Con tutti i drammi politici che stanno avendo luogo negli Stati Uniti a seguito della tentata rivoluzione colorata contro Trump, il quadro più ampio a volte viene dimenticato. Eppure, questo quadro generale è abbastanza sorprendente, perché se lo guardiamo vedremo segni inconfutabili che l’Impero è impegnato in un bizzarro seppuku al rallentatore, e l’unico mistero rimasto è chi, o cosa, servirà come kaishakunin dell’Impero (supponendo che ce ne sarà uno).

Mi spingerei perfino a sostenere che l’Impero sta perseguendo una politica di autodistruzione ad ampio spettro su parecchi livelli distinti, con ogni livello che contribuisce alla somma totale complessiva risultante nel suicidio. E quando mi riferisco al comportamento autodistruttivo non sto parlando dei problemi a lungo termine, come ad esempio la non sostenibilità del modello economico capitalista o le conseguenze sociali di una società che non solo non è in grado di distinguere il bene dal male, ma che ora stabilisce che il comportamento deviante è sano e normale. Si tratta di quelli che io chiamo “muri a lungo termine” contro i quali ci schianteremo inevitabilmente, ma che sono relativamente più lontani di alcuni “muri immediati”. Permettetemi di elencarne alcuni:

Suicidio politico: il rifiuto dei Neoconservatori di accettare l’elezione di Donald Trump ha portato ad una massiccia campagna per delegittimarlo. Ciò che i Neoconservatori chiaramente non riescono a capire, o che non si curano di capire, è che delegittimare Trump delegittima anche l’intero processo politico che ha portato al potere Trump, e sul quale gli Stati Uniti si fondano come società. Come diretta conseguenza di questa campagna, non solo milioni di Americani sono disgustati dal sistema politico nel quale sono stati indottrinati a credere, ma a livello internazionale il concetto di “democrazia americana” sta diventando una triste barzelletta.

E tanto per peggiorare le cose, i media corporativi degli Stati Uniti stanno finalmente mostrando il loro vero volto, e stanno mostrando in modo impenitente a tutto il mondo, che non solo non sono in alcun modo “giusti” o “oggettivi”, ma che sono una macchina per la propaganda prostituitasi al 100%, che serve fedelmente gli interessi dello “Stato Profondo” americano.

Un elemento chiave del lavaggio del cervello quasi costante ad opera dei media americani è sempre stato il regolare svolgimento delle elezioni. Senza tener conto che, almeno fino ad ora, l’esito di queste elezioni ha fatto molta poca differenza all’interno degli Stati Uniti e parecchia al di fuori di essi, l’obiettivo non è mai stato quello di consultare il popolo – l’obiettivo è sempre stato quello di dare l’illusione della democrazia e che il popolo abbia il potere. Ora che i Democratici dicono che i Russi hanno truccato le elezioni, e i Repubblicani dicono che a tentare dei brogli sono stati i Democratici e i loro milioni di elettori deceduti, diventa piuttosto evidente che queste elezioni sono sempre state uno scherzo, una “liturgia” pseudo-democratica , un rituale lavaggio del cervello – qualsiasi cosa – ma mai qualcosa di reale.

L’emergere del concetto di 1% può essere “accreditato” a Obama, dal momento che è stato durante il mandato di Obama che è decollato l’intero movimento “Occupy Wall Street”, ma lo smascheramento finale del vero volto ferocemente malvagio di quell’1% deve essere accreditato ad Hillary, con la sua confessione veramente storica in cui dichiarò apertamente che coloro che le si opponevano erano un “cesto di deplorevoli”. Sapevamo già, grazie a Victoria Nuland, ciò che i leader Anglo-Sionisti pensavano dei popoli d’Europa, ora sappiamo che cosa pensano del popolo degli Stati Uniti: esattamente la stessa cosa.

La morale della favola è questa: non credo che l’autorità morale e la credibilità politica degli Stati Uniti siano mai state più basse di così. Decenni di propaganda di Hollywood e della macchina ufficiale della propaganda americana sono crollati, e nessuno crede più a queste sciocchezze contro-fattuali.

