Le forze armata dell’Azerbaijan, sostenute della Turchia, continuano la loro offensiva su larga scala per strappare la contesa regione del Nagorno-Karabakh alle forze armene. Secondo quanto riferito dal Presidente azero Ilham Aliyev, dopo quanto guadagnato nei giorni scorsi con la presa delle città di Talish, Jabrayil e Mataghis, le forze azere hanno avuto uno slancio nel distretto di Jabrayil e hanno preso i villaggi di Shikhali Agali, Sari jali e Mezre e molte altre alture.

Attualmente, le forze azere sono impegnate nel consolidamento delle loro conquiste e in attacchi aerei e di artiglieria contro le posizioni armene, preparando un’ulteriore offensiva. L’avanzata azera è, quindi, rallentata a causa delle condizioni meteorologiche. Il cattivo tempo nell’area rende complicato l’uso dell’aviazione e dei droni da combattimento.

Nel frattempo, le forze della Repubblica armena del Nagorno-Karabakh hanno annunciato di aver compiuto dei “potenti” attacchi di rappresaglia nel territorio azero. Le fonti armene insistono sul fatto che dopo gli attacchi, molte centinaia di migliaia di residenti in varie città dell’Azerbaijan sono fuggite a Baku in preda al panico. L’esercito armeno ha dichiarato che l’Azerbaijan ha pagato a caro prezzo le sue recenti conquiste; secondo quanto riferito, le forze armene hanno inflitto al “nemico” 3.154 vittime e distrutto 368 veicoli corazzati, 4 lanciarazzi, 124 droni, 17 aerei militari e 14 elicotteri. La parte armena sottolinea che le forze azere hanno ampiamente bombardato obiettivi civili, tra cui Stepanakert, la più grande città del Karabakh. L’Azerbaijan stigmatizza queste dichiarazioni come palese propaganda.

L’avanzata azera in corso non solo è appoggiata dalla Turchia e coinvolge specialisti militari, forze speciali ed equipaggiamenti militari turchi, ma è diventata anche un altro caso di impiego di miliziani siriani sostenuti dalla Turchia.

Il 5 ottobre l’agenzia di Stato russa RIA ha riferito, citando proprie fonti, che almeno 93 miliziani sostenuti dalla Turchia sono stati uccisi da quando è cominciata la guerra, il 27 settembre. La notizia riportava anche che nel precedente fine-settimana almeno altri 450 miliziani erano stati dislocati nella zona dei combattimenti. Secondo quanto riferito, era il terzo gruppo di miliziani siriani schierati nell’area.

Il blocco turco-azero sta prendendo il sopravvento nella battaglia contro le forze armene. Il ruolo decisivo sta nel predominio aereo e nella superiorità numerica della parte azera. L’unico vantaggio attuale delle forze armene è la bassa qualità della fanteria azera e dei miliziani siriani sostenuti dalla Turchia, e la scarsa capacità di pianificazione e gestione della fase di terra dell’operazione azera.

La fanteria e le unità motorizzate azere che marciano verso le posizioni fortificate degli Armeni diventano un facile bersaglio per i contrattacchi, l’artiglieria e gli attacchi missilistici. Questo ricorda uno degli approcci impiegati dalla Turchia in Siria e in Libia, quando Ankara mandava ondate di carne da cannone (consistente in membri di vari gruppi di miliziani) per conquistare le posizioni del “nemico”, mentre le forze speciali, l’artiglieria e la forza aerea della Turchia facevano il lavoro principale.

Intanto, le forze armate dell’Armenia non stanno impiegando tutta la serie di mezzi e misure che hanno per contrastare l’avanzata dell’esercito azero. Malgrado la rumorosa propaganda sul ruolo chiave dell’Armenia nella resistenza contro l’“alleanza del terrore” tra Turchia e Azerbaijan, il Governo Pashinyan non ha alcuna volontà politica di riconoscere la Repubblica del Nagorno-Karabakh e di intraprendere una guerra su larga scala per difendere la popolazione armena che vi risiede.

Quindi, la partecipazione dell’ufficiale esercito armeno a sostegno delle forze della Repubblica del Nagorno-Karabakh è al momento limitata. Questo solleva delle legittime domande sui reali obiettivi del Governo Pashinyan. Gli esperti dicono che i veri obiettivi da raggiungere siano quelli dei padroni stranieri del Governo che si trovano nell’establishment di Washington: perdere il Karabakh, e utilizzare questo fatto come un pretesto per rompere gli ultimi legami con la Russia e spingere il Paese verso l’integrazione nella NATO.

Il 5 ottobre Pashinyan ha ammesso pubblicamente che la situazione del fronte è “complicata”, e ha richiamato nelle forze armate i miliari smobilitati lo scorso anno. Il Primo Ministro ha detto che li stava richiamando non per semplice servizio ma per la battaglia “tra vita e morte”. Pashinyan ha dichiarato anche che è certo della vittoria dell’Armenia.

Tuttavia, la mobilitazione dei riservisti dimostra che la situazione reale è molto più complicata di quanto si voglia ammettere. Inoltre, le sole truppe fresche, senza armi moderne e comandanti ed istruttori esperti, non riusciranno a ribaltare l’esito del conflitto. Nel peggior scenario, potrebbe solo far aumentare il numero di vittime dalla parte armena.

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Articolo di Soutfront pubblicato su The Saker  l’8 ottobre 2020
Traduzione in italiano a cura di Elvia Politi per Saker Italia.


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