Con il colpo di Stato Neoconservatore contro Trump ora completato (almeno nel suo obiettivo principale, cioè la neutralizzazione di Trump, mentre l’obiettivo secondario, incriminare Trump e rimuoverlo dal suo incarico, è rimandato al futuro) il mondo deve affrontare ancora una volta una situazione molto pericolosa: l’Impero Anglo-Sionista è in rapido declino, ma i Neoconservatori sono tornati al potere e faranno tutto ciò che è in loro potere per fermare e invertire questa tendenza. Inoltre è dolorosamente evidente dalla loro retorica, così come dalle loro azioni passate, che l’unica “soluzione” dei Neoconservatori è quella di scatenare qualche guerra. Quindi la domanda urgente diventa questa: “chi sarà il prossimo bersaglio dell’Impero?”. Sarà la Corea del Nord o la Siria? L’Iran o il Venezuela? L’Ucraina, forse? Oppure i Neoconservatori cercheranno la guerra con la Russia o la Cina?

Ora, ovviamente, se supponiamo che i Neoconservatori siano completamente folli, allora tutto è possibile, da un’invasione statunitense del Lesotho ad un attacco termonucleare simultaneo a Russia e Cina. Non sto sottovalutando in alcun modo la follia (e la depravazione) dei Neoconservatori, ma non vedo nemmeno alcun vantaggio nell’analizzare ciò che è chiaramente irrazionale, anche solo perché tutte le teorie moderne sulla deterrenza implicano sempre un “attore razionale” e non un pazzo lunatico impegnato in una frenetica corsa suicida. Per i nostri scopi, pertanto, presumeremo che a Washington D.C. sia rimasta una sembianza di pensiero razionale e che anche se i Neoconservatori decidono di lanciare un’operazione chiaramente folle, qualcuno nelle più alte sfere di potere troverà il coraggio di prevenirla, proprio come ha fatto l’Ammiraglio Fallon con il suo “non con me al comando” [in Inglese], che forse impedì un attacco americano contro l’Iran nel 2007. Quindi, presumendo che gli sia rimasto un briciolo di razionalità, dove potrebbe colpire l’Impero?

Lo scenario ideale

Oggi tutti sappiamo esattamente cosa vuole fare l’Impero: trovare un paese debole, sottometterlo, accusarlo di violazioni dei diritti umani, sbandierare le sanzioni economiche, provocare disordini e intervenire militarmente in “difesa” della “democrazia”, della ​​“libertà” e dell’“autodeterminazione” (o qualche altra combinazione di concetti altrettanto pii e senza senso). Ma questa è solo la “ricetta politica”. Quello che voglio esaminare è quello che io chiamo “il modo americano di fare la guerra”, ovvero il modo in cui preferiscono combattere i comandanti statunitensi.

Durante la Guerra Fredda, la maggior parte della pianificazione, dell’approvvigionamento, della dottrina e della formazione militare statunitense si concentrava sul combattere una grande guerra convenzionale contro l’Unione Sovietica, e si è chiaramente capito che questa guerra convenzionale poteva sfociare in una guerra nucleare. Lasciando da parte l’aspetto nucleare (non è pertinente alla nostra discussione), io definirei la dimensione convenzionale di una guerra simile come “pesante”: incentrata su grandi formazioni (divisioni, brigate) che coinvolgono svariati mezzi corazzati e artiglierie, questo tipo di guerra comporterebbe enormi sforzi logistici per entrambe le parti e questi, a loro volta, avrebbero implicato attacchi in profondità a forze di seconda linea, depositi di rifornimento, assi strategici di comunicazione (strade, ferrovie, ponti, ecc.) e una difesa in profondità dei settori chiave. Il campo di battaglia sarebbe enorme, si estenderebbe per centinaia di chilometri di distanza da entrambi i lati della FEBA (Forward Edge of Battle Area o “linea del fronte”). A tutti i livelli, tattico, operativo e strategico, le difese verrebbero disposte su due, forse tre schieramenti. Per darvi un’idea delle distanze coinvolte, la seconda linea di difesa strategica Sovietica in Europa era schierata in Ucraina! (Ecco perché, a proposito, l’Ucraina ha ereditato enormi depositi di munizioni dall’Unione Sovietica, e perché non c’è mai stata nessuna carenza di armi per ognuna delle parti che conducono la guerra civile ucraina). Con il crollo dell’Impero dell’Unione Sovietica, tutta questa minaccia scomparve, beh, se non in una notte, allora quasi in una notte. Ovviamente, la Guerra del Golfo ha fornito alle forze armate USA e NATO un’ultima, ma grande “festa d’addio” (contro un nemico che non aveva assolutamente la possibilità di prevalere), ma poco dopo divenne abbastanza chiaro agli strateghi statunitensi che la “guerra pesante” era finita e che le brigate corazzate non sarebbero più potute essere il più utile strumento di guerra dell’arsenale statunitense.

