Introduzione
Secondo la disgustosa superiorità morale degli opinionisti più accreditati (una professione che dovrebbe essere vista con sospetto in ogni società aperta, non sono giornalisti in nessun senso) la vittoria di Trump è dovuta ai razzisti, ai bigotti, ai misogini, ai poco intelligenti, agli hacker russi, all’FBI, a Wikileaks, a Jill Stein, eccetera. I liberali scuotono per lo sconcerto le loro teste nell’incredulità di fronte all’indicibile stupidità delle masse. L’ultima cosa che essi intendono esaminare è la loro mancanza di riflessione, la loro mancanza di empatia, la loro stessa ipocrisia. Se i liberali non volevano che la bestia vincesse, non avrebbero dovuto crearla. Se questa elezione vi mortifica è perché non lo siete stati da ciò che l’ha preceduta.
Sembra che io non sia l’unico ad aver considerato la Clinton una mina vagante e una pazza pericolosa. Secondo John Steppling l’America del potere la vedeva nello stesso modo e l’ha lasciata affondare. Suona abbastanza incredibile, finché non ci pensate su. Molto è stato detto della lettera del direttore della FBI, Comey, due settimane prima delle elezioni, ma era stato il Wall Street Journal a rivelare i comportamenti fraudolenti e corrotti della Clinton. Steppling scrive che l’estabilshment finanziario si è diviso sulla Clinton, e che c’è stato un ulteriore divisione tra i Capi di Stato Maggiore e il Pentagono dove, viene riferito, molti discordavano dalle fantasie della Clinton su una no fly zone in Siria. I militari erano seriamente preoccupati che la mancanza di giudizio della Clinton sulla guerra fosse decisamente pericolosa. In altre parole, scrive Steppling, si era creata in ogni settore della struttura politica una crescente paura che la Clinton fosse la vera mina vagante di queste elezioni. Repellenti per natura e urlanti per la guerra, sono stati il Wall Street Journal, il Pentagono e i Capi di Stato Maggiore che alla fine hanno affondato la Clinton. L’idea del suo dito sul bottone nucleare era un passo troppo in là. Il futuro ci dirà se qualcosa di questo potrà essere confermato. Io, per quel che vale, non ne sarei affatto sorpreso. La ragione per cui la Clinton ha perso le elezioni è Hillary Clinton, la corruzione del Comitato Nazionale Democratico e, soprattutto, il neo liberalismo e il neo conservatorismo di un establishment del partito Democratico marcio fino al midollo. La Clinton non aveva programmi tranne che business as usual e più guerre. Ma l’America è stanca e stufa dello status quo e, sebbene questo possa essere difficile o impossibile da capire per i liberals, l’elettorato americano non vuole rischiare una guerra con la Russia.
Neo liberalismo, neo conservatorismo e globalizzazione in carne e ossa
Trump ha vinto la “Fascia della ruggine” dell’Est, Michigan, Wisconsin, Ohio e Pennsylvania. Questi stati erano una volta stabilmente democratici. Oggi tre di essi hanno un governatore repubblicano. La Pennsylvania ne ha avuto uno in passato. La Pennsylvania è stata, per scherzo ma non senza arguzia, descritta come Filadelfia nell’est, Pittsburgh nell’ovest, e l’Alabama nel mezzo. Io ho vissuto là. Non è più il primo mondo. E’ un cinematografico e spesso surreale paesaggio di piccole città in cui nulla è rimasto se non fabbriche vuote, infrastrutture lasciate ad arrugginire da trenta e più anni, persone impoverite, disperate, intorpidite o mezze matte per i tranquillanti, le droghe o l’alcol. Molti non hanno i mezzi per dare la colazione ai bambini, che vanno a scuola affamati se vanno a scuola. Per molti la scelta è tra mangiare e pagare l’affitto. Dimenticatevi la sanità. Tutto questo in uno stato che fu l’epitome del sogno americano: pieno di posti piacevoli e ameni, un’enorme infrastruttura industriale, pieno impiego, buoni salari, forti sindacati, gente che lavorava duro, educazione a portata di mano, mobilità sociale. Tranne qualche centro urbano, qualche sobborgo nelle aree suburbane, qualche comunità dietro i recinti, la Pennsylvania è il neoliberalismo in carne e ossa: un mondo in rovina, un puzzolente cimitero umano ed ecologico, una prigione qui e là e il fracking ovunque. Tutto questo e gli oscenamente ricchi nelle loro tenute e sui loro yacht della Costa Occidentale che hanno mostrato il medio alla gente negli ultimi 30 anni (controllate qui).
