Dozzine i morti, migliaia di persone sono state evacuate e molte case sono state rase al suolo.

Kyrgyz men from Kyzyl-Bel say they are protecting their village. (Danil Usmanov/Eurasianet)

Uomini kirghisi di Kyzyl-Bel che affermano di proteggere il loro villaggio.

Sparatorie sporadiche sono continuate per tutta la giornata del 30 aprile al confine tra Kirghizistan e Tagikistan, dopo che è emerso un quadro più chiaro della distruzione causata dai peggiori combattimenti che i due paesi hanno combattuto dall’indipendenza.

Il 30 aprile, funzionari del Ministero della Sanità kirghiso hanno dichiarato che almeno 31 persone erano morte nei disordini del giorno precedente. Almeno tre vittime erano militari. Un’altra era una ragazzina. Molte dozzine di persone sono rimaste ferite, e almeno 11.500 sono state evacuate dalle loro case.

Un conteggio delle distruzioni elencate dal Ministero per le Situazioni d’Emergenza del paese ha illustrato come i disordini si fossero ampiamente diffusi dal suo punto iniziale, intorno ad una chiusa d’acqua sulla strada tra la terraferma tagika e la sua exclave di Vorukh.

Dieci case sono state rase al suolo nel villaggio di Maksat, a più di 70 chilometri ad ovest di dove sono scoppiati i combattimenti iniziali. Riprese video non verificate che circolano sulle app di messaggistica mostravano uomini tagiki festanti che esultavano mentre le case erano in fiamme. Altre due case sono state date alle fiamme nel vicino villaggio di Kulundu.

Altri edifici distrutti nei distretti di Batken e Lejlek includono negozi, ristoranti, distributori di benzina e almeno una scuola.

A man buries his son in Batken

Un uomo seppellisce suo figlio, che è stato ucciso nei combattimenti.

Ruslan Gazybekov, 80 anni, residente nel villaggio kirghiso di Kok-Tash, che si trova proprio lungo il confine con il Tagikistan, ha detto di essere stato evacuato da casa sua intorno alle 3 del mattino del 29 aprile. È stato in quel momento che sono iniziate le sparatorie. Ha poi dichiarato:

“Mi hanno portato qui insieme a mio fratello e tre nuore”, ha detto. Il proprietario dell’hotel nella città di Batken, dove è stato accolto Gazybekov, ha dato spazio a più di 100 persone per sdraiarsi.

“Ho lasciato il bestiame, e non c’è nessuno a dargli da mangiare. E non posso tornare indietro. La strada è bloccata”, ha detto Gazybekov a Eurasianet.

The Emergency Situation Ministry delivers mattresses. (Danil Usmanov)

Il Ministero per le Situazioni d’Emergenza kirghiso consegna materassi.

Il bilancio sul lato tagico è più difficile da accertare, poiché i politici e i media statali si sono in gran parte astenuti dal commentare gli eventi. Il sito web di notizie indipendente Asia-Plus ha citato fonti che affermano che fino a 10 persone sono state uccise. Il servizio tagiko di RFE/RL, Radio Ozodi, è riuscito [entrambi i link in russo] a rintracciare i nomi di almeno otto delle persone che hanno perso la vita.

La giornalista di RFE/RL Farangis Najibullah ha scritto su Twitter che i politici nelle aree vicino al confine hanno attivamente ostacolato gli sforzi dei suoi colleghi per coprire gli sviluppi.

“Il capo del villaggio di Chorkuh ha rinchiuso il nostro giornalista nel suo ufficio per diverse ore questa mattina, quando ha chiesto un colloquio. Gli ha chiesto di cancellare i video”, ha scritto Najibullah.

Asia-Plus ha riferito [in russo] che anche famiglie delle comunità vicino al confine sul lato tagico sono state evacuate. Il giornale ha citato funzionari anonimi che hanno affermato che non era stata intrapresa alcuna evacuazione di massa, ma che alcune persone erano state trasferite per allontanarle dal pericolo.

Funzionari della sicurezza e diplomatici si sono impegnati alacremente nel dialogo per chiudere la crisi, sebbene non sia chiaro con quale successo questi segnali stiano arrivando alle comunità dove la rabbia è ancora incandescente.

Il 30 aprile, il capo dei servizi di sicurezza del Kirghizistan, Kamchybek Tashiyev, ha incontrato la sua controparte tagika, Saymumin Yatimov.

