Questa settimana il Segretario di Stato Americano Mike Pompeo [in inglese] ha incontrato gli alleati in un tour dell’America Latina, in cui ha parlato di intensificare gli sforzi contro il Venezuela.

L’amministrazione Trump è stata sempre più ostile nei confronti della nazione caraibica, aumentando le sanzioni e persino minacciando una “opzione” militare.

Il Presidente venezuelano Nicolas Maduro ha iniziato il suo secondo mandato il 10 gennaio, avendo vinto la rielezione il 20 maggio 2018, ma Washington e diversi governi di destra della regione hanno rifiutato di riconoscere le elezioni, e potrebbero cercare di isolare ulteriormente Caracas nei prossimi giorni. Da parte sua, il Venezuela ha ripetutamente denunciato quelli che definisce  tentativi di destabilizzazione da parte degli Stati Uniti.

Le tensioni si sono accentuate anche con alcuni dei vicini del Venezuela, in particolare il Brasile e la Colombia, soprattutto riguardo la migrazione venezuelana [in inglese] e una maggiore presenza militare lungo i confini condivisi.

Il giro di Pompeo, che doveva anche affrontare le preoccupazioni sulla crescente presenza della Cina nella regione, è iniziato in Perù. Dopo un incontro con il ministro degli Esteri peruviano Nestor Bardales, l’ex direttore della CIA ha sottolineato la necessità di “aumentare la pressione” sul governo venezuelano.

Pompeo poi è volato a Brasilia per l’inaugurazione di Jair Bolsonaro. Durante gli incontri con il nuovo presidente e il ministro degli Esteri del Brasile, Ernesto Araujo, ha discusso degli sforzi congiunti contro i governi di Cuba, Nicaragua e Venezuela.

Pompeo in seguito ha dichiarato alla stampa che lui e i suoi alleati brasiliani hanno condiviso un “profondo desiderio di restituire la democrazia” in Venezuela.

Ex capitano dell’esercito durante la dittatura militare del Brasile, di estrema destra, Bolsonaro è entrato in carica il primo gennaio dopo la vittoria elettorale in ottobre. Nel suo primo discorso come presidente, ha promesso di “valorizzare le tradizioni giudaico-cristiane” e che il Brasile sarebbe stato libero da “socialismo, per tornare ad essere un protagonista internazionale e un esempio di correttezza politica”.

Il Venezuela ha avuto un ruolo preminente nella campagna [in inglese] elettorale di Bolsonaro, in cui il politico ha ripetutamente accusato il Partito dei Lavoratori di centro-sinistra di cercare di portare “il socialismo in stile venezuelano” in Brasile. Più recentemente, il vicepresidente di Bolsonaro, il generale in pensione Hamilton Mourao, ha commentato a dicembre che un colpo di Stato si sarebbe verificato in Venezuela, e che il Brasile avrebbe guidato una “forza per la pace”.

Il Presidente colombiano Ivan Duque ha ospitato questa settimana il Segretario di Stato americano Mike Pompeo a Cartagena. (Presidenza colombiana)

L’ultima fermata di Pompeo è stata la città colombiana di Cartagena, dove ha tenuto un incontro e una conferenza stampa congiunta con il presidente colombiano Ivan Duque.

Il funzionario americano ha dichiarato che le discussioni si sono incentrate su come collaborare per aiutare i venezuelani a “recuperare il loro patrimonio democratico”, aggiungendo che la Colombia è un “leader naturale” in questi sforzi.

Da parte sua, Duque ha dichiarato che “tutti i paesi che difendono la democrazia dovrebbero unirsi per respingere la dittatura in Venezuela”, aggiungendo che è necessaria un’assistenza umanitaria per affrontare i venezuelani che arrivavano in Colombia. Secondo le cifre dell’ONU, 2,6 milioni di venezuelani hanno lasciato il paese dal 2015, con oltre 1 milione diretti in Colombia.

Pupillo dell’ex presidente Alvaro Uribe, Duque ha incontrato più volte funzionari statunitensi per discutere le attività da svolgere per aumentare la pressione sul Venezuela. Venezuela e Colombia non hanno relazioni diplomatiche da quando Duque ha rifiutato di nominare un ambasciatore a Caracas, dopo essere stato eletto nel giugno 2018.

Kurt Tidd, capo del Southern Command degli Stati Uniti incontra il presidente eletto colombiano Ivan Duque a Doral, in Florida, il 14 luglio. 2018. Foto | SOUTHCOM

 

Inoltre, Bolsonaro e Duque avrebbero tenuto una conversazione telefonica in cui uno dei temi è stata la necessità di cooperare nella ricerca di “soluzioni” alla crisi in Venezuela.

In risposta, il governo venezuelano ha bollato il tour di Pompeo come un altro esempio di intromissione degli Stati Uniti nei suoi affari interni. In un comunicato del Ministero degli Esteri rilasciato mercoledì, l’esecutivo venezuelano “ha categoricamente respinto l’atteggiamento interventista del Segretario Pompeo”.

Allo stesso modo, Caracas ha criticato l’incontro di Pompeo con Duque, denunciando gli sforzi degli Stati Uniti per “soggiogare la sovranità e l’autodeterminazione del popolo venezuelano”, e ha messo in guardia contro il possibile uso del territorio colombiano per lanciare un’aggressione contro il Venezuela.

Le autorità venezuelane hanno anche preso di mira la controversa dichiarazione di Duque in cui lui ringraziava gli Stati Uniti per il loro sostegno “cruciale” per l’indipendenza della Colombia 200 anni fa, nonostante gli storici non abbiano ancora confermato questi presunti dettagli storici.

Il presidente Maduro ha commentato lo stato attuale delle relazioni latinoamericane durante una recente intervista con Ignacio Ramonet all’emittente statale VTV. Maduro ha affermato che i progetti delle politiche “di destra” nella regione sono “non realizzabili” e ha lamentato il fatto che Bolsonaro stava “consegnando il Brasile su un piatto d’argento alle multinazionali statunitensi”.

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Articolo di Ricardo Vaz apparso su Global Research il  7 gennaio 2019
Traduzione in italiano di Diego per SakerItalia

[le note in questo formato sono del traduttore]

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