A quasi metà del 2020, sta diventando piuttosto evidente che ci sono alcuni importanti sviluppi che hanno attirato pressoché tutta la nostra attenzione (e per buone ragioni), poiché sono dei movimenti tettonici definibili davvero come “catastrofi” (nel senso [in inglese] di un “violento e improvviso cambiamento di una conformazione della terra”). E sono:
- L’inizio del crollo globale dell’Impero anglo-sionista
- L’enorme bolla economica la cui costante crescita è il miglior fattore predittivo della misura di grandezza dell’enorme scoppio che ne deriverà inevitabilmente
- L’implosione della società americana dovuta alla combinazione di diverse e profonde crisi sistemiche (crollo economico, tensioni razziali, povertà di massa, alienazione delle masse, assenza di protezione sociale, ecc.)
- La pandemia Covid-19 (anche detta “è proprio come una influenza stagionale!”) che aggrava solo tutte gli altri fattori principali elencati qui sopra
- Ultimo ma non meno importante, è difficile immaginare come saranno le prossime elezioni presidenziali ma una cosa è certa: entro novembre avremo già una tempesta perfetta, le elezioni quindi saranno come una batteria che fornirà ancora più energia a questa tempesta già perfetta
Certamente, questi sono degli sviluppi veramente epocali e storici la cui importanza non può essere sovrastimata. Non sono, comunque, gli unici sviluppi molto seri. Ci sono di fatto parecchie aree con una serie di tensioni politiche che potrebbero provocare una grave esplosione, sebbene “solo” a livello regionale!
Ne elenco solo alcune, cominciando da quelle più evidenti:
Turchia
Erdogan trama qualcosa. Di nuovo. Che grande sorpresa, vero? Ogni volta che vedo qualcuno che scrive qualcosa su Erdogan che sogna di diventare il sultano di un nuovo Impero Ottomano, alzo gli occhi perché è un cliché. Tuttavia, non si può negare che questo cliché non sia vero, dato che in Turchia l’ideologia neo-ottomana è sicuramente viva e vegeta ed Erdogan vuole chiaramente “cavalcare quest’onda”. Quindi, elenchiamo alcune delle cose in cui sono impegnati Turchi:
- Siria: i Turchi stanno chiaramente procedendo lentamente nel nord della Siria da cui, almeno secondo l’accordo fatto tra Erdogan e Putin, i “cattivi terroristi” sarebbero dovuti andar via tanto tempo fa e dove l’importante autostrada avrebbe dovuto essere sotto la protezione congiunta delle forze russe e turche. Bene, la Turchia ha fatto qualcosa di questo ma non tutto e i “cattivi terroristi” sono ancora piuttosto presenti nella parte settentrionale della Siria. Recentemente hanno infatti provato ad attaccare le forze aerospaziali russe a Khmeimim (hanno fallito ma è ancora un qualcosa di cui i Turchi devono rispondere, dato che l’attacco è venuto dalla zona sotto il loro controllo). Proteggere terroristi in cambio della promessa di immunità dai loro attacchi, è qualcosa che in passato si è tentato di fare molte volte e non ha mai funzionato: prima o poi i gruppi terroristici sfuggono sempre al controllo dei loro padroni e gli si rivoltano anche contro. Sta accadendo ora alla Turchia.
- Libia: I Turchi sono molto coinvolti anche nella guerra civile in Libia. Di fatto, la definizione “molto coinvolti” non è sufficiente a spiegare il ruolo dell’esercito turco, che ha usato i droni fatti in Turchia con una efficacia devastante contro le forze del feldmaresciallo Khalifa Belqasim Haftar, il comandante dell’Esercito Nazionale Libico di stanza a Tobruk (sostenuto sia da Russia che da Egitto). Solo il rapido (e piuttosto misterioso) impiego delle difese aeree russe e un numero di non identificati MiG-29 sono riusciti a alla fine ad abbattere un numero sufficiente di droni turchi da costringerli a fare una pausa. Gli Egiziani hanno chiarito che non permetteranno mai al cosiddetto “Governo di accordo nazionale” di prendere Sirte e ogni territorio a est di Sirte. Ora il parlamento libico (della Libia orientale) ha dato all’Egitto l’autorizzazione ufficiale a intervenire direttamente in Libia. Questo rende piuttosto certo un qualche tipo di intervento egiziano [in russo].
- Santa Sofia: e proprio per essere certi che ci siano abbastanza elementi di tensione, i Turchi hanno ora dichiarato che la cattedrale di Santa Sofia a Istanbul non sarà più un museo aperto a tutti ma una moschea. Ora, Bartolomeo, il pupazzo della CIA con la modesta carica di “Sua Santissima Santità Arcivescovo di Costantinopoli, Nuova Roma, e Patriarca ecumenico”, dovrebbe essere il maggiore oppositore dichiarato di questa mossa, ma tutto quello che riesce a fare è borbottare alcuni dettagli senza importanza (voleva passare come il Patriarca che ha assecondato lo scisma ucraino e, invece, passerà alla storia come il Patriarca che non ha fatto nulla per impedire agli Ottomani di impadronirsi di uno dei luoghi più sacri del mondo ortodosso). A dire la verità, probabilmente non sarebbe riuscito a impedirlo (la mossa di Erdogan è interamente motivata dalle imminenti elezioni in Turchia), ma sicuramente avrebbe potuto tentare un po’ meglio. Idem per il capo del Patriarcato di Mosca (e, per dirla tutta, per il Governo russo) che ha espresso cose come preoccupazione, o sgomento, e una qualche forma di condanna ma non ha davvero fatto nulla per far pagare a Erdogan la sua mossa.
