Ad oggi l’Asia centrale rimane un’arena di lotta per una serie di importanti attori internazionali, vale a dire la Russia, la Cina e gli Stati Uniti. In questa lotta, Washington ha iniziato a perdere la sua influenza, che ha portato ad una serie di disperati tentativi di stabilire un solido punto d’appoggio in questa regione, che potrebbe fungere da baluardo contro Russia e Cina. In questo contesto, non è un caso che il cosiddetto servizio di intelligence privato noto come Stratfor rivelerebbe nelle sue previsioni per quest’anno che gli Stati Uniti starebbero pianificando di intensificare i propri sforzi in Asia centrale, specialmente in quei paesi che condividono un confine comune con l’Afghanistan, in particolare il Tagikistan e l’Uzbekistan. Questo servizio non fornirà molti dettagli sugli sforzi a cui si riferisce, ma non è certo un segreto che Washington sia stata impegnata a ridispiegare gli Islamici radicali dalla Siria, dove vengono sconfitti dalle forze governative e dai loro alleati, in Afghanistan, sostenendo allo stesso tempo la sua devozione alla lotta contro il terrorismo e il traffico di droga.
In questa situazione, un attore regionale relativamente piccolo, il Tagikistan, si è trovato in prima linea nel tentativo di Washington di cacciare Mosca e Pechino dalla regione. Gli Stati Uniti sono particolarmente interessati ad influenzare la politica estera perseguita da Dushanbe a causa dei due seguenti motivi.
Prima di tutto, il Tagikistan non è solo un vicino immediato dell’Afghanistan, ma condivide il confine comune più lungo con questo paese tra tutte le ex repubbliche sovietiche – 1300 chilometri in totale. In secondo luogo, Dushanbe ha stretto stretti legami con la Russia, che ha portato Mosca a stabilire la sua più grande installazione militare all’estero in Tagikistan, la 201a Base Militare.
A causa della dimensione trascurabile della sua economia e del relativo isolamento geografico, il Tagikistan difficilmente può essere descritto come un partner commerciale promettente degli Stati Uniti, poiché le oligarchie occidentali avrebbero difficoltà a giustificare investimenti in questo paese. Quindi, l’unico approccio che Washington può prendere per influenzare il Tagikistan a prendere quelle decisioni che non è disposto a prendere è lamentarsi con Dushanbe perché mina i valori democratici, perseguendo allo stesso tempo una cooperazione militare più stretta. Ad esempio, com’è stato riportato da un certo numero di fonti, lo scorso anno il Pentagono ha fornito a Dushanbe 8 milioni di dollari di equipaggiamento militare.
Tuttavia, la situazione sul campo può cambiare piuttosto bruscamente e inaspettatamente. Ad esempio, sulla scia di una lunga lista di lamentele di Washington sul fatto che Dushanbe sia “non abbastanza democratica”, l’Occidente potrebbe decidere di perseguire un cambio di regime in questo paese, il che porterà la CIA e il Pentagono a tagliare i costi per il transito illegale di oppiacei dall’Afghanistan.
Ecco perché, per raggiungere i suoi obiettivi, gli Stati Uniti hanno attivamente promosso l’idea di creare una rete regionale di giovani leader in Asia centrale, in base alla quale giovani attivisti provenienti dagli stati dell’Asia centrale riescono a ricevere un’istruzione nelle università occidentali insieme ai discendenti delle élite regionali. Va da sé che dopo il ritorno a casa quei giovani promuovono idee neoliberiste occidentali, sponsorizzando gli interessi americani come se non ci fosse un domani. Ecco perché Washington spende centinaia di milioni di dollari per sponsorizzare varie organizzazioni non governative in Tagikistan.
Negli ultimi anni, una vasta rete di varie organizzazioni ha lavorato nel paese pagata dal denaro americano, tra cui, tra le altre cose, la Fondazione Soros, l’Aga Khan, l’Istituto per la Guerra e la Pace e così via. In effetti, ci sono ben oltre 3.000 organizzazioni senza scopo di lucro registrate in Tagikistan, con la maggior parte di esse coinvolte nella promozione degli interessi occidentali, comprese agenzie di stampa e studi legali.
