Natale ad Aleppo, in Siria e nel Donbass, un mondo con una nuova speranza.
Anche quest’anno ci troviamo a scambiarci gli auguri per il Natale e ci apprestiamo, tra pochi giorni, a salutare questo 2016.
I miei auguri non possono disgiungersi da alcune considerazioni sulla geopolitica mondiale. Le mie preoccupazioni purtroppo non si sono sopite, nonostante la grande vittoria ottenuta con la liberazione di Aleppo da parte delle forze di pace a guida siriana, il terrorismo qaedista è stato battuto ma non sconfitto in toto, questo è in vero scopo della prosecuzione di questa guerra, estirpare alla radice il terrorismo sul campo di battaglia e mostrare, anzi svelare, nel vero senso, cioè sollevare il velo di menzogne che lo copre nel resto del mondo.
Abbiamo tutti assistito esterrefatti alle dimostrazioni di insensibilità dei nostri governanti europei che hanno spento le luci in Francia alla Tour Eiffel , in Italia a Montecitorio, non per protestare contro il rifiuto dei terroristi di arrendersi, facendosi scudo della popolazione civile (civili uccisi a decine mentre tentavano la fuga dalle zone occupate) ma contro il tentativo, da parte dell’esercito siriano, di liberare la città dal terrorismo qaedista che la occupava nella parte est ormai da 4 anni.
Fatto questo, che testimonia come ormai la realtà dei fatti sia stata talmente distorta da impedire ai nostri media di cessare la somministrazione di menzogne, e proseguano pertanto, contro ogni logica e verità provata, a sostenere l’indifendibile, cioè che Aleppo est resistesse ad un fantomatico oppressore e che i terroristi fossero cittadini ribelli, cosa ormai nota come falsa a tutti i granelli di sabbia del deserto tranne che dalle parti dei media mainstream e dei politici di certe parti europei e d’oltreoceano.
Aleppo, invece sta trascorrendo le prime giornate di pace dopo 4 anni di battaglie e di bombardamenti operati contro i civili proprio da quei quartieri che erano occupati dai terroristi, le cataste di bombe barile o bombole ripiene ed alettate, pronte ad essere lanciate mediante l’uso massiccio di hellcannon, sono li a testimoniarlo, persino Lucia Goracci ha potuto testimoniare come le scuole fossero in realtà utilizzate dai terroristi come depositi di armi, o fabbriche di ordigni anche con uso di agenti chimici tossici, per poi incolpare l’esercito di Damasco del loro uso. Ogni bugia diffusa per anni è stata provata come falsa eppure parlano ancora e, quando non parlano …essi tacciono.

I primi preparativi per il Natale ad Aleppo
Tacciono per non diffondere le immagini dei festeggiamenti e dei balli in piazza e per le strade da parte della popolazione, del grande albero di Natale. Si, in Siria si festeggia, perché tutte le religioni sono rispettate e difese, è scritto anche nella loro Costituzione, e lo stato diffonde la tolleranza e la pacifica convivenza e comprensione tra le fedi.
Ecco la Siria che noi difendiamo e che dobbiamo contribuire a diffondere, una Siria che tornerà ad essere un paese in pace, una volta sconfitti il terrorismo, al Qaeda e ISIS, e una volta che i loro genitori, che sono di casa proprio da noi, non cesseranno di abusare del loro potere causando tanti disastri nel globo.
Il Natale di pace che ci auguriamo, sta a noi costruirlo e difenderlo. Un primo passo verso questa pace è stata senza dubbio la bocciatura che gli elettori americani hanno riservato alla Clinton, prosecutrice di scellerate politiche guerrafondaie. Ora avremo la possibilità con Trump, anch’egli pessimo candidato (ma per altri motivi) di proseguire nel rinnovamento e nel cambiamento delle politiche mondiali.
Un necessario dialogo tra Stati Uniti e Russia dovrà essere ripreso e ricondotto verso un costruttivo cammino di pace e accordo, sospendendo al più presto un assurdo regime di sanzioni che non trova giustificazioni alcune se non in una politica di aggressione crescente da parte della NATO nei confronti della Russia, politica che vede l’Europa, una volta sede del dialogo e della diplomazia, accodata a becere manovre, quando non veri e propri crimini, come nel caso del sostegno al golpe ucraino e alla successiva guerra portata alla popolazione del Donbass. Una guerra che vede ancora oggi un inaccettabile sostegno europeo ad un Paese i cui governanti hanno mani insanguinate dei loro stessi concittadini, movimenti neonazisti prolificano in quelle terre sostenuti dal governo, rispolverano oscuri simboli di un passato vergognoso, riscrivono pagine di storia stravolgendone ogni senso logico, tutto finalizzato al creare una frattura insanabile con mondo russo di cui l’Ucraina non è che una naturale parte e componente sia etnica, che linguistica o culturale.

Festeggiamenti a Donetsk
Proprio in questi giorni, nello stesso periodo in cui l’ambasciatore russo veniva ucciso ad Ankara, mentre un altro camion si gettava in una corsa omicida sulla folla dei mercatini a Berlino, nel Donbass, l’esercito ucraino attaccava le forze di difesa delle repubbliche di Lugansk e Donetsk, nuovamente tentando, come in passato, di farsi strada verso Debaltsevo, dove subì una bruciante sconfitta quasi due anni fa.
