Questa saggezza di George Santayana [in italiano], espressa per la prima volta nel 1905 (e leggermente modificata da Churchill in un discorso alla Camera dei Comuni nel 1948), rimane vera anche oggi. Il fondamento decadente della politica estera americana poggia in parte su una comprensione distorta del ruolo della Russia nella Seconda Guerra Mondiale, e su un credito esagerato per ciò che l’America ha fatto in quel conflitto. Se si guardano i grandi film di Hollywood sulla Seconda Guerra Mondiale in Europa (Il giorno più lungo, Patton, Quell’ultimo ponte, Il ponte di Remagen, Salvate il soldato Ryan, eccetera) si ha l’impressione che gli Stati Uniti abbiano sconfitto i nazisti, e che la guerra sul fronte orientale fosse poco più di un evento secondario.

I documentari fatti in Occidente dipingono quella guerra come se gli Stati Uniti e il Regno Unito avessero salvato i russi. Un tema comune è che Stalin stesse implorando gli alleati occidentali di aprire un fronte in Europa per togliere pressione sulle forze russe. E furono gli alleati occidentali a scoprire gli orrori dell’Olocausto. Hollywood ama le storie in cui il cattivo è ben definito, e gli eroi possono superare ostacoli apparentemente impossibili.

Credo che l’incapacità dell’Occidente di capire e apprezzare ciò che la Russia (allora Unione Sovietica) ha compiuto nella Seconda Guerra Mondiale sia alla base della sua incapacità di capire ciò che la Russia sta facendo oggi in Ucraina.

Lasciate che vi dia qualche numero:

Operazione Barbarossa – Quando Hitler la lanciò [in italiano] nel giugno 1941 (cioè l’invasione dell’Unione Sovietica), 3,8 milioni di soldati tedeschi sopraffarono inizialmente l’esercito sovietico, che contava da 2,6 a 2,9 milioni di uomini in prima linea. Le perdite sovietiche per quel colpo tedesco furono enormi:

  • 566.852morti in azione
  • 235.339morti per cause non belliche
  • 1.336.147 malati o feriti per cause di combattimento e non
  • 2.335.482 dispersi in azione o catturati
  • circa 500.000 riservisti sovietici catturati durante la mobilitazione

Operazione Blu – Era l’offensiva del Gruppo d’Armate Sud tedesco per catturare i giacimenti di petrolio in Azerbaigian. Lungo la strada decisero di attaccare Stalingrado. L’esercito tedesco, che comprendeva alleati di Romania, Italia e Ungheria, contava 1.570.287 unità. L’esercito russo ne schierava 1.715.000 con un altro milione di riserva. Quando la polvere si diradò, i tedeschi avevano subito 200.000 perdite. Una somma misera considerando il 1.200.000 di perdite sovietiche. Ma i sovietici tennero Stalingrado e obbligarono alla resa l’esercito tedesco intrappolato in città.

Nel 1944 i sovietici si erano riorganizzati, e avevano schierato armate per un totale di 6 milioni di soldati. Gli alleati occidentali ne schieravano 4 milioni in Europa. I sovietici combatterono contro un esercito tedesco che contava 2 milioni, mentre gli alleati occidentali affrontarono 1 milione di tedeschi.

Non sto suggerendo che i sovietici abbiano fatto tutto questo da soli. Le prime forniture di carri armati e camion dagli Stati Uniti aiutarono la Russia ad arginare lo tsunami dell’Operazione Barbarossa. Gli inglesi hanno anche dato un contributo importante nel decifrare il codice Enigma, e hanno fornito informazioni critiche a Stalin (anche se Stalin non è riuscito a sfruttare fino in fondo alcune di queste informazioni).

La storia della sconfitta dei nazisti è in realtà una storia di successo di una partnership tra l’Occidente e i sovietici. Ciò che la gente dell’ovest non ha apprezzato o riconosciuto è stato il ruolo critico che i sovietici hanno giocato nello sconfiggere la crema dell’esercito tedesco. Se quella forza fosse stata libera di operare in Europa occidentale, la Germania avrebbe sicuramente prevalso nonostante l’ingerenza di Hitler nell’esercito tedesco.

Furono i sovietici a scoprire per primi le prove fisiche dell’Olocausto quando catturarono il campo di concentramento di Majdanek nel 1944. Gli Stati Uniti e il Regno Unito liquidarono il rapporto sovietico come propaganda. E i sovietici liberarono la fabbrica della morte ancora intatta di Auschwitz/Birkenau nel gennaio 1945.

La fissazione degli Stati Uniti e del Regno Unito sui mali di Stalin (e lui era malvagio) ha colorato i rapporti del dopoguerra con i sovietici e il regime che lo succedette in Russia.

Gli Stati Uniti persero 472.000 uomini nei teatri europei, nordafricano e del Pacifico nella Seconda Guerra Mondiale. I russi persero più di 8 milioni di soldati e circa 19 milioni di morti tra i civili. Le sconcertanti perdite subite dalla Russia nella Seconda Guerra Mondiale sono ancora oggi ricordate e onorate. Lo stesso non si può dire del popolo degli Stati Uniti e del Regno Unito. Certo, alcuni se ne ricordano, ma se si considera che gli ottantenni di oggi sono nati mentre la Seconda Guerra Mondiale stava dilagando, il ricordo di quel periodo di orrore sta svanendo. Stimo che il 95% degli americani sotto i cinquant’anni non sia in grado di spiegare chi ha combattuto nella Seconda Guerra Mondiale, e chi ha fatto cosa a chi.

