L’ultima “valutazione” dell’intelligence americana di questa settimana ha cercato di trovare un modo per aumentare le sanzioni contro Russia e Iran, e per dare una copertura politica a Biden.

Il rapporto [in inglese] non classificato e altamente politicizzato è stato ingoiato senza obiezioni dai media mainstream, che hanno svolto il loro doveroso ruolo di fare da tramite della disinformazione verso il pubblico americano, senza ombra di dubbio.

Il paragrafo iniziale dice tutto:

“Di rado la comunità dell’ intelligence può rivelare pubblicamente tutto ciò che è a sua conoscenza o l’informazione specifica su cui basa le conclusioni della sua analisi, perché così facendo potrebbe mettere in pericolo fonti e metodi sensibili, oltre a mettere a repentaglio la capacità della Comunità dell’Intelligence di raccogliere informazioni straniere fondamentali. Le conclusioni dell’analisi riportate di seguito sono identiche a quelle della versione classificata, ma questo documento declassificato non riporta le informazioni complete a sostegno e non riguarda i rapporti, le fonti e i metodi di intelligence”.

Questa dovrebbe essere una bandierina rossa per chiunque si definisca un giornalista. Bisogna chiedere un qualche tipo di prova prima di procedere. Ma quando si tratta di notizie sulla sicurezza nazionale, i giornalisti mainstream hanno più e più volte dimostrato di fare qualcosa di diverso dal giornalismo.

Qualsiasi giornalista degno di questo nome non accetterebbe mai un “fidati di noi”, soprattutto se detto dall’intelligence americana, che è stata completamente screditata per decenni, a partire dall’invasione dell’Iraq e dal fiasco originale del Russiagate (e per anni prima di tutto questo, come rivelato nel 1975 dalla Commissione Church e Pike).

Se la pagina di apertura di questo rapporto non è stata sufficiente a fermarvi, allora lo farà definitivamente la pagina di chiusura:

“I giudizi non implicano il fatto che abbiamo le prove che dimostrano che qualcosa sia un fatto. Le valutazioni si basano sulle informazioni raccolte, che spesso sono incomplete o frammentarie, così come su logica, argomentazioni e precedenti”.

Russia, Russia, Russia, Iran!

Ciononostante, il rapporto dà la colpa esattamente a Russia e Iran per aver interferito nelle elezioni presidenziali americane del 2020.

Si legge:

“Secondo la nostra valutazione, il presidente russo Putin ha autorizzato – e una serie di enti governativi russi ha svolto – operazioni di influenza atte a denigrare la candidatura del presidente Biden e il Partito Democratico, sostenere l’ex presidente Trump, minare la fiducia del pubblico nel processo elettorale ed esacerbare le divisioni sociopolitiche negli Stati Uniti…

La nostra valutazione ha un’alta affidabilità. Lo Stato e gli affiliati dei Russi, che sono tutti al servizio degli interessi del Cremlino, hanno agito per influenzare la percezione del pubblico americano in maniera coerente. Un elemento fondamentale della strategia di Mosca in questa tornata elettorale è stato l’uso dei suoi affiliati collegati all’intelligence russa per spingere una narrativa efficace in tal senso (comprese accuse fuorvianti o infondate contro il presidente Biden) ai media americani, ai funzionari americani e a personaggi di spicco americani, alcuni dei quali vicini all’ex presidente Trump e alla sua amministrazione”.

Di nuovo, nessuna prova è stata fornita a sostegno di tali affermazioni. Fondamentalmente, degli affiliati senza nome sui media e sui social media stanno, a quanto pare, eseguendo questa interferenza russa. Il rapporto dice specificamente che Mosca non ha interferito in alcun modo nel processo elettorale. Chi sono questi affiliati?

Il rapporto non lo dice, ma allude al fatto che tra questi ci siano delle voci americane dissidenti, che vedono oltre le bugie ufficiali degli Stati Uniti del “portare la democrazia” e che rivelano i veri motivi che l’America ha di espandere il suo potere economico e geopolitico. In altre parole, le agenzie di intelligence americane coprono le attività americane all’estero attaccando le critiche legittime e indipendenti, diffamandole con la falsa accusa di essere al servizio di una potenza straniera ostile.

