Nel corso della lunga e documentata storia [in inglese] dei rovesciamenti illegali di governi in paesi stranieri ad opera degli Stati Uniti per costruire un impero globale, sono emerse tre modalità con cui Washington attua diffusamente i suoi “cambi di regime”.
Dall’alto. Se il leader preso di mira è stato democraticamente eletto e gode del sostegno popolare, la CIA lavora con i gruppi d’élite (come i militari) per rovesciarlo (qualche volta utilizzando l’omicidio). Tra i numerosi esempi, c’è il primo colpo di Stato [in inglese] sostenuto dalla CIA: il 30 marzo 1949, solo 18 mesi dopo la fondazione dell’agenzia, il Colonnello dell’esercito siriano Husni al-Za’im [in inglese] rovesciò il Presidente eletto Shukri al-Quwatli [in inglese].
Nel 1954 la CIA ha rovesciato in Guatemala il Presidente eletto Jacobo Árbenz [in inglese], che fu rimpiazzato da un dittatore militare. Nel 1961, solo tre giorni prima dell’insediamento del Presidente John F. Kennedy (che favorì il suo rilascio), il Presidente congolese Patrice Lumumba fu assassinato con l’aiuto della CIA, che portò al potere il militare e uomo forte Mobutu Sese Seko [in inglese]. Nel 1973, gli Stati Uniti hanno sostenuto il Generale cileno Augusto Pinochet per rovesciare e uccidere Salvator Allende, Presidente cileno eletto democraticamente, e hanno istituito la dittatura militare, una delle tante dittature militari insediate in quel periodo dagli Stati Uniti in America Latina nell’ambito dell’Operazione Condor [in inglese].
Dal basso. Se il governo preso di mira deve affronta una rivolta popolare spontanea, gli Stati Uniti la fomentano e l’organizzano per rovesciare il leader, eletto o meno. Tra il 1958 e il 1959, le proteste [in inglese] anti-comuniste in Kerala (India), sostenute localmente dal Partito del Congresso e dalla Chiesa Cattolica, sono state finanziate dalla CIA e hanno portato alla rimozione del governo comunista che era stato eletto. Nel 1953, il colpo di Stato in Iran, che ha rovesciato il democraticamente eletto Primo Ministro Mohammad Mosaddegh [in inglese], è stata una combinazione di – dal basso verso l’alto – proteste di strada sostenute dalla CIA (e dall’MI6) e di – dall’alto verso il basso – clero ed esercito conservatori, con la finalità di distruggere la democrazia e riportare sul trono un monarca. Il colpo di Stato sostenuto dagli Stati Uniti in Ucraina nel 2014 è l’ultimo esempio di come gli USA abbiano lavorato insieme ad un autentico dissenso popolare per contribuire ad organizzare e guidare il rovesciamento, in questo caso, di un Presidente la cui elezione era certificata dall’OSCE.
Attraverso l’intervento militare. Se un colpo di Stato non è fattibile, gli Stati Uniti ricorrono all’intervento militare diretto o indiretto. Uno dei primi esempi è stato il corpo di spedizione americano che ha invaso la Russia nel 1918, durante la guerra civile, nel tentativo di rovesciare il nuovo governo bolscevico. Più di recente, nel 1983, l’esercito americano ha invaso Grenada per rovesciare il Presidente marxista, e nel 1989 ha invaso Panama per rovesciare l’ex risorsa della CIA Manuel Noriega.
Un’altra operazione ibrida è stato il bombardamento americano della Serbia nel 1999 e il finanziamento da parte del Dipartimento di Stato del gruppo d’opposizione Otpor!, che ha portato alla rimozione di Slobodan Milosevic. Gli esempi recenti più rilevanti di invasione militare diretta per rovesciare i governi sono le invasioni guidate dagli Stati Uniti in Afghanistan nel 2001 e in Iraq nel 2003. L’intervento militare indiretto attraverso intermediari per rovesciare i governi c’è stato nella guerra dei Contras contro il Nicaragua negli anni ’80 e nella guerra jihadista dal 2011 ad oggi per rovesciare il governo siriano.