Nei primi anni ‘90 gli Stati Uniti e il Tagikistan hanno firmato un accordo sui reciproci tentativi di facilitare la promozione dell’assistenza umanitaria e tecnica. È difficile dire quanto denaro abbia speso finora Washington per promuoveva la sua narrativa a Dushanbe, ma è chiaro che negli ultimi tre decenni solo l’USAID ha speso circa 450 milioni di dollari in queste attività.
Tuttavia, una serie di “rivoluzioni colorate” che Washington ha messo in scena in tutto il mondo ha provocato un considerevole inasprimento della legislazione anti-ONG in Tagikistan, il che significa che Dushanbe ha costantemente aumentato la sua capacità di modellare la situazione interna del paese.
Ora gli Stati Uniti stanno testando una nuova strategia di coercizione sviluppata al Pentagono per il Venezuela e un certo numero di altri paesi che hanno il coraggio di dissentire pubblicamente con Washington. Implica l’uso di un certo numero di leve, comprese sanzioni finanziarie e offensive operazioni online contro il paese bersaglio, insieme al sostegno dell’opposizione politica e alle continue minacce di imminente aggressione militare.
Ci sono tutte le ragioni per credere che gli Stati Uniti testeranno questo nuovo approccio in Tagikistan, combinando le proteste di piazza antigovernative con una jihad armata “rivoluzionaria” organizzata da forze radicali e, molto probabilmente, sostenuta da una ribellione dei gruppi criminali locali. Allo stesso tempo, i calcoli di Washington su tali sviluppi indicano chiaramente che il leader del Partito del Rinascimento Islamico del Tagikistan, Muhiddin Kabiri, sarebbe pubblicizzato come il nuovo leader del Tagikistan, mentre i principali spacciatori di droga del Badakhshan avrebbero il compito di schierare i militanti per sostenere il comandante tagico delle forze speciali entrato a far parte dell’ISIS, Gulmurod Khalimov. Il portale tagico Akhbor, in particolare, ha già annunciato che gli Stati Uniti hanno avviato il ‘trasferimento di combattenti dell’ISIS d’élite provenienti dall’Afghanistan, guidati da Khalimov, con l’Arabia Saudita a pagare il conto per questa operazione.
In questo contesto, l’arrivo del nuovo ambasciatore statunitense a Dushanbe, John Pommersheim può essere considerato solo uno sviluppo preoccupante. Pommersheim è considerato uno dei migliori esperti di Russia in tutto il Dipartimento di Stato, poiché ha studiato il russo a Mosca dopo aver ottenuto una borsa di studio dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti. L’uomo, che ha fatto carriera presso la US Information Agency (USIA) negli anni ’80, viene trasferito in Tagikistan dall’ambasciata statunitense in Kazakistan. Inoltre, Pommersheim viene dipinto come un esperto di Asia centrale e Caucaso. La sua nomina in Tagikistan dimostra ulteriormente il crescente interesse di Washington per l’Asia centrale. Usando il Tagikistan come testa di ponte, gli Stati Uniti possono infliggere ingenti danni sia alla Russia che alla Cina, che vengono descritti come avversari strategici di Washington. In particolare, se dovesse riuscire a destabilizzare l’Asia centrale, Washington renderebbe priva di senso l’intero concetto di Nuova Via della Seta, ovvero il riorientamento delle rotte commerciali cinesi verso l’Europa dal mare alla terra.
Ovviamente, sarebbe ingenuo presumere che John Pommersheim inizi ad inscenare una “rivoluzione colorata” a Dushanbe il giorno del suo arrivo. Al momento gli Stati Uniti non hanno abbastanza forza per cacciare la Russia o la Cina dal Tagikistan. Invece sosterranno ogni tipo di sentimenti anti-cinesi e anti-russi, sfruttando la rete delle ONG, tattica che Pommersheim è riuscito a padroneggiare molto tempo fa.
Seguiremo attentamente i risultati di Pommersheim a Dushanbe, poiché sembra improbabile che Washington abbia mandato una tale figura in Tagikistan solo a godersi il panorama.
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Articolo di Martin Berger pubblicato su New Eastern Outlook il 29 marzo 2019
Traduzione in italiano a cura di Raffaele Ucci per Saker Italia.
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