Il rapporto porta una dose di realismo sulla sua valutazione del perché la Russia dovrebbe trarre vantaggio dall’indebolimento degli Stati Uniti, sebbene non abbia dato alcuna prova per dimostrare che la Russia ne sia stata responsabile. Invece di dare semplicemente la colpa a Putin come se fosse un pazzo che vuole controllare il mondo e fare arrabbiare gli Stati Uniti solo per il gusto di farlo, la valutazione riconosce in modo ambiguo che la Russia si considera in una posizione difensiva rispetto all’aggressione americana.

“Secondo la nostra valutazione, Mosca continuerà nei suoi sforzi di influenzare le elezioni al fine di promuovere il suo obiettivo di vecchia data di indebolire Washington, perché il Cremlino crede da tempo che gli Stati Uniti, se indeboliti, avrebbero meno possibilità di perseguire delle risolute politiche estere e politiche di sicurezza all’estero, e sarebbero più aperti ad accordi geopolitici con la Russia”

Le accuse contro l’Iran sono più o meno le stesse:

“Secondo la nostra valutazione e con un elevato grado di sicurezza, l’Iran ha condotto una campagna per influenzare la stagione elettorale americana del 2020, con l’intenzione di ridurre le prospettive di rielezione dell’ex presidente Trump e di promuovere i suoi obiettivi di vecchia data di esacerbare le divisioni interne degli Stati Uniti, creando confusione e minando la credibilità delle elezioni e delle istituzioni americane. Come indicato nella nostra valutazione, non abbiamo identificato alcuna attività di interferenza nelle elezioni. Gli sforzi di Teheran erano volti a denigrare l’ex presidente Trump ma non a sostenere attivamente i suoi rivali”.

E perché l’Iran vorrebbe fare questo, se è quello che ha effettivamente fatto? Forse perché Trump si è ritirato dall’accordo a sei sul nucleare iraniano e imposto di nuovo le sanzioni all’Iran?

L’unica “interferenza” identificata è quella attraverso i media.

“Secondo la nostra valutazione, il leader supremo Ali Khamenei ha probabilmente autorizzato una campagna di influenza da parte dell’Iran che è stata un insieme di iniziative governative, a giudicare dal coinvolgimento di più elementi del governo iraniano. C’è un elevato livello di sicurezza in questa valutazione. L’Iran ha focalizzato i suoi social media e la sua propaganda sulle vulnerabilità percepite negli Stati Uniti, tra cui la risposta alla pandemia di Covid-19, la recessione economica e i disordini civili”.

Né la Russia né l’Iran sono stati accusati di aver interferito nelle elezioni del 2020, se non attraverso delle azioni non comprovate sui media. Quanta influenza può aver avuto rispetto alle centinaia di milioni di dollari spesi da entrambi i candidati nelle elezioni?

Parare il culo a Biden

Joe Biden in un comizio elettorale “drive-in” a Coconut Creek, Florida, 29 ottobre 2020 (Adam Schultz, Flickr, Biden for President)

Non è un’esagerazione affermare che l’intelligence americana odiava Donald Trump e ama Joe Biden. Non è una questione di partito: amava i repubblicani Ronald Reagan e i due Bush, e odiava il democratico Jimmy Carter. E’ una questione di presidenti che non si intromettono. Trump ha tentato (e ha per lo più fallito) di intromettersi. Loro lo odiavano per averci provato.

Per fare un esempio, lui non è riuscito a declassificare i documenti della CIA sull’omicidio di John F. Kennedy, sebbene il Congresso avesse dato l’autorizzazione a farlo. Trump non è riuscito a declassificare neanche i documenti che avrebbero fatto luce su come la CIA e l’FBI hanno provato ad interferire nella sua elezione e indebolire la sua presidenza: violazioni colossali, a causa della loro intromissione nella politica interna che è andata ben oltre qualsiasi cosa loro dicono abbia fatto la Russia.

Il presente rapporto è anche un’interferenza diretta nella politica interna. E’ una interferenza altamente politicizzata, che va oltre la linea rossa.