Non dal nulla
Solitamente gli Stati Uniti impongono le sanzioni economiche in anticipo per “ammorbidire” l’obiettivo.
Negli interventi non-militari, gli Stati Uniti non creano un cambio di regime di sana pianta: lavorano su un preesistente dissenso, che può esserci nella popolazione, nell’esercito o in altro gruppo di élite. Lo sfrutta, lo finanzia, lo addestra e l’organizza, ma non lo crea.
In altre parole, nei cambi di regime che non implicano un’invasione e un’occupazione, non si parla di coinvolgimento degli Stati Uniti o di autentico dissenso. Quasi sempre sono entrambe le cose.
E qualche volta le cose sono come appaiono: ci sono vere rivolte che non vengono controllate dagli Stati Uniti perché le rivolte sono contro dei clienti degli Stati Uniti e contro degli interessi di Washington. Per esempio, la rivolta del 2010 in Bahrain. In questi casi, gli Stati Uniti sostengono la repressione del dissenso (come sono pronti a fare anche al loro interno).
Kazakistan
La scorsa settimana, Consortium News ha pubblicato due articoli sulle rivolte in Kazakistan. Il primo [in inglese], di Craig Murray, sosteneva la tesi che la CIA non fosse coinvolta e che la rivolta fosse spontanea, a causa della diseguaglianza economica del paese e dell’aumento dei prezzi del carburante che sono stati subito abbassati.
Murray è stato ambasciatore britannico nel vicino Uzbekistan, e conosce l’Asia Centrale. Non c’è dubbio che la disuguaglianza, l’aumento dei prezzi del carburante e i decenni di governo autoritario abbiano fomentato le proteste. Ma, proprio per la sua natura segreta, è pressoché impossibile sapere cosa faccia la CIA in qualsiasi parte del mondo, fino a quando non vengono declassificati dei documenti (di solito dopo decenni) o qualche informatore o fuga di notizie lo fa trapelare prima.
La CIA, comunque, non ha avuto bisogno di essere coinvolta direttamente. E’ noto da almeno un articolo [in inglese] del Washington Post del 1991 che la CIA non è più ufficialmente necessaria per i cambi di regime. Dopo le rivelazioni del Church Committee del 1975 sui suoi crimini e la corruzione, la CIA, di fronte ad una reazione negativa della pubblica opinione, è ricorsa a nuovi metodi. Come sosteneva il Post, con la sua istituzione nel 1983, il NED statunitense fa apertamente ciò che la CIA faceva una volta in segreto. “La vecchia epoca delle azioni sotto copertura [della CIA] è morta”, ha dichiarato David Ignatius, il giornalista del Post.
Il mondo non opera più in segretezza. Adesso viviamo nell’Epoca delle Azioni allo Scoperto… il trionfo dell’azione allo scoperto [consiste] in una rete di agenti dichiarati che negli ultimi dieci anni hanno silenziosamente cambiato le regole della politica internazionale. Fanno pubblicamente ciò che la CIA faceva in segreto, cioè fornire denaro e sostegno morale ai gruppi per la democrazia, addestrare i combattenti della resistenza, lavorare per sovvertire il governo comunista. E, a differenza di molti obsoleti combattenti della Guerra Fredda della CIA, che tendevano a impigliarsi nelle loro stesse reti di segretezza, questi agenti allo scoperto hanno avuto un grandissimo successo.
Ma come spiegava Robert Parry, il fondatore di Consortium News, in un articolo [in inglese] del 2015 ripubblicato oggi sul sito, la CIA ha avuto un ruolo diretto nell’istituzione del NED, anche nella stesura della legge del Congresso che autorizzava questa agenzia americana a ricevere i soldi del governo americano. Il ruolo ininterrotto della CIA era quello di essere nascosta nell’“Epoca delle Azioni allo Scoperto”.
