Continua in Armenia la “rivoluzione di velluto”. Dopo le dimissioni del primo ministro Serzh Sargsyan, l’opposizione non se n’è andata, e improvvisamente dalla piazza centrale di Yerevan sono sorte nuove richieste per la formazione del governo e per elezioni per acclamazione diretta (della piazza). Come dimostra la tecnica dei processi rivoluzionari, questo ultimatum al potere non sarà l’ultimo, e la crisi non farà che peggiorare.

Deborah Grieser, capo dell’ufficio a Yerevan dell’Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale (USAID), attraverso il quale si finanzia la gran parte delle proteste armene.
Non è un segreto per nessuno che l’organizzazione dei movimenti di protesta sia un’ operazione ben pianificata, guidata da persone che hanno un nome e un cognome. Ecco qui i funzionari della CIA e dell’ intelligence del ministero della Difesa americano che agiscono in Armenia sotto copertura diplomatica: oltre all’ambasciatore statunitense in Armenia, Richard Mills, e il capo dell’ufficio armeno dell’Agenzia statunitense di sviluppo internazionale (USAID), signora Deborah Grieser, le cui funzioni comprendono compiti di intelligence per i servizi segreti americani, almeno altre nove persone appartengono ai servizi segreti.
Dipendenti della CIA:
– Signora Makeesha Sova, primo segretario dell’ambasciata, vice del rappresentante ufficiale della CIA;
– Sig. Bradley Philpot, funzionario della sicurezza, precedentemente ha lavorato in Georgia, appartiene alla cerchia della Sova;
– Sig. Richard Hatch, secondo segretario dell’ambasciata;
– Sig. Jose Lardizabal, secondo segretario dell’ambasciata;
– Sig. Adam Colvin, secondo segretario e vice-console;
Dipendenti del Ministero della Difesa:
– Colonnello Bruce Murphy, addetto militare, capo della DIA (Defence Intelligence Agency) in Armenia;
– Maggiore Erik Larsen, addetto militare, rappresentante della Defence Threat Reduction Agency statunitense (DTRA), curatore del progetto della rete di laboratori biologici statunitensi in Armenia; ha esperienza in Moldavia, Ucraina, Azerbaigian;
– Maggiore Michael Andrews Bashan, ufficiale della DIA, specialista di colpi di stato militari, ha lavorato precedentemente in Ucraina;
– Maggiore Joshua Mulford, assistente dell’addetto militare.
Tra i possibili agenti interni sotto la loro influenza sono i seguenti funzionari armeni:
– Vigen Sargsyan, Ministro della Difesa. È stato presumibilmente reclutato nel 2000, quando studiava alla Fletcher School of Law and Diplomacy in Massachusetts. Ne hanno parlato i mass media armeni. I suoi curatori sono Richard Mills e Bruce Murphy. Per molti aspetti questo spiega perché il giorno delle dimissioni di Sargsyan alcuni militari si sono uniti ai dimostranti.
– David Tonoyan, Ministro per le Situazioni di Emergenza. È stato reclutato nel 2005, quando era rappresentante permanente dell’Armenia presso la NATO. È responsabile della realizzazione dei progetti per la creazione dei laboratori biologici americani in Armenia. E’ il “braccio destro” e il pupillo di V. Sargsyan. Il suo curatore è E. Larsen.
– Il maggiore generale Hayk Kotanjyan, capo della National Defence Research University degli Stati Uniti, reclutato nel 1998 durante uno stage presso il Centro europeo per gli studi sulla sicurezza “J. Marshall”.
– L’ambasciatore armeno in Vaticano e a Malta, Mikael Minasyan. “Broker dell’energia” armeno.
– Ara Saghatelyan, capo dello staff dell’Assemblea nazionale dell’Armenia. Controlla i media armeni.
– Samvel Farmanyan, membro del Partito Repubblicano, vicepresidente del Comitato parlamentare permanente per l’integrazione europea, responsabile per le campagne mediatiche contro i politici non graditi agli americani.
– Alexan Harutyunyan, primo vicecapo dell’Ufficio del Presidente dell’Armenia.