Suicidio in politica estera: vediamo quali possibilità ci sono tra le quali scegliere. I Neoconservatori vogliono una guerra con la Russia che la gente di Trump non vuole, tuttavia, la gente di Trump vuole forse non una guerra, anche se tale opzione è sul tavolo, ma almeno un confronto molto serio con la Cina, la Corea del Nord o l’Iran, e circa la metà di essa vorrebbe anche una sorta di confronto con la Russia. Non c’è assolutamente nessuno, almeno ai piani alti, che avrebbe il coraggio di suggerire un confronto o, peggio ancora, una guerra con la Cina, l’Iran, la Corea del Nord o la Russia, che per gli Stati Uniti sarebbe un disastro, una calamità. In realtà, persone con credenziali impressionanti e un sacco di autorità, stanno discutendo queste possibilità come se fossero reali, come se gli Stati Uniti potessero in un certo senso prevalere, e questo è ridicolo. Beh, no, non lo è, ma lo sarebbe se non fosse così spaventoso e deprimente. La verità è molto, molto diversa.

[Nota a latere: anche se non è probabilmente impossibile che gli Stati Uniti prevalgano, in termini puramente militari, in una guerra contro la Corea del Nord, i rischi potenziali sono a dir poco immensi. E non sto parlando del rischio rappresentato dalle armi nucleari della Corea del Nord, che, a quanto pare, è anch’esso abbastanza reale. Sto parlando del rischio di iniziare una guerra contro un paese che ha Seul nel raggio d’azione dell’artiglieria convenzionale, un esercito in servizio attivo di oltre un milione di soldati e 180.000 operatori delle forze speciali. Supponiamo per un attimo che la Corea del Nord non abbia alcuna aeronautica e alcuna marina e un esercito composto da solo 1 milione di soldati, 21.000 pezzi di artiglieria e 180.000 forze speciali. Come proponi di affrontare questa minaccia? Se disponi di una soluzione semplice e ovvia, hai guardato troppi film hollywoodiani. Probabilmente, inoltre, non hai alcuna nozione del terreno.]

Ma sì, la Corea del Nord ha anche grosse debolezze, e non si può escludere che le forze armate della Corea del Nord crollino rapidamente sotto un attacco continuo da parte degli Stati Uniti e della Corea del Sud. Non ho detto che credo che questo sia probabile, solo che non lo escludo. Se questo dovesse accadere, gli Stati Uniti potrebbero anche prevalere in modo relativamente rapido, almeno in termini puramente militari. Tuttavia, si prega di tenere presente che qualsiasi operazione militare deve servire un obiettivo politico e, in questo senso, non riesco ad immaginare uno scenario qualsiasi in base al quale gli Stati Uniti si imbarchino in una guerra contro la Corea del Nord che comprenda qualcosa che assomigli lontanamente ad una vera e propria “vittoria”. C’è una parafrasi di un qualcosa che Ho Chi Minh avrebbe detto ai Francesi [in Inglese] negli anni ‘40, che mi piace molto. Dice: “noi uccidiamo alcuni di voi, voi uccidete molti di noi, e poi noi vinciamo”. Ecco come si svolgerà probabilmente una guerra con la Corea del Nord. Io la chiamo la “maledizione americana”: gli Americani sono molto bravi a uccidere le persone, ma non sono bravi a vincere le guerre. Nel caso della Corea del Nord c’è ancora almeno una possibilità di vittoria militare, anche se ad un costo potenzialmente enorme. Con l’Iran, la Russia o la Cina non c’è affatto questa possibilità: una guerra con ognuna di queste nazioni sarebbe un disastro garantito (ho scritto su una guerra con l’Iran qui e di una guerra con la Russia innumerevoli volte). Allora se su 4 guerre possibili, una è un potenziale disastro e le altre 3 sono un disastro garantito, perché se ne discute come se fossero possibili opzioni?!

La ragione di ciò può essere trovata nel mix unico di crassa ignoranza e codardia politica di tutta la classe politica degli Stati Uniti. In primo luogo, un sacco (la maggior parte?) di politici americani credono nella loro sciocca propaganda sulle forze armate degli Stati Uniti, che le descrive come “le migliori” del “mondo” (senza alcuna prova a sostegno di ciò!). Ma anche coloro che sono abbastanza intelligenti da capire che si tratta di un mucchio di sciocchezze che nessuno al di fuori degli Stati Uniti prende più sul serio, sanno che dire questo pubblicamente è un suicidio politico. Così fanno finta, vanno avanti, e continuare a vomitare a ripetizione il mantra patriottico “Evvai, U.S.A.! U.S.A.! Ammerrica nummero uno, siamo i migliori”, ecc. Alcuni pensano che siccome gli Stati Uniti spendono più soldi in aggressioni militari di tutto il resto del pianeta messo insieme, questo significa che le forze armate degli Stati Uniti devono per forza essere le “migliori” (qualunque cosa significhi). Per il luogo di nascita del “più grande è meglio è” la risposta è evidente, ma è anche completamente sbagliata.