Il NED in Kazakistan
A partire dall’indipendenza del Kazakistan nel 1990, dopo lo scioglimento dell’Unione Sovietica, il paese è stato governato da un solo uomo, Nursultan Nazarbayev [in inglese]. Sebbene si sia formalmente dimesso nel 2019 in favore di Kassym-Jomart Tokaev [in inglese], scelto come suo successore, Nazarbayev è ancora al potere dietro le quinte. Nel 2019 la capitale è stata rinominata Nursultan in suo onore.
Il sistema politico kazako ha pochi elementi democratici. Non che importi molto agli Stati Uniti. Nella loro lunga storia di rovesciamenti di governi esteri, gli Stati Uniti hanno fatto cadere dei dittatori proprio con la stessa facilità con cui hanno fatto cadere dei democratici eletti. E’ irrilevante. Ciò che è importante è se i leader promuovono od ostacolano gli interessi degli Stati Uniti.
La mancanza di democrazia non interessava né all’ex Presidente Bill Clinton [in inglese] né all’ex Primo Ministro Tony Blair [in inglese], entrambi a loro agio con Nazarbayev per i guadagni redditizi. Londra e altri centri occidentali si fanno pochi problemi ad accettare gli investimenti delle non democratiche élite kazake.
L’assenza di democrazia in Kazakistan potrebbe essere utile a Washington. La rabbia della popolazione per essere repressa dal punto di vista politico ed economico è il tipo di materiale grezzo necessario per guidare un colpo di Stato dal basso verso l’alto.
Nel 2020 il NED ha speso 1.082.991 dollari per 20 programmi [in inglese] in Kazakistan. Uno da 50.000 dollari riguardava “la promozione della libertà di riunione pacifica” attraverso “contenziosi strategici a sostegno degli attivisti che affrontano la repressione”. Un altro da 65.000 dollari riguardava “la promozione dell’impegno civile tra la gioventù kazaka”.
L’autentica rivolta kazaka
Questi soldi sono stati versati in un paese con tensioni pre-esistenti che sono esplose dal 2 all’11 gennaio, causando la morte di 227 persone, 9.900 arrestati e il saccheggio e la distruzione di ampie parti del centro.
Inizialmente, il governo aveva provato a sedare le proteste calmierando di nuovo i prezzi del carburante; il governo si è poi dimesso e Nazarbayev si è ritirato dalla sua carica di presidente del Consiglio di sicurezza nazionale. Non ha funzionato. E’ stato dato l’ordine di sparare per uccidere contro i rivoltosi.
Alla fine, le truppe russe facenti parte della missione dell’ Organizzazione del Trattato per la Sicurezza Collettiva [CSTO, in inglese] hanno ristabilito l’ordine. In un’analisi [in inglese] giornalistica del 6 gennaio, il capo dell’ufficio dell’Europa orientale del New York Times ha riportato un nota di redazione non firmata: “E una volta che arrivano le truppe russe, raramente (se non mai) tornano a casa”. I media mainstream sono normalmente alimentati con queste battute di funzionari americani senza nome. In questo caso, la frase del governo americano sembra che abbia funzionato al contrario.
Il giorno dopo, il Segretario di Stato americano Antony Blinken ha dichiarato: “Ecco una lezione della storia recente: una volta che i Russi stanno dentro casa, a volte è molto difficile farli andar via”.
Mosca ha reagito [in inglese] con rabbia, e ha sottolineato che gli Stati Uniti dovrebbero analizzare la loro storia delle invasioni del Vietnam e dell’Iraq. Il Ministro degli Esteri ha dichiarato: “Se Antony Blinken ama così tanto le lezioni di storia, allora dovrebbe considerare questa: quando gli Americani stanno a casa tua, può essere difficile rimanere vivi e non essere derubati o violentati”.
Mercoledì i Russi e le altre truppe della CSTO hanno lasciato il Kazakistan [in inglese].
Interessi americani in Kazakistan
L’insediamento di un governo ostile alla Russia e alla Cina, entrambe confinanti con il Kazakistan, sarebbe vantaggioso per gli Stati Uniti. Potrebbe interrompere la Nuova Via della Seta che passa nel paese, e gli USA potrebbero metterci una base americana. E’ da aprile che gli Stati Uniti stanno cercando [in inglese] di trovare un paese per metterci una base e aumentare la pressione di accerchiamento sulla Russia. Ci sono anche allettanti giacimenti di petrolio e gas.
