Un articolo di Brookings, ampiamente citato come un attacco alla relazione tra Arabia Saudita e ISIS, stabilisce un nuovo standard per la propaganda.
Leggendo “How States Exploit Jihadists Foreign Fighters”, si capisce come esso ribalti la realtà, incolpando le vittime, nazioni come il Pakistan e la Siria, mentre bacchetta leggermente la Turchia e l’Arabia Saudita.
Da Insurge Intelligence, un’analisi di Nafeez Ahmed:
“Alcuni dei più importanti movimenti di combattenti stranieri nel mondo oggi ricevono un sostegno statale massiccio ed esplicito, mentre altri ancora si affidano agli stati per avere coperture per la raccolta di fondi, il transito, il reclutamento e altre attività fondamentali”.
Lo studio evidenzia le responsabilità del regime siriano di Bashar al-Assad nel facilitare il “transito di combattenti stranieri dal suo territorio in Iraq” e nel sostenere”vari gruppi sunniti anti-statunitensi, tra cui al-Qaeda in Iraq, l’organizzazione antesignana dello Stato islamico”.
Coloro che hanno familiarità con la Siria o la geografia e che “leggono i giornali” sanno che Assad, durante il periodo indicato da Byman, controllava solo una parte della Siria, mentre tutte le principali vie di transito erano controllate da gruppi terroristici.
L’asserzione di Byman è folle.
Così, mentre sta portando avanti la promessa di legare alleati americani all’ISIS, Byman si dirige verso il “profondo blu” delle teorie cospirative. Uno sguardo più attento alla biografia di Byman fa certamente sorgere delle perplessità, ma bisogna capire che essere legato alla comunità dei servizi segreti israeliani è, almeno a Washington, un motivo di orgoglio.
Questo tipo di pensiero si basa sul concetto errato che Israele e gli Stati Uniti siano, di fatto, inseparabili.
I 600.000 coloni illegali in Cisgiordania in violazione della politica degli Stati Uniti e la Convenzione di Ginevra è solo un esempio, un “rompicapo”, per così dire, che dimostra questo concetto falso, ma ce ne sono altri.
I serbatoi di pensiero che consigliano il governo degli Stati Uniti, noti agli insider di Washington come “serbatoi puzzolenti”, sono in molti, se non nella la maggior parte dei casi, sfacciatamente al servizio di interessi particolari, ma si mettono pure al servizio di padroni stranieri, spesso ostili agli Stati Uniti stessi.
Il professor Daniel Byman, autore del documento per la Brookings and Rand Corporations, viene dalla Georgetown University. Ha collaborato alla relazione della ben poco credibile Commissione sull’11 settembre nonché a dozzine di altri documenti, libri e studi con un filo comune.
Tutti questi documenti indirizzano la colpa dei fatti dell’11 settembre verso le nazioni ostili a Israele usando metodi di ricerca che trascendono ogni processo logico.
Il lavoro di gente come Byman, utilizzato da coloro che non hanno esperienza in Medio Oriente, confortato dal parere di consulenti autoproclamatisi esperti o, più correttamente, “assoldati”, ha contribuito a far impelagare la politica statunitense in Medio Oriente e Asia meridionale da decenni.
E’ opinione generale che la politica dell’America sia stata a lungo priva di una vera rotta, sballottata a destra e a manca dagli opposti interessi di questa o di quella lobby, incluse quelle straniere che fanno pressione ora per l’azione militare, ora per aiuti finanziari, ora per lo sviluppo di armi avanzate.
Tutte queste lobby agiscono in una realtà rarefatta, al di sopra delle leggi.
Assieme a queste lobby agiscono occultamente i guerrieri dell’inganno, i gruppi all’interno del mondo accademico e della stampa, che informano il congresso, che guidano la nuova CIA privatizzata, che creano una rappresentazione della realtà a sostegno di un obiettivo: la guerra continua e senza fine.
