La rassegna stampa di stamattina ha ampiamente dimostrato che ieri avevamo ragione a temere il peggio. Non è che siamo particolarmente bravi, è che sappiamo esattamente cosa succederà perché abbiamo visto cosa è successo in passato. Conosciamo l’atteggiamento della stampa e dei politici europei per averlo visto ormai decine di volte:

1) Quando c’è un attentato in una delle capitali europee che ci sono simpatiche l’interpretazione è sempre la stessa: sono sotto attacco i nostri valori e la nostra civiltà. Del resto noi siamo in pace da millenni grazie all’Unione Europea (è una battuta, ma loro pare ci credano): non facciamo guerre, non bombardiamo, non invadiamo paesi sovrani. Ogni tanto, per pura bontà d’animo, facciamo qualche missione di pace per salvare bambini e costruire scuole e ospedali. Probabilmente è proprio questo che infastidisce gli orchetti: la nostra infinita bontà.

Quando invece l’attentato è in Russia, è colpa delle politiche aggressive di Putin, che è andato a bombardare gli orchetti neri dell’Isis (chiamato da un paese alleato secondo le regole del diritto internazionale, ma questo pare non conti). Se poi gli orchetti neri si arrabbiano e massacrano il popolo russo non ci si può lamentare. Anzi: il popolo russo farebbe bene a votare candidati più amichevoli con gli orchetti, invece di piangere i propri morti in attacchi “giustificati” (ho sentito anche questo, ieri su Rainews).

2) Addirittura qualcuno ipotizza che la bomba Putin se la sia messa da solo, per neutralizzare l’opposizione di Navalny (nel timore che possa arrivare a un clamoroso 3% alle elezioni presidenziali), in una versione moderna della strategia della tensione. Naturalmente ipotesi come questa non passano nemmeno nell’anticamera del cervello dei nostri commentatori quando gli attentati avvengono nei paesi occidentali. Noi la strategia della tensione non sappiamo nemmeno cosa sia. E’ roba sovietica.

Berlino, porta di Brandeburgo: nessun “Je souis” per la Russia

Riguardo alle bandiere, noi sappiamo bene che non contano nulla. Però, quando vediamo che i colori della bandiera russa sono gli unici a non tingere i monumenti europei in omaggio alle vittime russe, proviamo vergogna. Una vergogna antica, per l’odio insensato che a questo continente è stato inculcato verso un popolo fratello, verso un paese che la Storia e il buon senso ci imporrebbero di ringraziare e rispettare.

Per questo la bandiera la mettiamo noi, nella speranza che qualche russo la veda e ci perdoni.

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Articolo a cura di Barbara Oioli per SakerItalia.it

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