Come ha chiesto Glen Greenwald:
“Perché qualcuno avrebbe dovuto pensare che una candidata che è la personificazione dell’establishment del potere globalizzato, che letteralmente affoga personalmente e politicamente nel denaro di Wall Street, dovesse avere una eleggibilità in suo favore ?” (qui e qui è sempre stato chiaro che una parte dei sostenitori di Sanders non avrebbe mai votato per la Clinton).
Perché, davvero. Trump in Pennsylvania ha detto che il sostegno dei Clinton al NAFTA ha aiutato a distruggere gli stati industriali dell’alto midwest. Non c’è nessun dubbio su questo. La Clinton ha sostenuto il TTP e altri accordi di commercio che avrebbero sconvolto ancora di più le vite della gente. Il presidente Obama spenderà i suoi ultimi giorni di mandato per spingere il TTP (vedere qui).
Trump, al contrario, lo ha sempre capito. A Detroit ha minacciato la Ford dicendo che se fossero andati avanti con il loro piano di dismissioni e trasferimenti verso il Messico, gli avrebbe sbattuto in faccia una tariffa doganale del 35% su ogni auto prodotta in Messico ed esportata negli Stati Uniti. A Pittsburgh, Trump ha chiesto alla Apple di produrre i suoi Iphone negli Stati Uniti invece che in Cina. Che cosa è successo? Che la maggioranza degli iscritti ai sindacati e delle loro famiglie in questi quattro stati ha votato per Trump. La gente ne ha abbastanza e se il sistema è così truccato che la scelta deve essere tra Clinton e Trump, loro sceglieranno Trump.

“Gli abbiamo detto fin dal primo giorno che non avremmo votato Hillay Clinton. Immagino che il Comitato Nazionale Democratico non sia abituato a gente che mantiene le promesse”
I democratici hanno creduto alle loro stesse bugie, hanno alimentato la loro auto illusione: “per ogni operaio democratico che noi perdiamo nella Pennsylvania occidentale noi conquistiamo due o tre repubblicani moderati nei sobborghi di Filadelfia”, diceva Schumer, uno stratega democratico, a luglio. Un altro stratega, Terry, twittava “Voglio dire a voi sostenitori di Bernie che non appoggerete Hillary alle presidenziali: non abbiamo bisogno di voi. Noi non abbiamo davvero bisogno di voi. Credetemi, non abbiamo bisogno”.

Michael Moore prima della nomination e il giorno delle elezioni. Perché questa gente crede che qualcuno dovrebbe prestargli fede? (Source: Google Images).
Oggi i democratici e i loro stenografi, gli apologisti del disordine globale neoliberista (leggete il Guardian) stanno sputando fuori la favola della”supremazia bianca” in Pennsylvania. Ma questa elezione non riflette la questione di razza. Non è il risultato di un razzismo che, si suppone, è salito a livelli mai visti negli ultimi anni. Il che non significa che questa patologia non esista. Naturalmente esiste, e siccome qualcuno deve essere il responsabile: perché non i neri e i poveri? Tuttavia non c’è una ragione per credere – e lo provano gli alti livelli di approvazione per Obama che sono inconciliabili con la descrizione degli Stati Uniti come una nazione intossicata dal razzismo – che l’America fosse meno razzista nel 2008 o nel 2012. La maggior parte degli elettori di Trump sono bianchi, come la maggior parte degli elettori di colore ha sostenuto Obama. Questo prova una divisione razziale, non il razzismo. Come ha scritto Cohn sul New York Times “La Clinton ha subito le sue sconfitte più pesanti nei luoghi dove Obama era andato meglio tra l’elettorato bianco. Non è una semplice storia di razzismo” .
