Il 22 gennaio scorso il presidente francese Emmanuel Macron e la cancelliera tedesca Angela Merkel hanno firmato un accordo di cooperazione bilaterale, con l’impegno di unificare Francia e Germania in una modalità mai concepita dai tempi del regno di Carlo Magno, nel IX secolo.
Una sorta di nuovo impero franco-tedesco (è questo sicuramente l’intento che si evince dalla scelta del luogo in cui è stato firmato il trattato, cioè la città di Aquisgrana, la città che è stata la capitale storica dell’antico impero carolingio): questo nuovo trattato è stato accolto calorosamente da varie elite globaliste europee. Tuttavia, ha destato preoccupazione tra le nazioni maggiormente euro-scettiche, come quelle centro-europee, l’Italia e qualcuno anche in Inghilterra (per non parlare dei partiti e dei cittadini di orientamento nazionalista e anti-EU nelle stesse Francia e Germania). La grande paura di molti in Europa è che questo accordo porterà ad un unico superstato franco-tedesco, che sposterà ulteriormente l’equilibrio del potere in Europa, dagli stati nazionali sovrani verso una burocrazia centralizzata gestita da Bruxelles con l’appoggio economico e perfino militare di Parigi e Berlino.
Questo trattato franco-tedesco rappresenta il culmine di anni di tentativi da parte della leadership dell’Unione Europea di trasformare il blocco da debole federazione di stati nazionali uniti dalle preoccupazioni economiche ad una reale entità centralizzata e sovranazionale simile ad una repubblica federale come gli Stati Uniti o la Germania. In tale entità gli stati membri perderebbero molta della sovranità che sono riusciti a mantenere rispetto ad un sistema controllato da una manciata di persone non elette, che – alleate con corporazioni, banche multinazionali e mezzi di informazione – avrebbero un quasi illimitato controllo sulla vita e sulla libertà dei loro stati membri. Se questo era o meno il fine originale dei fondatori dell’Europa è un tema che può essere aperto al dibattito. Quello che è chiaro, comunque, è che questa è precisamente la traiettoria verso cui l’EU, per sua stessa ammissione, sta andando.
All’inizio, un’unione di stati europei era vista da molti non solo come un modo per rafforzare l’economia del continente attraverso la libera circolazioni di beni e persone che si spostano attraverso confini ora quasi inesistenti, ma anche come un “rimedio” per gli impulsi nazionalistici dei suoi vari stati membri. Sulla prima premessa, l’intero sistema è stato venduto molte volte con molta riluttanza alle nazioni che hanno aderito al blocco, ma il secondo concetto è stato sempre molto presente e ha costituito un’importante ragione del perché l’intero progetto ha visto la luce.
I più grandi sostenitori di un’Europa unita sono sempre state le elite economiche che bramavano la trasformazione delle società in raggruppamenti parcellizzati di individui privi di legami nazionali o etnici, tali da percepirsi solo come membri unici di una grande massa di umanità la cui intera esistenza sarebbe stata basata sul consumo senza fine di beni prodotti a basso costo, con poco interesse o preoccupazione per il destino della loro più ampia comunità e per i loro discendenti che ne avrebbero fatto parte. Questo sogno si era già realizzato negli Stati Uniti d’America, cioè il paradiso della cultura capitalista del consumo, in cui gli individui e i loro conseguenti diritti e necessità hanno surclassato ogni preoccupazione per una società durevole e stabile, basata su cultura, tradizioni e valori comuni. In netto contrasto c’era l’Europa, un continente fatto di molte culture e sottoculture, ciascuna in essere da secoli e tutte intrecciate da un vero spirito collettivo che enfatizzava l’aspetto collettivo rispetto a quello individuale, la tradizione rispetto al nuovo, la vita e i valori nazionali rispetto alla moda passeggera e prodotta in serie. E’ vero, questa descrizione dell’Europa potrebbe suonare piuttosto idealizzata se paragonata alla vita di molti, specialmente le parti del continente che oggi sono più prospere, ma è ancora una parte consistente della forza e dell’ideale che hanno reso tale l’uomo europeo e la sua visione del mondo per molto più tempo del periodo attuale, che ci è stato imposto.
La stessa Unione Europea è meglio rappresentata dall’impegno, soprattutto dei suoi leader, di trasformare invece il vecchio continente e i suoi ideali in una ricostruzione degli Stati Uniti e dei suoi ideali e valori. Al di là di ogni sinistro motivo, le elite europee vedono probabilmente una società basata su questi ideali come più pragmatica rispetto ai loro fini finanziari. Meno radici si hanno, più individualisti si diventa e più desiderosi di mantenere il proprio benessere personale come unico valore per vivere e morire. Le nazioni stabili con una popolazione giovane e ricca sono viste come non idonee a tale visione (o rimedio). Ciò ha indubbiamente alimentato i due più grandi atti distruttivi che l’Unione Europea ha imposto a molti dei suoi membri negli ultimi anni: l’imposizione di dure misure di austerity contro le popolazioni più largamente povere, con crescita stagnante della popolazione nelle piccole nazioni, e l’incoraggiamento della migrazione di massa come “soluzione per il calo delle nascite” in quelle terre in cui vige l’austerity.
