Esistono rapporti sul fatto che Salman Abedi, l’attentatore suicida di Manchester, sia tornato dalla Libia, roccaforte dell’ISIS, appena pochi giorni prima di compiere il suo orribile attacco.

La domanda che dobbiamo fare è: chi ha trasformato la Libia – che solo nel luglio 2010 veniva lodata dalla stampa britannica come una delle sei migliori destinazioni per crociere [in inglese] – in una roccaforte dell’ISIS e in un campo di addestramento per terroristi come Abedi?

Non è una domanda che le élite politiche dell’Occidente ed i loro stenografi nei media vogliono che si faccia. E ciò non è affatto sorprendente. Perché sono stati proprio loro – e l’alleanza militare che sostengono – a trasformare la Libia da un moderno paese progressista che agiva come un baluardo contro il jihadismo salafita, in un rifugio sicuro per Al Qaeda e altri gruppi terroristici.

Torniamo con le nostre menti al marzo 2011. La “liberazione” della Libia da parte della NATO durante le cosiddette “Primavere Arabe” fu applaudita dagli “interventisti liberali”, dai neocon fanatici dei cambi di regime e dalla maggior parte dei media ufficiali. Il “malvagio” Gheddafi stava per compiere un massacro di civili “in stile Srebrenica” a Benghazi, dissero tizi come David Cameron e William Hague. Semplicemente bisognava intervenire per impedire al dittatore di “uccidere il proprio popolo”.

Gli avvertimenti di Gheddafi che molti dei cosiddetti “ribelli” erano in realtà fanatici estremisti legati ad Al Qaeda furono altezzosamente ignorati dalla lobby occidentale della guerra infinita, considerati nulla più che i deliri di un folle. Ma – come ho scritto successivamente [in inglese]:

Non era il “folle” Gheddafi che stava mentendo nel 2011, ma i fautori in doppiopetto del cambio di regime.

Qui, in Occidente, quelli di noi che avevano avvertito che rimuovere con la forza lo storico leader della Libia avrebbe pesantemente rafforzato Al Qaeda – e regalato a loro ed agli estremisti loro affiliati una base sul Mediterraneo – sono stati zittiti come “amici dei dittatori” dalla brigata del Manifesto di Euston [in italiano].

Quando scrissi [in inglese] un commento per il quotidiano Daily Express il 27 luglio 2011, chiedendo che il Regno Unito mettesse fine al suo coinvolgimento nella guerra libica, il mio persecutore, il fanatico neocon Oliver Kamm del London Times, mi attaccò per aver scritto che Gheddafi aveva dato alla Libia stabilità e standard di vita migliori.

Ma avevo ragione io, e così gli altri che si opposero all’azione della NATO, mentre i “sovvertitori seriali di regime” si erano sbagliati – tanto per cambiare.

La Libia è ora uno stato al collasso. Il paese che nel 2009 aveva il più alto indice di sviluppo umano in Africa, ha visto il ritorno dei mercati degli schiavi [in inglese].

E la stabilità? Al posto di Gheddafi c’è ora il caos assoluto. Non esiste un’autorità governativa unitaria – infatti, ci sono governi concorrenti. I principali beneficiari dell’intervento della NATO sono stati l’ISIS e Al Qaeda, i quali hanno stabilito una presenza nel paese che prima non avevano mai avuto.

“La Libia è oggi un caos sconcertante di milizie in guerra tra loro e di gruppi jihadisti che seguono l’ISIS, al Qaeda e i loro affiliati come Ansar al-Sharia e la Fratellanza Musulmana in diverse forme e maschere” scrive [in inglese] Robert Fox sull’Evening Standard. Eppure solo sette anni fa, prima che la NATO ci si mettesse, la Libia era un posto perfettamente sicuro per i turisti occidentali.

L’instabilità in Libia si è riversata nella vicina Tunisia, con conseguenze mortali per i turisti occidentali. Nel giugno 2015, 38 persone, di cui 30 cittadini britannici, sono state massacrate sulla spiaggia di Port El Kantaoui. L’attentatore, Seifeddine Rezgui, era stato addestrato [in inglese] in una base dell’ISIS in Libia. Una base che – va sottolineato – non esisteva quando Muammar Gheddafi governava il paese.

Nonostante le conseguenze dell’intervento della NATO in Libia siano state così catastrofiche e così globali, i responsabili non ne hanno mai dovuto rispondere. Al contrario, quelli che hanno contribuito a trasformare il paese in un parco giochi per jihadisti – e, così facendo, hanno aumentato enormemente la minaccia terroristica per i cittadini europei – hanno avuto enorme successo.

I politici che hanno ordinato il bombardamento della Libia stanno facendo mucchi di soldi nel circuito delle conferenze. All’inizio di quest’anno è stato rivelato che David Cameron, Primo Ministro britannico nel 2011, è stato pagato la bellezza di 100.000 sterline (113.000 euro) per un solo discorso [in inglese] al Morgan Stanley Investment Management.

Tutto ciò dopo che un rapporto incriminante del Comitato per gli Affari Esteri della Camera dei Comuni ha dichiarato che “l’accusa che Muammar Gheddafi avrebbe ordinato la strage di civili a Benghazi non è stata sostenuta dalle prove disponibili”. Come la guerra all’Iraq [in inglese], anche la guerra alla Libia ci è stata venduta con la menzogna.

Eppure, anche dopo la distruzione della Libia, l’inganno continua.

Cinque anni dalla caduta della Libia e dall’assassinio di Muammar Gheddafi.

La stessa banda di guerrafondai che hanno votato e acclamato l’azione militare per rovesciare Gheddafi è ora impegnata a rovesciare un altro leader arabo laico che combatte le stesse persone che hanno rivendicato e celebrato l’orribile attacco bomba di Manchester.

I sovvertitori seriali di regime chiedono la testa di Bashar al-Assad su un piatto d’argento, così da poter poi passare all’Iran. Ancora una volta, i principali beneficiari di questa politica saranno l’ISIS e Al Qaeda. Vale la pena di sottolineare che il Primo Ministro britannico Theresa May non solo votò [in inglese] per l’invasione dell’Iraq nel 2003, ma anche per il bombardamento della Libia nel 2011 e per le bombe contro il governo siriano nel 2013.

Se David Cameron l’avesse avuta vinta allora, è molto probabile che i co-ideologi di Salman Abedi controllerebbero oggi tutta la Siria.

Al momento in cui scrivo queste righe, ci sono anche rapporti sul fatto che Abedi stesso potrebbe essere stato anche in Siria. Ancora una volta, dalla stessa parte dei neocon – ovvero per il “cambio di regime”.

L’assurda verità è che le stesse persone che pretendono di renderci più sicuri hanno in realtà aumentato notevolmente il rischio terrorismo per i cittadini qualunque, a causa delle loro sconsiderate e criminali operazioni di cambio di regime contro i governi che agivano come un bastione contro i jihadisti. E a meno che non si apra un maturo e franco dibattito sull’ipocrita politica estera occidentale e che ci si chieda chi è stato a trasformare la Libia da una destinazione per crociere lodata dal Daily Telegraph in una “roccaforte dell’ISIS”, l’incubo non potrà che continuare.

Si può seguire @NeilClark66 su Twitter e sostenere il Fondo Anti-Stalker di Neil Clark.

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Articolo di Neil Clark apparso su Sputnik News il 24 maggio 2017
Traduzione in italiano di Spart@k per SakerItalia

[le note in questo formato sono del traduttore]

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