con Stefano le fasi di preparazione e le varie operazioni nel deserto per eliminare le ultime sacche dell’ISIS.
A proposito delle potenti sponde interne. Tra le cose che mai gli si potranno perdonare e che ricadono sulla sua coscienza, se mai dovesse averne una, non c’è solo la distruzione della Libia con l’assassinio di Gheddafi, ma vi è il contributo fondamentale dato per la preparazione della guerra per procura che l’Occidente ha fatto alla Siria usando l’arma del terrorismo fondamentalista. Il 18 marzo 2010 Giorgio Napolitano va in visita ufficiale a Damasco come mediatore per conto del FMI dopo che il presidente siriano è indotto ad accettarne le politiche. Con un decreto al Assad accetta che la Società di Stato che controlla le imprese statali, Syirian Investment Holding (SIH), possa collaborare con quelle estere in tema di investimenti e capitalizzazione, fase iniziale di relazioni i cui sviluppi portano in genere a creare le condizioni per una scalata da parte dei Fondi di Investimento e delle multinazionali degli asset nazionali.
Lì Napolitano intreccia le lodi del presidente Bashar al-Assad: “Esprimo apprezzamento per l’esempio di laicità e apertura che la Siria offre in Medioriente e per la tutela della libertà assicurate alle antiche comunità cristiane qui residenti”. Ma il 15 marzo 2011, con la prima manifestazione antigovernativa, nata come risposta popolare alle conseguenze di quell’accordo, esattamente un anno dopo, la situazione si capovolge. Quello siriano diventa il peggiore dei regimi perché Assad si rifiuta di consentire il passaggio del condotto che deve portare il gas del Qatar all’Europa. Lo scopo di questo progetto è chiaro, tagliare la dipendenza energetica dell’Europa dalla Russia e completare con il TTIP, Il Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti, l’egemonia angloamericana sull’Europa anche sul piano economico ed energetico, passo fondamentale per le élite che hanno come obiettivo un Nuovo Ordine Mondiale a guida statunitense. Ma Assad mette un grosso bastone tra le ruote del carro della finanza internazionale le cui lobby attraverso l’Unione Europea hanno messo il guinzaglio ai governi, e da leale alleato della Russia sventa il piano di egemonia sull’Europa e di isolamento della nazione amica. A questo punto i governi occidentali che prima applaudivano al Assad ora fomentano gli scontri e finanziano milizie jihadiste. Questi sono i fatti, e i popoli europei devono ringraziare e sostenere la Siria perché si è sacrificata per tutti noi. http://www.laziointernational.it/…/Siria_Congiuntura_Econom…
Poi vi è l’altra macchia che mai si cancellerà, quella dell’appoggio all’intervento militare in Libia che si metterà in moto dopo aver ricevuto l’investitura da Ban Chi Moon a grande saggio d’Europa perché si prendessero per oro colato le successive dichiarazioni a proposito della necessità di “difendere” il popolo libico dal “dittatore sanguinario”. Il capo dello Stato italiano finiva così per avallare l’omicidio, per ragioni “umanitarie”, del legittimo capo di governo di una nazione sovrana, con il quale avevamo da poco firmato un trattato di stretta collaborazione e di proficui interscambi. Napolitano tradì, in questo modo, non solo la Libia ma anche i nostri interessi economici e quelli più strettamente strategici legati all’energia. Tralasciando le conseguenze riguardo l’impossibilità di controllare il fenomeno dei flussi migratori e quello del conseguente mercimonio, i risultati di queste scelte sono sotto gli occhi di tutti: esasperazione delle divisioni tribali e confessionali; crescita esponenziale del fondamentalismo; due governi che si combattano; caos istituzionale e uno stato di guerra permanente! E’ questa la strategia imperiale… divide et impera.
Come in Kossovo, dove hanno destabilizzato il paese, infettato l’amministrazione pubblica attraverso la corruzione e lasciato l’intero territorio nelle mani di bande criminali che trattano il traffico di armi e della droga.
Buonasera Stefano,
ti scrivo per farti una domanda per la prossima Sitrep. Hai dato notizia, in un tuo approfondimento video (non ricordo quale di preciso), di una riunione, convocata in una città della Siria settentrionale ed alla quale hanno partecipato i rappresentanti di circa 70 tribù siriane, in cui è stata decisa la resistenza armata contro la presenza sul territorio siriano delle unità operative degli eserciti occidentali coinvolti nel conflitto e dei loro alleati. Successivamente, hai riferito di azioni armate (nella zona di Raqqa se non sbaglio) riconducibili a gruppi formatisi a seguito di tale riunione. Vi sono novità in questo senso? Te lo chiedo perché, considerando la quantità di richieste di arruolamento volontario nell’esercito di cui hai parlato anche tu, mi è venuto in mente che potesse essere passata la “linea” di integrarsi nelle unità regolari, piuttosto che agire autonomamente.
Ringrazio ancora te, Sascha e tutta la redazione per il vostro lavoro.