A questo punto gli strateghi statunitensi, soprattutto quelli delle Forze Speciali, svilupparono quella che mi piace chiamare “guerra a basso costo”. Funziona in questo modo: in primo luogo, far sì che la CIA finanzi, armi e addestri alcuni insorti locali (se necessario, farne arrivare alcuni dall’estero); far mescolare successivamente le forze speciali statunitensi con questi insorti locali e fornire loro FAC (forward air controllers, soldati di prima linea appositamente addestrati per dirigere il supporto diretto di aerei ed elicotteri perché attacchino le forze nemiche in contatto diretto con quelle degli Stati Uniti e dei loro “amici”); infine, schierare abbastanza aeromobili nella zona di combattimento e intorno ad essa (sulle portaerei, nei paesi limitrofi o addirittura sulle piste di atterraggio locali conquistate) per sostenere le operazioni di combattimento giorno e notte. La nozione chiave è semplice: offrire agli amici insorgenti un vantaggio straordinario in termini di potenza di fuoco. Lo avete visto tutti su YouTube: le forze statunitensi e le “coalizioni” avanzano fino a quando non vengono coinvolte in uno scontro a fuoco e, a meno che non lo superino rapidamente, chiamano un attacco aereo che si traduce in un enorme BOOM!!! seguito da Americani e alleati in festa e dalla totale scomparsa degli aggressori. Ripetete tutto questo per un tempo sufficiente, e otterrete una vittoria facile, economica e veloce su un nemico assolutamente inferiore per potenza di fuoco. Questo approccio di base può essere potenziato da vari “supplementi” come il fornire agli insorti equipaggiamenti migliori (armi anticarro, occhiali per la visione notturna, comunicazioni, ecc.) e fare in modo che alcune forze statunitensi o alleate, mercenari compresi, si occupino dei bersagli veramente difficili.

Anche se molti nelle forze armate statunitensi erano profondamente scettici su questo nuovo approccio, il dominio delle forze speciali e il successo, almeno temporaneo, di questa “guerra a basso costo” in Afghanistan lo rese immensamente popolare tra i politici e i propagandisti statunitensi. Meglio ancora, questo tipo di guerra causava poche vittime agli Americani e forniva loro anche un alto grado di “negabilità plausibile” nel caso qualcosa fosse andato storto. Naturalmente, anche le varie spie delle agenzie con tre lettere lo amavano.

Ciò che molti non riuscivano a capire durante l’euforia iniziale riguardante l’invincibilità degli Stati Uniti era che questa “guerra a basso costo” si affidava a tre presupposti molto rischiosi:

Innanzitutto, si basava su un nemico profondamente demoralizzato che riteneva che, come nella serie Star Trek, la resistenza ai Borg (ovvero gli USA) fosse inutile, perché anche se le forze statunitensi dispiegate erano limitate in termini di dimensioni e capacità, gli Americani, senza dubbio, avrebbero impiegato sempre più forze, se necessario, fino a quando l’opposizione non fosse stata schiacciata.