Dissimulandosi nelle loro eleganti “tesi di dissertazione”, questi gruppi promuovono la teoria della cospirazione e la propaganda economica, legittimando affermazioni assurde per influenzare la politica americana e, molto più spesso, per spingere l’America in guerra.
In Gran Bretagna, l’indagine Chilcot ha dimostrato il ruolo di queste organizzazioni, le quali hanno lavorato in sintonia con gruppi di lobbisti altamente pagati e con grandi risorse per portare la Gran Bretagna in guerra contro l’Iraq dopo l’11 settembre. Le loro scoperte hanno indicato che il governo britannico sotto Tony Blair aveva consapevolmente accettato le false ricostruzioni circa le minacce delle armi di distruzione di massa e su altre questioni, le stesse fantasiose tesi che gli Stati Uniti usavano allora per giustificare l’invasione dell’Iraq e intraprendere una guerra illegale.
Un risultato chiave dell’indagine è stata la scoperta che, per le manipolazioni operate sulle informazioni, tutti i soggetti coinvolti cioè Bush, Blair e coloro che li circondavano sarebbero potuti essere stati perseguiti per crimini di guerra.
Anche se il rapporto è stato annullato e il suo impatto è stato ridotto al minimo, a causa delle pressioni esercitate dalle lobby straniere ancora operative a Londra e Washington che secondo molti controllano entrambi i governi, i fatti continuano a sussistere.
La Gran Bretagna, per lo meno, indagò sulla situazione; l’America non fece nulla e continua a seguire non solo le stesse politiche, ma minaccia anche impegni più violenti e di vasta portata.
A chi tocca ora? Nel il mirino degli americani certamente c’è l’Iran, forse la Russia, certamente il Pakistan e la Siria, il Libano, l’Afghanistan, il Venezuela e l’Iraq, ci sono le nazioni africane come la Nigeria, il Ghana, il Camerun e il Kenya, e qualunque altra regione con petrolio, minerali o altre materie prime che meritano di essere saccheggiate. Gli americani combattono il terrorismo – il terrorismo creato da loro stessi mediante degli “attori di stato”, come fa intendere Brookings – un modo per mascherare un palese colonialismo?
Diamo un’occhiata al modo in cui Brookings ha evidenziato una chiara connessione tra i giocatori “di stato” e “non statali” e tuttavia ha fornito qualcos’altro – una forte dose di propaganda e veleno.
La terminologia stessa, il linguaggio come arma, è quello su cui essi si sono concentrati. L’uso dei media in guerra è ora un problema importante negli Stati Uniti, con l’FBI che indaga su giornalisti e media indipendenti per ciò che ritengono sia una complicità con Russia, Siria e Iran contro l’America. La vera minaccia è altrove ed è sempre stata lì.
Il recente studio di Daniel Bayman a Brookings ne è un esempio calzante. È stato propagato nel mainstream da Insurge Intelligence, propinato così all’opinione pubblica piuttosto che lasciato ad ammuffire per alimentare i programmi di contro-terrorismo presso i college della comunità e le scuole online.
Riconoscere il problema è semplice, l’America non ha la capacità di identificare il marciume dall’interno – di rendersi conto di come organizzazioni come la Brookings Institution, cioè lunghe catene di consulenza governative, siano state penetrate e controllate da agenzie di intelligence straniere ostili agli Stati Uniti.
In effetti, il documento di cui parleremo, How States Exploit Jihadists Foreign Fighters, è un esempio calzante. Dal sommario:
I combattenti stranieri jihadisti sono spesso descritti come attori non statali la cui importanza sfida il sistema internazionale tradizionale dominato dagli stati e la nostra comprensione di esso. In pratica, tuttavia, i combattenti stranieri fanno molto affidamento sugli stessi stati che rifiutano. Alcuni dei più importanti movimenti di combattenti stranieri nel mondo oggi ricevono massicci ed espliciti sostegni statali, mentre altri ancora si affidano ai loro stati per ricevere l’avvallo alla raccolta di fondi, il transito, il reclutamento e altre attività fondamentali. Tuttavia, la portata e la natura di queste dipendenze variano enormemente, così come il loro impatto complessivo. Per fermare o almeno limitare questi flussi, è vitale cambiare le politiche e le capacità di questi sostenitori dello stato.
