È iniziata la resa dei nazisti del Reggimento scelto Azov (bandito in Russia) nello stabilimento di Azovstal. Durante la prima giornata, secondo i giornalisti che lavorano lì, più di duecento persone sono uscite con le mani alzate. Metà di loro sono feriti.

Nel frattempo, il comandante del reggimento nazionale Azov, Denis Prokopenko, già senza “armi”, senza “armatura”, senza galloni e insegne, un po’ patetico, in “puro ”leopolese” (ceco-polacco-zingaro- ungherese-ucraino, che metà degli ucraini non capisce), ha fatto un discorso confuso, nervoso e vago sui suoi “dubbi”, “responsabilità”, “pensiero critico”, “piano B” e un mucchio di altre cose, e alla fine ha detto: “Per salvare vite umane, l’intera guarnigione di Mariupol adempie alla decisione approvata dall’alto comando militare e spera nel sostegno del popolo ucraino…”.

Che tipo di decisione è stata questa, Zelensky lo ha spiegato in serata altrettanto vagamente agli ucraini: “Non è una giornata facile. Ma questa giornata, come tutte le altre, ha lo scopo di proteggere il nostro Paese e la nostra gente. Grazie alle azioni dell’esercito ucraino – le forze armate ucraine, l’intelligence, nonché il gruppo dei negoziatori -, del Comitato Internazionale della Croce Rossa e dell’ONU, speriamo di poter salvare la vita dei nostri ragazzi. Voglio sottolineare che l’Ucraina ha bisogno di eroi ucraini vivi. Questo è il nostro principio. Penso che ogni persona perbene capirà queste parole”.

La parola “arrendersi” non è mai uscita. Ma tutti hanno capito. In Ucraina c’è stato un ululato e un digrignare di denti: “Tradimento!”. E gli “Azoviti”, felici, sono immediatamente usciti con le mani alzate. Si è scoperto che gli “eroi” non volevano più morire per l’Ucraina. Sul palco di “Vremya Pokazhet” [un talk show su Channel One Russia] con Artem Sheinin, ho detto che “Azov” viene sfinito come un luccio su un’esca, fino al completo esaurimento e poi, semplicemente, tirato fuori per le branchie nella barca.

Non abbiamo preso d’assalto Azovstal. Sarebbe stato un regalo troppo prezioso per questi personaggi: la morte in battaglia. Pertanto, il Presidente della Russia ha ordinato di non prendere d’assalto l’impianto. I nazisti sono stati semplicemente spinti negli scantinati, come demoni in una cripta, e hanno iniziato a sopprimerli con fuoco e acciaio. Tre settimane dopo si sono arresi.

 

Servizio stampa del Ministero della Difesa della Federazione Russa / TASS

E vedere il vivente, arreso, miserabile “Azov” è un terribile colpo alla leggenda dell’ “Azov” d’acciaio, è una vergogna e uno svilimento. Dopotutto, l’Azov è la guardia d’élite di Bandera Kyiv. L’élite dell’élite! Sempre ammirato, imitato, a servire in cui era particolarmente onorevole. “Azov” è una specie di “SS leggera” di Bandera. Un intero movimento, un culto con una serie completa di accessori, dogmi e persino il proprio “credo”.

 

È iniziata qui a Mariupol la loro storia militare, Mariupol è stata la capitale dell’Azov in tutti questi anni. E la fine ingloriosa di “Azov”, la resa vergognosa nella stessa Mariupol, segna il completo crollo dell’intero loro culto. In un saggio su Vzglyad, parlando dei carristi di Mariupol, ho scritto che Azov è stato guidato nell’Azovstal come una vipera in un secchio, dal quale non può più uscire, non può mordere. E ora l’epilogo è arrivato.

Ora li stanno aspettando interrogatori e moltissimi arresti. Ora combatteranno pateticamente e cinicamente per la loro vita, consegneranno i loro comandanti e i loro “beni”, rinnegheranno i crimini commessi, chiederanno pietà e indulgenza. Ora sono in attesa di processi pubblici, nei quali dovranno guardare negli occhi le persone che hanno torturato e umiliato. E in questo c’è della giustizia suprema! La Norimberga di Donetsk.

Come una volta all’aeroporto di Donetsk, con la stessa disinvoltura e calma, si concludeva la leggenda dei “cyborg”, con cui l’ostinato “ucrainismo” di Bandera è stato vestito per sei mesi, ora chiudiamo la leggenda di “Azov”. Che si scioglie nell’aria, lasciandosi dietro il caratteristico fetore d’idrogeno solforato [odore di uova marce], nell’uscita degli “eroi” a mani alzate dai sotterranei, che con i fatti dimostrano uno dei principali slogan di Bandera “Gli eroi non muoiono…” . Sì! Si arrendono alla mercé dei vincitori.

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 Articolo di Vladislav Shurygin pubblicato su Vzglyad il 17 maggio 2022
Traduzione in italiano di Fabio_san per SakerItalia

[le note in questo formato sono del traduttore]

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