Ovvio che non è una semplice storia di razzismo. La vittoria di Trump è un colpo di coda contro la globalizzazione. E’ certamente una rivolta contro l’ordine liberale. Io non sto dicendo che gli elettori di Trump abbiano chiaro tutto ciò e che il razzismo non c’entri nulla: certamente c’entra, c’entra sempre. Nessuno lo sta escludendo: ma gli elettori di Trump hanno capito molto bene che le istituzioni li hanno abbandonati, che molti di loro sono finiti in gravi difficoltà e che i liberals non hanno fatto nient’altro che marginalizzarli e insultarli: questo è lampante. Sì: la vittoria di Trump è in un certo senso una ritirata nella misoginia e in un brutto razzismo. Certamente Trump ha detto cose indecenti e inaccettabili. Per questo i liberals lo chiamano fascista. Però quegli stessi non hanno mai chiamato Obama in nessun modo, nonostante Obama abbia deportato milioni di persone. Obama non ha mai fatto una sola cosa, assolutamente e letteralmente una, per fermare le scandalose uccisioni della polizia. Obama ha bombardato sette paesi durante il suo mandato senza l’approvazione del Congresso (sulla base dei decreti Bush del 2001). Dov’erano i manifesti “non è il mio presidente” quando Obama decideva di iniziare una guerra? Certo, tutto questo è assolutamente banale, ma è estremamente rilevante perché anche Obama è da incolpare: la grande speranza nera che ha passato otto anni a dimostrare quanto era sposato all’ortodossia liberale in casa, e all’agenda neocon all’estero (vedi qui).
Mentre i liberals osannano Obama, è chiaro a chiunque non sia pagato per non vedere che dopo otto anni niente è migliorato per la popolazione nel suo complesso, per il popolo dei lavoratori, molti dei quali non lavorano a meno che voi crediate alle statistiche ufficiali, e che molte cose vanno molto peggio. Questa è la nazione più ricca della terra, ma metà di essa vive vicino o sotto il livello di povertà. Andate a dire in Pennsylvania (di gran lunga non il caso peggiore) che Obama ha fatto un buon lavoro. Andate a verificare la vostra disconnessione dalla realtà.
Come scrive giustamente Jonathan Cook, Obama ha salvato un sistema completamente corrotto e criminale con il risultato che una sottile, e già pornograficamente ricca, elite è diventata ancora più ricca. Questi plutocrati riciclano vaste somme ai lobbisti per comprarsi le entrature e i controlli che rendono irrilevante la voce degli Americani qualunque. Non è davvero questione di opinioni: c’è una solida letteratura scientifica su questo. La guerra al terrore di Obama ha reso ogni giorno giorno di paga per l’industria delle armi (come dice Cook) sganciando bombe sui jiahdisti e sui civili, mentre appoggiava gli stessi jiahdisti con armi per uccidere più civili, ad infinitum, guerre senza fine (vedere qui). Se qualcuno si chiede perché tutto questo è successo, o è un “estremista di sinistra” o un “idiota pro Trump”.
Il Comitato Nazionale Democratico e l’establishment democratico sono stati così stupidi da lasciare che la Clinton declamasse della sua priorità assoluta, una no fly zone in Siria. La gente che lavora ha sofferto di precarietà, disoccupazione, salari calanti, perdita dell’abitazione, dipendenze, senza protezione o aiuto da parte del governo per trent’anni ormai. Se ne fregano di una no fly zone in Siria. Che cosa voleva di più la buona vecchia Hillary, la grande speranza liberale? La privatizzazione della sicurezza sociale (leggi qui). E’ davvero un mondo strano, insieme sorprendente e terrificante.
L’attacco al liberalismo
E’ evidente che né il partito Republicano né i Democratici servono gli interessi della popolazione. Da un punto di vista progressista, prima ci liberiamo della illusione che i Democratici siano in qualche modo “migliori”, più socialdemocratici, più keynesiani, meglio sarà. Ma voi non leggerete questo sul Guardian [e figuratevi su Repubblica, NdT]. Voi leggerete di “una crisi senza precedenti del sistema politico”, “del sorgere del fascismo” della “rivolta degli incompetenti” e del partito Democratico come la personificazione della ragione e della civiltà. Nessuno è migliore a nutrire queste illusioni che lo stesso Obama: bei discorsi, un’impressione di decoro umano, liberalismo, valori progressisti, diritti civili, eguaglianza, crescita, lavoro, sanità sostenibile, progresso, comunità, democrazia per il mondo, libertà, globalizzazione, risposta al cambiamento climatico.
