In questi giorni di emergenza coronavirus, a tenere banco sui media non sono solo le complessità di carattere sanitario e gli impatti socio-economici, ma soprattutto le polemiche che una parte dell’informazione sta sollevando nei confronti dell’attività delle delegazione militare russa, composta da 104 persone (infermieri, addetti alla sanificazione, oltre a 32 medici), che sta operando nella provincia di Bergamo. Per saperne di più, ma anche per capire meglio che cosa sta succedendo nelle zone più colpite dall’emergenza, abbiamo raggiunto telefonicamente l’ing. Sebastiano Favero, Presidente dell’Associazione Nazionale Alpini.

S.I. Presidente Favero, come abbiamo potute vedere anche in questa emergenza Covid-19, l’Associazione Nazionale Alpini è impegnata in prima linea nella gestione dell’emergenza.

Come di consueto, l’ANA agisce a più livelli, in base chiaramente alle necessità. Operiamo a livello nazionale, regionale e comunale in base alle convenzioni con le singole realtà locali.  Facendo parte della Protezione Civile, possiamo essere di supporto con il nostro personale e le nostre strutture.

S.I. L’emergenza coronavirus è particolarmente grave nelle aree del nord Italia. Qui come state operando?

L’interno dell’ospedale degli Alpini realizzato nell’area della Fiera di Bergamo (Foto: ana.it)

In queste aree siamo impegnati in particolar modo a livello comunale con la distribuzione di dispositivi di protezione personale (mascherine), farmaci e, in qualche caso, di pasti. A livello regionale siamo impegnati soprattutto con la regione Veneto, dove abbiamo rimesso in funzione, in meno di una settimana, cinque strutture ospedaliere dismesse da qualche anno, con circa 730 posti letto, in parte già utilizzati per l’emergenza coronavirus. Sempre in Veneto abbiamo montato due PMA (postazioni mediche avanzate) presso gli ospedali di Treviso e Belluno, e più di venti tende per il triage in corrispondenza degli ospedali. Abbiamo anche allestito tende di triage nelle carceri del Veneto. Da questa settimana stiamo operando con la nostra colonna mobile, con cui raccogliamo e distribuiamo il materiale per la popolazione che arriva dal livello nazionale.
Operazioni dello stesso tipo le stiamo facendo sia in Lombardia che in Piemonte, in Emilia-Romagna, e in misura minore (data la minore incidenza dell’emergenza) anche i Friuli e in Trentino.
L’altra grande operazione che abbiamo fatto in questo periodo è stato l’allestimento in 7 giorni, con le nostre strutture da campo, dell’ospedale presso la ex Fiera di Bergamo, che conta 145 posti (di cui 75 di terapia intensiva e 3 di sub-intensiva) ed è già operativo da questo pomeriggio.

S.I. Siete quindi magari già pronti per gestire la fase 2, di cui si comincia a parlare in questi giorni. Dalle informazioni che ricevete, qual è lo stato attuale dell’emergenza?

Al momento stiamo operando in queste modalità e saremo quindi pronti ad intervenire, in base a quanto sarà previsto per la fase 2, con i nostri 15.000 uomini e tutto il personale sanitario alpino. Direi che previsioni sono difficili da fare, è difficile farne soprattutto dal punto di visto medico. Possiamo dire che, dalle ultime notizie ricevute da Bergamo, la sensazione è che questa pandemia pian piano cominci a rallentare. Lo speriamo, ma questa è la sensazione che abbiamo in tutte le realtà in cui operiamo. Dovremo sicuramente rimandare ad un secondo momento la valutazione sui numeri reali del contagio.

S.I. Nel territorio di Bergamo operate insieme alla delegazione russa di medici e personale sanitario. Cosa ci può dire in merito a questa attività che possiamo definire “congiunta”?

Come associazione d’arma siamo in sinergia col Ministero della Difesa, ragione per cui stiamo operando con la delegazione russa che è appunto composta da personale medico e

Personale sanitario russo impegnato in attività di sanificazione

sanitario militare. La Difesa ha quindi chiesto anche a noi di collaborare in queste attività, che riguardano soprattutto la sanificazione di strutture nella provincia di Bergamo. Mi hanno comunicato che, ad oggi, sono già state interessate 65 strutture per anziani.
Va detto che noi poi abbiamo un profondo legame storico con la Russia, legame che deriva dai fatti della Seconda Guerra Mondiale, in particolare la tragica ritirata che ci è costata 80.000 morti. Malgrado i drammatici fatti storici e bellici, abbiamo sempre avuto (e moltissime sono le testimonianze) un grande legame umano con il popolo russo. In accordo con le autorità russe dell’epoca, nel 1993 abbiamo costruito un asilo nella cittadina di Rossosch, dove era presente il Corpo d’armata alpino durante la Guerra. Ci torniamo ogni anno, questo per dirle il rapporto che abbiamo con la popolazione.
Nel 2018 abbiamo anche costruito il “Ponte dell’amicizia” a Livenka/Nikolajewka, luogo della tremenda battaglia in cui la Divisione Tridentina riuscì a sfondare e dare possibilità alle truppe di rientrare in patria. Il ponte è lì per confermare la storia di amicizia con il popolo russo.

S.I. Date queste premesse, la polemica sull’attività del personale russo risulta ancora più incomprensibile…

Fortunatamente nel dna alpino non ci sono retropensieri: lavoriamo quando c’è necessità. Con questo spirito abbiamo operato in Armenia (dopo il terremoto del 1988), in Ossezia dopo la tragedia di Beslan del 2004, in Sri Lanka con il primo ospedale da campo allestito dopo lo tsunami. Eravamo in Giordania poco prima dei fatti in Siria.
E quello che stiamo vedendo oggi con il personale russo è grande capacità, professionalità e disponibilità. Non ci sono state polemiche, e con noi il rapporto è estremamente cordiale e fattivo. Quello che posso dire è che a tutti i livelli istituzionali (Comuni e Provincia) e con la cittadinanza, c’è veramente un rapporto cordiale. Io non ho niente da segnalare se non fatti positivi. E’ un rapporto che va in questo senso, anche per la storia che unisce i nostri popoli. Lo posso testimoniare personalmente, avendo partecipato alla costruzione dell’asilo di Rossosch: i rapporti umani che ci sono e ci sono stati, hanno superato i drammatici fatti storici.
Non voglio entrare in valutazioni geopolitiche, ma da Alpino le posso dire che sono abituato a guardare i fatti: e i fatti mi dicono che il personale russo sta lavorando alacremente e con grande competenza. E su questo non posso che dire loro “grazie e bravi!”.

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Intervista a cura di Elvia Politi per SakerItalia

Ringraziamo il Presidente Sebastiano Favero e lo staff dell’Ufficio Stampa dell’Associazione Nazionale Alpini per la disponibilità e la professionalità.

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