Alla fine, qualcosa di pazzesco accadrà inevitabilmente. Come in Siria, dove il ​​Dipartimento di Stato aveva una politica, il Pentagono un’altra e la CIA ancora un’altra. La dissonanza cognitiva risultante viene rimossa impegnandosi nel classico doppio pensiero: “Sì, ci siamo fottuti da soli più e più volte, ma siamo ancora i migliori”. Ironia della sorte, quel tipo di mentalità è al centro dell’incapacità americana di imparare dagli errori del passato. Se la scelta è tra una valutazione onesta delle operazioni passate e la convenienza politica, quest’ultima prevale sempre (almeno tra i civili, i militari statunitensi sono spesso molto più capaci di fare valutazioni autocritiche, soprattutto coloro che hanno un grado inferiore a quello di colonnello, il problema è che i civili e i generali raramente li ascoltano).

Il risultato è il caos totale: la politica estera degli Stati Uniti è totalmente dipendente dalla capacità degli Stati Uniti di minacciare l’uso della forza militare, ma la dura realtà è che ogni paese là fuori che ha osato sfidare lo Zio Sam lo ha fatto solo dopo essere arrivato alla conclusione che gli Stati Uniti non hanno i mezzi per schiacciarlo militarmente. In altre parole, solo i più deboli, che sono già colonie de facto degli Stati Uniti, temono gli Stati Uniti. O, per dirla in modo diverso, gli unici paesi che osano sfidare lo zio Sam sono quelli forti (tutto abbastanza prevedibile, ma i politici americani non conoscono Hegel o la dialettica). E tanto per peggiorare le cose, non c’è una vera politica estera americana. C’è solo la somma vettoriale delle diverse politiche estere desiderate da diversi attori, agenzie e individui più o meno nascosti nell’ombra che fanno parte dello “Stato Profondo”. Quello che risulta da questa “somma vettoriale” è inevitabilmente a breve termine, si concentra su un approccio di riparazioni rapide, e non è in grado di prendere in considerazione qualsiasi complessità.

Per quanto riguarda la “diplomazia” degli Stati Uniti, semplicemente non esiste. Non hai bisogno dei diplomatici per fare richieste, dare tangenti, porre ultimatum e minacciare; non hai bisogno di persone istruite; né hai bisogno di persone che comprendano l’“altro”. Tutto ciò che serve è un arrogante bullo narcisista e un interprete (visto che diplomatici statunitensi non parlano le lingue locali. E perché dovrebbero?). Abbiamo visto la prova più convincente del rigor mortis totale del corpo diplomatico degli Stati Uniti quando 51 “diplomatici” americani hanno chiesto a Obama di bombardare la Siria [in Inglese]. Il resto del mondo può solo osservare con stupore, tristezza, smarrimento e disgusto totale.

La morale della favola è questa: non c’è nessuna “diplomazia americana”. Gli Stati Uniti hanno semplicemente lasciato che questo campo si atrofizzasse al punto da smettere di esistere. Quando tanti osservatori perplessi cercano di capire quale sia la politica degli Stati Uniti in Ucraina o in Siria, stanno facendo un presupposto sbagliato – che esista una politica estera degli Stati Uniti. Direi che la diplomazia degli Stati Uniti è lentamente e silenziosamente scomparsa qualche tempo dopo James Baker (l’ultimo vero, brillante diplomatico americano).

Suicidio militare: l’esercito americano non è mai stato molto impressionante, non certo rispetto a quello inglese, russo o tedesco. Ma ha avuto un paio di punti molto forti, tra cui la possibilità di produrre un sacco di innovazioni tecniche che hanno reso possibile la fabbricazione di armi nuove, e a volte piuttosto rivoluzionarie. E se il ruolino di marcia degli Stati Uniti nelle operazioni di terra è stato piuttosto modesto, gli USA hanno dimostrato di essere un avversario più capace nella guerra navale e aerea. Non credo che si possa negare che per la maggior parte degli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale gli Stati Uniti abbiano avuto la marina e l’aviazione più potenti e sofisticate di tutto il mondo. Poi, gradualmente, le cose hanno cominciato ad andare sempre peggio, come i costi delle navi e degli aerei che arrivavano alle stelle mentre la qualità dei sistemi prodotti sembrava peggiorare gradualmente. Sistemi d’arma che sembravano a dir poco impressionanti nei laboratori e nei test sul campo, che si dimostravano quasi inutili una volta che raggiungevano i loro utenti finali sul campo di battaglia. Cosa è successo? Come ha fatto un paese che ha prodotto l’UH-1 Huey o l’F-16 iniziare improvvisamente a produrre Apache ed F-35?! La spiegazione è dolorosamente semplice: la corruzione.