Questo è il disco rotto di un sistema completamente corrotto e criminale. Oggi gli ideologi stanno scrivendo la loro spazzatura condiscendente sugli “idioti” di Trump con la tipica arroganza liberal dei (relativamente!) meglio educati che confondono una laurea con il diritto di insultare le vittime delle politiche che hanno sempre ideologicamente supportato. Il loro discorso malato è tutto a proposito di cafoni, bigotti e razzisti. Non è a proposito di elite, banche, il sistema politico corrotto o da dove vengono fuori i cafoni: ovviamente no. Come disse Abraham Lincoln non potete mentire a tutti per sempre. Tanti Americani non ne possono più di questi scribacchini, delle loro menzogne senza fine, della loro arroganza della loro ipocrisia. Non ne possono più di neoliberalismo e di guerra (vedi qui una interessante intervista a Pilger).
Non c’è un solo modo in cui l’elezione di Trump possa non essere un disastro. Ma, insomma, quand’è l’ultima volta che un’elezione americana non è stata un disastro? Questa elezione è stata la scelta tra due disastri: Clinton e Trump. Trump ha detto in una delle pubblicità di chiusura della campagna elettorale “il nostro movimento sta nel rimpiazzare un establishment corrotto e fallimentare con un nuovo governo controllato da voi, il popolo americano”, un annuncio che era immediatamente seguito da immagini flash di K street [la strada di Washington dove lavorano i lobbisti, NdT], Wall Street e del CEO di Goldman Sachs, Lloyd Blankfein. Il team di transizione presidenziale di Trump è un “libro d’oro” dei lobbisti, essendovi coinvolti le Industrie Koch, Disney, Goldman Sachs, Aetna e Verizon. Molti altri commessi viaggiatori delle corporation sono stati chiamati a gestire la transizione. Il nuovo capo dell’EPA [l’ente per la protezione dell’ambiente, NdT] è il super negazionista climatico Myron Ebell (vedi qui). Il Vice presidente eletto Pence e è un fondamentalista cristiano. E’ pessimo, davvero pessimo.
Ma io non posso esimermi dal pensare che ci sono anche delle buone notizie. Ieri in un’intervista col Wall Street Journal, Trump ha ipotizzato un allontanamento dalla politica della corrente amministrazione Obama di cercare dei gruppi di opposizione “moderata” siriani da appoggiare nella cosiddetta “guerra civile” in Siria: “noi adesso stiamo sostenendo dei ribelli contro la Siria e non abbiamo idea di chi siano… Io ho una visione opposta rispetto a molti sulla Siria”. Ha suggerito di concentrarsi maggiormente nel combattere l’ISIS in Siria invece di considerare il rovesciamento di Assad una priorità. Per me questo è meglio, molto meglio di qualsiasi cosa il Nobel per la pace abbia mai fatto. Che cosa troverete di questa intervista sui giornali (nello specifico il New York Times e il Guardian, che hanno rullato i tamburi della guerra per mesi, esattamente come nel 2003)? Niente.
Si, tutto è molto preoccupante. E se voi siete preoccupati, fate paragoni. Due settimane fa la diffusione delle mail di Podesta ci ha fornito una finestra nel grande buco nero, l’anima mancante, del Partito Democratico. Queste mail mostrano esattamente dove sta il vero potere e quindi il vero problema: Froman, un dirigente della Citibank, scrivendo da un indirizzo della Citibank nel 2008, fa i nomi della maggior parte del governo Obama, ancor prima che la grande elezione della speranza e del cambiamento fosse vinta (questo può, casualmente, spiegare perché Citibank è stata salvata, con buona pace della popolazione, metà della quale ha fame o ci è vicina) (vedi qui).
