Nonostante i grandi sforzi recentemente messi in atto per rafforzare la credibilità della “comunità dell’intelligence americana” a seguito del suo rapporto in merito a presunti “hackeraggi russi”, va ricordato che questa stessa “comunità” ha volutamente e maliziosamente fabbricato una miriade di bugie riguardanti le cosiddette armi di distruzione di massa in Iraq, che hanno condotto ad una guerra distruttiva che ha portato via più di un milione di vite – tra cui oltre 4.000 soldati americani.
Una comunità responsabile della messa in circolazione di bugie verificate e miranti al vantaggio personale, non ha credibilità. E neanche le organizzazioni mediatiche che ripetono quelle bugie senza mettere in discussione i fondamenti di fatto e le logiche molto imperfette che le sostengono.
Più di recente, le prove presentate da questa comunità e dai loro partner attraverso i media occidentali in merito a presunti “hackeraggi russi” delle elezioni americane del 2016 sono così deboli, che l’errore logico di fare appello alle autorità è stato essenziale per poterle vendere al pubblico globale.
Cosa si intende per “hackeraggio russo?”
Il tono sinistro di “hackeraggio russo”, suggerisce che Mosca abbia in qualche modo sovvertito le elezioni americane del 2016 attraverso l’uso di tecnologie informatiche. Le notizie attraverso i media occidentali, come quella della CNN, “Gli USA accusano la Russia di cercare di interferire con le elezioni del 2016” [in Inglese], hanno aiutato a soffiare sul fuoco dell’isteria, affermando:
L’amministrazione Obama ha detto venerdì di essere “sicura” che ci sia stata la Russia dietro i recenti hackeraggi di e-mail sulle prossime elezioni americane nel tentativo di interferire con il processo.
L’annuncio segna la prima volta nella quale il governo degli Stati Uniti ha ufficialmente accusato la Russia di hackeraggio dei sistemi politici degli Stati Uniti. All’inizio della settimana, i due paesi hanno interrotto i colloqui formali su un cessate il fuoco in Siria.
“Crediamo che, in base alla portata e alla complessità di questi sforzi, che solo gli ufficiali russi più alti di grado possono aver autorizzato queste attività”, hanno detto il Dipartimento della Sicurezza Interna e l’Ufficio del Direttore dell’Intelligence Nazionale in una dichiarazione congiunta.
Le accuse di “hackeraggio russo dei sistemi politici degli Stati Uniti” richiamano immagini di hacker con sede nel Cremlino che utilizzano sofisticate armi informatiche per far guastare le macchine per il voto, i seggi e i database per alterare i risultati elettorali. In realtà, nulla del genere è accaduto – e questo non in base alle dichiarazioni russe – ma in base ai rapporti ufficiali della “comunità dell’intelligence americana” sull’incidente.
La prova reale – secondo lo stesso governo degli Stati Uniti
In realtà, l’”hackeraggio” ha coinvolto e-mail che erano trapelate al pubblico – veri e propri messaggi di posta elettronica che erano circolati in tutto il Comitato Nazionale Democratico (DNC), compresi quelli tra il candidato alla presidenza degli Stati Uniti ed ex Segretario di Stato americano Hillary Clinton e il responsabile della sua campagna, John Podesta.
Le e-mail sono state poi consegnate a Wikileaks prima di essere rilasciate al pubblico.
Non sono stati “hackerati” i seggi elettorali, nessun database è stato compromesso, e nessuna influenza è stata esercitata sulle elezioni americane al di là di qualunque influenza che abbia avuto sul pubblico americano la verità sulle comunicazioni interne del DNC.
La natura del trapelamento delle e-mail implica una tecnica nota come “spear phishing”. Si tratta di una tecnica in cui un hacker si rivolge ad individui specifici in possesso delle e-mail obiettivo, spacciandosi per un organismo o una società ufficiale, chiedendo all’individuo preso di mira di inserire i suoi nome utente e password.
Lo “spear phishing” è forse la tattica più elementare che si possa immaginare, ed è più strettamente legata all’ingegneria sociale e alle truffe che al vero e proprio “hackeraggio” informatico.