Tornando alla Siria, proprio mentre si andava realizzando la grande vittoria della Battaglia per Aleppo, l’ISIS rialzava la testa, e attaccava in forze una cittadina simbolo, Palmira, l’odierna Tadmur, ancora quasi disabitata, essendo troppo vicina al fronte e, in pochi giorni riusciva a provocare il ritiro delle truppe siriane, di parecchi Km, fino alle posizioni a ridosso della base T4, difesa a fatica ancora oggi da attacchi continui.
Tante truppe a quanto pare sono arrivate dall’Iraq, sfuggite o lasciate passare dalle forze a guida statunitense, per recarsi in Siria e mettere in difficoltà l’esercito siriano, magari ritardando la caduta dei terroristi di Aleppo est, oppure offuscandone la portata strategica della vittoria.
La Turchia stessa è pesantemente impegnata contro ISIS, i suoi soldati, dobbiamo rendere loro merito del sacrificio, sono stati uccisi, dopo essere caduti nelle mani del califfato nel nord della Siria, abbiamo visto le immagini dei prigionieri decapitati o bruciati vivi, barbarie totale, eppure il dialogo tra Siria, Russia, Iran e Turchia è proseguito, e da questo accordo può davvero nascere nel 2017 quella svolta che ponga termine alle velleità dei terroristi sia del califfato sia di Al Qaeda e che vengano sconfitti del tutto senza trovare scampo fuori dalla Siria che diverrà la loro tomba.
Proseguono intanto le rese dei combattenti assediati nelle sacche interne della Siria, già molte migliaia di loro hanno accettato di arrendersi e di essere trasferiti in Idlib, molti altri addirittura hanno cessato di combattere tornando sotto la bandiera siriana e ricevendo il perdono totale per quanto fatto finora, atto di grandissima clemenza e realpolitik.
Dalla scomparsa di molte sacche deriverà un crescendo di possibilità per i siriani, che riusciranno a mobilitare molti più uomini e mezzi in ogni futura campagna offensiva sia contro al Qaeda che contro l’ISIS.
Le componenti moderate della guerra civile prendono sempre più le distanze dai terroristi ormai quasi del tutto concentrati nella provincia di Idlib. Nel sud del paese la situazione muta velocemente e persino a Dara si stanno avviando trattative per la resa dei combattenti, con Dara seguirà anche la provincia annessa.
In Aleppo est, in questi giorni di festa proseguono le opere di sminamento da parte dei siriani, ma come vedete nei filmati, da parte di squadre altamente specializzate giunte dalla Russia, molte sono le vittime civili per le trappole allestite dai terroristi prima di fuggire dopo la resa. Sono state trovate prove dell’esecuzione di un centinaio di soldati prigionieri dei miliziani prima che fossero costretti ad abbandonare la città, crimini non denunciati da alcun media occidentale, e neppure adesso si trova traccia dei famigerati White Helmets, evidentemente migrati fuori Aleppo est assieme ai terroristi di cui evidentemente facevano parte, ma nessuno nei media occidentali pare essersene accorto. Eppure se fossero stati dalla parte della popolazione avrebbero dovuto ora mettere a frutto i 100 milioni di dollari che hanno ricevuto da tante compiacenti associazioni di benefattori occidentali…..
E altrettanto mi chiedo, dove fossero le decine di ultimi ospedali dichiarati come colpiti visto che le poche strutture che erano ospedali ai tempi della pace, ora erano utilizzati come depositi o comandi da parte delle varie fazioni di combattenti.
Ora vediamo invece una città che già muove alla ricostruzione, squadre di tecnici stanno ripristinando l’acqua potabile nella città e riportando la corrente elettrica, si sgomberano le macerie e si vedono macchine circolare per le strade, come la gente e i bambini finalmente liberi dai rischi dei bombardamenti con gli hellcannon.
Sarà un Natale non di pace ma di speranza, speranza che anche con il nostro impegno si riesca a mutare la china del pianeta, un piccolo passo alla volta, ma ogni passo ci avvicinerà alla meta.
Buon Natale a tutti voi miei cari amici ed amiche, mie carissime compagne e compagni di lotta. Il cammino è ancora lungo. difficile ed irto di ostacoli e salite impervie, ma è un cammino che stiamo percorrendo assieme, tenendoci per mano ed è un cammino alla fine del quale vinceremo!!
Auguri di buon cammino a tutti noi!!
Stefano Orsi
Buon Natale anche a lei. Vero, Natale di speranza, ma a parte qualche piccolo segnale di risveglio dei Popoli, siamo ancora all’inizio della battaglia. La battaglia vera tuttavia è nel risveglio delle coscienze e delle Anime dei popoli Cristiani. La Russia e’ sulla strada giusta, l’Occidente e’ a rischio fatale.
Grazie per il lavoro svolto… In questo momento al mondo solo una piccola minoranza tiene alta la luce dell’informazione. Poco, ma basta un fiammifero acceso per abbattere il buio.
Saluti
Mauro Calisesi