Per la seconda volta in un mese le forze armate siriane e russe hanno subito attacchi aerei. Il febbraio 2018 rappresenta un punto di svolta nella politica statunitense in quanto le linee politiche di Trump, ovvero le “politiche dichiarate” — quali la cooperazione con la Russia contro il terrorismo ed il rispetto per l’integrità territoriale siriana — sono svanite.
Con la Siria che lancia missili contro gli aerei USA per la prima volta in risposta ad un attacco immotivato da parte degli Stati Uniti sulla base dell’Esercito Arabo Siriano vicino a Deir Ezzor, abbiamo visto l’inizio. In seguito vi sono state le accuse nei confronti della Siria, da parte del New York Times, di lavorare con la Corea del Nord alla creazione di stabilimenti per la produzione di gas velenosi, un’accusa scandalosa.
Questo, naturalmente, ha coinciso con gli attacchi al cloro nella sacca di Ghouta, fuori Damasco, mentre la Russia minaccia di vendicarsi per un attacco d’artiglieria perpetrato dalle forze sostenute dagli Stati Uniti. Questo porta all’Ambasciata russa di Damasco. Puntare ad un tale obiettivo richiederebbe l’accesso ai sistemi satellitari statunitensi ed ai proiettili d’artiglieria speciali disponibili unicamente tramite gli USA o i partner della NATO.
Ci si domanda ovviamente perché Trump sta permettendo ai militari di avere queste libertà, oppure se ci sia lui stesso dietro queste azioni. Il Segretario alla Difesa Mattis ed il Segretario di Stato Tillerson non si vedono da nessuna parte, “scomparsi” per così dire, non fanno più parte dell’equazione. Il Congresso americano è completamente impegnato in un gioco di biasimo contro la Russia, i “liberal”, oppure i produttori di armi, di tutto pur di non governare.
Poi di nuovo, l’America ha vissuto un’altra sparatoria in una scuola, e gli americani hanno appreso che la polizia locale aspettava fuori dalla scuola mentre un killer impazzito, che aveva annunciato per mesi il suo piano preciso, ha assassinato 17 tra studenti ed insegnanti. La polizia, che stava seduta su propri “grassi didietro”, lavorava per uno sceriffo locale che ha una lunga storia come “risorsa” di Trump. Lo sceriffo Scott Israel della Contea di Broward, in Florida, è stato assistito durante la sua campagna nel 2014 [per l’elezione a sceriffo] dal famoso “sporco imbroglione” del team di Trump, Roger Stone.
Trump incolpa l’FBI per l’accaduto, le “fake news” incolpano i servizi segreti americani, quando il vero colpevole apparente, lo sceriffo locale corrotto, un frequentatore abituale di Mar-a-Lago [villa storica in Florida] e di altre proprietà di Trump possedute in comproprietà con il boss della banda, Felix Sater, viene celebrato come eroe nazionale mentre gli americani restano a bocca aperta.
Secondo quanto riferito, lo sceriffo Israel ha ignorato decine di rapporti che segnalavano la sparatoria alla scuola, ed ha ordinato ai suoi vice di non intervenire, attendendo che la sparatoria terminasse per poi permettere al tiratore di fuggire passando davanti alle forze di polizia locali, per essere poi arrestato dalla polizia cittadina di Sleepy Coral Gables, una vicina comunità di pensionati.
Questi incidenti, verificatisi ad un ritmo staccato [inteso nel gergo musicale], hanno finalmente allertato il pubblico americano sul fatto che il loro governo potrebbe aver a che fare con tutto ciò, qualcosa che una volta veniva messo da parte con l’ampio utilizzo del termine “teoria della cospirazione”. Questo sistema di proteggere il gioco del governo, conosciuto anche come “terrorismo sotto falsa bandiera” non funziona più in America.
Oggi la domanda è la seguente: può l’America continuare a fabbricare storie sulle “atrocità” del governo siriano, così come ha fatto negli anni ‘90 con Saddam e con la bugia, poi smascherata [in italiano], dei neonati strappati dalle incubatrici in Kuwait dai soldati iracheni, bugie che hanno portato alla disfatta della campagna Desert Storm e a tre decenni di guerre?
