Certo. Invadiamo il Venezuela. Un’altra piccola allegra guerra. È pieno di Comunisti e ha un mare di petrolio. L’unica cosa che manca a quei venezuelani amanti dei cubani, sono le armi di distruzione di massa.
Questa settimana, i principali Neoconservatori statunitensi hanno minacciato apertamente che se gli ultimi tentativi della CIA di organizzare un colpo di Stato per rovesciare il governo venezuelano di Maduro falliranno, Washington potrebbe mandare i Marines.
Bene, il colpo di Stato è stato un grande fallimento, e l’esercito venezuelano non ha rovesciato il Presidente Maduro. La CIA non è riuscita neanche a rovesciare i governi di Mosca, Teheran e Damasco. Il suo unico “successo” fino ad oggi è stato quello di rovesciare il governo ucraino filorusso, e di mettere al suo posto un gruppo di clown corrotti ad un costo vicino ai 10 miliardi di dollari.
Gli Stati Uniti non hanno intrapreso una grande guerra di successo da dopo la Seconda Guerra Mondiale – a meno che non contiate l’invasione di Grenada, Panama e Haiti, o il bombardamento a tappeto di Iraq, Siria, Somalia e Libia. Questo è un pensiero che fa riflettere, dato il recente annuncio del Pentagono che sta ripiegando sulle piccole guerre coloniali (ovvero “la guerra al terrore”) per prepararsi a vere e proprie grandi guerre contro la Russia, la Cina e persino la Corea del Nord.
Il Venezuela è in un enorme pasticcio economico grazie alle politiche economiche dei governi di Chávez e Maduro – e al sabotaggio economico degli Stati Uniti. Ma la mia prima legge sugli affari internazionali è: “Ogni nazione ha il diritto assoluto dato da Dio di amministrare male i propri affari ed eleggere i propri truffatori o idioti”.
Ora, però, i folli Neoconservatori dell’amministrazione vogliono iniziare una guerra contro il Venezuela, una grande nazione sviluppata di 32,7 milioni di abitanti, e allo stesso tempo stiamo minacciando la guerra contro l’Iran, interferendo in tutta l’Africa e affrontando a muso duro la Russia, la Cina e forse la Corea del Nord. Gran parte del Medio Oriente e dell’Afghanistan giacciono in rovina grazie alle nostre campagne di “liberazione”.
Invadere il Venezuela non sarebbe un grosso problema per l’esercito americano: metà della popolazione odia l’attuale governo e potrebbe accogliere gli americani. Le forze armate venezuelane hanno un valore di combattimento limitato. I regimi di destra nella vicina Colombia e in Brasile potrebbero unirsi all’invasione.
Ma poi che succederebbe? Ricordate l’Iraq. Gli Stati Uniti hanno dato un pugno al debole esercito iracheno, la cui forza era stata follemente esagerata dai media. Una volta che le forze statunitensi e britanniche sono passate a compiti di occupazione, le forze della guerriglia hanno reso la loro vita difficile e sanguinosa. La resistenza irachena continua ancora oggi, sedici anni dopo. Probabilmente in Venezuela accadrebbe lo stesso.
C’è un profondo sentimento antiamericano in America Latina, che esiste da molto prima del Col. Chávez. Ricordiamoci, ad esempio, le grandi rivolte antiamericane che hanno accolto la visita del vicepresidente Nixon a Caracas nel 1958.
“Yankee Andate a Casa” è un grido di battaglia per gran parte dell’America Latina. Prendere a mazzate il Venezuela, un’altra nazione che l’amministrazione Trump conosce o capisce poco, susciterebbe un vespaio. I loro sforzi per punire Cuba e rivitalizzare il voto dell’estrema destra cubano-americana in Florida galvanizzerebbe la rabbia antiamericana in tutta l’America Latina. Attenti al fantasma di Fidel.
Sono in corso colloqui sul Venezuela tra Washington e Mosca. Nessuno dei due paesi ha interessi importanti in Venezuela. Mosca sta agitando le acque lì per vendicarsi del crescente coinvolgimento degli Stati Uniti nel cortile della Russia e in Siria. Sia gli Stati Uniti che la Russia dovrebbero sbarazzarsi del Venezuela e badare ai propri affari.
Invece, sentiamo folli proposte di inviare 5.000 mercenari per rovesciare il regime di Maduro. Quanto bene ha fatto l’uso su larga scala di mercenari finanziati dagli Stati Uniti in Iraq e in Afghanistan? È stato un flop completo. L’unica cosa che hanno fatto con competenza è stato lavare i piatti nelle nostre basi, uccidere civili e giocare a fare i Rambo junior.
Per coloro che non amano il Raj Americano, un’invasione americana del Venezuela segnerà un passo in avanti nel crollo dell’Impero. Un altro inutile passo più lungo della gamba, altra mancanza di strategia, altri nemici. Il grande vincitore sarebbe, ovviamente, il Pentagono e il complesso industriale militare. Altri miliardi spesi in una nazione che la maggior parte degli americani non riuscirebbe a trovare su una mappa se le loro vite dipendessero da essa, altri ordini per armi “anti-insurrezione”, altre promozioni di militari e applausi da Fox News e dei fans di wrestling.
Peggio ancora, gli Stati Uniti potrebbero finire per nutrire e prendersi cura del Venezuela distrutto. Come abbiamo fatto con Porto Rico devastata dalle tempeste? È ancora quasi in rovina. Pochi vogliono il petrolio denso e pesante del Venezuela in questi giorni.
Il Venezuela potrebbe rivelarsi una grande e grossa trappola.
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Articolo di Eric Margolis pubblicato su Ron Paul Institute for Peace and Prosperity il 4 maggio 2019.
Traduzione in italiano a cura di Raffaele Ucci per Saker Italia.
Grazie, signor Margolis. Articolo perfetto sotto ogni punto di vista.