Il rapporto cerca di occultare le legittime preoccupazioni su una serie di attività di Biden in Ucraina, quando era vice-presidente, la prima delle quali è la sua partecipazione ad un colpo di Stato.

Settimane prima del rovesciamento nel 2014 del presidente democraticamente eletto (e certificato dall’OSCE) Viktor Yanukovich, l’allora sottosegretario di Stato Victoria Nuland parlò di chi avrebbe costituito il nuovo governo ucraino. Dopo aver discusso [in inglese] del colpo di Stato, la Nuland disse che Biden avrebbe avuto un ruolo chiave nell’andare fino in fondo.

Dopo il colpo di Stato Biden è stato nominato vicerè di Obama in Ucraina. Ad un cittadino americano, ex funzionario del Dipartimento di Stato, è stata data la cittadinanza ucraina il giorno prima che diventasse il Ministro delle Finanze del paese. Pochi mesi dopo la presa del potere da parte degli Stati Uniti, il figlio di Biden e un amico di famiglia dell’allora Segretario di Stato State John Kerry ottennero dei ruoli redditizi nel Consiglio di Burisma Energy.

La Monsanto e altre aziende americane ottennero dei contratti in Ucraina. Biden si vantava di aver fatto licenziare il procuratore capo ucraino, un uomo che ha testimoniato in un caso giudiziario a Vienna sul fatto che Biden lo avesse cacciato perché stava indagando su Burisma. E’ stato poi trovato il laptop di Hunter Biden con prove potenzialmente incriminanti riguardanti l’Ucraina, come ha riferito il The New York Post prima delle elezioni di novembre, e la pressione del partito Democratico ha fatto in modo che Twitter chiudesse l’account del Post.

Anche se non entra in nessuno di questi dettagli, il presente rapporto dell’intelligence riporta:

“Secondo la nostra valutazione, i servizi di intelligence russi, degli individui collegati all’Ucraina con legami con l’intelligence russa e le loro reti, i media di Stato russi, troll e affiliati online erano impegnati in azioni che avevano come obiettivo le elezioni presidenziali americane del 2020. L’attività principale scoperta dalla United States Intelligence Community [ente federativo che comprende 17 agenzie e organizzazioni del governo federale degli Stati Uniti] ruotava intorno ad una narrativa (che i soggetti russi hanno cominciato a diffondere già nel 2014) secondo cui c’erano dei legami di corruzione tra l’Ucraina e il presidente Biden, la sua famiglia, altri funzionari americani. I servizi di intelligence russi facevano affidamento agli affiliati collegati all’Ucraina e alle reti di questi affiliati, tra cui i loro contatti americani, per diffondere questa narrativa e dare a Mosca una plausibile motivazione per negare il suo coinvolgimento…”

I media di Stato russi, i troll e gli affiliati online, tra cui quelli diretti dall’intelligence russa, hanno pubblicato contenuti denigratori nei confronti del presidente Biden, della sua famiglia e del Partito Democratico, e hanno amplificato dei contenuti collegati che circolavano sui media americani, tra cui le storie incentrate su suo figlio. Questi soggetti di influenza hanno spesso cercato dei contributori americani per aumentare la loro capacità di raggiungere il pubblico americano”.

Spia contro spia

(Pixy.org/Creative Commons)

Ogni governo con capacità di spionaggio spia altri governi, amici o nemici che siano. Sì, Russia, Iran, Cina e anche Israele, Francia, Inghilterra e altri alleati spiano gli Stati Uniti. Questi governi esprimono opinioni sulla politica americana? Spesso. Provano ad influenzare il processo decisionale degli Stati Uniti a loro vantaggio? Sarebbe un fallimento della diplomazia se non lo facessero.

Nessun governo ha una capacità di spionaggio più grande di quella degli Stati Uniti. Che gli Stati Uniti abbiano fatto tutto quello che è contenuto in questo rapporto e molto peggio, è fuori discussione e non c’è bisogno di nasconderne la prova, come in questo caso. Senza voler parlare dei numerosi colpi di Stato e invasioni sostenuti dagli Stati Uniti a partire dalla Seconda Guerra Mondiale, è sufficiente citare solo due esempi di interferenza diretta americana in elezioni straniere.