In secondo luogo, questo tipo di guerra presume che gli Stati Uniti possano ottenere la superiorità aerea su tutto il campo di battaglia. Gli Americani non amano fornire il supporto aereo ravvicinato quando possono essere abbattuti da aerei o missili nemici.

In terzo luogo, questo tipo di guerra richiede la presenza di insorti locali che possano essere usati come “scarponi sul terreno” per occupare e controllare il territorio. Vedremo ora che tutte e tre queste supposizioni non sono necessariamente vere o, per metterla ancora meglio, che gli Anglo-Sionisti hanno esaurito i paesi in cui questi presupposti funzionano ancora. Esaminiamoli uno per uno.

Hezbollah, Libano 2006

Va bene, questa guerra non ha ufficialmente coinvolto gli USA, è vero, ma ha coinvolto Israele, che è più o meno lo stesso, almeno per i nostri scopi. Mentre è vero che le tattiche superiori di Hezbollah e la preparazione del campo di battaglia hanno svolto un ruolo importante, e anche se è innegabile che le armi anticarro russe hanno dato ad Hezbollah la capacità di attaccare e distruggere anche i carri armati israeliani più avanzati, lo sviluppo più importante di questa guerra è stato che per la prima volta in Medio Oriente una forza araba abbastanza piccola e relativamente debole non ha mostrato alcuna paura quando si è confrontata col teoricamente “invincibile Tsahal”. Il giornalista britannico Robert Fisk è stata la prima persona a scoprire [in Inglese] questo enorme cambiamento e le sue enormi implicazioni: (corsivo aggiunto)

Avete sentito Sharon, prima che subisse il suo devastante ictus, usò questa frase nella Knesset, sapete, “I Palestinesi devono provare dolore”, e questo durante una delle Intifada. Pensava che se continui a battere e a battere e a battere gli Arabi, essi si sottometteranno, che alla fine si inginocchieranno e ti daranno quello che vuoi. E questo è assolutamente, totalmente delirante, perché non funziona più. Funzionava 30 anni fa, quando sono arrivato in Medio Oriente. Se gli Israeliani attraversavano il confine libanese, i Palestinesi saltavano nelle loro auto e si dirigevano a Beirut e andavano al cinema. Ora, quando gli Israeliani attraversano il confine libanese, Hezbollah salta nelle sue auto a Beirut e corre verso sud per combattere contro di loro. Ma la cosa fondamentale è che gli Arabi non hanno più paura. I loro capi hanno paura, i Mubarak di questo mondo, il presidente dell’Egitto, il Re Abdullah  II di Giordania. Hanno paura. Essi rabbrividiscono e tremano nelle loro moschee d’oro, perché sono stati sostenuti da noi. Ma la gente non ha più paura.

Questo è assolutamente grandioso, e quello che la “vittoria Divina” del Partito di Dio ha ottenuto per la prima volta nel 2006 si è ripetuto in Siria, Afghanistan, Yemen, Iraq e altrove. Il timore dell’“unica superpotenza” è finalmente sparito, sostituito da un desiderio ardente di risolvere un elenco infinito di conti in sospeso con gli Anglo-Sionisti e le loro forze di occupazione.

Hezbollah ha dimostrato anche un’altra cosa molto importante: la strategia vincente quando si affronta un nemico superiore non è di cercare di proteggersi dai suoi attacchi, ma di negargli un bersaglio ghiotto. Detto semplicemente: “una tenda mimetica è meglio di un bunker” o, se preferite “se ti possono riconoscere, possono ucciderti”. Il modo più accademico per esprimere questo concetto è: “non contestare la superiorità del tuo nemico – rendila irrilevante”.

Guardando indietro è abbastanza evidente che una delle armi più formidabili nell’arsenale Anglo-Sionista non era la bomba atomica o la portaerei, ma una macchina propagandistica che per decenni ha convinto con successo milioni di persone in tutto il mondo che gli USA sono invincibili: gli Stati Uniti avevano le armi migliori, i soldati meglio addestrati, le tattiche più avanzate, ecc. Si scopre che questa è un’assurdità totale – le forze armate statunitensi del mondo reale non assomigliavano per niente al loro omologo del mondo della propaganda: quando è stata l’ultima volta in cui gli Stati Uniti hanno vinto una guerra contro un avversario capace di offrire una resistenza significativa? Nel Pacifico durante la Seconda Guerra Mondiale?

