Se il popolo esiste come soggetto (almeno storico e politico), allora hanno amici e nemici. Non quegli “amici” che “combattono contro i socialdemocratici” e non quei nemici che vengono inviati periodicamente nei campi o semplicemente eliminati in tutto il mondo e durante tutte le epoche (Stalin non è stato un pioniere e nemmeno il più efficace utilizzatore della tecnologia per combattere i “nemici del popolo”). E devono esserci amici e nemici oggettivi del popolo (indipendentemente dagli umori pubblici, dalle opinioni soggettive dei “controllori del pensiero” o dei leader politici). Inoltre, il fatto stesso dell’oggettività della loro esistenza li rendono oggettivamente o, rispettivamente, i nemici non di una persona singola ma di tutte le persone nello stesso tempo. Ecco perché anche socializzando nella limitatezza del loro pianeta nativo, combattendo per lo “spazio vitale”, le fonti non-rinnovabili o per i mercati, tutte le persone vedono allo stesso modo un futuro felice, cioè una vita migliore per la generazione futura e, possibilmente, anche per quella attuale.

Per vita migliore non intendo un astratto “sistema di valori” ma una reale, comoda e sicura comunità umana. In linea di principio, una persona può pensare ai valori, al senso della vita o ad alti concetti spirituali solo quando si liberano della preoccupazione costante per il pane quotidiano e per la protezione da un pericolo inaspettato per se stessi, la progenie e i parenti. Ma se il tempo viene utilizzato per assicurare sempre la sopravvivenza, allora non c’è tempo per pensare a questioni astratte. Ecco perché le società preistoriche sono più che concrete: non avevano il tempo per pensare all’astratto (nel linguaggio delle rare popolazioni selvagge moderne, completamente tagliate fuori dalla civilizzazione, semplicemente non hanno termini per esprimere concetti astratti). Le regole della sopravvivenza richiedevano in maniera persistente la concentrazione solo sul beneficio utilitaristico delle cose concrete. Coloro che si distoglievano con riflessioni inutili, morivamo per non aver notato il pericolo in tempo.

Ogni instabilità, sia essa interna o esterna, richiede risorse aggiuntive per il ripristino di uno stato normale. La società per esempio sostiene perdite materiali e sperimenta la minaccia all’abituale stile di vita, molto spesso anche una concreta minaccia alla vita di alcuni dei suoi membri. Quindi, il primo segno che può essere usato per distinguere i nemici del popolo rispetto agli amici è se un politico specifico o una forza politica lavora per la stabilità o per la destabilizzazione.

Questo è il primo segno ma non è l’unico. Se fosse stato l’unico, allora sarebbe stato tutto semplice: i conservatori (evoluzionisti) sarebbero amici e i radicali (rivoluzionari) sarebbero nemici. Ma finora possiamo dire che i trend politici conservatori (evoluzionisti) danneggiano più raramente e il danno che ne deriva è minore rispetto a quella dei rivoluzionari. Tuttavia, succede che i conservatori causino un danno irreparabile alla società. Del resto, al tempo sono stati i conservatori occidentali a portare Hitler al potere e oggi i neo-nazisti sono stati cresciuti ed educati dagli attuali neoconservatori (neocon).

Qualche volta la stabilità dei conservatori sembra essersi così irrigidita che rifiuta ogni seppur necessario e maturo cambiamento evolutivo. Quindi l’arrivo delle forze rivoluzionarie diventa inevitabile. Ma c’è rivoluzione…e rivoluzione. Per esempio, la rivoluzione francese ha fatto immergere il paese in un Moloch insanguinato, mentre la rivoluzione del 1830, che ha spodestato non solo la stessa dinastia ma Carlo X, il fratello più giovane di Luigi XVI, ha visto l’uso delle armi ma praticamente senza eccessi sanguinari.

La rivoluzione borghese inglese ha causato fiumi di sangue, mentre la “gloriosa rivoluzione”, che è scoppiata nella stessa Inghilterra poco più di 40 anni dopo, si è svolta per lo più in “guanti bianchi”. La rivoluzione Meiji in Giappone ha avuto uno svolgimento di tipo assolutamente vegetariano se paragonata alle azioni del fondatore dello shogunato di Kamakura – il primo nella storia del Giappone – Minamoto no Yoritomo, che aveva un carattere rivoluzionario.