In base a una nota consegnata alla Commissione Pike del 1975, la CIA ha ammesso [in inglese] di aver distribuito 1 milione di dollari a politici centristi per influenzare le elezioni politiche del 1948 in Italia. “Avevamo delle borse con i soldi che consegnavamo a determinati politici per sostenere le loro spese e le campagne elettorali, per i poster, per gli opuscoli” ha dichiarato [in inglese] l’agente della CIA F. Mark Wyatt [in inglese]. La CIA è stata accusata anche di aver falsificato delle lettere per screditare i politici italiani del Partito Comunista.

Nelle elezioni russe del 1996, gli agenti del Partito Democratico andarono in Russia per sostenere [in inglese] il barcollante Boris Yeltsin nella sua campagna di rielezione, un tentativo che è finito sulla prima pagina della rivista Time.

Gli Stati Uniti che spiano le elezioni americane

Il rapporto rivela un poco noto, anche se non sorprendente, fatto sull’intelligence americana interna che spia le elezioni americane.

“Secondo la nostra valutazione, sarebbe difficile per un soggetto straniero manipolare i processi elettorali su larga scala senza essere scoperto, grazie alla raccolta di informazioni sui soggetti stessi, attraverso il monitoraggio fisico e di sicurezza informatica sui sistemi di voto in tutto il paese…”

A chi darete la colpa?

Gli Stati Uniti hanno reso possibile la rielezione di Yeltsin nel 1996

Incolpare la Russia per qualsiasi cosa vada male negli Stati Uniti si è rivelato troppo vantaggioso per poter fare a meno.

Se un politico americano è coinvolto in uno scandalo, chi meglio di Mosca può essere incolpata, come hanno fatto Hillary Clinton e il Comitato Nazionale Democratico nel 2016?

Le agenzie di intelligence e il Pentagono hanno bisogno di giustificare i loro budget: chi meglio della Russia (e della Cina) si può incolpare?

Visto che continuano ad aumentare i disordini sociali, le divisioni razziali e la mancanza di fiducia nelle elezioni americane, chi meglio del Cremlino si può incolpare per averli fomentati?

Tutto pur di non dare la colpa a se stessi.

Perché qualcuno ci crede?

Questa valutazione dell’intelligence prende per stupidi gli Americani. Lo sanno dalle elezioni del 2000 in Florida che c’è qualcosa di seriamente sbagliato e di inaffidabile nel sistema elettorale americano. Lo sanno da anni che entrambi i principali partiti vengono comprati da grandi finanziatori e che non sono al servizio degli interessi pubblici.

Ma chiunque lo faccia presente non sta semplicemente dimostrando buon senso o i fatti, ma viene inquadrato come un fantoccio del governo russo.

La situazione sta cominciando ad andare stretta. Questo rapporto però non solo è stato scritto come copertura politica del Biden politico ma anche per il Biden presidente aggressivo.

Il giorno dopo che il rapporto è stato diffuso, Biden ha dichiarato che la Russia avrebbe “pagato il prezzo” per la sua “ingerenza” con delle nuove sanzioni americane, di fatto non per indebolire ulteriormente un nemico “che danneggia la democrazia americana” ma per indebolire gli Stati che non si adegueranno. In una intervista alla ABC Biden ha anche deciso di definire Putin un “killer”. (Biden è stato un accanito sostenitore dell’invasione dell’Iraq che ha ucciso centinaia di migliaia di Iracheni).

Questo rapporto è solo una prova ulteriore che i servizi di sicurezza americani non sono gestiti da professionisti dell’intelligence ma da agenti altamente politicizzati che promuovono con zelo un programma militare contro ogni nazione che si pone come ostacolo, disposti ad incolpare gli altri per i fallimenti dell’America e a proteggere ogni politico che appoggia il programma.

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Articolo di Joe Lauria pubblicato su Consortium News il 20 marzo 2021
Traduzione in italiano a cura di Elvia Politi per Saker Italia.

[I commenti in questo formato sono del traduttore]


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