[Inciso: quello che i Turchi hanno appena fatto è una vergogna, non solo per la stessa Turchia, che, ancora una volta, dimostra che la versione ottomana dell’Islam è particolarmente tossica e pericolosa, ma anche una vergogna per l’intero mondo musulmano che, salvo poche eccezioni degne di nota come Sheikh Imran Hosein, non ha fatto nulla per evitarlo e, semmai, ha approvato questa mossa. Infine, è una vergogna per tutto il mondo ortodosso poiché dimostra che l’intera comunità ortodossa di tutto il mondo ha meno importanza e rilevanza agli occhi del leader turco del risultato delle elezioni locali. La Russia, in particolare, avrebbe quel tipo di forza politica necessaria per infliggere ogni sorta di dolorosa forma di ritorsione contro la Turchia, eppure non fa nulla. E’ una triste testimonianza dell’estrema debolezza della fede ortodossa nel mondo moderno]
Aggiungete a tutto questo le “tradizionali” fonti di instabilità intorno alla Turchia, tra cui l’ancora insoluta (e irrisolvibile!) questione curda, le tensioni tra Turchia, Iraq e Iran, il sostegno turco di basso profilo contro le fazioni anti-russe nelle varie repubbliche ex sovietiche e il costante scontro con la Grecia.
La Turchia rimane uno degli Stati più pericolosi del pianeta, anche se gran parte delle persone non ne è consapevole. Vero, negli ultimi anni la Turchia ha perso molto del suo potere ma ha ancora molte risorse (tra cui una molto forte capacità domestica di produzione di armamenti) che può utilizzare in un largo spettro di nefasti interventi politici e militari.
Egitto
L’Egitto è un altro Paese che regolarmente fa notizia e poi scompare dal radar del pubblico. Tuttavia, proprio ora, l’Egitto si trova difronte non a una ma a due possibili guerre!
- Libia: come detto prima, in Libia si potrebbe arrivare a uno scontro aperto tra Turchia ed Egitto, ci potrebbe essere una rapida escalation orizzontale in cui gli iniziali scontri militari in Libia potrebbero diventare scontri nel Mediterraneo orientale e anche possibili attacchi su obiettivi militari chiave in Turchia e in Egitto. L’unica buona notizia in questo caso è che ci sono molti attori importanti che non hanno bisogno di una guerra aperta nel Mediterraneo orientale e/o nel Medio Oriente. Dopo tutto, se diventasse un vero confronto militare tra Turchia ed Egitto, possiamo essere piuttosto sicuri che NATO, CENTCOM, Grecia, Israele e Russia avrebbero tutti grandi preoccupazioni. Inoltre, è difficile immaginare che tipo di “vittoria” militare possano sperare sia la Turchia che l’Egitto. Proprio ora la situazione è molto tesa ma possiamo sperare che tutte le parti capiscano che una soluzione negoziata, anche temporanea, è preferibile a una guerra su ampia scala.
- Etiopia: L’Egitto ha potenzialmente un problema da gestire ancora più grande della Libia: la costruzione da parte dell’Etiopia della “Grande Diga della Rinascita Etiope [in inglese] (GERD)” sul Nilo Azzurro. Se nessuno sa davvero quale sarà il conseguente impatto di questa diga sul Sudan e sull’Egitto, è piuttosto chiaro che una civiltà costruita sul Nilo dovrà affrontare una grande minaccia al suo modo di vivere se il corso del Nilo viene deviato in maniera sostanziale (cosa che questa diga farà sicuramente).
Dei due possibili conflitti citati prima, è il secondo che mi preoccupa di più. In fin dei conti, né la Turchia né l’Egitto decideranno che cosa succederà in Libia, che è principalmente una sorta di “scacchiera” a più giocatori e dove i “grandi” (Stati Uniti, Francia, Russia) decideranno alla fine il risultato. Nel caso della diga in Etiopia, gli attori locali avranno probabilmente una voce decisiva in capitolo, specialmente perché entrambe le parti lo considerano un tema importante dal punto di vista esistenziale.
Se si guarda una mappa della regione, si vede che è grande la distanza tra il confine egiziano e il luogo della diga sul confine tra Etiopia e Sudan (circa 1.200 Km o 745 miglia). Se si dovesse arrivare a un confronto militare tra i due Paesi, sarà la distanza a decidere praticamente la forma del conflitto che vedremo, cioè soprattutto attacchi aerei e missilistici. Qui il problema principale (per entrambe le parti) è che nessuna ha il tipo di forza aerea o di missili che potrebbe colpire efficacemente l’altra. Comunque, questo potrebbe cambiare molto rapidamente, specialmente se la Russia vende all’Egitto 24 dei suoi moderni aerei da combattimento multiruolo Su-35 e soprattutto se la Russia mette nel pacchetto alcuni capaci missili aria-terra (la consegna dei primi Sukhoi sembra imminente [in inglese]). Poi c’è questo “piccolo dettaglio” del Sudan che è incastrato tra i due rivali: Khartum non può semplicemente distogliere lo sguardo e fare finta che tutto vada bene se due dei suoi più grandi confinanti decidono di combattersi nello spazio aereo sudanese.
In teoria l’Egitto potrebbe anche provare a lanciare un qualche attacco dal Mar Rosso ma proprio ora la Marina egiziana non ha una qualche capacità che le permetta di attaccare efficacemente l’Etiopia (specialmente con l’Eritrea che sta tra il Mar Rosso e l’Etiopia). Ma anche questo potrebbe cambiare, specialmente perché l’Egitto ha chiuso l’accordo per l’acquisto di due navi d’assalto anfibie classe Gamal Abdel Nasser (ex Mistral) e porta elicotteri che, sebbene non ideali, aumenterebbero sicuramente la capacità di comando e di controllo degli Egiziani, specialmente se gli Egiziani riescono a mettere su queste navi gli AWACS e gli aerei d’attacco (V/STOL [in inglese] ad ala fissa rotante o anche leggera). In pratica, comunque, io penso che gli Egiziani possano impiegare queste navi in maniera molto più efficace in Libia piuttosto che nel Mar Rosso (soprattutto perché queste navi sono poco protette contro gli attacchi missilistici).
Infine, non solo la GERD è difesa da discreti sistemi di difesa aerei (insieme a una piccola e discreta, anche se vecchia, forza aerea) ma una diga è un obiettivo piuttosto difficile da neutralizzare: è grande, robusta e ha un ampio volume che, di per sé, contribuisce anche alla “resistenza” contro gli attacchi.
Ci sono quindi delle ragioni per sperare che si possa evitare un conflitto ma sarà molto difficile far arrivare le due parti a un accordo di compromesso su dei temi che entrambe le parti considerano vitali per la propria sicurezza nazionale.
Ucraina
Sì, l’Ucraina. Di nuovo. Questa follia cominciata con Euromaidan non si è fermata, anzi. Dall’elezione di Zelensky, infatti, l’Ucraina è diventata una sorta di manicomio che sarebbe assolutamente comico ed esilarante se non fosse anche così tragico e pure orribile per milioni di Ucraini. Vi risparmio i dettagli ma possiamo riassumere lo sviluppo principale degli ultimi mesi con la frase “Zelensky ha completamente perso il controllo del Paese”. Ma non renderebbe minimamente l’idea della realtà di questa situazione.
Per prima cosa, la guerra di parole tra Trump e Biden sull’Ucraina-gate ha ora ufficialmente “infettato” la scena politica ucraina e ogni parte è adesso impegnata in ciò che lì vengono definite “PR nere”, cioè il provare a portare alla luce quanto più sporco possibile contro il tuo oppositore. Zelensky è così debole che, sorprendentemente, il precedentemente quasi totalmente screditato Poroshenko è ora tornato forte sulla scena e quindi ha acquisito il sostegno di molti influenti nazionalisti. L’ultima incredibile (ma vera!) “notizia bomba” è stata sganciata da un membro della Rada ucraina, Andrei Derkach, che ha diffuso una registrazione tra Joe Biden e Poroshenko che discutono dei pro e dei contro dell’organizzare una attacco terroristico in Crimea (leggete qui [in inglese] per dettagli su questa storia sorprendente). Questo rende sia Biden che Poroshenko “sponsor del terrorismo” (non stupisce, eppure…). Altre nuove storie “succose” sul Banderastan occupato dai Nazisti includono Zelensky che forse concepisce un figlio con un aiuto e gli attacchi brutali contro i membri di “Shariy” [“Blocco europeo di Anatoly Shariy”], un piccolo (ma crescente) partito di opposizione, attacchi che le autorità non solo hanno ignorato ma che molto probabilmente loro stessi hanno ordinato. Non è il mio scopo discutere ora di tutte le tossiche complessità della politica interna ukronazi, quindi esaminerò solo i pericoli maggiori che derivano da questa dinamica: si parla di nuovo di guerra contro la Russia.
Okay, sono anni ormai che tutti sentiamo proprio le stesse voci, eppure non si è mai verificato alcun vero e sostenuto attacco ucraino all’LDNR o, ancor meno, alla Crimea (ci sono stati costanti attacchi di artiglieria e diversivi ma rimangono al di sotto della soglia di una guerra aperta). Ma ciò che sentiamo oggi è un po’ differente: un numero crescente di osservatori ucraini e anche polacchi hanno dichiarato che la Russia avrebbe attaccato quest’estate o in settembre, usando verosimilmente manovre militari per muovere le forze sul confine ucraino e attaccare. A seconda della persona a cui fai la domanda, questo attacco potrebbe venire dalla Bielorussia e/o dalla Russia centrale, alcuni temono anche una operazione anfibia russa contro la costa ucraina e le città come Mariupol, Nikolaev, Cherson o Odessa.
[Inciso: gli Ukronazi sono davvero incredibili. Prima tagliano alla Crimea l’elettricità e anche l’acqua, poi dichiarano che la Russia dovrà invaderla per riprendere il controllo della fornitura dell’acqua. Il concetto che la Russia risolverà il problema dell’acqua della Crimea con mezzi pacifici e tecnologici è, a quanto sembra, piuttosto impensabile per il leader ukronazi. Nel mondo reale, comunque, la Russia ha un programma completo per risolvere completamente i problemi dell’acqua in Crimea. Tale programma ha preso il via con la posa di condotte idriche, che migliorano il sistema di irrigazione della Crimea, con l’uso di aerei speciali per causare la pioggia e potrebbe anche includere la creazione di un impianto di desalinizzazione. La semplice verità è che la Russia può facilmente rendere la Crimea completamente indipendente da tutto ciò che è ucraino]
E solo per peggiorare le cose, il capo della Marina ucraina (che esiste per lo più sulla carta) ha ora dichiarato che un nuovo missile ucraino, il Nettuno [in inglese], potrebbe arrivare fino a Sebastapoli. Il problema non è il missile in sé (è una versione modernizzata di un vecchio progetto sovietico [in inglese], è lento e quindi facile da abbattere) ma il tipo di “rumore mentale di sottofondo” che crea questo tipo di discorso di guerra.
Da un punto di vista puramente militare, la Russia non deve neanche muovere delle truppe per sconfiggere le forze armate ucraine: tutto ciò che deve fare la Russia è usare le sue potenti armi a lungo raggio e i complessi di ricognizione per decapitare, prima, poi indebolire e alla fine distruggere l’esercito ucraino. La superiorità della Russia in cielo, acqua e terra è tale che gli Ucraini non hanno alcuna possibilità di sopravvivere a un attacco del genere, figuriamoci sconfiggere la Russia. Tutti gli Ucraini lo sanno poiché, dopo tutto, tutto il loro esercito non è riuscito neanche a gestire le (a confronto) minuscole e infinitamente più deboli forze della LDNR (almeno se paragonate all’esercito regolare russo).
Tuttavia, gli Ucraini hanno un vantaggio sulla Russia: sebbene sarebbe estremamente pericoloso da provare, loro devono capire che, a differenza di un loro attacco al Donbass, se osassero attaccare la Crimea, il presidente Putin non avrebbe alcun’altra opzione che ordinare un qualche tipo di attacco di ritorsione. Ogni attacco ucraino alla Crimea fallirebbe probabilmente con l’intercettazione di tutti i missili molto prima che raggiungano i loro obiettivi, ma anche in questo caso la pressione su Putin per porvi fine sarebbe enorme. Il che significa che non sarebbe sbagliato dire che chiunque sia al potere a Kiev può costringere la Russia a intervenire apertamente. Il che significa che in questo caso specifico la parte più debole può avere un qualche grado di prevalenza di escalation.
Adesso gli Ucraini non possono sicuramente sorprendere dal punto di vista strategico e ancor meno sorprendere dal punto di vista tattico ma, di nuovo, il vero successo di ogni attacco sulla Crimea non ha bisogno che l’obiettivo designato venga distrutto: tutto quello che sarebbe necessario, almeno in alcuni piani, è l’abilità a fare due cose:
- costringere la Russia a intervenire apertamente
- scegliere il momento, il luogo e la modalità di attacco più problematici per la parte russa
Infine, vorrei suggerire che noi osserviamo tale questione dal punto di vista dell’Impero anglosionista: in molti, se non nella maggior parte, dei modi il Banderastan creato dall’Occidente in Ucraina è sopravvissuto alla sua utilità: la Marina americana non otterrà una sua base in Crimea che ora è persa per sempre (adesso è uno dei posti meglio difesi del pianeta), la Russia non è intervenuta apertamente nella guerra civile, le forze ukronazi sono state completamente annientate dalla Novorossia e in termini economici, e l’Ucraina non è altro che un grande buco nero con un orizzonte di eventi sempre crescente. Il che potrebbe suggerire ad alcune delle élite americane al potere che innescare una guerra persa contro la Russia potrebbe essere la cosa migliore (e, verosimilmente, l’unica) che la loro brutta creazione potrebbe fare per loro. Perché?
Bene, per prima cosa, una tale guerra sarebbe sanguinosa, anche se corta. Secondo, dato che è estremamente improbabile che i Russi vogliano occupare una qualche parte di ciò che oggi è l’Ucraina occupata dai Nazisti, significa che anche una sconfitta militare totale non deve necessariamente portare a una completa scomparsa del Banderastan. Sì, più regioni a est e a sud potrebbe sfruttare questa opportunità per insorgere e liberarsi, e, se dovesse succedere, la Russia potrebbe offrire il tipo di aiuto che ha offerto alla Novorossia ma io non penso che qualcuno creda seriamente che si vedranno carri armati russi a Kiev o, tanto meno, a Lvov (né a Varsavia o a Riga). Quindi, una sconfitta militare contro la Russia non sarebbe una sconfitta totale per il Banderstan e anzi potrebbe produrre alcune dinamiche positive per il qualsivoglia consolidato potere-ukronazi che possa uscire da questo conflitto. Attualmente, se dovesse accadere, mi aspetto totalmente che gli Ukronazi dichiarino un tipo di jihad per liberare Moskal, l’Ucraina occupata. Ciò significa che al bagno di sangue iniziale seguirebbe un esacerbato conflitto militare di livello da medio a basso tra la Russia e l’Ucraina, che potrebbe durare molto tempo ed essere anche molto indesiderabile per la Russia.
[Inciso: durante i miei studi ho avuto l’onore e il privilegio di studiare con un meraviglioso colonnello dell’esercito pakistano, che è diventato un buon amico. Un giorno (intorno all’anno 1991) ho chiesto al mio amico quale sarebbe potuta essere la strategia pakistana in una possibile guerra contro l’India. Mi rispose: “guarda, tutti noi sappiamo che l’India è molto più forte e più grande del Pakistan ma quello che tutti noi sappiamo anche, è che se loro ci attaccano noi possiamo danneggiarli molto”. E’ esattamente ciò che potrebbe essere la strategia ucraina: danneggiare la Russia. Sul piano militarmente è ovviamente impossibile ma in termini politici ogni guerra aperta contro l’Ucraina sarebbe un disastro per la Russia. Sarebbe un disastro anche per l’Ucraina ma ai burattinai degli Ukronazi a Kiev non interessano gli Ucraini più di quanto non gli interessino i Russi: tutto quello che vogliono è danneggiare molto i Russi]
In sintesi, questo può essere uno degli scenari possibili che potrebbe portare a una catastrofe regionale: chiunque sia al potere in Ucraina potrebbe cominciare a capire che il progetto di un Banderastan ukronazi è già fallito e che né l’Unione Europea né, tanto meno, gli Stati Uniti desiderano continuare a buttare denaro nel buco nero ucraino. Inoltre, gli intelligenti politici ucraini capiranno che né Poroshenko né Zelensky hanno “fornito” all’Impero i “beni” previsti. Quindi anche gli Stati est-europei vassalli degli Stati Uniti (guidati da Polonia e dai Paesi Baltici) capiranno che i soldi europei stanno finendo e che, lungi da aver raggiunto alcun progresso economico reale (tanto meno alcun “miracolo”), stanno anche diventando sempre più irrilevanti per i loro padroni dell’Unione Europea e degli Stati Uniti. E, credetemi, i leader politici di questi Stati vassalli degli USA hanno capito tanto tempo fa che una guerra tra Russia e Ucraina sarebbe per loro una fantastica opportunità per riguadagnare un qualche valore agli occhi dei loro padroni imperiali nell’Unione Europea e negli Stati Uniti. Per le persone che pensano come queste persone, anche un tentativo di attacco con un Nettuno contro Sebastopoli sarebbe un veloce e piuttosto ragionevole modo per forzare la mano a Putin.
Infine, ora possiamo esaminare la situazione in Russia
Russia
A seguito della grande vittoria ottenuta dal Cremlino col voto sulle modifiche alla Costituzione russa, si potrebbe pensare che la situazione politica in Russia sia idilliaca, almeno se paragonata al naufragio del Titanic dell’“Occidente assembleare”. Purtroppo, questo è ben lungi dall’essere il caso. Ecco alcuni dei fattori che contribuiscono a una situazione potenzialmente pericolosa all’interno della Russia.
- Come ho accennato in passato, oltre alla (finta) “ufficiale” opposizione alla Duma, ora ci sono due molto diverse opposizioni “non sistemiche” verso Putin: i cattivi vecchi “liberali” (che a volte io definisco la 5°colonna ) e i (relativamente nuovi) “nazionalisti rosa” che odiano Putin, che ho battezzato (in modo un po’ ironico, lo ammetto) la 6° colonna (Ruslan Ostashko li chiama “emo-marxisti” [in inglese] e anche questa descrizione è molto precisa). Ciò che colpisce di più è che, mentre si odiano vicendevolmente, i membri russi della 5° e 6°colonna odiano chiaramente Putin ancora di più. Molti di loro odiano anche i Russi perché non “capiscono” (almeno secondo la loro opinione) e perché di volta in volta le persone votano con e per Putin. Inutile dire che questi “membri della 5° e 6°colonna” (d’ora in poi chiamiamoli “5&6c”) hanno dichiarato che le elezioni sono state truccate, che milioni di voti non sono stati proprio contati, mentre altri sono stati contati molte volte. Secondo questi tizi della 5&6 c è letteralmente impensabile che Putin ottenga un sostegno così elevato, quindi l’unica spiegazione è che le elezioni sono state truccate. Se la somma totale di questi tizi della 5&6c probabilmente non è sufficiente per minacciare veramente Putin o la società russa, il Cremlino deve stare molto attento nel modo in cui gestisce questi gruppi, soprattutto perché la condizione della società russa sta chiaramente peggiorando.
- La Russia ha problemi oggettivi e reali, che non si possono semplicemente ignorare. La maggior parte dei russi preferirebbe chiaramente uno Stato molto più sociale ed economicamente attivo. La realtà è che l’attuale sistema politico in Russia si preoccupa poco dell’“uomo comune”. Il modo in cui si intrecciano il Cremlino e le “grandi imprese” russe è angosciante per molti russi, e io sono d’accordo con loro. Inoltre, mentre le sanzioni occidentali hanno svolto un ottimo lavoro preparando la Russia all’attuale crisi, è anche vero che la Russia non opera in un ambiente così favorevole, i ricavi sono diminuiti in molti settori e anche la pandemia di Covid-19 ha avuto un effetto devastante sulle piccole imprese russe. E mentre la questione del virus Covid-19 non è stata così tanto politicizzata in Russia come in Occidente, molti dei miei contatti mi dicono che molte persone pensano che il Cremlino e le autorità di Mosca abbiano gestito male la crisi. Quindi, anche se l’opposizione non sistemica della 5&6c non può veramente minacciare la Russia, all’interno della società russa ci sono abbastanza di quelle che definirei “tendenze tossiche e potenzialmente pericolose” che potrebbero trasformarsi in una minaccia molto più grande se dovesse scoppiare improvvisamente una crisi (tra cui una crisi innescata da una sempre possibile provocazione ucraina).
- Sempre più Russi, tra cui sostenitori di Putin, sono frustrati da ciò che percepiscono come una politica estera russa debole e francamente inefficace. Ciò non significa necessariamente che non siano d’accordo con il modo in cui Putin affronta i grandi problemi (per esempio la Crimea, la Siria o le minacce dell’Occidente), ma sono particolarmente frustrati da ciò che percepiscono come deboli risposte russe rispetto a provocazioni meschine. Ad esempio, il Congresso degli Stati Uniti e l’amministrazione Trump hanno continuato a produrre sanzioni e stupide accuse contro la Russia su base quasi giornaliera, eppure la Russia non sta facendo davvero nulla, nonostante il fatto che ci siano molte opzioni nella sua “cassetta degli attrezzi” politica per farla davvero pagare agli Stati Uniti per quell’atteggiamento. Un’altra cosa che irrita i Russi è quel modo arrogante, condiscendente e apertamente maleducato con cui i politici occidentali (e i giornalisti pagati da loro in Russia) intervengono costantemente nelle questioni interne russe senza mai essere seriamente ripresi. Certo, alcuni personaggi (e organizzazioni) particolarmente cattivi sono stati cacciati dalla Russia, ma non è sufficiente per inviare un messaggio chiaro ai nemici della Russia.
- E, giusto per peggiorare le cose, ci sono alcuni gravi problemi tra la Russia e i suoi presunti alleati, in particolare la Bielorussia e il Kazakistan. Non è ancora accaduto nulla di veramente critico ma la situazione politica in Bielorussia sta peggiorando di giorno in giorno (per gentile concessione della politica inetta di Lukashenko, da un lato, e, dall’altro, di una rinascita del nazionalismo kazako, a quanto sembra, con l’approvazione del governo centrale). La destabilizzazione dei due principali alleati russi non è solo una cosa negativa in sé ma pone anche la questione di come Putin può affrontare, diciamo, la Turchia o la Polonia, quando la Russia non può nemmeno stabilizzare la situazione in Bielorussia e in Kazakistan.
In gran parte, condivido anche molte di queste frustrazioni e concordo sul fatto che è tempo che Putin e la Russia mostrino un atteggiamento molto più proattivo verso (l’eternamente ostile) Occidente
Il mio problema con la 5° colonna è che è composta da rabbiosi russofobi che odiano la loro stessa nazione e che non sono altro che disponibili prostitute dell’Impero anglosionista. Vogliono che la Russia diventi una specie di “altra Polonia, solo più a est” o qualcosa di altrettanto insipido e poco interessante.
Il mio problema con la 6° colonna è che odia Putin molto più di quanto ami la Russia, cosa che viene regolarmente dimostrata predicendo un colpo di stato, una rivoluzione, una rivolta popolare o qualsiasi altro evento sanguinoso che la Russia semplicemente non può permettersi per due motivi principali:
- Solo nel secolo scorso la Russia si è quasi auto-distrutta due volte: nel 1917 e nel 1991. Ogni volta, il prezzo pagato dal popolo russo è stato assolutamente orrendo e la nazione russa semplicemente non si può semplicemente permettere un altro grande conflitto interno.
- La Russia è in guerra contro l’Impero e, anche se questa guerra è informativo/ideologica per circa l’80%, economica per circa il 15% e azione militare cinetica per solo circa il 5%, rimane il fatto che è una guerra totale, esistenziale e per la sopravvivenza: o l’Impero scompare o lo farà la Russia. Questa è quindi una di quelle situazioni in cui qualsiasi azione che indebolisce il tuo Stato, il tuo Paese e il suo leader si avvicina sempre pericolosamente al tradimento.
In questo momento la più grande benedizione per la Russia è che né la 5°né la 6° colonna sono riuscite a produrre nemmeno una mezza credibile figura politica che sembri, almeno appena, in grado di offrire soluzioni realistiche. Un certo numero di membri della 5° colonna ha deciso di emigrare e lasciare ciò che considerano come la “Mordor di Putin”. Purtroppo, non vedo alcun flusso di membri della 6° colonna che lasciano la Russia, il che oggettivamente li rende uno strumento molto più utile per enti come la CIA, che non esiterà a infiltrarsi anche in un movimento politico apparentemente anti-USA se questo può indebolire la Russia in generale o Putin in particolare.
In questo momento i servizi di sicurezza russi stanno facendo un grande lavoro contrastando tutte queste minacce nello stesso tempo (inclusa la ancora molto reale minaccia terroristica Wahhabita). Tuttavia, considerando la situazione politica internazionale piuttosto instabile e persino pericolosa, questo potrebbe cambiare se tutte le forze che odiano Putin e quello che chiamano “Putinismo” unissero le forze o colpissero semplicemente allo stesso tempo.
Conclusione
Esistono, naturalmente, molti altri potenziali punti di crisi sul pianeta, tra cui l’India, il Pakistan e la Cina, il Mar Cinese Meridionale [in inglese], il Golfo Persico, la penisola coreana e molti altri. Quindi, quanto detto sopra è solo una parte di un elenco molto più ampio.
Gli enormi cambiamenti in atto davanti ai nostri occhi sono reali e sono enormi. Ma non dobbiamo seguire l’indicazione dei media e concentrarci solo su uno o due argomenti “caldi”, specialmente non quando nel mondo ci sono molti pericoli reali. Detto questo, non c’è dubbio che ciò che accadrà nei prossimi due mesi all’interno degli Stati Uniti è di gran lunga lo sviluppo più grande e più importante, che modellerà il futuro del nostro pianeta, indipendentemente da ciò che realmente accadrà. E non mi riferisco alla non-scelta totalmente simbolica tra Biden e Trump.
Mi riferisco a come la società americana affronterà una coalizione di minoranze violentemente anti-americana che odia questo Paese e tutto quello di buono e cattivo per cui si è battuto in passato. In questo momento le élite statunitensi si stanno suicidando non solo non riuscendo a contrastare ma anche sostenendo attivamente i criminali di BLM e tutto ciò che rappresentano: BLM & Co. mi ricordano gli Ukronazi, la cui principale espressione di identità nazionale è odiare tutto ciò che è russo; i criminali di BLM fanno la stessa cosa: la loro intera visione del mondo è puro odio per il maschio bianco etero e per la civiltà occidentale. E proprio mentre gli Ucraini si scambiano storie sugli “antichi Ukri”, quelli di BLM immaginano che in qualche modo trasformeranno gli Stati Uniti in una specie di Wakanda [in inglese] prima di espellere (o peggio) tutti coloro che non sono disposti a consegnare il loro paese a bande vaganti di criminali analfabeti.
Mentre la Russia deve affrontare il potenziale di violenza interna, gli Stati Uniti stanno già affrontando un’insurrezione pericolosa e violenta che probabilmente peggiorerà man mano che la crisi economica innescata dalla pandemia esploderà completamente. Finora, gli effetti di questa crisi sono stati in qualche modo mitigati da una combinazione di 1) negazioni politiche della natura della minaccia (“oh, sciocchezze, è proprio come l’influenza stagionale!”) 2) grande distribuzione di denaro (che ha aiutato solo temporaneamente) 3) esistenza di un’enorme bolla finanziaria che peggiorerà le cose, ma che può creare temporaneamente l’illusione che le cose non siano così brutte come realmente sono.
Si dice che la natura detesta il vuoto. E’ vero. È anche vero che il crollo dell’Impero ha ora creato diversi vuoti che saranno riempiti da nuovi attori, ma non vi è alcuna garanzia che questa transizione sarà pacifica. Quindi, mentre stiamo guardando bruciare alcuni alberi molto grandi, non dovremmo dimenticare che dietro questi alberi c’è una grande foresta che può anch’essa bruciare, creando probabilmente un incendio molto più grande rispetto agli alberi che vediamo bruciare oggi.
Il Saker
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Articolo del Saker pubblicato su The Saker il 14 luglio 2020
Traduzione in italiano a cura di Elvia Politi e Raffaele Ucci per Saker Italia.
