Sembra che, il 7 aprile del 1775, Samuel Johnson affermò quanto segue:
Il patriottismo è l’ultimo rifugio delle canaglie.
Da allora, ogni tentativo è stato fatto per cambiare il senso di questa affermazione di Johnson, in modo da “scusarlo”, o per confonderlo.
Io penso che Johnson sia stato chiaro.
Mezzo secolo fa, ero in Vietnam del Sud combattendo come fante nei Marines. Perfino allora, conoscevo estesamente la storia del conflitto, avendo letto due libri di Bernard Fall , I due Vietnam e Strade senza gioia, quest’ultimo trovato nella libreria della USS Cleveland, una nave usata dai Marines come mezzo da sbarco negli assalti alle regioni del Vietnam del Sud “tenute dal nemico”
La verità, naturalmente, è che gli Stati Uniti erano nel Vietnam del Sud per impedire una elezione, di cui erano i firmatari e i garanti, in accordo con la Conferenza di Ginevra del 1954, che riguardava i casi della Corea e dell’Indocina.
La vera causa dei combattimenti era l’oppressivo regime di Diem a Saigon, che governava con una dittatura opprimente, mettendo fuorilegge le pratiche religiose buddiste, chiudendo i giornali, imprigionando e giustiziando decine di migliaia di persone.
Gli americani non erano in Vietnam per combattere i comunisti, ma piuttosto l’NLF, il Fronte Nazionale di Liberazione, non i comunisti del Viet Minh ma piuttosto i Viet Cong, che rappresentavano un’ampia varietà di gruppi politici.
Gli Stati Uniti avevano sconfitto la gran parte di questa organizzazione, ma quando fuggirono dal Vietnam la nazione fu preda dei comunisti, poiché gli Stati Uniti avevano sconfitto le organizzazioni democratiche in una guerra che alla fine uccise 2,2 milioni di americani.
Molti di questi, innumerevoli, morirono di vergogna.
Libri, film e veterani “mansueti” che hanno a lungo approfittato dallo spaccio di quello stesso patriottismo caratterizzato tanto tempo fa da Johnson come “ultimo rifugio delle canaglie”, falsificano ogni cosa, e la la verità sul Vietnam è stata dimenticata.
Alla base di quella verità c’era il semplice fatto che la maggior parte di quella guerra è stata combattuta dal “Donald Trump” dei primi anni, Richard Nixon, un pazzo, sbilanciato mentalmente, con Henry Kissinger al suo fianco, entrambi drogati di inganni, bombardamenti a tappeto e nichilismo.
Contro di loro vi erano quelli che combattevano in quella guerra, che ne vedevano da vicino la insanità e l’ingiustizia, che servivano come militari in una nazione che si sentiva occupata da un gruppo di cattolici estremisti scelto dai francesi e sostenuto, per pura idiozia, dagli statunitensi.
Eppure alla gente vietnamita, per la maggior parte, piaceva la presenza degli americani che, più spesso che no, prevenivano le atrocità del governo di Saigon sebbene, a volte, sprofondavano essi stessi agli stessi livelli.
Quello, naturalmente, era l’ultimo esercito americano a combattere una guerra, un esercito di soldati di leva e di cittadini soldati, nessun Donald Trump in Vietnam, nessun George W. Bush, pochi, molto pochi i figli dei ricchi e dell’alta classe media.
Quelli che combattevano in Vietnam, almeno il 90%, erano della classe lavoratrice, senza voglie di carriera militare, pagati una miseria, alimentati con schifezze, odiati in patria, gente che i vietnamiti potevano capire e, fin troppo spesso, di cui dispiacersi.
Poi l’America ebbe i suoi militari di professione. C’era sempre stato un problema con i militari americani “fra due guerre”. Il Capo di Stato Maggiore, il generale Marshall, poi Segretario di Stato sotto il Presidente Truman, praticamente svuotò il corpo degli ufficiali americani dopo l’attacco a Pearl Harbor.
Hollywood contribuì molto ad esporre i falsi militari dell’America: Comma 22, Da qui all’eternità, Sentieri di gloria, Niente di nuovo sul fronte occidentale, Apocalypse now, Platoon, Johnny prendi il fucile, MASH, I vincitori, Esecuzione di un eroe, Oh, che bella guerra!, e la lista potrebbe continuare.
Molti degli sceneggiatori di queste epopee, uomini come Dalton Trumbo, furono banditi da Hollywood perché “comunisti”.
Dopo il Vietnam, i militari cambiarono. La paga decuplicò, il livello di intelligenza dei militari sprofondò raggiungendo quasi quello dei membri del Congresso, e si formò un blocco politico che avrebbe garantito guerre in permanenza ma senza più dimostrazioni, senza più denunce ma, piuttosto, uno stato di polizia in piena regola alimentato da terrorismo orchestrato, nemici artefatti e con la garanzia che il pubblico avrebbe sofferto solo inconvenienti minimi mentre il massacro sarebbe stato portato avanti da professionisti pagati profumatamente e, in seguito, da legioni di “imprenditori militari privati”.
Senza razionamento, prestiti di guerra, e leva obbligatoria, una parte sempre maggiore del PIL americano poteva essere instradata nelle armi e negli sprechi, mentre la guerra diventava, sempre più chiaramente, uno strumento della cabala finanziaria e della manipolazione politica.