Il che mi porta all’attuale guerra in Ucraina. Nonostante la propaganda occidentale secondo cui Vladimir Putin è intenzionato a ricostituire l’Unione Sovietica, Putin non ha dimenticato le lezioni che i russi hanno imparato nel modo più duro nella Seconda Guerra Mondiale. Joe Stalin fece un accordo diabolico con Hitler nel 1939 per spartirsi la Polonia, e visse per vedere Hitler tradirlo.

Durante gli ultimi trent’anni dal crollo dell’Unione Sovietica, molti leader russi hanno nutrito la convinzione di potersi fidare degli Stati Uniti e dell’Europa, e di mettere la triste eredità dell’Unione Sovietica nella pattumiera della storia. Ma quella speranza è ora a brandelli. Invece di fermare l’espansione della NATO, l’Occidente ha continuato ad arruolare nuovi membri, comprese le nazioni che si trovano sul confine occidentale della Russia. L’invasione tedesca dell’Unione Sovietica nel 1941 includeva personale militare di Italia, Ungheria, Romania, Slovacchia e Croazia. Due di questi paesi – Italia e Romania – si stanno nuovamente allineando con quella che i russi percepiscono come una minaccia ostile.

A peggiorare le cose c’è stata la crescita dell’influenza dei neonazisti in Ucraina. Un ufficiale dell’esercito svizzero in pensione, Jacques Baud, che ha servito per lunghi periodi con la NATO, ha scritto un brillante trattato [in inglese] che spiega le radici di questa nuova guerra. Uno dei suoi punti salienti riguarda il fallimento dell’esercito ucraino di conquistare il Donbass nel 2014. Baud scrive:

Così, per compensare la mancanza di soldati, il governo ucraino ha fatto ricorso alle milizie paramilitari. Sono essenzialmente composte di mercenari stranieri, spesso militanti di estrema destra. Nel 2020, costituivano circa il 40% delle forze ucraine e contavano circa 102.000 uomini, secondo la Reuters [in inglese]. Erano armati, finanziati e addestrati da Stati Uniti, Gran Bretagna, Canada e Francia. C’erano più di diciannove nazionalità, compresi gli svizzeri.

I paesi occidentali hanno quindi chiaramente creato e sostenuto le milizie ucraine di estrema destra [in inglese]. Nell’ottobre 2021, il Jerusalem Post ha lanciato l’allarme denunciando il progetto Centuria [in inglese]. Queste milizie operavano nel Donbass dal 2014, con il sostegno occidentale. Anche se si può discutere sul termine “nazista”, resta il fatto che queste milizie sono violente, trasmettono un’ideologia nauseante e sono virulentemente antisemite. Il loro antisemitismo è più culturale che politico[in inglese], ed è per questo che il termine “nazista” non è veramente appropriato. Il loro odio per l’ebreo deriva dalle grandi carestie degli anni ‘20 e ‘30 in Ucraina, derivanti dalla confisca dei raccolti da parte di Stalin per finanziare la modernizzazione dell’Armata Rossa. Questo genocidio – noto in Ucraina come Holodomor – fu perpetrato dal NKVD (il precursore del KGB), i cui vertici erano composti principalmente da ebrei. Questo è il motivo per cui, oggi, gli estremisti ucraini chiedono[in inglese] a Israele di scusarsi per i crimini del comunismo, come nota il Jerusalem Post. Questo è ben lontano dal “riscrivere la storia” [in francese] di Vladimir Putin.

Queste milizie, originate dai gruppi di estrema destra che hanno animato la rivoluzione dell’Euromaidan nel 2014, sono composte da individui fanatici e brutali. Il più noto di questi è il Reggimento Azov, il cui emblema ricorda la 2° Divisione Panzer SS Das Reich, venerata in Ucraina per aver liberato Kharkov dai sovietici nel 1943, prima di compiere il massacro di Oradour-sur-Glane del 1944 in Francia.

Se gli Stati Uniti e la NATO persistono nel demonizzare tutto e tutti i russi, stanno ignorando la storia della Russia nel respingere gli invasori stranieri. Non sono uno storico professionista, ma so questo: Napoleone pensava di poter prendere Mosca e fallì; Hitler credeva di poter schiacciare i subumani (untermensch) slavi e fu schiacciato. Temo che i leader occidentali stiano ancora una volta indulgendo alla fantasia di poter forzare il crollo, non solo di Vladimir Putin, ma di tutta la Russia. Suggerisco che sia il momento di ricordare la storia o, come Santayana ha avvertito, ci stiamo condannando a ripetere un incubo.

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Articolo di Larry Johnson pubblicato su A son of the new american revolution  il 27 aprile 2022
Traduzione in italiano di Pappagone per SakerItalia

[le note in questo formato sono del traduttore]

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