[Nota a latere: ho scelto l’esempio di Hezbollah nel 2006 per illustrare il crollo del paradigma “solenne nella resa”, ma per illustrare il concetto di “non contestare la superiorità del tuo nemico, rendila irrilevante”, il primo e migliore esempio sarebbe il Kosovo nel 1998-1999, quando un’enorme operazione che coinvolse tutte le forze aeree della NATO per 78 giorni (l’aggressione israeliana contro il Libano durò solo 33 giorni) non portò assolutamente a nulla: alcuni trasporti truppe distrutti, alcuni vecchi aerei distrutti sul terreno, e un corpo d’armata serbo rimasto indenne, ma al quale Milosevic ordinò di ritirarsi per motivi personali e politici. I Serbi sono stati i primi a dimostrare la validità di questa strategia di “negazione dei bersagli” anche contro un avversario con avanzate capacità di intelligence e di ricognizione]

La task force russa, Siria 2015

Come ho sempre insistito, l’operazione russa in Siria non è stata un caso di “arrivano i Russi” o “la guerra è finita”. La realtà è che i Russi inviati sono una forza molto piccola e che questa forza non ha tanto sconfitto il Daesh, quanto cambiato il carattere fondamentale del contesto politico della guerra: semplicemente – i Russi, inserendosi, non solo hanno reso politicamente molto più difficile intervenire per gli Americani, hanno anche negato loro la capacità di utilizzare la loro amata “guerra a basso costo” contro i Siriani.

Quando i Russi schierarono per la prima volta la loro task force in Siria, non portarono con loro nulla che avesse le capacità di negare agli Americani l’uso dello spazio aereo siriano. Anche dopo l’abbattimento del Su-24 russo da parte dei Turchi, i Russi non dispiegarono abbastanza difese aeree e caccia per superiorità aerea per proteggersi da un simile attacco dei Turchi. Anche oggi, mentre scrivo queste parole, se l’USAF o USN decidessero di prendere il controllo dello spazio aereo siriano potrebbero indubbiamente farlo senza sforzi, perché in termini puramente numerici i Russi non dispongono ancora di sufficienti difese aeree o, ancor meno, aerei da combattimento, per negare lo spazio aereo siriano agli Americani. Ovviamente, un simile attacco statunitense avrebbe un costo molto pesante per gli Americani [in italiano], sia in termini militari che politici, ma chiunque crede veramente che il piccolo contingente aereo russo, composto da 33 aerei da combattimento (di cui solo 19 potrebbero effettivamente contrastare lo spazio aereo siriano: 4 Su-30, 6 Su-34, 9 Su-27) e un numero sconosciuto di batterie S-300/S-400/S-1 Pantsir possa effettivamente sconfiggere la potenza aerea combinata di CENTCOM e NATO è delirante all’estremo, o semplicemente non capisce la guerra moderna.

Il problema per gli Americani è costituito da una serie di rischi che naturalmente comprende le capacità militari russe, ma include anche i rischi politici dell’istituzione di una zona interdetta al volo sulla Siria. Non solo una mossa del genere sarebbe un’altra importante escalation dell’intervento statunitense completamente illegale in questa guerra, ma richiederebbe uno sforzo sostenuto per sopprimere le difese aeree siriane (e, potenzialmente, russe) e questo è qualcosa che la Casa Bianca non è disposta a fare proprio ora, soprattutto quando non si sa affatto che cosa otterrebbe da un’operazione così rischiosa. Di conseguenza, gli Americani hanno attaccato qua e là, proprio come gli Israeliani, ma in realtà i loro sforzi sono stati praticamente inutili.

