Il 27 luglio, Robert Kocharyan, il secondo presidente dell’Armenia, è stato arrestato, dopo l’autorizzazione di un tribunale di Erevan.

Sputnik News ha riferito che Aram Orbelyan, l’avvocato di Kocharyan, ha detto che l’ex presidente è stato arrestato in relazione alla repressione delle proteste nel paese il 1 marzo 2008. È stato accusato di rovesciamento dell’ordine costituzionale dell’Armenia per aver soppresso le proteste nel 2008.

Inoltre, il 27 luglio, il colonnello generale Yuri Khachaturov, segretario generale della CSTO (Collective Security Treaty Organization) ed ex capo dello Stato Maggiore delle forze armate dell’Armenia, a sua volta accusato in connessione con le proteste del 2008, è stato rilasciato su cauzione. Mihran Poghosyan, avvocato del colonnello generale, citato da Tert, ha detto che a Khachaturov non sarà permesso di lasciare l’Armenia, aggiungendo che potrebbero, per necessità, presentare una richiesta all’organismo inquirente.

L’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO) è un raggruppamento regionale che comprende la Russia, la Bielorussia, il Kazakistan, il Kirghizistan e il Tagikistan, nonché l’Armenia.

Il Servizio Investigativo Speciale (SIS) ha accusato ufficialmente sia Kocharyan che Khachaturov della parte 1 dell’articolo 300.1 del codice penale della Repubblica Armena. Il SIS ha detto che in particolare le azioni di Kocharyan equivalevano ad un “rovesciamento dell’ordine costituzionale della Repubblica di Armenia”.

Kocharyan, che ricoprì il ruolo di Presidente durante le proteste post-elettorali del 1° marzo 2008, dichiarò uno stato di emergenza di 20 giorni, con l’approvazione del Parlamento armeno, vietando le future manifestazioni e censurando i media nella diffusione di notizie politiche tranne quelle emesse da comunicati di stampa ufficiali. La decisione fu presa a causa delle azioni di una minoranza di manifestanti che saccheggiarono un negozio di alimentari su Mashtots Avenue e dettero fuoco a diversi veicoli e autobus della polizia. In un’intervista con Yerkir, Kocharyan menzionò la prima uccisione di un poliziotto come motivo dello stato di emergenza.

Dopo un interrogatorio di tre ore, Kocharyan è stato scortato fuori dal SIS da una porta sul retro, per evitare la stampa. In un’intervista con la stazione televisiva Yerkir, l’ex presidente ha definito le accuse contro di lui “persecuzioni politiche” e una “vendetta” che mira ad “isolarlo” in vista delle imminenti elezioni parlamentari anticipate. Inoltre, News.am ha citato Kocharyan secondo cui la persecuzione politica era un “momento pericoloso per il paese” e “una bomba alle fondamenta dello Stato”. “Posso immaginare il tripudio che si scatenerà in Azerbaigian. Dai, dai loro un regalo come questo!”.

Viktor Soghomonyan, capo dell’ufficio del secondo presidente armeno Robert Kocharyan, in una conferenza stampa il 28 luglio ha parlato con fermezza contro l’arresto dell’ex presidente. La sua dichiarazione è stata: “I procedimenti penali contro Robert Kocharyan e la sua detenzione sono illegali. Questa è un’evidente persecuzione politica e personale. Questa è una ‘vendetta’, che non ha basi legali”. Secondo Soghomonyan: “Detenzione rapida, accusa rapida da parte del Servizio investigativo Speciale … quali sono i motivi di tutto questo? È stato detenuto illegalmente, è stato montato un caso criminale contro di lui. Chiediamo il suo rilascio immediato”.

Il 3 luglio, il SIS ha denunciato anche l’ex ministro della Difesa Mikael Harutyunyan. Oltre alle accuse riguardo la parte 1 dell’articolo 300.1 del Codice penale della Repubblica Armena, è stato accusato anche di “usurpazione del potere statale”. Le accuse si sono basate sul fatto che Harutyunyan “e altre persone” hanno cospirato per usare l’esercito contro i manifestanti emettendo un ordine per formare una unità di ufficiali militari incaricati di reprimere le sommosse, come riportato da Eurasianet. Lui, tuttavia, risiede a Mosca e, a causa della politica di estradizione della Russia per i suoi cittadini, può solo consegnarsi volontariamente.

Tutti questi arresti sono susseguenti alla elezione a Primo Ministro di Nikol Pashinyan l’8 maggio, dopo la rivoluzione “di velluto” del 12 aprile in Armenia. L’opposizione armena ha innescato questa crisi e l’ha usata per perseguire un cambio di regime, utilizzando varie misure, alcune delle quali, incostituzionali.

Il Primo Ministro Nikol Pashinyan, un attivo sostenitore di Ter-Petrosyan, è stato imprigionato nel 2010 dopo le accuse di essere stato tra gli organizzatori delle proteste del 2008. Lui, all’epoca redattore capo del quotidiano armeno Haykakan Zhamanak, fu condannato a sette anni di prigione, tuttavia fu rilasciato nel 2011 con l’amnistia. A marzo, prima della cacciata di Serzh Sargsyan, come riportato da OC Media, Pashinyan ha chiesto che Kocharyan venisse interrogato per le accuse riguardo ai manifestanti che spararono alle forze di sicurezza, fatto che secondo Kocharyan portò allo stato di emergenza nel 2008. A marzo, l’ufficio del procuratore generale ha rifiutato di convocare l’ex presidente, tuttavia il 12 giugno Pashiniyan ha invitato pubblicamente il SIS a indagare sulle uccisioni.

Gli oppositori del Primo Ministro descrivono i recenti arresti come azioni politicamente motivate.

Armen Ashotyan, è un membro eletto al Parlamento nelle fila del Partito Repubblicano dell’Armenia di Sargsyan, ed è un importante critico sul giro di vite di Pashinyan per i presunti crimini delle precedenti amministrazioni. Le sue esatte parole sono state: “Questa non è una vendetta, questa è un’orgia legale e terrore politico”.

Il 27 luglio, la Federazione Rivoluzionaria Armena ha rilasciato una dichiarazione in cui ha accolto con favore i recenti sviluppi nel paese che cercano l’instaurazione della legalità, l’uguaglianza davanti alla legge e l’eliminazione del clima d’impunità. Per quanto riguarda gli arresti, la dichiarazione ha affermato quanto segue: “In questo contesto, consideriamo l’indagine anche obiettiva, imparziale e completa sui tragici eventi del 1° marzo 2008. A questo proposito, l’accusa contro il secondo Presidente dell’Armenia Robert Kocharyan e altri rappresentanti di quell’amministrazione sugli eventi del 1° marzo sono preoccupanti e possono essere interpretati come persecuzioni politiche”.

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Editoriale apparso su South Front il 30 luglio 2018
Traduzione in italiano di Cinzia Palmacci per SakerItalia

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