No nessun arruolamento nelle unità regolari, (esercito) ma resistenza e proteste, come ieri a Qamishly, dove le milizie YPG sono state circondate e disarmante dalla folla che protestava per la chiusura di alcune scuole in città, i più di 2000 arresti operati dalle SDF in vista delle elezioni amministrative, nella Siria occupata, testimoniano i timori degli occupanti di riuscire a mantenere il controllo
A proposito delle potenti sponde interne. Tra le cose che mai gli si potranno perdonare e che ricadono sulla sua coscienza, se mai dovesse averne una, non c’è solo la distruzione della Libia con l’assassinio di Gheddafi, ma vi è il contributo fondamentale dato per la preparazione della guerra per procura che l’Occidente ha fatto alla Siria usando l’arma del terrorismo fondamentalista. Il 18 marzo 2010 Giorgio Napolitano va in visita ufficiale a Damasco come mediatore per conto del FMI dopo che il presidente siriano è indotto ad accettarne le politiche. Con un decreto al Assad accetta che la Società di Stato che controlla le imprese statali, Syirian Investment Holding (SIH), possa collaborare con quelle estere in tema di investimenti e capitalizzazione, fase iniziale di relazioni i cui sviluppi portano in genere a creare le condizioni per una scalata da parte dei Fondi di Investimento e delle multinazionali degli asset nazionali.
Lì Napolitano intreccia le lodi del presidente Bashar al-Assad: “Esprimo apprezzamento per l’esempio di laicità e apertura che la Siria offre in Medioriente e per la tutela della libertà assicurate alle antiche comunità cristiane qui residenti”. Ma il 15 marzo 2011, con la prima manifestazione antigovernativa, nata come risposta popolare alle conseguenze di quell’accordo, esattamente un anno dopo, la situazione si capovolge. Quello siriano diventa il peggiore dei regimi perché Assad si rifiuta di consentire il passaggio del condotto che deve portare il gas del Qatar all’Europa. Lo scopo di questo progetto è chiaro, tagliare la dipendenza energetica dell’Europa dalla Russia e completare con il TTIP, Il Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti, l’egemonia angloamericana sull’Europa anche sul piano economico ed energetico, passo fondamentale per le élite che hanno come obiettivo un Nuovo Ordine Mondiale a guida statunitense. Ma Assad mette un grosso bastone tra le ruote del carro della finanza internazionale le cui lobby attraverso l’Unione Europea hanno messo il guinzaglio ai governi, e da leale alleato della Russia sventa il piano di egemonia sull’Europa e di isolamento della nazione amica. A questo punto i governi occidentali che prima applaudivano al Assad ora fomentano gli scontri e finanziano milizie jihadiste. Questi sono i fatti, e i popoli europei devono ringraziare e sostenere la Siria perché si è sacrificata per tutti noi.
http://www.laziointernational.it/…/Siria_Congiuntura_Econom…
Poi vi è l’altra macchia che mai si cancellerà, quella dell’appoggio all’intervento militare in Libia che si metterà in moto dopo aver ricevuto l’investitura da Ban Chi Moon a grande saggio d’Europa perché si prendessero per oro colato le successive dichiarazioni a proposito della necessità di “difendere” il popolo libico dal “dittatore sanguinario”. Il capo dello Stato italiano finiva così per avallare l’omicidio, per ragioni “umanitarie”, del legittimo capo di governo di una nazione sovrana, con il quale avevamo da poco firmato un trattato di stretta collaborazione e di proficui interscambi. Napolitano tradì, in questo modo, non solo la Libia ma anche i nostri interessi economici e quelli più strettamente strategici legati all’energia. Tralasciando le conseguenze riguardo l’impossibilità di controllare il fenomeno dei flussi migratori e quello del conseguente mercimonio, i risultati di queste scelte sono sotto gli occhi di tutti: esasperazione delle divisioni tribali e confessionali; crescita esponenziale del fondamentalismo; due governi che si combattano; caos istituzionale e uno stato di guerra permanente! E’ questa la strategia imperiale… divide et impera.
Come in Kossovo, dove hanno destabilizzato il paese, infettato l’amministrazione pubblica attraverso la corruzione e lasciato l’intero territorio nelle mani di bande criminali che trattano il traffico di armi e della droga.
Buonasera Stefano,
ti scrivo per farti una domanda per la prossima Sitrep. Hai dato notizia, in un tuo approfondimento video (non ricordo quale di preciso), di una riunione, convocata in una città della Siria settentrionale ed alla quale hanno partecipato i rappresentanti di circa 70 tribù siriane, in cui è stata decisa la resistenza armata contro la presenza sul territorio siriano delle unità operative degli eserciti occidentali coinvolti nel conflitto e dei loro alleati. Successivamente, hai riferito di azioni armate (nella zona di Raqqa se non sbaglio) riconducibili a gruppi formatisi a seguito di tale riunione. Vi sono novità in questo senso? Te lo chiedo perché, considerando la quantità di richieste di arruolamento volontario nell’esercito di cui hai parlato anche tu, mi è venuto in mente che potesse essere passata la “linea” di integrarsi nelle unità regolari, piuttosto che agire autonomamente.
Ringrazio ancora te, Sascha e tutta la redazione per il vostro lavoro.
Giuliano
No nessun arruolamento nelle unità regolari, (esercito) ma resistenza e proteste, come ieri a Qamishly, dove le milizie YPG sono state circondate e disarmante dalla folla che protestava per la chiusura di alcune scuole in città, i più di 2000 arresti operati dalle SDF in vista delle elezioni amministrative, nella Siria occupata, testimoniano i timori degli occupanti di riuscire a mantenere il controllo
Grazie per la risposta!