Ancora peggio è il fatto che i Russi stanno ora stanno usando le stesse armi degli Americani e stanno fornendo FAC e supporto aereo ravvicinato alle forze siriane, soprattutto nei settori chiave. I Russi hanno fornito anche direzioni di tiro e sistemi d’artiglieria pesanti, tra i quali lanciarazzi multipli e lanciafiamme pesanti, che danno un vantaggio in termini di potenza di fuoco alle forze governative. Paradossalmente, sono i Russi che ora stanno combattendo una “guerra a basso costo”, negando queste opzioni agli Americani e ai loro alleati.

I terroristi buoni, alias l’“FSA”, Siria 2017

La principale debolezza dell’Esercito Siriano Libero è che non esiste realmente, almeno non sul terreno. Oh, certo, ci sono molti esuli siriani dell’FSA in Turchia e altrove, ci sono anche un sacco di tizi di Daesh/Al-Qaida che cercano di sembrare dell’FSA a quelli come John McCain, e ci sono alcuni gruppi armati sparsi qui e là in Siria che pretendono di essere “l’FSA”. Ma in realtà questa è sempre stata un’astrazione, un concetto puramente politico. Questo FSA virtuale potrebbe fornire molte cose utili agli Americani, una storia per la macchina propagandistica, un pio pretesto pretenzioso per la CIA, una piccola foglia di fico per nascondere il fatto che lo zio Sam va a letto con Al-Qaida e il Daesh, e un ideale politico per cercare di unificare il mondo contro Assad e il governo siriano. Ma ciò che l’FSA non ha mai potuto fornire, erano gli “scarponi sul terreno”. Tutti gli altri li avevano: Daesh e Al-Qaida sicuramente, ma anche i Siriani, gli Iraniani ed Hezbollah e, ​​naturalmente, i Turchi e i Curdi. Ma poiché i Takfiristi erano ufficialmente il nemico degli Stati Uniti, gli Stati Uniti erano limitati nell’ampiezza e nella natura del sostegno offerto a questi pazzi Wahhabiti. I Siriani, gli Iraniani ed Hezbollah venivano demonizzati e quindi era impossibile lavorare con loro. Rimanevano i Turchi, che avevano rapporti terribili con gli USA, in particolare dopo il colpo di Stato contro Erdogan, e i Curdi, che non erano troppo desiderosi di combattere e morire nel bel mezzo dell’Iraq e i cui movimenti venivano osservati con molta ostilità da Ankara. Col proseguire della guerra, gli Americani scoprirono la terribile realtà: non avevano “scarponi sul terreno” da incorporare o per sostenere le loro Forze Speciali.

La migliore illustrazione di questa realtà è l’ultima debacle americana nella regione di al-Tanf, vicino al confine giordano. Gli Americani, sostenuti dai Giordani, hanno invaso segretamente questa parte quasi vuota del deserto siriano con la speranza di tagliare le linee di comunicazione tra i Siriani e gli Iracheni. Invece, ciò che è accaduto è che i Siriani hanno isolato gli Americani, e sono giunti prima al confine, rendendo la presenza americana semplicemente inutile (vedi qui e qui per i dettagli [in Inglese]). Sembra che gli Americani ora abbiano rinunciato, almeno temporaneamente, ad al-Tanf, e che le forze americane saranno ritirate e riposizionate altrove in Siria.

Quindi chi è il prossimo – il Venezuela?

Uno sguardo rapido alla storia ci mostra che gli Americani hanno sempre avuto problemi con i loro “alleati” locali (cioè burattini). Alcuni sono stati abbastanza buoni (i Sudcoreani), altri molto meno (i Contras), ma in ogni caso ogni uso statunitense di forze locali è dotato di un rischio intrinseco: i locali spesso hanno una propria agenda, a volte molto diversa, e presto capiscono che se loro dipendono dagli Americani, anche gli Americani dipendono da loro. Aggiungete a questo il fatto ben noto che gli Americani non sono esattamente conosciuti per la loro “sensibilità e competenze multiculturali” (vedi quanti pochi conoscono perlomeno la lingua locale!) e capirete perché l’intelligence statunitense di solito viene a conoscenza di questo problema quando è troppo tardi per risolverlo (nessuna quantità di tecnologia stravagante può essere sostituita da una solida ed esperta intelligenza umana). La realtà è che gli Americani in genere non conoscono l’ambiente in cui operano. La debacle americana in Siria (o in Libia o in Ucraina) è un’ottima illustrazione di questo fatto.

