Intitolando il loro recente trattato pubblicato dal World Economic Forum “Covid 19 – Il Grande Reset”, gli autori collegano la pandemia alle loro proposte futuristiche, in modo da farle accogliere da un coro di “ahà!”. Nell’attuale atmosfera di confusione e sfiducia, la gioia con cui gli economisti Klaus Schwab e Thierry Malleret salutano la pandemia come foriera del radicale cambiamento socio-economico da loro proposto, fa pensare che se il Covid 19 non fosse comparso da solo, l’avrebbero creato loro (se ne fossero stati in grado).
Di fatto, il fondatore del World Economic Forum, Schwab, stava già promuovendo con energia il Grande Reset, utilizzando il cambiamento climatico come crisi di innesco, prima che l’ultima epidemia di coronavirus gli fornisse un pretesto ancora più immediato per pubblicizzare i suoi piani per rifare il mondo.
Gli autori cominciano proprio proclamando che “non esiste più il mondo per come lo conoscevamo nei primi mesi del 2020”, e che i cambiamenti radicali daranno forma ad una “nuova normalità”. Noi stessi saremo trasformati. “Molte delle nostre convinzioni e presupposti su come il mondo potrebbe o dovrebbe sembrare, verranno distrutte”.
Gli autori sembrano compiacersi in tutto il libro sui presunti effetti della diffusa “paura” del virus, che dovrebbe condizionare le persone a desiderare i cambiamenti radicali che loro si immaginano. Impiegano le psicoballe tecnocratiche per annunciare che la pandemia sta già trasformando la mentalità umana, e la sta conformando alla nuova realtà che loro considerano inevitabile.
“La nostra persistente e forse duratura paura di essere infettati da un virus… accelererà così l’inarrestabile marcia dell’automazione…”. Davvero?
“La pandemia può aumentare la nostra ansia di sederci in uno spazio chiuso con dei perfetti sconosciuti, e molte persone possono decidere che l’opzione più saggia sia stare a casa a guardare l’ultimo film o l’opera”.
“Ci sono altri effetti secondari che sono molto più facili da anticipare. Uno di questi è la pulizia. La pandemia aumenterà sicuramente la nostra attenzione verso l’igiene. Una nuova ossessione per la pulizia comporterà in particolare la creazione di nuove forme di imballaggio. Saremo incoraggiati a non toccare i prodotti che compriamo. Semplici piaceri come annusare un melone o tastare un frutto non saranno visti di buon occhio, e potrebbero anche diventare un ricordo del passato”.
Questa è la voce dell’aspirante Governance Globale. Dai piani alti, gli esperti decidono cosa dovrebbero volere le masse e distorcono i presunti desideri delle persone affinché si conformino agli schemi di profitto che stanno propagandando. I loro schemi sono incentrati sull’innovazione digitale, su una massiccia automazione grazie all’“intelligenza artificiale” e infine anche sul “miglioramento” degli esseri umani che vengono artificialmente dotati di alcuni attributi dei robot, come il problem-solving privo di distrazioni etiche.
L’ingegnere-economista Klaus Schwab, nato a Ravensburg in Germania nel 1938, ha fondato il suo World Economic Forum nel 1971, attirando enormi sponsorizzazioni dalle multinazionali. Si riunisce una volta all’anno a Davos, in Svizzera (l’ultima volta è stata a gennaio 2020, mentre la prossima sarà posticipata a maggio 2021 a causa del Covid-19).

Klaus Schwab, fondatore e president esecutivo, World Economic Forum, 21 gennaio 2015. (World Economic Forum, Flickr, CC BY-NC-SA 2.0)
Una lobby potente
Di che cosa si tratta esattamente? Io descriverei il World Economic Forum come una combinazione tra un’azienda di consulenza capitalistica e una lobby gigantesca. Le previsioni futuristiche sono concepite per guidare gli investitori verso aree di profitto, in ciò che Schwab chiama “la quarta rivoluzione industriale (4IR)” e poi, quando le aree sono definite, fare pressione sui governi per sostenere tali investimenti attraverso sussidi, agevolazioni fiscali, appalti, misure regolatorie e normative. In sintesi: il World Economic Forum è la lobby delle nuove tecnologie, del tutto digitale, dell’intelligenza artificiale, del transumanesimo.
Oggi è potente perché sta agendo in un contesto di capitalismo di Stato, in cui il ruolo dello Stato (specialmente negli Stati Uniti, meno in Europa) è stato ampiamente ridotto per rispondere positivamente alle richieste di tali lobby, specialmente quelle del settore finanziario. Immunizzati dalle donazioni per le campagne elettorali derivanti dagli oscuri desideri della gente comune, gran parte dei politici di oggi ha praticamente bisogno di lobby come il World Economic Forum per dir loro cosa fare.
Nel XX secolo, in particolare nel periodo del New Deal, il governo era sotto la pressione di interessi contrastanti. Il successo economico dell’industria degli armamenti durante la Seconda Guerra Mondiale ha dato vita al Complesso militare-industriale (MIC, Military–industrial complex), che è diventato un fattore permanente e strutturale dell’economia degli Stati Uniti.
E’ il ruolo dominante del MIC e delle sue lobby conseguenti che hanno definitivamente trasformato la nazione in un Capitalismo di Stato piuttosto che in una Repubblica.
La prova di questa trasformazione è l’unanimità con cui il Congresso non rifiuta mai di approvare budget militari grottescamente gonfiati. Il MIC ha generato mezzi di informazione e think tank che indottrinano senza sosta il pubblico sulla necessità esistenziale di continuare a riversare la ricchezza nazionale nelle armi da guerra. Per quanto non siano d’accordo, gli elettori non trovano alcun mezzo di espressione politica a causa di elezioni monopolizzate da due partiti pro-MIC.
Il World Economic Forum può essere visto analogamente al Complesso militare-industriale: intende coinvolgere i governi e gli opinion leader nella promozione di una “4a Rivoluzione Industriale” che dominerà l’economia civile e la vita civile stessa.
La pandemia è un pretesto provvisorio: il bisogno di “proteggere l’ambiente” sarà il pretesto più sostenibile. Proprio come il MIC viene presentato come assolutamente necessario per “proteggere le nostre libertà”, così la 4° Rivoluzione Industriale sarà salutata come assolutamente necessaria per “salvare l’ambiente”. E in entrambi i casi molte delle misure raccomandate avranno l’effetto opposto.

Murales sulla 6° strada ad Austin, Texas, che raffigura l’impatto delle chiusure del Covid-19 (Leah Rodgers, CC BY 4.0, Wikimedia Commons)
Finora la tecno-tirannia della 4° Rivoluzione Industriale di Schwab non ha del tutto conquistato il suo posto nel Capitalismo di Stato degli Stati Uniti. Ma le sue prospettive sembrano buone. La Silicon Valley ha contribuito pesantemente alla campagna elettorale di Joe Biden, e Joe Biden si è affrettato a nominarne i magnati nella sua squadra di transizione.
Ma il pericolo reale di tutto il potere che va nel Reset non sta in ciò che c’è ma in ciò che non c’è, e cioè nessuna seria opposizione politica.
Può la democrazia essere ristabilita?
Il Grande Reset ha la strada spianata per la semplice ragione che non c’è nulla sulla sua strada. Nessuna consapevolezza diffusa sulla questione, nessuna efficace organizzazione politica popolare, nulla. La distopia di Schwab è spaventosa semplicemente per questa ragione.
Le elezioni presidenziali del 2020 hanno appena illustrato la quasi totale depoliticizzazione del popolo americano. Potrebbe suonare strano considerando la dimostrazione delle violente emozioni di parte. Ma era davvero molto rumore per nulla.
Non c’è stato alcun dibattito su questioni reali, non sono state fatte serie domande politiche né sulla guerra né sulle direzioni del futuro sviluppo economico. Le liti feroci riguardavano le persone, non la politica. Il goffo Trump è stato accusato di essere “Hitler” e i falchi democratici indebitati con Wall Street sono stati descritti dai trumpisti come “socialisti”. Sono prevalsi bugie, insulti e confusione.
Un risveglio della democrazia potrebbe derivare da uno studio organizzato e focalizzato sui temi sollevati dalle agende di Davos, al fine di stimolare un’informata pubblica opinione a valutare quale innovazione tecnica sia socialmente accettabile e quale no.
Delle grida di allarme marginali non influenzeranno la relazione intellettuale delle forze. Ciò che è necessario per il popolo è mettersi insieme ovunque, studiare i temi e sviluppare delle opinioni ben ragionate sugli obiettivi e sui metodi dello sviluppo futuro.
A meno che non si trovi davanti a critiche consapevoli e precise, la Silicon Valley e i suoi alleati aziendali e finanziari continueranno semplicemente a fare tutto ciò che immaginano di fare, indipendentemente dagli effetti sociali.
Una seria valutazione dovrebbe tracciare una distinzione tra le innovazioni potenzialmente benefiche e quelle indesiderate, al fine di prevenire che le opinioni popolari vengano utilizzate per ottenere il consenso su ogni “progresso tecnologico”, per quanto nefasto.
Ridefinire i temi
Le distinzioni politiche tra Sinistra e Destra, tra Repubblicani e Democratici, diventano tanto appassionate proprio quanto si rivelano essere incoerenti, distorte e irrilevanti, basate più su pregiudizi ideologici che sui fatti. Nuovi e più proficui allineamenti politici potrebbero essere costruiti attraverso il confronto su temi specifici e concreti.
Potremmo prendere le proposte del Grande Reset una per una, ed esaminarle sia in termini pragmatici che etici.
Numero 1. Grazie alla pandemia, c’è stato un grande aumento dell’uso della teleconferenza, attraverso Skype, Zoom e altre piattaforme. Il World Economic Forum lo accoglie come un trend. E’ un male per questa ragione? Per essere onesti, questa innovazione è positiva, perché permette a molte persone di partecipare alle conferenze senza spese, problemi e costi ambientali di un viaggio aereo. Il lato negativo è che impedisce il contatto umano. Questo è un tema semplice, dove i punti a favore sembrano prevalere.
Numero 2. L’educazione superiore dovrebbe essere online, con i professori che tengono le lezioni agli studenti via internet? Questo è un tema molto più complicato, e di parecchio, che dovrebbe essere discusso a fondo dalle stesse istituzioni educative e dalle comunità a servizio, soppesando i pro e i contro, ricordando che chi fornisce tecnologia, la vuole vendere ed è poco interessato al valore del contatto umano nella tecnologia (non solo contatto umano tra studente e professore, ma spesso contatti di importanza vitale tra gli studenti stessi). Gli studenti isolati dal punto di vista geografico possono beneficiare dei corsi online, ma spezzare la comunità educativa sarebbe un passo determinante verso la distruzione della comunità umana nella sua totalità.
Numero 3. Salute e “benessere”. Qui la discussione dovrebbe scaldarsi considerevolmente. Secondo Schwab e Malleret: “tre settori economici in particolare prospereranno (nel complesso) nel periodo post-pandemico: big tech, salute e benessere”. Per i pianificatori di Davos, i tre si fondono.
Coloro che pensano che lo star bene sia fondamentalmente auto-generato, che dipenda da comportamenti, attività e scelte di vita, sbaglia l’approccio. “Combinati insieme, Intelligenza Artificiale (IA), IoT (“internet delle cose”), sensori e tecnologia indossabile, produrranno nuove informazioni sul benessere personale. Modelleranno come siamo e sentiamo […] precise informazioni sulla nostra impronta CO2, sul nostro impatto sulla biodiversità, sulla tossicità di tutti gli ingredienti che consumiamo, gli ambienti o i contesti spaziali in cui ci evolviamo, genereranno un progresso significativo in termini di nostra consapevolezza del benessere collettivo e individuale”.
Domanda: vogliamo o abbiamo davvero bisogno di tutto questo narcisismo cibernetico? Non possiamo semplicemente goderci la vita aiutando un amico, accarezzando un gatto, leggendo un libro, ascoltando Bach o guardando un tramonto? E’ meglio che decidiamo per noi, prima che lo facciano altri.
Numero 4. Il cibo. Per non rovinarmi il mio sano appetito, salterò questo argomento. Agli stregoni tecnologici piacerebbe eliminare gli agricoltori, con tutti i loro terreni e animali sporchi, e produrre industrialmente in laboratori belli e puliti degli alimenti artificiali potenziati. Ma da cosa, esattamente?
Il tema centrale: l’homo faber
Numero 5. E il lavoro umano?
“Con ogni probabilità, la recessione indotta dalla pandemia scatenerà un forte incremento della sostituzione della manodopera, cioè il lavoro fisico sarà sostituito da dei robot e da macchine ‘intelligenti’, che a loro volta provocheranno cambiamenti duraturi e strutturali nel mercato del lavoro”.
Questa sostituzione è già in corso da decenni. Insieme ad outsourcing e immigrazione, ha già indebolito il potere collettivo del lavoro. Ma, chiaramente, le industrie tecnologiche sono pronte ad andare molto ma molto più in là e velocemente nell’estromettere gli esseri umani dal lavoro.
La crisi del Covid-19 e il distanziamento sociale hanno “improvvisamente accelerato questo processo di innovazione e cambiamento tecnologico. Sono stati rapidamente introdotti i chatbot, che spesso utilizzano la stessa tecnologia di riconoscimento vocale di Alexa di Amazon, e altri software che possono sostituire le attività svolte normalmente da impiegati in carne e ossa. Queste innovazioni indotte dalla necessità (come le misure sanitarie) si trasformeranno a breve in centinaia di migliaia e, potenzialmente, milioni di perdite di posti di lavoro”.
Il taglio del costo del lavoro è da molto tempo il motivo alla base di queste innovazioni, oltre alla dinamica interna dell’industria tecnologica del “fare tutto ciò che si può fare”. Poi, vengono ideate a giustificazione i pretesti del vantaggio sociale. Come il seguente:
“Poiché per molto tempo ancora i consumatori potrebbero preferire i servizi automatizzati rispetto alle interazioni faccia a faccia, ciò che sta accadendo attualmente con i call center, accadrà inevitabilmente anche in altri settori”.
“I consumatori potrebbero preferire…”! Tutti quelli che conosco si lamentano per l’esasperazione di cercare di raggiungere la banca o la compagnia assicuratrice durante un’emergenza, e invece si trovano di fronte ad una voce artificiale e ad una scelta di numeri inutili da digitare. Forse sto sottovalutando il grado di ostilità verso i nostri simili che ora pervade la società, ma la mia impressione è che ci sia una grande e inespressa richiesta pubblica per MENO servizi automatizzati e PIU’ contatto con persone reali che possono pensare al di fuori di un algoritmo e che possano realmente COMPRENDERE il problema, e non semplicemente sputare soluzione pre-programmate.

“Agilità aziendale nella 4° Rivoluzione Industriale”, sessione tenuta a Tianjin,China, settembre 2018 (World Economic Forum, Faruk Pinjo, CC BY-NC-SA 2.0)
Là fuori c’è un potenziale movimento. Ma non ne sentiamo parlare, essendo convinti dai nostri media che il problema più grande che le persone stanno affrontando nella loro vita di tutti i giorni è ascoltare qualcuno confuso sul genere confuso di qualcun altro.
Lo sostengo: in questo, la domanda dei consumatori si unirebbe al disperato bisogno di esseri umani senzienti a guadagnarsi da vivere. I tecnocrati guadagnano profumatamente dall’eliminazione dei mezzi con cui altre persone si guadagnano da vivere.
Ecco una delle loro grandi idee. “In varie città come Hangzhou, Washington DC e Tel Aviv, si stanno impegnano per cercare di passare dai programmi pilota alle operazioni su larga scala, capaci di mettere in strada e in aria un esercito di robot per le consegne”. Che grande alternativa rispetto a pagare un salario per vivere a dei corrieri in carne e ossa!
E, per inciso, un ragazzo per le consegne in sella ad una bicicletta usa energia rinnovabile. Tutti questi robot e droni, invece? Batterie, batterie e sempre più batterie, fatte di quale materiale, che viene da dove e fabbricato come? Da altri robot? Da dove viene l’energia per sostituire non solo i combustibili fossili ma anche lo sforzo fisico umano?
Nell’ultimo incontro di Davos, l’intellettuale israeliano Yuval Harari ha dato un allarme preoccupante:
“Mentre in passato gli esseri umani dovevano lottare contro lo sfruttamento, nel XXI secolo la vera grande lotta sarà contro l’irrilevanza… coloro che falliranno nella lotta contro l’irrilevanza andranno a costituire una nuova “classe inutile”, non dal punto di vista dei loro amici o della loro famiglia, ma inutile dal punto di vista del sistema economico e politico. E questa classe inutile sarà separata da una élite sempre più potente attraverso un divario sempre più crescente”.
Numero 5. Le forze armate. I nostri capitalisti profeti di sventura prevedono il semi-collasso dell’aviazione civile e dell’industria aeronautica, dato che tutte le persone decideranno di stare incollate ai loro schermi. Ma niente paura!
“Il settore della difesa aerospaziale farà eccezione, e sarà un rifugio relativamente sicuro”. Per gli investimenti di capitale, lo sarà. Invece di vacanze su spiagge assolate, possiamo aspettarci delle guerre spaziali. Potrebbe accadere più prima che dopo perché, come conclude il Brookings Institution in un rapporto del 2018 intitolato “Come l’intelligenza artificiale sta trasformando il mondo”, tutto sta diventando più veloce, inclusa la guerra:
“Le analisi dei big data associati all’Intelligenza Artificiale avranno una profonda influenza sull’analisi di intelligence, poiché sarà passata al setaccio un enorme quantità di dati in tempo quasi reale… fornendo quindi ai comandanti e ai loro staff un livello di analisi e di produttività di intelligence mai vista fino a oggi. Comando e controllo saranno influenzati in maniera simile, dato che i comandanti in carne e ossa delegheranno all’intelligenza artificiale una determinata routine e, in circostanze specifiche, delle decisioni chiave, riducendo in maniera significativa il tempo associato a decisione e azione conseguente”.
Nessun pericolo, quindi, se qualche ufficiale tenero di cuore esiterà a dare il via alla Terza Guerra Mondiale a causa di un attaccamento sentimentale all’umanità. Se una piattaforma di Intelligenza Artificiale vede una opportunità, la coglie!
“Alla fine, la guerra è un processo in cui il tempo è fondamentale, in cui in genere prevale la parte che è capace di pensare più velocemente e di agire più velocemente. In effetti, i sistemi di intelligence con Intelligenza Artificiale, uniti a sistemi di comando e controllo assistiti con IA, possono portare il supporto e il sistema decisionale ad una velocità di gran lunga superiore a quella dei mezzi tradizionali di guerra. Questo processo sarà così veloce, specialmente se abbinato a decisioni automatiche per lanciare sistemi d’arma autonomi e con IA capaci di risultati letali, che è stato coniato il nuovo termine “iperguerra” per definire in maniera specifica la velocità con cui sarà condotta la guerra”.
Gli Americani hanno una scelta. Continuare a discutere di banalità o aprire gli occhi, aprire davvero gli occhi sulla realtà che è stata pianificata, e fare qualcosa.
Il futuro viene definito dalle scelte di investimento. Non da discorsi dispettosi e neanche dalle elezioni, ma da scelte di investimento. Perché le persone possano riottenere il potere, devono riaffermare il loro comando su come e per quale scopo viene investito il capitale.
E se il capitale privato si rifiuta, deve essere socializzato. Questa è l’unica rivoluzione (ed è anche l’unico conservatorismo), l’unico modo di conservare una dignitosa vita umana. E’ ciò di cui si occupa la vera politica.
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Articolo di Diana Johnstone pubblicato su Consortium News il 24 novembre 2020
Traduzione in italiano a cura di Elvia Politi per Saker Italia.
La redazione di Saker Italia ribadisce il suo impegno nella lotta anti-mainstream e la sua volontà di animare il dibattito storico e politico. Questa che leggerete è l’opinione dell’autore; se desiderate rivolgere domande o critiche purtroppo questo è il posto sbagliato per formularle. L’autore è raggiungibile sul link dell’originale presente in calce.
L’opinione dell’autore non è necessariamente la nostra. Tuttavia qualsiasi commento indecente che non riguardi l’articolo ma l’autore, sarà moderato, come dalle regole in vigore su questo sito.
La maggior parte ignorano come vanno il 70 -80 % delle centrali elettriche che fornirebbero le auto elettriche e i robots: a gas – olii combustibile e carbone! E le batterie esauste dove le butterebbero… Poi? Una bidonata spaziale green
E’ esatto: “Ma il pericolo reale di tutto il potere che va nel Reset non sta in ciò che c’è ma in ciò che non c’è, e cioè nessuna seria opposizione politica.”
Anzi, ora perfino Bergoglio ha inviato a Schwab una lettera di augurio per la buona riuscita del suo programma, inoltre ha annunciato che il Vaticano entrerà in una “alleanza globale” con le grandi banche mondiali, le società internazionali e le fondazioni globaliste per creare il “Gran Reset”.
Sarà quindi ancora più difficile organizzare una seria opposizione politica.
–,queste élite visionarie saranno spazzate via dalla loro stessa pazzia: il totalitarismo Nazista è risorto con altre parole d’ordine ma è certamente un Nazismo tecnologico che non si ferma davanti a nulla per realizzare le proprie Utopie.
Il dopo( se ci sarà un dopo) sarà ritornare nelle caverne e sui terreni da coltivare; non ci saranno industrie in grado di fare attrezzi per il mondo che verrà ,si riscoprirà la fatica fisica giornaliera liberatoria .Le proprietà private dei mezzi di produzione di beni e servizi saranno rese impossibili perché non si consentirà un’economia di scambio fondata sulla moneta ed equivalenti , così pure saranno impedite società per Azioni che sono la via Maestra per ritornare al Capitalismo governato dai privati ; gli scienziati saranno spazzati via o ridotti al piccone e pala.L’Intelligenza artificiale sarà un ricordo da non ricordare.
Può darsi che nei prossimi 40 giorni sino al 20 gennaio
dagli USA sentiremo notizie tali da far incollare l’Umanità del pianeta alla TV giorno e notte.
queste elite visionarie di Gran Reset e quant’altro, può darsi proprio che saranno inseguite per le strade e a stento salveranno la vita.
Tutti fanno i conti senza l’oste, che è DIO.