Dopo una settimana di orrori assoluti (più di quanti possa pubblicamente rivelare) torno finalmente a portarvi delle notizie molto buone.
Primo: il Saker blog francese è tornato online con un nuovo nome http://lesakerfrancophone.fr/ e un team molto valido comprendente molti (la maggior parte) dei collaboratori dell’originale blog francese.
Secondo: il mio appello per un aiuto in ambito informatico è stato ascoltato e ora dispongo di un team di qualità mondiale composto da operatori informatici altamente qualificati che hanno offerto il loro contributo non solo per aggiustare i danni subiti ma per ricostruire la piattaforma in modo più solido e performante.
Terzo: ho intrapreso i necessari passi legali per creare una copertura legale alla nostra comunità grazie a un cortese avvocato che si è offerto di aiutarmi in modo volontario. Tutti i costi amministrativi legati a questo processo (spese, contratti, permessi, ecc) sono stati completamente coperti dalle vostre donazioni.
Quarto: ci saranno alcuni cambiamenti nelle modalità di cooperazione fra i vari blog di Saker; non posso rivelare i dettagli perché ne stiamo ancora discutendo ma l’idea fondamentale consiste nel rimpiazzarmi come “uno e unico uomo che prende tutte le decisioni” con un gruppo collegiale di amici fidati. Non ci saranno solamente “più teste pensanti a svolgere i compiti” permettendoci di evitare alcuni degli stupidi errori che ho fatto “da solo” ma questo ampliamento mi permetterà di concentrarmi maggiormente su quanto tutti voi si aspettano da me: scrivere analisi.
Quinto: molti di voi avranno notato che il sito http://www.thesaker.net/ è tornato online: in questo momento vi prego di non considerarlo perché non voglio in nessun modo interferire con il lavoro del team informatico. Quando loro mi daranno il via libera finale vi farò sapere e fino a quel momento questo rimarrà l’unico blog “ufficiale” al quale riferirsi.
Sesto: probabilmente verranno presto annunciati altri cambiamenti che immagino saranno graditi alla maggior parte di voi. Rimanete sintonizzati.
Infine, ma non da ultimo: sono stato letteralmente sommerso da amorevoli mail di sostegno da ogni parte del mondo e benché abbia fatto del mio meglio per rispondere, in modo peraltro numericamente limitato, desidero esprimere qui la mia più profonda gratitudine a tutti quelli che sono stati così amichevoli. Non avete idea di quanto alcuni attacchi che ho subito siano stati squallidi e orrendi: ho scoperto un livello di odio, malafede e calunnia che non avevo mai sperimentato prima e senza il vostro aiuto non avrei avuto la forza né il coraggio per continuare. Nella mia intera vita non mi ero mai sentito nauseato e disgustato come negli scorsi giorni: il vostro supporto mi ha aiutato a “scaricare la mia toilette mentale” e di evacuare questo schifo verso i luoghi dai quali proviene. Ma oltre a questo ho anche potuto scoprire l’affettuosità e generosità di buona gente che prima non conoscevo affatto.
In conclusione devo dire qualcosa a tutti quelli che qui hanno postato commenti dicendomi quanto avessi sbagliato a proposito del mio editoriale “Io NON sono Charlie” e gli articoli successivi. Ho molti rimpianti rispetto a decisioni errate che ho preso nel passato, in particolare l’aver riposto fiducia in persone sbagliate, ma una cosa che proprio NON rimpiango è l’essere stato fra i primi a suonare l’allarme per l’11 settembre francese e la conseguente operazione di guerra psicologica (nell’originale psyop, ndt) “Io sono Chalie”. Di fatto sono orgoglioso di essere stato fra i primi non soltanto perché il tempo dimostrerà che avevo ragione ma perché per questo voi “mi pagate” (con le donazioni o sostegno morale o semplicemente visitando il sito): onestamente, per il fatto di suonare l’allarme quando qualcosa puzza a dismisura e non per rimanere in silenzio mentre altri codardamente temono per le loro valutazioni.
Il peggior episodio nella mia carriera di analista militare fu quanto suonai l’allarme per quello che ritenevo un imminente pericolo e venni ignorato ma non solo: il mio diretto superiore che aveva sottoscritto il mio rapporto fece un’inversione a 180° e mi smentì perché i suoi capi (politici) si erano arrabbiati. Poco dopo mi licenziarono, ma questo non fu il peggio. Il peggio seguì a breve: numerose persone innocenti vennero brutalmente uccise perché i miei avvertimenti non furono ascoltati dal mio superiore. I responsabili di allora fecero una pseudo-inchiesta che ovviamente scagionò tutti: non una singola persona fu incolpata né licenziata. Ma io conoscevo la verità e il mio capo “sapeva che sapevo”: potete immaginarvi quanto mi temessero e odiassero; nel mio paese d’origine fui messo sulla lista nera e dovetti emigrare lontano solo per essere lasciato in pace.
Vi racconto questo così potete capire che nessuna violenta ostilità, denigrazione, attacco di bile o scherno mi faranno desistere o accettare la narrativa ufficiale quando si presenta chiaramente raffazzonata e impacchettata in una massicia campagna di guerra psicologica.
Quelli che oggi corrono in giro mostrando il cartello “Io sono Charlie” si sentiranno stupidi e ingannati quando la verità verrà a galla (e succederà), così come quelli che ingenuamente credono che l’Europa possa soggiogare, espellere o in qualche modo sconfiggere i Mussulmani (nell’UE o altrove) semplicemente sbagliano. È impossibile farlo. Se veramente gli Anglo-Sionisti riuscissero a creare ex nihilo (dal nulla, ndt) uno scontro di civiltà tra il mondo Mussulmano e l’Occidente non scommetterò sul secondo. L’Occidente verrà sconfitto.
Così non rimpiango l’aver disvelato l’11 settembre francese, né l’aver denunciato l’operazione di Guerra psicologica “Io sono Charlie”, né l’aver messo in guardia sull’immoralità, pericoli e futilità di una campagna che colpisce violentemente gli Islamici. Ho seguito la mia coscienza mentre altri seguivano i programmi televisivi.
Per i miei denigratori il mio messagio è semplice: Не дождетесь, суки (non trattenete il respiro, bastardi)
Per i miei amici e sostenitori ho due parole: vi ringrazio!
Il Saker
PS: sono stato fra i primi ma non sono l’unico. Guardate questa schermata di informationclearinghouse (di cui rispetto il coraggio) e notate voi stessi che molti americani hanno imparato la lezione dell’11 settembre:
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Traduzione a cura di EmmE per sakeritalia.it
Articolo apparso il 15 Gennaio 2015
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