Ora che abbiamo individuato alcune delle debolezze dottrinali e operative della “guerra a buon mercato” degli Stati Uniti, applichiamole ad un elenco di potenziali paesi bersaglio:

Probabile bersaglio Nemico demoralizzato Superiorità aerea Scarponi sul terreno
Corea del Nord ? No
Siria No No No
Iran No No
Venezuela ? Sì?
Russia No No No
Ucraina No No
Cina No No No

Note: “nemico demoralizzato” e “superiorità aerea” sono delle mie stime per eccesso basate su congetture, potrei sbagliarmi; “scarponi sul terreno” si riferisce ad una forza indigena e combattiva già all’interno del paese (in contrapposizione ad un intervento straniero) in grado di conquistare e mantenere il terreno, e non solo un piccolo gruppo di ribelli o un’opposizione politica.

Se le mie stime sono corrette, l’unico candidato per un intervento statunitense sarebbe il Venezuela. Tuttavia, ciò che manca qui è il fattore tempo: un intervento statunitense, per avere successo, richiederebbe una strategia di uscita realistica (gli Stati Uniti sono già in affanno e l’ultima cosa di cui l’Impero ha bisogno è rimanere impantanato in un’altra guerra inutile ed impossibile da vincere à la Afghanistan). Inoltre, anche se ho dato all’opposizione venezuelana un “sì” provvisorio per la sua capacità di svolgere il ruolo di “scarponi sul terreno” (soprattutto se sostenuta dalla Colombia), non sono affatto sicuro che le forze pro-americane in Venezuela abbiano le capacità delle forze armate regolari (che, credo, si opporrebbero ad un’invasione statunitense) o dei vari gruppi guerriglieri di sinistra che hanno tollerato il regno Chavez-Maduro ma che si sono tenuti le loro armi “solo per sicurezza”. Inoltre, c’è la questione del terreno: anche se Caracas potrebbe essere facile da conquistare in uno scenario ottimista, nel resto del paese sarebbe difficile e pericoloso cercare di operare. Infine, c’è il problema del mantenere il potere: mentre agli Americani piacciono le vittorie veloci, i guerriglieri latinoamericani hanno già dimostrato molte volte di poter combattere per decenni. Per tutti questi motivi, anche se penso che gli Stati Uniti siano in grado di intervenire in Venezuela e di metterlo a soqquadro fino a renderlo irriconoscibile, non credo che gli Stati Uniti siano in grado di imporre un nuovo regime al potere e di imporre il loro controllo sul paese.

Conclusioni – Afghanistan 2001-2017

L’Afghanistan viene spesso chiamato “il cimitero degli Imperi”. Non sono così sicuro che l’Afghanistan diventerà mai il cimitero dell’Impero Anglo-Sionista, ma penso che l’Afghanistan diventerà il cimitero della dottrina della “guerra a basso costo”, il che è paradossale, dato che l’Afghanistan è stato il luogo in cui questa dottrina è stata applicata per la prima volta con quello che inizialmente sembrò essere un grande successo. Tutti ricordiamo le Forze Speciali statunitensi, spesso a cavallo, che dirigevano gli attacchi aerei dei B-52 contro le forze governative afghane in rapida ritirata. Sedici anni dopo, la guerra afghana è cambiata radicalmente e le forze statunitensi stanno costantemente combattendo una guerra in cui il 90% delle vittime sono causate dagli ordigni improvvisati, dove tutti gli sforzi per qualche tipo di accordo politico sono falliti miseramente e dove sia la vittoria che la ritirata sembrano assolutamente impossibili. Il fatto che ora le macchine propagandistiche statunitensi abbiano accusato la Russia di “armare i Talebani[in Inglese] è una forte illustrazione di quanto siano disperati gli Anglo-Sionisti. Alla fine, naturalmente, gli Americani dovranno andarsene, totalmente sconfitti, ma per il momento sono disposti ad ammettere che stanno “non vincendo[in Inglese] (non sto scherzando!).

