Nell’era Trump la diplomazia americana sembra essere morta. Dopo due anni alla Casa Bianca, il presidente americano si è alienato le simpatie di un numero imprecisato di leader mondiali, tra cui gli alleati più stretti.

Lo stile deplorevole e “a ruota libera” di Trump ha causato un sussulto all’establishment degli affari esteri di Washington, che ha denunciato [in inglese] come la sua presidenza abbia danneggiato la posizione nel mondo degli Stati Uniti.

L’ultimo battibecco in merito al suo desiderio di “comprare” la Groenlandia, come se fosse una proprietà immobiliare, solleva degli interrogativi pubblici sulla sanità di Trump. L’imbarazzo [in inglese] della classe politica e urbana degli Stati Uniti per avere un presidente così rozzo, è alto.

Diplomazia e mediazione richiedono rispetto, conoscenza storica ed empatia (quest’ultima è la capacità di percepire le prospettive degli altri senza necessariamente essere d’accordo). Trump dimostra di non avere nessuna di queste qualità. E con il taglio del personale del corpo diplomatico durante la sua presidenza, c’è poco da ricorrere a più saggi consigli per controbilanciare le maniere cafone e prepotenti del presidente.

Il carattere volubile di Trump lo rende un partner inaffidabile. Tende a cambiare atteggiamento ed essere ostile anche con le persone che un tempo elogiava come amici. Guardate il suo comportamento incostante verso il presidente cinese Xi Jinping o il leader francese Emmanuel Macron. Sembra che non riesca a tener chiusa la sua grande bocca o a preoccuparsi delle conseguenze.

Mentre all’inizio di questo mese ospitava nell’Ufficio Ovale il Primo Ministro pakistano Imran Khan, Trump ha annunciato che il leader indiano Nerendra Modi aveva chiesto la sua mediazione nella disputa di lunga data sul Kashmir. Da parte di Trump è stata una dichiarazione esplosiva, che l’ufficio di Modi ha decisamente negato, dato che l’India ha ripetutamente rifiutato di prendere in considerazione qualsiasi intervento internazionale sul territorio che possa diminuire la propria autorità. La maldestra interferenza di Trump ha portato l’India a rafforzare immediatamente il proprio controllo sul Kashmir, e ad una preoccupante escalation verso uno scontro armato tra truppe indiane e pakistane sulla linea di frontiera.

I due Stati dotati di armi nucleari sono entrati in guerra in due occasioni precedenti a quella del Kashmir. La maldestra offerta di “mediazione” ha portato ad una nuova soglia il rischio di una guerra.

Il problema di Trump non è solo la sua propensione ad inventarsi le cose o, detto senza giri di parole, a mentire. Lo è anche la sua deplorevole ignoranza delle relazioni internazionali e della storia. Tale ignoranza per il comandante-in-capo della più grande potenza militare al mondo è spaventosa. Pazienza gli affari esteri, questo presidente non conosce nemmeno la storia della sua stessa nazione: durante il discorso del 4 luglio, ha raccontato che le forze rivoluzionarie americane “avevano preso possesso degli aeroporti” della potenza coloniale britannica durante la Guerra di Indipendenza del 1770.

Il suo presupposto capolavoro di mediazione internazionale per la pace che riguarda Israele e la Palestina è diventata una delle iniziative di Trump, cioè una vuota promozione e una spacconata che non significano nulla. Il cosiddetto “accordo del secolo” è un sorprendente tradimento dei diritti dei Palestinesi e un altrettanto scioccante endorsment [appoggio] dell’occupazione israeliana che si espande illegalmente.

La richiesta di Trump della scorsa settimana di vietare alle parlamentari del Congresso americano Rashida Tlaib e Omar Ilhan di visitare il territorio della Cisgiordania, è stata una vergognosa manifestazione di quanto ignorante e faziosa sia questa Casa Bianca su una delle principali cause di conflitto in Medio Oriente.

Non meraviglia che i leader palestinesi rifiutino di farsi coinvolgere dall’amministrazione Trump, ammettendo che la “mediazione” americana sia del tutto inutile e anzi dannosa per il loro desiderio di nazionalità.

