Cari amici,

come alcuni di voi sanno, una volta all’anno mi piace far finta che il blog del Saker sia una sorta di aspirante Time Magazine, e mi piace scegliere uno (o più) “uomini” dell’anno. Siamo a dicembre, quindi lo farò di nuovo – è un po’ sciocco, ma comunque divertente per me. Ma, prima di iniziare, vorrei chiarire quanto segue:

Innanzitutto, cosa importantissima: no, questo *NON* è un appoggio a Tulsi Gabbard per le prossime elezioni presidenziali nel 2020.
Non. La. Sto. Appoggiando. Lo giuro!! Dopo questo avvertimento, andiamo avanti.

L’“uomo” Saker dell’anno: Tulsi Gabbard

In effetti, ho deciso di scegliere Tulsi Gabbard non per quello che potrà o non potrà fare durante il resto della campagna o farà mai alla Casa Bianca (cosa che trovo impossibile immaginare). Ho deciso di sceglierla per quello che ha già fatto. Cos’ho in mente?

Primo, Tulsi Gabbard è l’unico politico americano attualmente in corsa per la presidenza che non ha mai perso la concentrazione e non smette mai di ripetere che le guerre imperiali sono cattive e pericolose per gli Stati Uniti. Veramente, non sto esagerando il coraggio che ha, specialmente considerando i discorsi pubblici senza contatto con la realtà, allo stadio terminale, che si tengono negli Stati Uniti. In altre parole, Tulsi Gabbard è l’unica candidata che sembra prendersi cura della vita e del benessere dei militari statunitensi. Il resto di loro se ne frega delle persone che muoiono, siano esse militari statunitensi o persone che difendono la propria terra, e che vengono uccisi quotidianamente dagli Stati Uniti in una lunga lista di “guerre per scelta” con il pretesto della “Guerra al Terrore”.

In secondo luogo, Tulsi Gabbard è anche l’unico politico statunitense attualmente in corsa per la presidenza che non ha mai attaccato Trump usando la bufala delle “elezioni rubate” o “interferenze russe”. Anche questo richiede un enorme coraggio: mentre il Partito Democratico sta uscendo da una campagna di attacchi assolutamente disgustosa, rivoltante, evidentemente stupida e profondamente malvagia non solo contro il presidente Donald Trump, ma contro la presidenza come istituzione (che sta cercando di castrare e subordinare al Congresso americano controllato dai Neconservatori), Tulsi Gabbard non ha intrapreso simili attacchi. Non solo, ha accettato di recarsi in Siria su richiesta di Donald Trump mentre la solita banda di femministe rabbiose urlava “non è il mio Presidente!!” e manifestava mascherata da genitali femminili [in inglese]. In netto contrasto con queste pazze, ha avuto il coraggio di mostrare a queste arpie isteriche ciò che una donna veramente intelligente, volitiva, ma poco femminile, può fare almeno per cercare di cambiare il mondo in meglio. Sapeva che il suo viaggio a Damasco per incontrare il presidente Assad era una cosa politicamente pericolosa da fare, eppure lo ha fatto quando glielo ha chiesto un presidente repubblicano. La ammiro profondamente.

[Nota a margine: ammiro le donne, specialmente quando mostrano molto più coraggio degli uomini. In Russia penso a Natalia Poklonskaia, che i Liberali russi odiano spassionatamente, ma che ha mostrato molto più coraggio e integrità di molti uomini russi, sia come procuratrice in Crimea (gli uomini erano terrorizzati e non volevano accettare questa posizione) che da quando è diventata una schietta deputata della Duma di Stato (l’unica a votare contro il reazionario pacchetto di riforme pensionistiche che il governo russo ha cercato di far approvare di nascosto in estate). Noto anche che al giorno d’oggi vedo molta più intelligenza, coraggio, resilienza e, soprattutto, integrità da parte delle donne che degli uomini. Sembra che il 20° secolo sia stato terribile per gli uomini e la loro salute psicologica. Chi lo sa, forse noi uomini meritiamo tutti il femminismo o la pandemia #metoo?…]

Terzo, ammiro Tulsi Gabbard anche perché semplicemente non ha ceduto all’orribile campagna di odio che i media Liberali e Democratici hanno scatenato contro di lei. Sì, a Trump è andata peggio, ma è al secondo posto nella lista dell’odio Liberale. Quando leggo ciò che la stampa americana (potenzialmente) “Liberale” tradizionale ha da dire sulla Gabbard, posso solo immaginare il tipo di pressione che i Neoconservatori e i loro agenti stanno esercitando sulla Gabbard dietro le quinte.

Detto questo, sono profondamente consapevole dei suoi fallimenti passati, e ne ho già scritto qui e qui. Sì, ha ceduto anche alla pressione della potente lobby omosessuale degli Stati Uniti. Ma, confrontando i fallimenti di Tulsi Gabbard e gli scivoloni passati, appare molto, molto più coerente, onorevole e coraggiosa di tutti gli altri politici statunitensi. Quindi, se volete condannarla per i suoi passati, diciamo “compromessi non etici con la verità”, allora nominatemi un altro politico degli Stati Uniti con più coraggio! Va bene, Ron Paul certamente, forse Dennis Kusinich, probabilmente Mike Gravel. Oh e Ralph Nader, ovviamente. Ma nessuno di questi si è candidato per il 2020, quindi, ancora una volta, confrontiamo il paragonabile.