Il dilemma statunitense è semplice: la Guerra Fredda è finita da tempo, così come il periodo post Guerra Fredda, e una riforma completa delle forze armate statunitensi è in ritardo di parecchio, e politicamente impossibile. Adesso le forze armate statunitensi sono il bizzarro risultato della Guerra Fredda, degli anni di “guerra a basso costo” e degli interventi militari falliti. In teoria, gli Stati Uniti dovrebbero iniziare a decidere una nuova strategia di sicurezza nazionale, quindi sviluppare una strategia militare a sostegno di questa strategia di sicurezza nazionale, seguita dallo sviluppo di una dottrina militare che a sua volta produca un piano di modernizzazione delle forze armate che influenzi tutti aspetti della riforma militare, dall’addestramento alla pianificazione al dispiegamento. Ai Russi c’è voluto un decennio per farlo, comprese molte false partenze ed errori, e agli Americani ci vorrà altrettanto tempo, o addirittura di più. Ora perfino la decisione di intraprendere una riforma così ampia sembra essere lontana anni. Per il momento, all’ordine del giorno sembrano esserci la normale propaganda (“siamo i numeri uno, secondi a nessuno!!”) e la negazione profonda. Proprio come in Russia, probabilmente ci vorrà un impiccio realmente catastrofico (come la prima guerra russa in Cecenia) per costringere l’establishment militare statunitense a guardare negli occhi realtà e ad agire. Ma finché non accadrà, la capacità delle forze statunitensi di imporre il loro dominio sui paesi che rifiutano di arrendersi a varie minacce e sanzioni, continuerà a degradarsi.

E quindi è il Venezuela il prossimo? Spero di no. Anzi, non lo credo. Ma se lo è, sarà un maledetto casino che distruggerà molte cose e otterrà poche cose preziose. Gli Anglo-Americani hanno gareggiato per decenni in una categoria non propria, e il mondo sta cominciando a rendersi conto di questo. Prevalere contro l’Iran o la Corea del Nord è chiaramente oltre le effettive capacità militari americane. Per quanto riguarda l’attacco alla Russia o alla Cina, questo sarebbe un suicidio. Il che ci lascia con l’Ucraina. Suppongo che gli Stati Uniti potrebbero mandare armi alla giunta a Kiev, e organizzare alcuni campi di addestramento nell’Ucraina occidentale, ma è tutto qui. Niente di tutto questo farà alcuna differenza reale (a parte esacerbare ancora di più i Russi).

L’era delle “guerre a basso costo” è finita, e il mondo sta diventando un posto molto diverso da quello che era. Gli Stati Uniti dovranno adattarsi a questa realtà, almeno se vogliono mantenere un certo livello di credibilità; ma in questo momento sembra che nessuno a Washington D.C. – ad eccezione di Ron Paul – sia disposto ad ammetterlo. Di conseguenza, l’era dei grandi interventi militari statunitensi potrebbe finire, anche se ci sarà sempre un paese delle dimensioni di Grenada o Panama da battere “trionfalmente”, se necessario. Questa nuova realtà, naturalmente, solleva immediatamente la domanda di come il dollaro americano verrà sostenuto in futuro (finora, è stato “sostenuto” davvero solo dalla potenza militare statunitense), ma questo è tutto un altro argomento.

Il Saker

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Articolo pubblicato su The Saker il 4 agosto 2017.

Traduzione in Italiano a cura di Raffaele Ucci per SakerItalia.

[le note in questo formato sono del traduttore]

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