Malgrado questi interessi, il secondo articolo su Consortium News pubblicato la scorsa settimana suggeriva che gli Stati Uniti stavano fuori dal Kazakistan, affermando che non c’era alcuna prova del coinvolgimento americano nelle proteste. Anatol Lieven scrive:
Se il governo kazako crolla o viene gravemente indebolito, sarebbe molto sorprendente se elementi della linea dura di Washington non vedessero come opportunità quella di utilizzare il Kazakistan come base per indebolire il governo cinese in Sinkiang, anche se questo (come in Siria) li ha portati ad una alleanza di fatto con le forze estremiste islamiche.
Per l’America, utilizzare il Kazakistan in questo modo sarebbe un crimine e un errore madornale, che richiamerebbe i peggiori aspetti della politica americana in Africa, Asia e America Centrale durante la Guerra Fredda. Di fatto, assegnerebbe all’America il ruolo che i commentatori americani amano attribuire alla Russia, cioè quello di un cinico piantagrane, assolutamente indifferente alle conseguenze delle proprie azioni su sfortunate popolazioni del posto.
Prove circostanziali delle cause
Gli Stati Uniti non erano realmente coinvolti nella rivolta, come sostiene Lieven?
Secondo il Presidente russo Vladimir Putin “gli eventi in Kazakistan non sono i primi e tanto meno gli ultimi tentativi di interferenza negli affari interni dei nostri Stati provenienti dall’esterno”. Il 10 gennaio ha detto [in inglese] ai leader della CSTO: “Le misure prese dalla CSTO hanno chiarito che non permetteremo a nessuno di destabilizzare la situazione a casa nostra e attuare gli scenari della cosiddetta ‘rivoluzione colorata’”.
Putin ha detto anche che “sono stati attivamente utilizzati elementi di supporto militare e informativo, e sono stati impiegati gruppi di militanti ben organizzati e ben controllati… inclusi ovviamente quelli che sono stati addestrati nei campi dei terroristi all’estero”.
La possibile presenza di jihadisti è stata segnalata a seguito delle notizie [in inglese] sulla decapitazione di poliziotti kazaki.
Il governo kazako aveva un’opinione diversa, secondo il corrispondente da Mosca di lunga data Fred Weir, che scrive [in inglese] su Christian Science Monitor:
I leader kazaki hanno dato una spiegazione diversa [in inglese], additando i traditori interni di alto rango che hanno utilizzato il pretesto dell’aumento dei prezzi per innescare le proteste, e hanno poi scatenato delle unità armate appositamente addestrate, nel tentativo di mettere in atto un colpo di Stato. Almeno un ex ufficiale di alto livello, il capo dei servizi di sicurezza recentemente esonerato, Karim Masimov, è stato arrestato [in inglese] e accusato di complotto contro lo Stato.
Altri esperti osservano che nessun movimento ha rivendicato la responsabilità della rivolta e dai disordini non sono emersi leader riconoscibili né delle richieste unitarie. Lunedì, Galym Ageleulov da Almaty ha riferito a Monitor che questa circostanza altamente inusuale è difficile da inquadrare come ribellione organizzata.
‘Io penso che ciò che è successo sia questo: un incontro civile di persone stanche di un governo autoritario è stato utilizzato dalle élite per le loro lotte interne’ afferma Ageleulov ‘E’ stata un’impennata spontanea senza leader perché non è permessa alcuna opposizione legale e l’attivismo civile non è in grado di svilupparsi’…
Fyodor Lukyanov, uno dei principali analisti di politica estera russa, dice che ‘ci sono tutti gli elementi: tensioni socioeconomiche, elementi di interferenza esterna e un trasferimento del potere realizzato a metà’ dall’anziano autocrate Nazarbayev al successore che lui ha scelto, Tokaev. E’ ben noto che alcuni gruppi dietro Nazarbayev non erano felici della sua scelta. Molti osservatori hanno la sensazione che non sia stata un’esplosione spontanea’.