I documenti formali sono, di per sé, una truffa. Il concetto è semplice: sotto una apparenza legale si nasconde un enorme mare di finanziamenti: contratti del governo degli Stati Uniti, donazioni private riciclate attraverso i fronti per il Mossad, RAW dell’India, MI6 britannico e altri, agenzie di intelligence statali. Tutto questo mare è stato creato per sostenere la “comunità” mondiale del “mondo bancario” e mantenere un ordine mondiale che favorisce la “corporatocrazia”.
Il termine “cisterna puzzolente” entrò in auge quando il modello delle narrazioni intrecciate, a sostegno delle ipotesi cospirative, divenne un prodotto industrializzato.
Libri, giornali e “studi” predeterminati sono continuamente finanziati anche dai fondi sopracitati, una accademia corrotta, che lavora mano nella mano con ciò che il Presidente Trump chiama “fake news”.
Tutto ciò che è necessario alla narrazione come “fonte di notizie” viene fabbricato “su richiesta” mediante reti esistenti da tempo e questo indica un programma di lunga data per infiltrarsi e controllare o “fare terra bruciata” di ogni punto di riferimento del pubblico, lasciando solo se stessi come unica fonte.
Diamo un’occhiata a un esempio lampante di un incredibile falso racconto. Dal Washington Post del 20 ottobre 2017:
La città di Dickinson, Texas, situata a circa 30 miglia a sud-est di Houston, ha pubblicato di recente un modulo online per sovvenzioni finanziate “dai fondi generosamente donati al Fondo per il soccorso di Dickinson”, afferma [in inglese] il sito web della città. Il modulo [in inglese] include tuttavia una disposizione che richiede ai candidati di promettere di non boicottare Israele.
La sezione 11 del documento di quattro pagine è intitolata “Verifica per non boicottare Israele”.
Il testo recita: “Accettando il presente Accordo, il Richiedente garantisce che il Richiedente: (1) non boicotti Israele; e (2) non boicotterà Israele durante la durata di questo Accordo.”
Intervistato da una TV locale, il procuratore della città di Dickinson ha detto che stava solo seguendo una legge statale che proibiva alle agenzie statali di fare affari con chi boicotta Israele.
La richiesta di sussidi di aiuto ha scatenato un forte rimprovero da parte dell’American Civil Liberties Union.
Il boicottaggio cui si fa riferimento, noto come BDS, che sta per “Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni”, richiede che Israele si conformi ai divieti della quarta Convenzione di Ginevra sulla pulizia etnica e l’apartheid.
Qui, un governo straniero – supportato da una narrazione collettiva basata sulla propaganda e, come vediamo qui, sfacciata intimidazione, ben al di fuori dei concetti chiave stabiliti nella Costituzione degli Stati Uniti – è autorizzato a prendere di mira la libertà di parola e la libertà di espressione.
Usiamo questo esempio per uno scopo. La storia stessa è stata fortemente diffusa dai media, anche in modo critico nei confronti di Israele e dei suoi sostenitori, almeno in superficie. Ciò che c’è dietro non è così semplice. Questo tipo di interferenza straniera con la sovranità americana è un assalto calcolato al più importante di tutti i principii, almeno per gli americani: il concetto di indipendenza e libertà, il messaggio instillato in America dai Padri Fondatori.
Non è solo il mondo accademico ad essere in vendita!
Ma, più in generale, questi esempi dimostrano quanto la vecchia idea delle Fondazioni Ford e Rockefeller di mettere al bando le università indipendenti e così incanalare le loro sovvenzioni per plasmare le opinioni “corrette” abbia fino ad oggi funzionato.
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Articolo di Gordon Duff apparso su New Eastern Outlook il 10 novembre 2017
Traduzione in italiano di Hajduk per SakerItalia
[le note in questo formato sono del traduttore]
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