Questi personaggi collaborano attivamente con le ONG locali (Unione dei cittadini informati, Club giornalistico Asparez, Centro analitico per la globalizzazione e la cooperazione regionale, Ufficio dell’Assemblea Civile di Helsinki di Vanadzor, Comitato armeno di Helsinki, Centro di studi europei presso l’Università Statale di Yerevan, Pink Armenia, Fondazione Società aperta in Armenia) e con i media (Civilnet.am, Lragir.am, 1in.am, Sut.am, Aravot.am, Azatutyun.am, il giornale The Armenian Times).
Indubbiamente, la lista non è completa, e potrebbe allungarsi. Dopo tutto, l’ambasciata degli Stati Uniti a Yerevan è la seconda più grande rappresentanza del Dipartimento di Stato all’estero. L’area su cui si trova il complesso delle missioni diplomatiche supera i nove ettari. Ci lavorano decine di diplomatici. E tutto questo per un paese con una popolazione di 3 milioni scarsi di abitanti.
Uno schema approssimativo di interazione tra i servizi segreti degli Stati Uniti e gli agenti di influenza armeni:
Su materiali del canale Telegram https://t.me/politfront (@politfront)
Peskov: “Questo è un affare esclusivamente interno (leggasi: statunitense) dell’Armenia. Probabilmente questo è tutto quel che posso dire “.
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Redazionale pubblicato su Golos Sevastopolja il 24 aprile 2018.
Traduzione in italiano a cura di Elena Petrova per SakerItalia.
Leggendo l’articolo mi viene da fare una domanda, perché il governo armeno ha permesso una tale influenza USA? O tali rovesciamenti di potere sono stati innescati perché hanno tentato di allentare tale influenza?
Non capisco la non reazione della Russia, che ca…o stanno pensando ai mondiali di calcio??? Cosa aspettano a inviare truppe con sniper per scovare questi traditori. Oppure vogliono rimandare a casa dal krasnodarsky kraj tutti gli armeni cola presenti?
Ma è mai possibile che sia il GRU e l’SVR si siano fatti fregare un’altra volta sul tempo,come successe nel 2014 a Kiev,eppure dovrebbero avere una certa esperienza,dopo le cd”rivoluzioni”di velluto,Arancioni,Rose ed altri colori avvenute in Serbia,Georgia,Azerbaigian,Moldova,Ucraina ed ora anche in Armenia,avvenute,ripeto negli anni dal 2000 ad oggi,ne è passato di tempo,quindi ad oggi dovrebbero essere abbastanza scafati!
E c’è da dire che se queste cose le sa addirittura il Saker a maggior ragione i servizi segreti Russi,le dovrebbero sapere per lo meno in anticipo,ed agire in velocità x evitare”future grane”(Ucraina docet)alla frontiera sud,non vi pare?
ps
Poi quella dichiarazione di Peskov,cito:
>“Questo è un affare esclusivamente interno (leggasi: statunitense) dell’Armenia. Probabilmente questo è tutto quel che posso dire “.>
A mio parere è una uscita piuttosto infelice,sembra quasi che il Cremlino consideri Jerevan come già persa!
Allora che facciamo,forse come x il Donbass e la Crimea,in Ucraina nel 2014,con tutto ciò che ha comportato e sta continuando a fare ancora oggi,usando stavolta il Nagorno-Karaback,come leva di scardinamento,ma da quello che mi risulta anche l’Azerbaigian,è ormai sotto l’egida NATO/UE,x cui,dovete sempre farvi trovare con le braghe calate?
Capisco che magari ci sono luoghi e fatti un pochino più importanti,dell’Armenia(Siria,Ucraina,ecc…)ma visto che fino a ieri Jerevan era un alleato quasi di ferro,di Mosca,oggi che si fa,si fa finta di niente,ingoiando l’ennesimo rospo?
un saluto
Alexfaro
“non sempre ciò che sembra é”, tuttavia le domande che si fanno chi mi precede nelle risposte sono più che logiche e direi assolutamente ineludibili.
Certamente Putin e i suoi collaboratori più stretti si sentono( e sono) accerchiati anche all’interno e non si comprende se il problema si trova nei servizi di sicurezza o nell’estrema prudenza di Putin; e qui occorre dire che il confine fra cautela/prudenza/ e paura è veramente sottile.
Ma se cosi fosse e la Paura/timore di non saper prendere la difesa degli interessi Russi allora Putin lo faranno cadere i suoi attuali collaboratori.(purtroppo per Lui e per la Pace in Eurasia.li, 5/V/2018