Nelle operazioni di cambio di regime, gli Stati Uniti hanno, di norma, un leader in esilio pronto ad essere insediato. Mukhtar Ablyazov, leader di Scelta Democratica del Kazakistan, è in esilio a Parigi. Afferma di non aver accettato i soldi occidentali, di aver chiesto sanzioni occidentali (che non sono arrivate) e di aver incitato [in inglese] ciò che definisce la rivoluzione che si sta realizzando nel suo paese. Ha dichiarato che la Russia stava “occupando” il Kazakistan, solo per vedere la fine della rivolta e il ritiro delle truppe russe.
Le decapitazioni, la natura organizzata della rivolta, l’occupazione dell’aeroporto, i finanziamenti del NED e il leader in esilio sono tutte prove circostanziali di un possibile coinvolgimento degli Stati Uniti. Molti commentatori sui social media e sul sito di Consortium News hanno ritenuto che, “se cammina come un’anatra” [il riferimento è al cosiddetto test dell’anatra], allora deve essere un colpo di Stato sostenuto dagli Stati Uniti.
Ma il giornalismo deve mantenere un più alto livello di prova. Consortium News critica giustamente i media mainstream per il fatto che ripetono, senza scetticismo, quanto dicono anonimi funzionari dell’intelligence americana. Lo scetticismo deve essere applicato anche quando gli Stati Uniti vengono accusati di essere coinvolti in un colpo di Stato. Una prova circostanziale non è sufficiente. Anche in un’“Epoca di azioni allo scoperto”, è necessaria una pistola fumante, che arriva di solito da documenti declassificati che provano la storia del cambio di regime da parte degli Stati Uniti.
Nel 2014, in Ucraina, c’erano anche prove circostanziali del coinvolgimento del NED. Il 13 dicembre 2013, l’allora vice del Segretario di Stato per gli Affari europei ed euroasiatici, Victoria Nuland, disse [in inglese] alla Fondazione USA-Ucraina che Washington aveva speso 5 miliardi di dollari in un decennio per sostenere le “aspirazioni europeiste” dell’Ucraina. In altre parole, per allontanarla dalla Russia.
Ma c’era anche una pistola fumante. E’ arrivata sotto forma di telefonata trapelata [in inglese] tra la Nuland e l’allora ambasciatore americano in Ucraina, in cui discutevano su chi sarebbe stato il nuovo leader ucraino, settimane prima che avvenisse il colpo di Stato.
In Kazakistan, nonostante le prove circostanziali, non c’è ancora una pistola fumante. Quindi, la domanda se ci sia stato o meno un coinvolgimento diretto e decisivo degli Stati Uniti nella rivolta in Kazakistan rimane senza risposta.
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Articolo di Joe Lauria pubblicato su Consortium News il 20 gennaio 2022
Traduzione in italiano a cura di Elvia Politi per Saker Italia.
[I commenti in questo formato sono del traduttore]
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Sarebbe divertente, o meglio entusiasmante per uno come me, assistere finalmente a un “regime change” negli usa, promosso e supportato segretamente e in modo intelligente dalla Russia, magari con l’aiuto della Cina …
Ci sono ormai tensioni interne negli usa, a tutti i livelli, dalla politica ai gruppi razziali e sociali, che favorirebbero e renderebbero possibile questo tipo di operazione.
In alternativa, l’implosione degli usa e/o la seconda guerra civile americana.
Il nemico spietato si deve ripagare con la stessa moneta + gli interessi.
Cari saluti
Il regime change preferito dagli USA e’ l’ assassinio dei leaders ostili o non addomesticabili. Che in Russia si tenga in adeguata considerazione questo fatto.
–,la pronta reazione del CSTO,sotto la guida Russa, in Kazakistan è più che un avvertimento agli USA/Nato.
Dopo quanto è successo ora essi sanno che non potranno contare troppo sulla preparazione del terreno da parte delle ONG,che verranno strettamente controllate o espulse.
Saker si e’ dimenticato di panama uguale identica vicenda e poi ho corrotto per la costruzione del canale!!!