Non solo il complesso militare industriale degli Stati Uniti ha assunto un peso al di là di qualsiasi dimensione ragionevole, è anche avvolto in così tanti strati di segretezza che la corruzione massiccia è diventata inevitabile. E quando parlo di “corruzione massiccia” non sto parlando di milioni, ma miliardi o anche migliaia di miliardi. Come? Semplice – il Pentagono affermava di non avere avuto gli strumenti necessari per tenere conto correttamente dei soldi mancanti, e che il denaro quindi non era davvero “mancante”. Un altro trucco – i contratti senza offerta, o i contratti che coprono tutte le spese del contraente privato, non importa quanto sia alto o ridicolo. Desert Storm è stata una miniera d’oro per il complesso militare e industriale, come l’11 Settembre e la Guerra al Terrore. Miliardi di dollari saltati fuori dal nulla, distribuiti (per lo più con la scusa della sicurezza nazionale), nascosti (in segreto) e rubati (da tutti coloro che fanno parte di questa catena alimentare). La frenesia era così tanta che uno dei miei insegnanti della SAIS [in Inglese] ammise, ovviamente a microfoni spenti, che non aveva mai visto un sistema di armi che non gli piaceva e che non voleva acquistare. Quest’uomo, che io non nominerò, era un ex direttore dell’Agenzia per il Controllo delle Armi e il Disarmo americana. Sì, avete letto bene, era responsabile per il DIS-armo. Immaginate allora a cosa stava pensando la gente incaricata dell’armamento…

Con l’aumento stratosferico della corruzione, il tipo di generale americano che doveva essere promosso passava dai combattenti che si ricordavano del Vietnam (dove spesso avevano perso familiari, parenti e amici) alle “merdine leccaculo[in Inglese] come David Petraeus. In meno di mezzo secolo i generali statunitensi sono passati dall’essere dei combattenti all’essere dei dirigenti e poi dei politici. Ed è in questo contesto poco brillante che una personalità piuttosto insignificante come il Generale James Mattis può apparire, almeno per alcuni, come un buon candidato per il posto di Segretario della Difesa.

Morale della favola: le forze armate degli Stati Uniti sono incredibilmente costose e ancora non particolarmente ben addestrate, ben attrezzate o ben comandate. E anche se sono ancora molto più capaci rispetto ai molti eserciti europei (che sono una barzelletta), non sono sicuramente il tipo di forze armate necessarie per imporre e mantenere un’egemonia mondiale. La buona notizia per gli Stati Uniti è che le forze armate degli Stati Uniti sono più che sufficienti per la difesa degli Stati Uniti nei confronti di qualsiasi ipotetico attacco, ma come la spina dorsale dell’impero – sono vicine all’inutilità.

Potrei elencare molti altri tipi di suicidi, tra cui il suicidio economico, il suicidio sociale, il suicidio educativo, il suicidio culturale e, naturalmente, il suicidio morale. Ma altri lo hanno già fatto altrove, e molto meglio di quanto potrei mai fare io. Quindi tutto quello che posso aggiungere qui è una forma di suicidio che credo che l’Impero Anglo-Sionista abbia in comune con l’Unione Europea: il

Suicidio da negazione della realtà”: questa è la madre e il padre di tutte le altre forme di suicidio – il rifiuto ostinato di guardare la realtà e accettare il fatto che “la festa è finita”. Quando vedo la cupa determinazione dei politici statunitensi (comprese le persone che sostengono Trump) di continuare a far finta che l’egemonia degli Stati Uniti sia qui per rimanere per sempre, quando vedo come si vedono come i leader del mondo, e il modo in cui credono sinceramente che hanno bisogno di essere coinvolti in ogni conflitto sul pianeta, posso solo arrivare alla conclusione che l’inevitabile collasso sarà doloroso. Per essere onesti, Trump stesso ha chiaramente dei momenti di lucidità riguardo a ciò, per esempio quando ha recentemente dichiarato al Congresso

Le nazioni libere sono il miglior veicolo per esprimere la volontà del popolo – e l’America rispetta il diritto di tutte le nazioni di tracciare il proprio percorso. Il mio lavoro non è quello di rappresentare il mondo, il mio lavoro è quello di rappresentare gli Stati Uniti d’America. Ma sappiamo che l’America sta meglio quando ci sono meno conflitti – non più conflitti.