“A Dio piacendo, andrà tutto bene. Sistemeremo le cose. Entro oggi sera, la situazione sarà completamente risolta”, ha detto [in russo] Tashiyev al sito web di notizie kirghiso Turmush.

Ci sono stati numerosi messaggi di un dialogo apparentemente conciliante nelle ultime 24 ore. I primi ministri dei due paesi sono intervenuti durante un vertice nella città russa di Kazan. I funzionari della sicurezza hanno rilasciato una dichiarazione congiunta durante la notte, parlando dei piani per creare le condizioni per la stabilizzazione della situazione. Sono intervenuti [tutti e tre i link in russo] anche i ministri degli Esteri.

Il 29 aprile, il presidente kirghiso Sadyr Japarov ha lanciato un accorato appello a perseguire una soluzione pacifica.

“Noi e i nostri fratelli tagiki siamo sempre riusciti a trovare una lingua comune e possiamo risolvere tutti i nostri problemi solo se rispettiamo e consideriamo gli interessi di vicinato e l’armonia nella nostra antica terra”, ha scritto sul suo account Facebook.

Ci sono indicazioni che i politici potrebbero cercare di disinnescare la crisi anche in altri modi.

L’Ufficio del Procuratore Generale del Kirghizistan ha rilasciato una dichiarazione la sera del 29 aprile, in cui si afferma che intendeva perseguire un procedimento penale contro i militari tagiki per quella che ha descritto come “una provocazione e un atto di aggressione pre-pianificati, destinati a minare la sovranità e l’integrità del Repubblica del Kirghizistan”. Da allora tale dichiarazione è scomparsa [in russo] dal sito web del pubblico ministero.

È intervenuto anche il Presidente dell’Uzbekistan, il cui confine si trova non lontano dai punti focali dei disordini, telefonando ai suoi omologhi kirghiso e tagiko, Sadyr Japarov ed Emomalī Rahmon.

Mentre le autorità kirghise sembrano impegnate in sforzi attivi per calmare gli stati d’animo, le autorità tagike hanno adottato una posizione più passiva.

I politici hanno fatto pochi appelli al pubblico, e Rahmon ha a malapena riconosciuto il fatto dei disordini. Nel frattempo, messaggi incendiari, tra cui alcuni che mostrano gruppi di uomini che portano armi e chiamate alle armi, circolano liberamente sui social media tagiki e sulle app di messaggistica.

Persino le piattaforme allineate allo Stato si sono impegnate nello sciovinismo. Un post pubblicato alla fine del 29 aprile sulla pagina Facebook del quotidiano ufficiale di Mastchoh, un distretto nel nord del Tagikistan, includeva espliciti appelli alla violenza.

“Oggi la pazienza della gente ha raggiunto i suoi limiti”, ha affermato il quotidiano, citando il capo del distretto di Mastchoh, Tohir Azizzoda. “Le offese commesse dai nostri vicini hanno oltrepassato tutti i confini. Non è più possibile trattenere le persone. Stanno aspettando l’ordine. Credetemi, un ordine è sufficiente perché l’intera popolazione si rechi al confine e offra la propria vita per difendere la propria terra”.

Appelli simili sono stati fatti in tutto il paese. Saif Dostiyev, un giornalista della città di Külob, nel Tagikistan meridionale, ha scritto sulla sua pagina Facebook di aver radunato 250 persone, ed essere pronto a dirigersi verso l’enclave di Vorukh. Nei commenti sotto il post, colleghi giornalisti esprimono sentimenti simili, dicendo solo che stanno aspettando un’arma e istruzioni.

Un canale Telegram chiamato Vorukh TV è stato particolarmente attivo nella condivisione di immagini e video di violenza e nella proclamazione della vittoria sul Kirghizistan.

Con Rahmon che ignora gli eventi, è toccato al governatore della regione settentrionale di Sughd, Rajaboy Ahmadzoda, calmare gli umori.

“Il capo della regione ha invitato i residenti delle zone di confine a non cedere alle provocazioni e a contenere le loro emozioni”, ha detto il suo ufficio alla fine di un comunicato pubblicato il 30 aprile.

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Articolo di Ayzirek Imanaliyeva e Kamila Ibragimova pubblicato su Eurasianet il 30 aprile 2021
Traduzione in italiano a cura di Raffaele Ucci per Saker Italia.

[le note in questo formato sono del traduttore]

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