Il “Rapporto d’Analisi Congiunto” del governo degli Stati Uniti [file formato Pdf, in Inglese] – basato su “sforzi analitici tra il Dipartimento della Sicurezza Interna (DHS) e il Federal Bureau of Investigation (FBI)” – avrebbe rivelato proprio questo. In una sintesi prolissa, il rapporto ammette (grassetto aggiunto):
Nella primavera del 2016, APT28 [il gruppo per lo spionaggio informatico noto anche come Fancy Bears] ha compromesso la stesso partito politico, di nuovo attraverso lo spear phishing mirato. Questa volta, lo spear phishing delle e-mail ha convinto i destinatari a cambiare le proprie password attraverso un dominio webmail falso ospitato su un’infrastruttura operativa dell’APT28. Utilizzando le credenziali raccolte, APT28 è stato in grado di ottenere l’accesso e rubare il contenuto, e probabilmente questo ha portato al furto di informazioni da diversi membri di alto livello del partito. Il governo degli Stati Uniti valuta che le informazioni siano trapelate alla stampa e divulgate pubblicamente.
In altre parole più semplici, gli individui presi di mira sono stati avvicinati via e-mail, gli sono stati chiesti i loro nomi utente e password, e questi li hanno consegnati volontariamente. Il rapporto di analisi congiunto tenta di utilizzare un sofisticato gergo tecnico, nella speranza che i lettori occasionali pensino che l’operazione abbia richiesto competenze altrettanto sofisticate per poter essere portata a termine, ma gli attacchi non avrebbe potuto essere più elementari.
Gli esperti di tecnologia informatica – dal fondatore di Wikileaks Julian Assange [in Inglese] al conduttore Vin Armani – hanno spiegato in modo approfondito quanto siano stati elementari gli hackeraggi delle e-mail; la loro opinione è che a condurre gli attacchi potrebbe essere stato anche un adolescente senza risorse oltre ad una connessione internet, conoscenze basiche di tecnologia informatica, e la voglia di trafugare le e-mail del DNC.
Altri rapporti del governo degli Stati Uniti, tra cui quello collegato al New York Times intitolato “Background to “Assessing Russian Activities and Intentions in Recent US Elections”: The Analytic Process and Cyber Incident Attribution” [file formato Pdf, in Inglese], sembrano ammettere lo stesso, senza concentrarsi sui dettagli tecnici dell’”hackeraggio” delle e-mail, ma piuttosto collegando l’operazione alla Russia basandosi esclusivamente sulle accuse di come la Russia avrebbe beneficiato dalle e-mail compromettenti del DNC.
Se la Russia è abbastanza sofisticata da “hackerare” le elezioni americane, è anche abbastanza sofisticata da sapere che non avrebbe fatto la differenza
Se gli elementari “hackeraggi” delle e-mail avessero richiesto risorse statali, la Russia sarebbe stata disposta ad accettare i rischi politici, economici e militari connessi con la sponsorizzazione di una tale operazione? La risposta è probabilmente no.
In realtà, a prescindere da chi siede alla Casa Bianca, la politica estera americana è dettata principalmente da interessi particolari di finanzieri non eletti. Questo spiega il motivo per cui gli Stati Uniti hanno mostrato per decenni tendenze traditrici e sovversive verso la Russia – un qualcosa che trascende presidenze degli Stati Uniti, e perfino intere epoche della politica degli Stati Uniti. Le banche, le imprese energetiche, e gli appaltatori della difesa hanno visto la Russia come un concorrente fin dalla Seconda Guerra Mondiale – un concorrente da sabotare, conquistare, tacitare, o comunque isolare e eliminare.
Il risultato delle elezioni a favore del presidente eletto Donald Trump sull’ex Segretario di Stato Hillary Clinton potrebbe aver fatto poca o nessuna differenza in questa lotta decennale tra Oriente e Occidente.
Capire questo, tuttavia, spiega parecchio del perché gli Stati Uniti stiano sfruttando le e-mail compromesse del DNC per dare la colpa alla Russia. Queste forniscono l’ennesima occasione per giustificare ulteriori tentativi di circondare, contenere, e in ultima analisi, rovesciare l’ordine politico, finanziario, militare, e industriale in Russia – eliminando un ostacolo significativo a Wall Street e alle ambizioni di Washington verso l’egemonia globale.
Senza citare l’”hackeraggio delle elezioni” e altre presunte minacce che Mosca pone all’Occidente, le enormi spese per l’espansione militare – in particolare da parte degli Stati Uniti in Europa orientale – non avrebbero scuse.
*****
Articolo di Tony Cartalucci pubblicato su Land Destroyer il 19 gennaio 2017.
Traduzione in Italiano a cura di Raffaele Ucci per SakerItalia.
[Le note in questo formato sono del traduttore]
No comments!
There are no comments yet, but you can be first to comment this article.