Come scrive Greenwald: fino dagli anni ottanta, le elites in Occidente si sono impadronite di ogni utile a proprio vantaggio e si sono tappate le orecchie quando chiunque altro parlava (leggi qui). Dall’inizio della “ripresa” negli Stati Uniti, più del 90% di tutta la crescita è andato all’1%, e soprattutto allo 0,01% che non è mai stato così ricco e non è si mai arricchito così velocemente nella storia. Dopo più di 30 anni di macello sociale in senso stretto, di disastro ecologico su scala globale e di una economia globale a pezzi, le elite osservano con orrore e incredulità la ribellione dei votanti. Che cosa pensano davvero, costoro? Il loro gioco è sempre stato quello di demonizzare le vittime della loro disfunzionalità, dei loro furti e delle loro guerre e di delegittimare le loro proteste. E’ indiscutibile, scrive Greenwald, che le istituzioni in Occidente hanno, per decenni, senza interruzioni e con assoluta indifferenza, calpestato lo stato sociale e la sicurezza sociale di centinaia di milioni di persone (vedi qui). Hanno completamente ignorato le vittime della loro ingordigia, tranne quando queste vittime si fanno sentire un po’ troppo. E’ quindi il caso di condannarli sdegnosamente come trogloditi che sono diventati i giusti perdenti nel glorioso, globale gioco della meritocrazia: gli “idioti di Trump”. Tuttavia le cose adesso sono chiare. Il vaso di Pandora si è scoperchiato e non si chiuderà: maggiore sarà il neoliberalismo, più le popolazioni si rivolteranno. Il centro non terrà, di questo si può star certi.
La verita su questa elezione è che Sanders è stato fatto fuori dalla Clinton e dal sua corrotto cerchio magico. Stein è stata resa invisibile da un sistema elettorale corrotto. Io non sono contento che Trump abbia vinto, assolutamente no. Ma sono contento che la Clinton abbia perso. Quelli che non lo capiscono ignorano quello che è palese, chiaro come il sole: che la Clinton è in tasca ai banchieri e ai venditori di armi più di Obama (ammesso che ciò sia possibile).
Se c’è una cosa che non capisco è come il partito Democratico pensasse di farla franca. Hanno presentato una donna scostante, che riceve milioni di dollari di assegni dai Sauditi, che intasca 250.000 dollari per tre quarti d’ora di discorsi segreti su Wall Street, apparentemente senza il minimo sospetto che questo potesse nutrire il risentimento nei confronti suoi e del partito, in quanto strumento corrotto per il mantenimento dello status quo dei ricchi e potenti (vedi qui). Tanti americani sono terrorizzati da questa decadente aristocrazia di zombie politici (un altro segno è che Jeb Bush non è andato da nessuna parte). Gli Americani non vogliono un altro Bush. E non vogliono un altro Clinton.
Bisogna guardarsi indietro per valutare con esattezza l’ascesa di Trump al potere. Sotto il secondo Bush e Obama, l’America è diventato un paese in cui le autorità legali permettono al Presidente di condurre guerre clandestine. Quelli spaventati da un golpe di Trump ignorano a qual punto di disordine Obama ha eroso il potere legislativo. E’ diventato possibile imprigionare persone senza processo, prendere di mira persone per assassinarle (anche se sono cittadini americani) senza controlli. Le agenzie statali nel settore della sicurezza agiscono come gruppi paramilitari (vedi qui). Il sistema penale consente arresti di massa (vedi qui). Il sistema di sorveglianza elettronica è diventato illimitato (vedi qui). Sia Bush jr che Obama hanno sfruttato la “dottrina del Segreto di Stato” per mettere al riparo le loro politiche più controverse dal pubblico americano (vedi qui). Non si tratta di un dissidio Repubblicani – Democratici. Come i conservatori hanno applaudito la gestione del potere di Bush, così i liberals hanno esaltato i decreti di Obama.
L’inganno è andato avanti per moltissimo tempo, probabilmente da sempre, ma sembra che la storia stia dando ragione alla visione di Lincoln. E’ stata tutta una bugia, dal macello nei Balcani, alle armi di distruzione di massa di Saddam, al genocidio di Gheddafi, all’intervento umanitario in Siria: niente di questo era vero. Come Steppling enfatizza, NIENTE di tutto questo (vedi qui).