E poi, infine, c’è l’argomento “no, non tutti”. Ogni volta che qualcuno fa una dichiarazione radicale su quanto sia cattivo questo o quel politico americano, possiamo ancora indicare Tulsi Gabbard e dire “no, non tutti”. Penso che questa funzione della proverbiale “persona giusta che salva una città” si applichi pienamente a Tulsi Gabbard, almeno fino ad ora. E anche se spero ancora di non essere deluso da lei, non sto trattenendo il respiro: il sistema malvagio che governa gli Stati Uniti ha sempre schiacciato, screditato o addirittura ucciso quelli che rappresentavano un pericolo, e non c’è dubbio che la Gabbard è un potenziale pericolo per le classi dirigenti statunitensi. Guardate cos’ha da dire [in inglese] sul suo partito, quello Democratico!

Perché, e siamo onesti, sulla carta Tulsi Gabbard sarebbe la “candidata dei sogni” per il Partito Democratico: fa parte di una minoranza su più livelli (donna, di colore, indù, isolana) e ha solide “credenziali patriottiche” (confrontate la sua storia con, diciamo, Dukakis, che è salito su un carro armato!). Lei è anche molto intelligente, di bell’aspetto (in un modo davvero femminile!) e molto articolata. Cosa c’è che non va? La pace ovviamente! Non vuole guerre, che è tutto ciò che i Democratici sostengono al giorno d’oggi… È vero, la Bible Belt non le perdonerà (né capirà) il suo induismo, e potete scommettere su un sacco di isteria a base di fuoco e zolfo proveniente dai predicatori che battono sulla Bibbia se otterrà mai la nomination Democratica. Ma questo è quasi impossibile, quindi perché preoccuparsene?

Sarebbe un buon presidente? Beh, almeno non sarà peggio di ciò che gli Stati Uniti hanno dovuto sopportare da quando i Clinton sono arrivati alla Casa Bianca. Ma “uomo” Saker dell’anno? Sì, penso che se lo meriti.

Il secondo classificato: Donald Trump

Ok, penso di essere stato molto chiaro sulla mia totale delusione per Donald Trump. In effetti, la mia delusione si è ora trasformata in totale disgusto. E se mi chiedeste di fare un elenco di ciò che ho contro Trump, sarebbe lungo. Eppure, dobbiamo sempre guardare le cose in prospettiva. La scelta era: o Trump o la Clinton. Con la Clinton avremmo avuto una “guerra certa” (probabilmente contro la Russia, che sarebbe iniziata con un tentativo suicida di imporre una zona interdetta al volo, gestita dagli Stati Uniti, sulla Siria). Con Trump la nostra scelta era “forse una guerra, ma forse no”. E il fatto è che gli Stati Uniti hanno *quasi* avuto una guerra con la Corea del Nord, con l’Iran, con la Siria (e, forse, la Russia!) e contro il Venezuela. E, siamo di nuovo onesti, potrebbe ancora succedere. Ma al momento in cui scrivo (3 dicembre) Trump non ha autorizzato una guerra. Ci è andato vicino in Siria, ma né “quasi” né “andarci vicino” equivalgono a “fatto”.

In verità, la questione della guerra e della pace rimane l’unica questione importante che il mondo deve affrontare oggi. Perché? A causa di un fenomeno straordinariamente tossico e pericoloso: l’ignoranza intenzionale da parte dei decisori statunitensi della realtà del mondo multipolare costruita congiuntamente da Russia e Cina (con un grande sostegno da molte altre nazioni chiave!). Come Andrei Martyanov, Dmitrij Orlov ed io ripetiamo incessantemente – se gli Stati Uniti entrano in guerra con la Russia e/o la Cina, il continente americano subirà devastanti attacchi nucleari e persino convenzionali. Nulla è paragonabile a quel disastro e, pertanto, sostengo che il voto per Trump fosse l’unica opzione razionale.

E anche se Trump ha tradito molte (la maggior parte?) delle sue promesse elettorali, e anche se si è dimostrato una disonorevole “puttana” dei Neoconservatori senza spina dorsale (per usare le parole della Gabbard su Trump, che ha prestato truppe statunitensi all’Arabia Saudita), ha mantenuto la sua più importante promessa: nessuna guerra (almeno finora). Questo è assolutamente enorme, e solo per quest’unica ragione sento che dovrebbe essere riconosciuto (beh, non lui, ma questa sua azione, in realtà) come il secondo Uomo Saker dell’Anno 2019.

Questo è tutto. Ora è il vostro turno.

Fateci sapere cosa ne pensate della mia scelta e chi avreste nominato.

Cordiali saluti

Il Saker

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Pubblicato su The Saker.is il 3 dicembre 2019
Traduzione in italiano a cura di Raffaele Ucci per Saker Italia.

[le note in questo formato sono del traduttore]


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