In verità, decenni di diplomazia e mediazione nel Medio Oriente non hanno effettivamente portato al raggiungimento di una soluzione efficace e pacifica. Tutte le amministrazioni, da Carter a Clinton e a Obama, sono state abili nel sostenere a parole e con empatia le lamentele dei Palestinesi. Ma gli sforzi di pace dichiarati non hanno portato nulla ai Palestinesi perché fondamentalmente Washington sostiene l’occupazione israeliana. Ciò che Trump sta facendo è solo rendere l’incompetenza americana esplicita a livello diplomatico. Ecco perché gli esponenti dell’elite dell’establishment americano sono irritati da Trump: sta rovinando l’immagine accuratamente costruita di presunta autorevolezza morale e di leadership mondiale dell’America.

La mancanza da parte di Trump di una conoscenza generale sembra non conoscere confini. Per un certo periodo la sua personalità anticonformista funzionava benissimo con le controparti straniere, ma alla fine la titanica mancanza di sensibilità di questo magnate-immobiliare-diventato-presidente porta dei problemi.

La sfacciata richiesta fatta alla Gran Bretagna di una “Brexit dura” verso l’Europa sta rendendo ulteriormente ostili le relazioni americane con la UE, in particolare con la Germania. Questa settimana i media tedeschi si sono lamentati [in inglese] di quanto le relazioni tra Washington e Berlino siano ai minimi storici. Tutto questo è stato esacerbato dalla continua ramanzina di Trump che non vuole spendere di più per i militari, come se 50.000 truppe di stanza in Germania fossero lì per una difesa cavalleresca del Paese.

Lo smaccato sostegno di Trump all’ “addio senza accordo” dall’Unione Europea da parte del Primo Ministro britannico Boris Johnson è un altro intervento incauto. Le conseguenze di una rottura politica ed economica con l’Irlanda, come conseguenza di un potenziale ripristino delle “frontiere chiuse”, sono preoccupanti, tuttavia Trump parla con una ignoranza straordinaria di come gli Stati Uniti condividano un comune “problema di frontiera”.

Anche il successo apparente di Trump riguardo al suo sorprendente impegno con il leader nord coreano Kim Jong-un è tutt’altro che certo. La ripresa dei test missilistici in Corea del Nord la scorsa settimana, e la denuncia nord coreana di continue manovre militari congiunte USA-Corea del Sud, si potrebbero semplicemente considerare come un progresso parziale di Trump nell’impegno a sbrogliare la questione con Kim. Il problema ricorrente è, ancora, che Trump non ha alcuna credibilità o consistenza per sostenere qualsivoglia mediazione in cui si impegna.

Sembra che ci siano ben poche nazioni che vogliano dare credibilità a Washington, a causa del talento di Trump nell’irritare tutti e mostrarsi senza scrupoli. E’ significativo che dopo molte settimane passate a chiedere una coalizione navale internazionale per proteggere apparentemente le rotte commerciali nel Golfo Persico dall’ “aggressione iraniana”, gran parte dei Paesi si sono stufati di essere coinvolti. Inghilterra ed Israele sono le uniche due nazioni che hanno mostrato interesse (per ingraziarsi Trump a loro vantaggio). Anche gli alleati di lungo corso degli USA, come l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, sembrano essere diffidenti nel seguire verso il baratro la dubbiosa leadership di Trump.

Il summit del G7 a fine di questa settimana a Biarritz sarà un significativo spettacolo di quanto Trump sia isolato sul palcoscenico mondiale. Le riunioni precedenti avevano mostrato disprezzo e irritazione tra gli altri leader. L’imminente incontro promette di essere un ulteriore elemento di imbarazzo per la sempre più danneggiata immagine di Trump.

L’egotismo dispotico di Trump e il suo collasso mentale lo rendono una persona che gli altri stanno imparando a ignorare.

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Articolo di Finian Cunningham pubblicato su Information Clearing House il 19 agosto 2019
Traduzione in italiano a cura di Elvia Politi per Saker Italia.

[I commenti in questo formato sono del traduttore]

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