I liberals e gli abbienti restano immuni dalle sofferenze fino a quando non sono le loro sofferenze. Sono stati abbastanza contenti di ingoiare tutto questo. Quando è apparso evidente che il Comitato Nazionale Democratico stava falsando le primarie hanno scosso le spalle. E allora? L’obiettivo era tenere fuori la bestia dalla Casa Bianca. Ma sono loro che l’hanno creata. I liberals non hanno avuto niente da dire, letteralmente niente, sulla Clinton sghignazzante sull’assassinio di Gheddafi, sul suo golpe in Honduras, sul golpe fascista in Ucraina, sul disastro in Siria. Come una professoressa mi ha detto brutalmente la scorsa notte, come se fosse un dato di fatto “io credo che Trump sia meglio, in politica estera. Ma a me questo non interessa. Io odio la sua visione delle donne e delle minoranze”.
E’ necessario rinunciare ad ogni senso di moralità per sentirsi moralmente superiori. Come “femministe” noi difendiamo le donne se sono le nostre donne, quelle della nostra classe, della bolla in cui noi viviamo, isolati dalle sofferenze dell’umanità. Bombardare donne e bambini non ci riguarda. E perché dovrebbe? Lei non è destinata ad essere toccata da nessuno dei 400.000 bambini yemeniti che stanno morendo di fame perché i Sauditi, praticamente il regime più deprecabile del mondo e al contempo nostri stretti alleati, stanno bombardando questo povero paese. Questi liberal sono l’ira dell’umanità.
La più grande bugia che i liberal stanno creando è che Trump sta portando il fascismo, mentre invece il fascismo è già qui (forse non proprio qui, non ce n’è traccia sugli yacht dei super ricchi, o nella bella, decorosa, isolata e senza cuore upper class americana). Ma parlatene alla madre single che vive in una roulotte in Pennsylvania, senza un lavoro e che ha perso il suo welfare. Ma ditelo a un nero nelle periferie impoverite di Baltimora, dove la speranza di vita è più bassa che nel Bangladesh. Ripetetelo ad un contadino afghano che ha perso la sua famiglia in un attacco di droni, o a un veterano, che soffre di stress post traumatico, che dorme da qualche parte per strada e che rischia di essere prelevato dalla polizia nel paese più ricco del mondo, e sentite se LORO non lo chiameranno fascismo. Andate e chiedete in Siria che cosa la gente pensa di questi “moderati” tagliagole islamici che aiutiamo perché combattono l’Isis, che a nostra volta aiutiamo perché combatte Assad, mentre la Clinton vuole un no fly zone così che questi “moderati” possano tagliare più teste, così che i ricchi possano razziare di più.
Sono i liberal che hanno promosso il fascismo. Lo hanno razionalizzato, lo hanno giustificato, lo hanno celebrato. E’ stato semplicemente il loro compito. Se questa elezione significa che la gente ha visto attraverso tutto questo, anche solo parzialmente, anche solo intuitivamente, questa non è altro che una grande vittoria. Il mondo non sarà più lo stesso. L’elezione di Trump ha mostrato i limiti della macchina manipolativa più potente. Il risultato non è quello che abbiamo sperato. Le cose adesso non vanno bene, assolutamente no. Questo è un interregno. Ci saranno cambiamenti sistemici. La chiave è delegittimare il liberal, per vincere la battaglia ideologica. Un partito completamente nuovo deve nascere con politiche che favoriscano gli interessi della popolazione, politiche di crescita, redistribuzione, ricostruzione del welfare state, ricostruzione dell’infrastruttura produttiva. Esso dovrà perseguire un ordine globale, decenza e onestà, lavorare per i diritti umani e prendere la lotta al cambiamento climatico finalmente sul serio – tutte politiche che, d’accordo con Chomsky, possono trovare una maggioranza nella popolazione (democratica e repubblicana) se solo ci fosse un partito capace di sostenere questi obiettivi. Questa è la grande scommessa. Richiederà tempo e sforzi. In queste elezioni il partito democratico è affondato. Se alle prossime elezioni, o nel futuro prossimo, anche il partito repubblicano affonderà, il popolo americano avrà conseguito una fantastico progresso sia per sé che per il mondo.
Addendum: Trump ha appena proposto una legge bancaria che sia un “Atto Glass-Steagall del 21mo secolo” (vedi qui).
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Articolo apparso su Flassbeck Economics International il 12 novembre 2016
Tradotto da Massimo Rocca il 13 novembre 2016
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