In questa Sitrep affrontiamo, come sempre, argomenti di cui i giornali non parlano. Il tema del giorno è la demolizione del monumento di caduti sovietici nella città polacca di Trzcianka, che ci offre occasione per esporre il punto di vista russo sugli avvenimenti che scatenarono la seconda guerra mondiale. Nella rubrica “come è andata a finire” esamineremo gli sviluppi dei rapporti fra Russia e Venezuela e gli assetti proprietari di Rosneft, di cui avevamo già dato conto nella scorsa Sitrep. Infine una nuova rubrica su ciò di cui i giornali parlano, ma di cui farebbero meglio a tacere: FAKE NEWS. Esamineremo due notizie, date da Repubblica e dal Wall Street Journal.
(55 min circa)
Buona visione!
Non ci fu nessuna “slavizzazione forzata” della c.d. “Venezia Giulia” dopo la II guerra mondiale. Gli italofoni se n’è andarono per loro volontà in parte per paura di repressioni politiche, in parte per paura di repressioni etniche, queste ultime paure installate ad arte da drama e politica italiana. Sulla volontà di Tito di mantenere gli italofoni doce stavano c’è ampia documentazione. La minoranza italiana rimasta in Istria ebbe tutele maggiori e ben prima di quella slovena in Italia. In questo modo Lei nOn fa altro che propagandare false idee e falsi fatti, distorcendo la realtà storica, proprio come fanno Polonia e Ucraina e come è caro a certi ambienti italiani, ormai maggioritari e che hanno incancrenito anche la sedicente sinistra . Caro Bordoni, si informi presso fonti più affidabili, altrimenti cade ancheLei nella trappola mentale borghese librale dei “tutti uguali”, fascismo e comunismo. Quello che fa esattamente la Polonia, così come praticamente tutto l’Occidente.
Gentile Davide,
cercherò, nel rispondere al suo commento, di distinguere la materia che Lei propone e la forma in cui lo fa.
Riguardo alla materia, mi spiace che Lei non abbia capito il senso di ciò che intendevo in un passaggio, che peraltro era un mero inciso esemplificativo che nulla aveva a che vedere con la questione principale che stavo trattando. Ho detto che situazioni di oppressione come quella patita dalle minoranze slave sotto il fascismo e dalle minoranze ucraine sotto il regime dei colonnelli di Pilsudski possono spiegare le violenze che ebbero luogo quando questi regimi dovettero cedere il passo a poteri che di quelle minoranze erano espressione.
Nel fare questo accenno, Le confesso, immaginavo di scatenare proteste da parte degli anticomunisti viscerali che sanno parlare solo delle Foibe, tacendo opportunisticamente tutto quanto venne prima, ma a quanto pare i nostalgici dei treni in orario non sono gli unici animi tanto sensibili all’ argomento da inalberarsi fino a scendere all’ attacco personale per un accenno perso in un’ ora di esposizione.
Cerco quindi di spiegare meglio la mia posizione. A mio avviso, che nel 1945 e negli anni successivi la comunità italiana sia stata vittima di violenze (di matrice etnica e sociale) è un dato storico che non ha senso negare, e che risulta, a livello accademico, dal rapporto della Commissione Congiunta Italo Slovena http://www.kozina.com/premik/porita.pdf. Dallo stesso rapporto risulta che le stesse violenze interessarono gruppi piuttosto circoscritti, e che non si trattò certo di “genocidio” come ama sbandierare certa nostra pubblicistica. Peraltro è indubbio che le vittime si contarono a centinaia. Chiaramente l’idea che decine e forse centinaia di migliaia di persone possano aver deciso di lasciare tutto quello che avevano semplicemente per una paura infondata dell’ “uomo rosso” è abbastanza puerile. Questo non toglie che contemporaneamente, o in seguito, le autorità Yugoslave possano aver riservato alla comunità italiana, ridotta dall’esodo, un buon trattamento, nell’ ambito di una politica etnica notoriamente di larghe vedute. Questa, in sintesi, la mia opinione.
Lei ha “ampia documentazione” che sostiene il contrario? Forse sarebbe stato utile e costruttivo prendersi la briga di esibirla, di linkare le sue fonti e di favorire, in questo modo, il dibattito. Magari, se mi avesse presentato documenti interessanti, avrei potuto affrontare questo argomento nella prossima Sitrep.
Purtroppo ha preferito mettere in dubbio la mia buona fede, accusandomi di “distorcere la verità storica” quando, come Le ho appena dimostrato con il riferimento che le ho linkato, quello che intendevo sostenere (ammesso che Lei abbia colto il senso del mio discorso, prima di commentarlo) è in linea con il parere di autorevoli ricercatori. Conosco bene questo tipo di reazioni: sono proprie di “compagni” che, con l’ aria di ergersi a difensori della purezza dottrinale e dell’ unica verità storica, sono in realtà interessati a nutrire solo il proprio eccezionalismo settario e la propria considerevole autostima.
Lascio quindi a Lei decidere se apportare un contributo utile al dibattito o autogratificarsi accusando il resto del mondo di opportunismo. Mi stia bene. MB
Si,Si, Si, ma la commissione italo slovena è comunque preoccupata di mandare un messaggio anticomunista. Riconosce qualcosina alla Jugoslavia, che non è la Slovenia,che ricordiamolo nello staccarsi dalla Jugoslavia fece da innesco alle guerre jugoslave, e i cui rappresentanti attuali tengono a dare giustificazioni per la propria coscienza.