La prossima domanda è semplicemente questa, chi sta dietro Trump? Chi ha manipolato la sua elezione?
È sicuro presupporre, almeno per gli addetti ai lavori in ambito politico, che tutte le elezioni americane siano truccate in una certa misura. Il cosiddetto “ballot box stuffing” [l’inserimento di schede fasulle nelle urne elettorali] è una tradizione di lungo corso in America. Inoltre la Costituzione americana è stata scritta per limitare la democrazia, non per incoraggiarla. Nessuno sa di preciso cosa faccia il “collegio elettorale” o perché degli stati poco popolati possano avere più senatori che residenti.
Nel 2005, la Corte Suprema degli Stati Uniti, in un caso comunemente chiamato “Cittadini Uniti contro gli Stati Uniti”, legalizza la corruzione corporativa di funzionari americani, strappando il cuore al sistema politico americano e permettendo al crimine organizzato di avere carta bianca.
Possiamo vedere un’invisibile mano all’opera nei media e nei molti componenti del governo concentrati sulla Russia e sull’intromissione nelle elezioni, mentre Trump e le sue coorti sembrano spingere verso una guerra con la Russia, con la Corea del Nord o con la Cina, oppure sottopongono ad atti di bullismo piccole nazioni quali Cuba, il Venezuela o l’Iraq, solo una parte dell’apparentemente infinita lista di obiettivi.
Sono profondamente coinvolte pure le Nazioni Unite. Con il loro Consiglio per i Diritti Umani dominato dall’Arabia Saudita e con le dichiarazioni che condannano il vero terrorismo che cadono nel vuoto, con il veto degli Stati Uniti a protezione degli attacchi di Israele contro i propri “cittadini”, i 6 milioni di prigionieri nei “gulag” — il popolo palestinese —, con i continui attacchi israeliani ai propri vicini (Libano e Siria), l’organizzazione delle Nazioni Unite si è dimostrata più che inutile, più complice che d’aiuto.
Una recente dichiarazione di un portavoce militare a Washington che denunciava la minaccia delle forze aerospaziali russe è rivelatrice. Secondo il Pentagono, gli Stati Uniti hanno il diritto, se è possibile l’utilizzo di questa parola, di mantenere il “dominio aerospaziale globale” al fine di sostenere quella che viene definita “politica globale degli Stati Uniti”. Qual è questa politica? Con i sistemi di difesa aerea russi divenuti i migliori al mondo e gli aerei russi, tra cui l’attuale caccia invisibile Su-57 di 5° generazione attualmente schierato in Siria, pari o migliori delle controparti americane, viene minacciata la storia, iniziata in Vietnam, di bombardare a tappeto il mondo fino alla sottomissione.
Le campagne di bombardamento americane in Afghanistan per mezzo dei bombardieri pesanti B-52 da alta quota non vengono più riportate, sono come un evento quotidiano, proprio come l’operazione [in inglese] “mad bomber” di Nixon nel 1970, che portò ad una rivolta pubblica contro il governo e che pose temporaneamente fine all’idea di “guerra permanente” usata per stimolare l’affievolito sistema economico del regime americano.
Forse dobbiamo valutare gli eventi globali e l’idea di una guerra permanente così come esiste, ovvero uno strumento economico per schiavizzare. Qual è la fine del gioco? L’analisi è inesorabile, guerra permanente, sorveglianza totale, uno “stato di polizia” mondiale e una capacità di ridurre la popolazione globale a sostegno di un programma più ampio.
Ciò che riconosciamo ora è che Trump, come tanti altri politici attorno al “mondo libero”, ha dei “responsabili” e rispetta un programma. Questo programma minaccia chiaramente la sopravvivenza umana. Chi trae profitto da tutto ciò?
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Articolo di Gordon Duff apparso su New Eastern Outlook il 1° marzo 2018
Traduzione in italiano di Northern Lights per SakerItalia
[le note in questo formato sono del traduttore]
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