Quel che rimase fu la vendita del patriottismo e il perenne rinnovo dell’album da Casanova dei nemici: Venezuela, Yemen, Iran, Siria, Nord Corea, Libia, Afganistan, Iraq, con le nazioni messe fra i nemici un giorno e fra gli amici un altro, a seconda di a chi concedevano i diritti sul petrolio.
Il misero patriottismo per profitto e disinformazione, come linfa vitale del conflitto, impacchettato nei grandi database dei social media, insieme al controllo aziendale di tutta l’informazione, resero tutto ciò possibile.
Eppure, anche con gli stipendi alti, le truppe vanno ancora in battaglia, guerra dopo guerra, a partire da quella cosa che chiamiamo “11 Settembre”, un evento rivenduto continuamente al pubblico americano e reso equivalente alla Pearl Harbor del 1941, con solo piccole differenze.
A Pearl Harbor avevamo vere bombe e veri siluri lanciati da un nemico vero, con portaerei vere, una nazione molto arrabbiata con gli Stati Uniti per vere e solide ragioni.
L’11 Settembre abbiamo avuto Osama bin Laden, da anni impiegato della CIA, che ha detto di non essere lui il responsabile. Questa affermazione è sbagliata o “complottista”? Io ho intervistato chi teneva nella CIA i contatti con bin Laden, ho revisionato il materiale su bin Laden fornito dalla CIA attraverso il Freedom of Information Act, ho viaggiato in Pakistan e rivisto i loro archivi con i direttori generali di ISI e ISPR, e sono sicuro di ciò che affermo: l’intera faccenda è stata montata.
Non c’erano armi di distruzione di massa in Iraq, nessuna base sotterranea di Al Qaeda in Afganistan: finto controspionaggio, finti nemici, finte guerre.
Migliaia di esperti di sicurezza, ufficiali militari, scienziati, ingegneri e investigatori si trovano d’accordo, ma questo non è ciò di cui oggi parliamo, almeno non abbastanza.
Ciò di cui parliamo è la “vergogna”.
Vedete, quando andate in guerra con la “parte sbagliata”, sostenete politiche che vi richiedono di uccidere civili innocenti con droni incursori o, semplicemente, uccidere passanti e attribuirvi “uccisioni di combattimento” com’è stato rappresentato in filmati, ci sono due possibili sbocchi.
Il primo è la vergogna che porta allo stress post-traumatico. L’altro è il disordine psicopatico della personalità che porta ad ulteriore servizio militare, spesso a contratto come mercenario e, forse, a finire nella carriera di serial killer o semplicemente ad infilarsi nel traffico di droga o in quello dei bambini per i circuiti di pedofili.
A quelli che stanno morendo per la vergogna ed il senso di colpa, secondo le statistiche uno ogni 22 minuti, dobbiamo non solo il perdono ma anche una spiegazione.
Il mondo che ha permesso a quelli di essere ingannati col patriottismo, quelli senza intenti malvagi, soffre come le vittime delle decine di migliaia di incursioni con droni “erranti” che hanno spazzato via così tante famiglie attorno al mondo.
L’America non ha combattuto per la sua sopravvivenza da lungo tempo. Alcuni storici direbbero forse “mai”.
In effetti, si potrebbe arguire che, dietro a tutte le guerre, possono esserci vere falangi di approfittatori e invasati, e possono essere identificati con facilità.
Non era difficile rendersene conto, una volta combattevamo per il cibo e le risorse, poi per le idee e la religione.
Adesso combattiamo per isole inesistenti o per riserve petrolifere sotto i ghiacci, in un mondo in cui la tecnologia ha da tempo dimostrato che l’energia dagli idrocarburi non è soltanto mortale ma perfino scientificamente non necessaria.
Ogni qualvolta deve esserci una guerra, un nemico sarà creato, un evento sarà inscenato, il povero soffrirà, il ricco ingrasserà, e quelli sopravvissuti saranno a pezzi, e così tanti moriranno, se non per le malattie o le ferite, per propria mano.
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Articolo di Gordon Duff pubblicato su New Eastern Outlook il 5 ottobre 2019
Traduzione in italiano di Fabio_San per SakerItalia
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Salve!
Fuoritema.
comunicazione per la redazione
sto cercando da 1 ora, senza trovarlo, un vecchio articolo molto interessante
STRATEGA DELLA CINA. GLI STATI UNITI USANO IL DOLLARO PER DOMINARE IL MONDO di Qiao Liang
potete scrivermi l’URL come Vostro commento alla presente?
ho usato tutti i criteri di ricerca. niente.
Buona sera Ciak2000,
L’articolo che cerca è forse questo?
http://chinascope.org/archives/6458/76
E’ del 2015, sono 7.539 parole e non ci risulta di averlo mai tradotto.
sì grazie! … ma allora dove l’ho letto in italiano?
vi chiedo immensamente scusa.
mannaggia a internet… cmq non sfigurerebbe nel sito…, secondo me è illuminante!
certo, è un pò tosto. …io ce l’ho fatta a leggerlo tutto fino in fondo.
I’ho l’ho trovato qui: “https://aurorasito.wordpress.com/2018/01/11/stratega-della-cina-gli-stati-uniti-usano-il-dollaro-per-dominare-il-mondo”, per fortuna l’ho salvato, perchè l”ho ritenuto estremamente interessante, così come salvo tutto quanto vale la pena riprendere in un eventuale secondo tempo, mi auguro di esserti stato di aiuto.