Per esempio, non tutte le rivoluzioni fanno sprofondare il paese in un baccanale distruttivo e sanguinoso. Ci sono rivoluzioni che accadono in una maniera piuttosto “evoluzionaria”, una sorta di rivoluzione conservatrice. Quindi, possiamo accertare che le rivoluzioni capitano qua e là quando il governo conservatore blocca quelle forze evoluzionarie che già sono mature. Così, se è la più piccola (ma attiva) parte della società che spinge per i cambiamenti, la rivoluzione può essere estremamente sanguinosa e distruttiva perché deve reprimere la resistenza (anche se passiva) della parte più ampia della società e perché deve anche paralizzare (al primo stadio) e quindi riformare o distruggere il vecchio apparato di stato (non fedele ai rivoluzionari). Se però i cambiamenti sono sostenuti da gran parte della società, il potere che li contrasta cade come una pera matura dopo alcune ore (o giorni) dopo che viene fatta la prima pubblica dichiarazione da parte degli oppositori. Ma non c’è repressione, il vecchio ordine non ha già più la chance di tornare.

Come possiamo vedere, il movimento conservatore o rivoluzionario ci porta più vicino alla definizione dei nemici e degli amici oggettivi del popolo; non sono però una misura assoluta, le eccezioni sono così frequenti che loro stessi diventano la regola, permettendo di affermare che in certi casi il conservatorismo stagnante si trasforma in una forza ostile rispetto agli interessi della società, mentre la rivoluzione moderata agisce per l’interesse pubblico.

In linea di principio, c’è solo un unico passo finale che dobbiamo fare. Noi ora possiamo definire che i nemici del popolo sono quelle forze politiche che, contrariamente al desiderio delle persone (sebbene spesso con le migliori intenzioni), cercano di aggrapparsi a un regime obsoleto con la forza e la repressione oppure di imporre un nuovo regime.

Non importa se una persona prova a difendere una monarchia millenaria o aspira a un futuro comunista: ciò che è importante sono i metodi che si usano per raggiungere gli obiettivi. Se il politico o il partito garantiscono una discussione libera, dimostrando la propria causa e, dopo aver perso, accetta la sconfitta e prova a recuperare alla successiva elezione, indipendentemente da come vedano il futuro del paese, allora quelli sono gli amici del popolo perché agiscono in accordo con il metodo, dando cioè alle persone l’opportunità di decidere per loro stessi come vivere. Più precisamente gli amici del popolo osservano la legalità procedurale e meno ingannano durante i dibattiti pre-elettorali, più amichevoli diventano successivamente.

I nemici del popolo sono quei politici e forze politiche che, non avendo il supporto della maggioranza, sognano di distruggere fisicamente i loro oppositori politici e di forzare la società a mettere in pratica le loro idee. Più spesso loro non solo sognano ma anche provano (con diversi livelli di successo) a destabilizzare lo stato al fine di cogliere una buona occasione in una situazione torbida e uccidere coloro che non stanno con loro.

Li possiamo chiamare radicali e contrapporli agli evoluzionisti. C’è solo la necessità di capire che tutti possono essere radicali: fascisti, nazisti e comunisti di tutti i colori e sfumature, così come monarchici, borghesi democratici, liberali, ecologisti…chiunque. Appena sentite qualcuno dire che per raggiungere la felicità generale c’è bisogno di sparare o imprigionare alcuni gruppi sociali, non chiedetegli quale siano le sue idee: indipendentemente da quali siano, davanti a voi c’è un radicale. Anche se le loro idee sembrano buone, allontanatevi da loro e non dategli mai il vostro supporto, perché dopo aver sparato ai nemici di oggi, ne troveranno di nuovi. Prima o poi arriverà il vostro turno, anche se oggi dicono, mentre vi danno gentilmente una pacca sulle spalle: “io e te siamo l’Himalaya, loro sono i pigmei”. I radicali risolvono ogni dibattito politico con l’aiuto dei proiettili (o della prigione) e, prima o poi, la discussione comincerà tra persone che sono ideologicamente più affini.

I radicali rispettano solo la propria opinione e hanno fiducia solo nella propria correttezza. Non riflettono ma uccidono. Allo stesso tempo si considerano tipo come delle guardie forestali, dando sollievo alla società liberandola da un elemento dannoso. Lì dove i radicali ottengono un potere assoluto e senza limiti, come nella Cambogia di Pol Pot, portano velocemente le cose verso il genocidio di quelle stesse persone per cui loro stanno facendo un bene maggiore. E se non vengono fermate in tempo, non ci sarà più un popolo: nella lotta per la felicità del popolo, il popolo sarà semplicemente usato fino all’esaurimento.