Queste sono parole degne di nota, per le quali Trump merita davvero una standing ovation, perché sono la cosa più vicina ad un’ammissione formale che gli Stati Uniti hanno rinunciato al sogno di essere la potenza egemone mondiale, e che d’ora in poi il Presidente degli Stati Uniti non rappresenterà più gli interessi delle plutocrazie transnazionali ma dovrà rappresentare gli interessi del popolo americano. Questo tipo di linguaggio è a dir poco rivoluzionario, sia che Trump ci creda veramente o meno. A differenza di tutti gli altri, Trump non sembra soffrire della sindrome del “suicidio da negazione della realtà”, ma quando guardo le persone intorno a lui (senza tener conto delle prostitute nel Congresso) mi chiedo se lui riuscirà mai arrivare ad agire in base ai suoi istinti personali.

Trump è chiaramente l’uomo migliore dell’amministrazione Trump, sembra avere il cuore al posto giusto e, a differenza di Hillary, è chiaramente consapevole del fatto che le forze armate degli Stati Uniti sono in una forma terribile. Ma un buon cuore e il buonsenso non sono sufficienti per affrontare i Neoconservatori e lo Stato Profondo degli USA. Sono inoltre necessarie una volontà di ferro e una determinazione totale di schiacciare l’opposizione. Purtroppo, finora Trump non ha dimostrato queste qualità. Invece, Trump sta cercando di dimostrare quanto sia un “duro” dichiarando che spazzerà via il Daesh, e dando al Pentagono 30 giorni per ideare un piano per farlo. Ahimè (per Trump), non vi è alcun modo per schiacciare il Daesh senza lavorare con coloro che hanno già gli stivali sul terreno: gli Iraniani, i Russi e i Siriani. Sì, è davvero così semplice, e ogni generale americano lo sa. Eppure tutti stanno allegramente andando avanti come se ci fosse un qualche genere di possibilità per gli Stati Uniti di schiacciare il Daesh senza stabilire prima un partenariato con la Russia, l’Iran e la Siria (Erdogan ci ha provato, ma non gli è andata bene. Ora sta lavorando con la Russia e l’Iran). La brava gente del Pentagono troverà il coraggio di dire a Trump “no, Signor Presidente, non possiamo farlo da soli, abbiamo bisogno dei Russi, degli Iraniani e dei Siriani”? Ne dubito molto. Così, ancora una volta, stiamo probabilmente per vedere un caso di negazione della realtà, forse non grave al punto da far arrivare al suicidio, ma comunque significativo. Non va bene.

Chi sarà il kaishakunin dell’Impero?

Aleksandr Solženicyn era solito dire che tutti gli stati possono essere immessi in un continuum che spazia dagli Stati la cui autorità si basa sulla loro potenza, agli stati la ​​cui potenza si basa sulla loro autorità. Penso che siamo d’accordo che l’autorità degli Stati Uniti è abbastanza vicina allo zero. Per quanto riguarda la loro potenza, è ancora molto consistente, ma non sufficiente a mantenere l’Impero. È, tuttavia, più che sufficiente per proteggere gli interessi degli Stati Uniti come paese, ammesso che gli Stati Uniti accettino il fatto che semplicemente non hanno i mezzi per rimanere egemoni nel mondo.

Se i Neoconservatori riescono nel loro tentativo di rovesciare o di paralizzare Trump, allora l’Impero avrà la possibilità di scegliere tra un orrore senza fine o una fine orribile. Dal momento che i Neoconservatori non hanno realmente bisogno di una guerra con la Corea del Nord, che a loro non piace, ma che non suscita il tipo di odio cieco che invece suscita l’Iran, la mia ipotesi è che l’Iran sarà il loro obiettivo numero uno. Se gli Anglo-Sionisti riusciranno ad innescare una guerra tra l’Iran e l’Impero, allora l’Iran finirà per essere il kaishakunin dell’Impero. Se questi pazzi falliranno nei loro tentativi maniacali di innescare una grande guerra, allora l’Impero probabilmente crollerà sotto la pressione delle contraddizioni interne della società statunitense. Infine, se Trump e i patrioti americani che non vogliono sacrificare il loro paese per il bene dell’Impero riusciranno a “bonificare la palude di Washington” e, infine, a fare un duro giro di vite sui Neoconservatori, allora una transizione graduale da Impero a grande potenza è ancora possibile. Ma il tempo sta finendo velocemente.

The Saker

*****

Articolo pubblicato su The Saker il 12 marzo 2017.

Traduzione in Italiano a cura di Raffaele Ucci per SakerItalia.

[Le note in questo formato sono del traduttore]

Condivisione: