L’assolo di Trump non può competere con i presidenti hard rock che vengono dall’elettronico est

Erano quelli i giorni, durante la Guerra Fredda degli anni ’60 e ’70, in cui il pianeta era davvero governato dai supergruppi rock, a partire dai Cream e i Led Zeppelin fino agli Yes e agli Emerson, Lake & Palmer.

Ben ritrovati, amici miei, ad assistere allo show infinito e al remix geopolitico post-verità del supergruppo. Vi presento I Sanzionati, la band multinazionale con star pluristrumentiste come Vladimir Putin (Russia), Xi Jinping (Cina), Hassan Rouhani (Iran) e Recep Tayyip Erdogan (Turchia).

Come sa l’intero universo rock, I Sanzionati corrono il rischio costante di essere oscurati, attraverso le sanzioni multistrato, da un incontrastato assolo scintillante di Donald Trump (USA).

I due veri virtuosi della band amano molto suonare in perfetto sync. Putin ogni tanto si concede un assolo alla Jimmy Page (come nel lancio dei missili nel Caspio contro Daesh in Siria) ed è più come Keith Emerson che evoca il compositore classico russo Mussorgsky. Xi è appassionato dei concept-album per orchestra alla Pink Floyd, nella versione Nuova Via della Seta. Rouhani potrebbe essere Jack Bruce dei Cream quando interpreta quei delicati momenti di impeccabile talento musicale. Erdogan è quello che è irresistibilmente attratto nel citare le bizzarrie di Back Door Man di Robert Plant.

Per quanto riguarda Trump, non è Dylan e certamente non è Roger Waters ma è certo più simile a Ted Nugent con alcune sfumature alla Black Sabbath.

Quindi che cosa tireranno fuori I Sanzionati? Una cosa pazzesca alla Deep Purple senza Gillan e Blackmore, o una cosa epica come l’album Fanfare for the Common Man?

Lo scenario geopolitico alla Fanfare for the Common Man sembra essere il seguente.

Putin e Xi – come nella partnership strategica Russia-Cina – offrono a Erdogan la partecipazione sia ai BRICS (BRICS plus) [in inglese] sia alla Shanghai Cooperation Organizations (SCO). Erdogan, ufficialmente, ha già manifestato il suo interesse per entrambi.

La Turchia esce dalla NATO. L’esercito turco strillerà ma ora Erdogan – dopo il fallito colpo di Stato del 2016 su cui era stato allertato dall’intelligence russa – controlla l’esercito.

Pechino e Mosca offrono una gamma di accordi commerciali. Il ministro degli Esteri Sergey Lavrov ha già offerto scambi commerciali in valute proprie. Da parte sua, Erdogan ha detto che la Turchia è pronta ad iniziare a utilizzare le valute locali negli scambi con Russia, Cina, Iran ed Europa.

Dopo che la Turchia ha ristrutturato i suoi debiti in dollari americani, la Cina acquista la lira turca dai mercati di cambio: un gioco facile per la Banca Popolare della Cina (PBOC). Ankara sta già pianificando anche di emettere bond in yuan. L’ICBC cinese [Industrial and Commercial Bank of China] ha già annunciato un prestito di 3,6 miliardi di dollari per energia e trasporti.

In netto contrasto con l’opinione di Washington, Erdogan sa molto bene che la Turchia non può “riscrivere il programma di gestione delle crisi dei mercati emergenti” arrendendosi all’austerity del Fondo Monetario Internazionale. Una risposta potrebbe essere quella di fare sempre più affidamento sulla Asia Infrastructure Investment Bank (AIIB) [Banca Asiatica d’Investimento per le infrastrutture].

Gran parte dello scenario – fatto da SCO, BRICS plus, AIIB e dagli scambi che eludono il dollaro americano – si ripete con l’Iran, come in quei giorni in cui i Pink Floyd erano soliti impegnarsi nei bis di Dark Side of the Moon.

Un nuovo album tutto-esaurito

Il nuovo album de I Sanzionati (in vinile da 180 grammi, disponibile su tutti i formati e su tutte le piattaforme), intitolato “Integrazione Euroasiatica”, è destinato a vincere molti dischi di platino e a riempire arene polifunzionali da Izmir e Hamadan fino a Chongqing e Vladivostok.

Presenta l’Iran come uno snodo ancora più cruciale della Nuova Via della Seta, o Belt and Road Initiative (BRI), in concomitanza con la nuova via di connessione tra Russia e Iran firmata allo storico incontro sul Mar Caspio [in inglese].

Su una pista parallela, il corridoio che collega Cina-Kazakhstan-Iran vede già i treni merci che percorrono la rotta fino al porto iraniano sul Caspio di Bandar-e Anzali.

Un’altra traccia fondamentale del nuovo album gira sul Contingent Reserve Agreement (CRA) [meccanismo di finanziamento regionale] dei BRICS, definito nel loro ultimo summit: è un meccanismo per de-dollarizzare i mercati che si espanderanno con il passaggio da BRICS a BRICS plus.

Dopo la firma di un accordo temporaneo tre mesi fa, l’Iran è già pronto ad impegnarsi, a partire dall’inizio del 2020, in un accordo di libero scambio con l’Unione Euro Asiatica (EAUE). La Turchia verrà a seguire.

Mentre le aziende europee lasciano l’Iran per le sanzioni, le aziende cinesi e russe innestano la marcia sovramoltiplicata. Mentre il Congresso degli Stati Uniti schiaffeggia con un nyet la Turchia che ha comprato i caccia F-35 perché Ankara ha acquistato il sistema di difesa aerea russa S-400, Boeing e Airbus sono destinati a perdere quote di mercato in Iran a favore dei jet russi come gli MS-21 o IL-96-400M.

E mentre gli scambi tra Iran e Turchia accelerano, lo stream turco – l’accordo strategico per l’energia tra Russia e Turchia – è ben lontano dal fallimento.

Erdogan sa molto bene come la Turchia sia per antonomasia il connettore strategico tra Est e Ovest nell’Eurasia. E sa anche di cosa è davvero “colpevole”: dell’acquisto dell’S-400, dell’aver abbandonato l’ossessione “Assad se ne deve andare”, dell’avanzamento dello stream turco e dell’insistenza a comprare petrolio iraniano.

Quindi, mentre perfeziona la sua interpretazione di Robert Plan (“You need coolin’/ Baby I’m not foolin’/ I’m gonna send ya/ back to schoolin’” [“Hai bisogno di calmarti/ tesoro, non sto scherzando / ti manderò di nuovo a scuola”, testo da “Whole Lotta Love” di Led Zeppeling], Erdogan si sta facendo i conti su come un accordo tra pari sulla Nuova Via della Seta, insieme a una stretta relazione con AIIB e l’Unione Euro Asiatica, possa essere più vantaggioso di un cocktail tossico fatto da una NATO sovradimensionata, senza l’Unione Europea e con l’austerity neoliberista del Fondo Monetario Internazionale.

Ciò spiega in parte la danza dei dervisci rotanti di Ankara, che dalla fine del 2017 si è allontanata di più del 50% dai buoni del tesoro, dai bond e dai dollari americani. Mentre, in parallelo, Mosca e Pechino (seguite a distanza da Nuova Delhi e anche dalla stessa Ankara) continuano ad accumulare oro anticipando la super prospera Integrazione Euroasiatica, l’album di successo.

Un indicatore molto significativo della popolarità di Erdogan può essere quello di Fatih, un quartiere abitato dalla classe lavoratrice e osservante, situato sulla costa europea di Istanbul.

Fatih rispecchia l’immensa popolarità [in inglese] di Erdogan in tutta l’Anatolia. Indipendentemente dai sui notori tratti incandescenti e illiberali, il programma di sviluppo di Erdogan non riguarda solo più moschee e più centri commerciali: l’AKP è riuscito nel corso degli anni a creare un abbastanza accettabile sistema di assicurazione sanitaria universale, che comprende il potenziamento degli ospedali pubblici e il sistema pensionistico.

Ora è di nuovo il momento di redistribuire, a livello nazionale e globale.

Chiamata di tutti i “giovani ragazzi” euroasiatici

Nel frattempo la Russia continuerà a sviluppare una strategia molto sofisticare nel Mar Nero [in inglese].

In pochissimo tempo Putin ha già rimodellato il Mar Nero, sia dal punto di vista geopolitico che geoeconomico. Il simbolo esplicito è il magnifico ponte sullo stretto di Kerch che porta in Crimea, un tour de force ingegneristico inaugurato solo tre mesi fa.

I riff multistrumentali di Putin sono ovunque. Erdogan acquisisce l’S-400, impianti nucleari e lo stream turco (di cui beneficiano vasti tratti dell’Europa meridionale). Rouhani e i paesi dell’Asia centrale acquisiscono una convenzione dell’area del Mar Caspio e la prospettiva di una serie di accordi energetici. Damasco e Teheran – con Ankara ancora un po’ indietro – vedono una possibile fine al tragico ciclo della guerra in Siria.

Mentre Erdogan sposta progressivamente le riserve turche verso lo yuan – e l’oro – possono maturare dei benefici da una maggiore interazione con la galassia BRI/EAEU/SCO (Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai) in ogni cosa, dall’elettronica e dall’energia nucleare alle armi sofisticate. E una ulteriore connessione potrebbe comportare, per esempio, il transito delle merci cinesi dai porti russi di Krasnodar e della Crimea verso il porti turchi del Mar Nero.

Per tutti i fini pratici, il Mar Nero si sta configurando come il Mar Mediterraneo russo-turco, così come il Mar Caspio si configura ora come il Mar Mediterraneo non-NATO e centro-asiatico.

I Sanzionati in parallelo stanno partecipando come ospiti ad una esibizione dell’Emiro del Qatar, Sheikh Tamim al-Thani, strumentale nell’offerta del prestito di 15 miliardi ad Ankara. E questo dopo aver ristabilito buone relazioni con l’Iran, tra cui una collaborazione energetica nell’area condivisa di South Pars/North Dome, la più ampia riserva di gas al mondo.

E’ fondamentale considerare che, nel caso “scompaia” per qualsiasi ragione il Comando della Forza Congiunta Qatar/Turchia, si aprirebbe la strada per una orribile e congiunta invasione di Doha da parte dell’Arabia Saudita e degli Emirati Arabi Uniti, con gravi conseguenze: la doppia confisca dei fondi patrimoniali pubblici del Qatar e del North Dome, a beneficio del salvataggio del progetto saudita “Vision 2030” che sta affondando.

Ciò che è certo per ora è che I Sanzionati affrontano una minaccia reale nell’Integrazione Euroasiatica, l’album di successo: se finisce in fondo alle classifiche, la logica conseguenza vuole che le rotte di collegamento BRI ed EAEU verso l’Europa e che attraversano la Turchia, siano parzialmente bloccate o almeno seriamente disturbate.

Come (il vero) David Bowie scriveva per il supergruppo Mott the Hoople: tutti i giovani ragazzi (euroasiatici) portano novità.

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Articolo di Pepe Escobar pubblicato su TheSaker.is il 20 agosto 2018
Traduzione in italiano a cura di Elvia Politi per SakerItalia.it

[le note in questo formato sono del traduttore]

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