Anche i rappresentanti di tutte le correnti possono essere evoluzionisti: monarchici e comunisti, liberali e democratici, anche persone con orientamento di estrema destra possono sembrare piuttosto rispettosi della legge. Inoltre, una parte degli orientamenti politici dell’estrema sinistra (comunista) e dell’estrema destra (fascista o nazista) danno per assodato già nella loro ideologia di base la dimensione violenta del potere e la soppressione forzata dei dissidenti. Questo perché, per differenziarsi tra evoluzionisti e radicali, molto spesso sono stati inventati dei nomi nuovi per le ali moderate delle forze politiche radicali. Recentemente però i radicali, mascherandosi da normali, rifiutano anche i marchi compromessi. Così, per esempio, i nazisti ucraini dicono ancora che loro non sono affatto nazisti ma democratici. In più, mentre fanno questa dichiarazione, possono parlare della struttura democratica del loro stato e approvare subito dopo degli arresti illegali, detenzioni senza processo, errori giudiziari e arbitrari omicidi politici, motivando tutto questo con la necessità di difendere lo stato.

Ricordatevi: se promettono di difendervi attraverso l’eliminazione fisica di qualcuno (o la soppressione dei loro diritti civili), allora significa che avete a che fare con un radicale e – semplicemente – con un nemico del popolo. Loro, di certo, sono pronti a uccidere altre persone a proprio beneficio e a distruggere gruppi sociali estranei per bontà di giustizia, ma la mano di ciascuno non può raggiungere il popolo degli altri (ti possono colpire le mani al punto che non potrai più raccogliere le tue ossa), ecco perché gli esperimenti sociali dovrebbero essere fatti sul proprio popolo. E comunque succede sempre così: più alto è il numero di elementi ostili che viene distrutto sulla via della felicità, più la felicità stessa diventa distante e irraggiungibile.

E’ possibile comprendere l’inevitabilità della guerra (anche se è necessario cercare di evitarla fino alla fine) e bisogna essere sempre pronti per la guerra (al nemico piace attaccare senza preavviso) ma la persona che cerca la guerra (interna o esterna che sia la guerra) come un modo per risolvere i problemi politici attuali, è sempre nemico del popolo. Perché una guerra distrugge il popolo (capita che capiti fino alla fine) ma coloro che sono fortunati e sopravvivono, sono obbligati a ripristinare il loro habitat a lungo e costantemente.

C’è un solo tipo di guerra efficace: la guerra che, secondo la definizione di Sun Tzu, non è stata fatta, cioè quando la vittoria sul nemico si ottiene senza operazioni militari e in generale senza una formale violazione dalla pace. E’ la forma più alta di vittoria che solo i politici davvero grandi, che non nascono ogni secolo, sono capaci di raggiungere.

I radicali in generale non capiscono mai dove stia la vittoria. Il loro intelletto limitato non gli permette di vedere la vittoria fino a quando non stati versati fiumi di sangue (in più, dal loro punto di vista più sangue è stato versato, più grande è la vittoria). E’ precisamente un intelletto limitato che genera un sentimento di inferiorità sociale e politica, a limitare alla semplice violenza gli strumenti politici dei radicali: come risultato, è infatti la psiche a soffrire, quindi alla fine noi riceviamo un individuo psicologicamente instabile che prova a mandare il proprio popolo al massacro. In sintesi: una scimmia con una granata.

E sono proprio loro che sono nemici del popolo, perché loro (per alcuni è per onore e gloria, per altri si tratta di realizzare complessi infantili, alcuni cercano di vendicarsi del fatto che non sono stati apprezzati personalmente) spingono le persone ad andare a morire meravigliosamente invece di vivere meritatamente. Il risultato finale è che sono nemici di tutti i popoli sul pianeta perché li spingono direttamente verso l’apocalisse (non necessariamente quella nucleare ma una non meno ugualmente distruttiva).

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Articolo di Rostislav Ishchenko pubblicato su TheSaker.is il 21 giugno 2018
Traduzione in italiano a cura di Elvia Politi per SakerItalia.it

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