[I commenti in questo formato sono del traduttore]
La redazione di Saker Italia ribadisce il suo impegno nella lotta anti-mainstream e la sua volontà di animare il dibattito storico e politico. Questa che leggerete è l’opinione dell’autore; se desiderate rivolgere domande o critiche purtroppo questo è il posto sbagliato per formularle. L’autore è raggiungibile sul link dell’originale presente in calce.
L’opinione dell’autore non è necessariamente la nostra. Tuttavia qualsiasi commento indecente che non riguardi l’articolo ma l’autore, sarà moderato, come dalle regole in vigore su questo sito.
Una acuta analisi, come sempre dell’ottimo Saker che c’informa da par suo.
Porrei tuttavia una domanda che ha un fondamento plausibile ed è questa:
“E’ possibile che la Germania ad occidente e la Cina ad est della Russia possano
unirsi per contrastare sul mercato globale i desiderata USA ed, in un secondo tempo,
a fronte di un indebolimento del potere politico ed economico americano, unirsi per sobillare le indipendenze di popoli etnici non russi all’interno della Russia per poi smembrarla?”
Inoltre,- Putin avrà messo in conto questa possibilità soprattutto considerando quanto siano volatili le alleanze opportunistiche dei paesi che si trovano nelle aree di interesse geopolitico dei due poli : USA in Occidente e Cina in Oriente con le incognite dell’India e del Giappone, che si allargheranno appena gli USA si ritireranno in Occidente?
Tutto giusto. Mi permetto alcune rifelessioni.
1 – Mille aree di crisi? Sì,certo. Mille guerrette possibili e tutte pro-Occidente? Si, certo.
Ma un fronte solo fra i mille è produttivo della sconfitta della Russia e dei Russi e di Putin, ossie della sconfitta del progetto serio e impegativo e faticoso di costruire uno Stato sovrano, uscendo da 70 anni di dittattura sovietica, con una società moderna, democratica e liberale, ma umana e classica, senza la follia del nichilismo individualistico stile “Los Angeles” che tutti ci ha conquistati in Europa: quel fronte è l’Ucraina… tutto il resto è sopportabile e gestibile.
2 – UCRAINA: “…Il che significa che in questo caso specifico la parte più debole può avere un qualche grado di prevalenza di escalation…”.
La parte debole è sempre avvantaggiata (sembra un paradosso) contro una superpotenza… lo scrive Henry Kissinger nei due volumi de: “Gli anni della Casa Bianca”.
Il debole può permettersi con poca spesa di ottenere una vittoria immensa… mancare di rispetto alla superpotenza umiliandola e coinvolgendola in un conflitto ove proprio la caratteristica di superpotenza pone questa nella costrizione frustrante di non poter assolutamente usare la propria superiorità.
Muta il concetto di vittoria:
Al debole per vincere è sufficiente l’umiliazione della superpotenza… ma la superpotenza vince solo se annienta completamente l’avversario, ma non può farlo.
Nell’articolo:
A – da una parte ci si duole della morbidezza della diplomazia russa (che però, ricordiamolo, rimane fedele al principio sovranista e che è contestata e demonizzata in occidente proprio perchè continua ad affermare il principio della multipolarità emerso dopo il 1945 – e che non è nemmeno bi-polarità USA/Soviet, questo va tenuto a mente!);
B – dall’altra si riconosce che non cadere nelle provocazioni dei maleducati da bar dello sport è l’unico serio strumento difensivo del gentiluomo signorile.
Rimane dunque la gara contro il tempo.
Cosa avverrà prima?
…l’irridente sputo in faccia mondiale alla Russia e ai Russi e a Putin, che relegherebbe la Russia e i Russi a poco più del popolo del Bangladesh? (con tutto il rispetto per il Bangladesh);
…Oppure l’implosione della società americana?
3 – Separazione Cina e Russia è fantapolitica “pompeian-boltoniana”. Cina sa che senza Russia è sola e muore, Russia sa che senza Cina è sola muore.
4 – Maidan russa: per evitarla, tutto passa attraverso il riuscire a progredire sulla strada intrapresa negli ultimi anni da Putin di socializzazione della politica economica.
La riforma costituzionale è funzionale alla stabilità, a fronte:
a – della assenza di figure alternative in tutti gli schieramenti politici interni;
b – della necessità di continuare sulla strada gradualissima della perequazione sociale e della creazione di un mercato interno diffuso, regolare e certo, di consumo qualificante e proiettivo di crescita economica nel medio-lungo periodo.
chiedo scusa in anticipo, non ci tengo ad essere un presenzialista ad ogni costo… ma mi ero dimenticato della Turchia.
In “La Seconda Guerra Mondiale” di W. Churchill l’autore riporta la risposta che il gen. Wellington diede a Sua Maestà britannica che gli chiedeva un’opinione sull’imbattibile gen. Bonaparte…
“…maestà, questi uomini sono come le palle di cannone, possono solo andare avanti, se si fermano, cadono a terra”.
(vale anche per un altro tipo che nel novecentotrentanove pareva inbattibile).