Per prima cosa, quei leader europei impongono severe misure di austerity e la privatizzazione dei pubblici servizi in quelle nazioni che hanno già incastrato nei loro schemi di debito. Grandi somme di denaro sono state date in prestito alla nazione che non potranno mai ripagare i proprio debiti. Il mancato pagamento porta all’imposizione di dure misure che impattano non solo sui lavoratori e sugli anziani (che già dipendono dalle pensioni per la sopravvivenza giornaliera) ma anche sui giovani, che non riescono ad avere il denaro per affrontare un matrimonio e una vita familiare stabile, e in molti casi sono obbligati ad andare a lavorare altrove, lasciando posti vacanti nel mercato del lavoro interno.
In seconda battuta, arriva il desiderio di una migrazione di massa in larga scala per ridurre la mancanza di mano d’opera causata dalla gioventù espatriata. Vengono portati molti emigranti non qualificati con il pretesto di soddisfare la mancanza di queste professioni (sebbene sia solo una scusa per farli entrare, molti semplicemente non lavoreranno mai ma andranno comunque a pesare sui conti pubblici). Il risultato di questa politica è duplice: ridurre in povertà i giovani di una nazione e quindi rimpiazzarli con coloro che non hanno alcun collegamento storico con quella nazione e con la sua cultura e valori. Il risultato finale vedrà un giorno paesi in cui la maggior parte delle persone non appartiene alla popolazione storica, provenendo da ambienti e tradizioni differenti, il cui fattore unificante non saranno modi e cultura tradizionali del luogo in cui vivono ma solo una forma di società guidata dal consumismo di massa, aliena a quella di un’Europa tradizionale ma molto simile a quella degli USA.
Sembrava andare tutto liscio per questi globalisti e per i loro piani ma, improvvisamente, un quasi miracoloso aumento del nazionalismo e del populismo in tutte le nazioni europee, a cominciare dalla metà del secondo decennio del nuovo secolo, ha velocemente sollevato una forte resistenza ai loro schemi. La popolazione delle varie nazioni ha cominciato a gridare contro le macchinazioni dei loro regnanti non-eletti di Bruxelles e dei loro stessi rappresentanti eletti che vi avevano collaborato volentieri. Dalla Sinistra tradizionale sono arrivati quelli che denunciavano le rovinose misure di austerità imposte non democraticamente su classi lavoratrici, anziani, giovani e altri membri vulnerabili delle nazioni coinvolte. Dalla Destra tradizionale sono arrivati quelli che parlavano contro la politica di immigrazione forzata, che sembrava trasformare le loro terre natie in masse di persone quasi irriconoscibili, che non avevano alcun legame durevole con la nazione, la sua gente e la sua cultura. Col passare del tempo, questi due gruppi hanno cominciato a trovare più elementi comuni reciproci rispetto alla falsa supposta dicotomia “Destra/Sinistra” che l’establishment aveva inculcato nelle loro menti come una inevitabile parte del discorso politico moderno.
Il nuovo populismo, e i movimenti di base anti-establishment che si sono formati in questi ultimi anni, hanno tutti gli stessi obiettivi, anche se forse fini diversi: il ripristino dei veri costumi e della civilizzazione europea, cioè di quei principi che mettono individuo, comunità, nazione e soprattutto la famiglia sulla prima linea della società, e non un modello guidato dal profitto e basato sulla produzione di massa, sul consumismo e su un individualismo estremo del “vivi l’attimo”, che le elite hanno inculcato come “unica opzione” per così tanto tempo. Il miglior esempio di ciò in questo periodo storico è il movimento dei Gilet Gialli, che è emerso in Francio dalla fine del 2018. Riescono non solo a esprimere la rabbia del comune cittadino francese verso la fredda politica neoliberale e verso gli schemi di rimpiazzo migratorio del governo Macron, ma sono riusciti anche a mettere insieme una serie di politiche che vanno oltre le preoccupazioni della Destra tradizionale e delle ali della Sinistra, tutte atte a trovare una soluzione pragmatica ai temi che sono così preoccupanti in quella nazione.
Questo è il motivo per cui le elite globaliste che controllano l’Unione Europea sono così disperate, tanto da far approvare un piano di maggiore controllo sull’Europa attraverso la creazione di questo nuovo super-Stato franco-tedesco. La loro speranza è di unire le due più grandi nazioni del blocco europeo per applicare una più forte dominazione economica e anche militare sul continente. Il piano è quello di rendere ogni tentativo di resistenza al controllo da parte di Bruxelles una minaccia diretta contro Francia e Germania, che potrebbe essere trattata con la pressione di un contrattacco finanziario o difensivo. A meno che le altre nazioni europee non si uniscano presto in un qualche tipo di pubblica avanguardia (come un’espansione del già esistente gruppo centro europeo di Visegard), il potere delle elite franco-tedesche continuerà a crescere e a cercare di soffocare ogni resistenza nei suoi confronti e dell’organizzazione che detiene il suo vero potere.
In conclusione, l’Europa si trova difronte a due scelte: copiare tristemente quella nazione al di là dell’Atlantico fino al punto di diventare un mero clone dell’America e dei suoi valori consumistici, perdendo la propria maggioranza di discendenza europea, o continuare a lottare e combattere per preservarla e, speriamo, rivivere i principi tradizionali che l’hanno resa un brillante esempio della più grande e unica civiltà che l’umanità sia mai riuscita a produrre. Un’Europa completamente americanizzata e completamente globalizzata non sarebbe più Europa, bensì un riflesso di individui dispersi, senza radici e senza anima che sono arrivati a dominare e disintegrare i detentori dei vecchi ordini sociali che l’uomo occidentale ha elaborato per così tanti secoli e le cui radici nascono proprio da quel continente ora sotto una tale minaccia.
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Articolo di Robert Kearney pubblicato su compactnews.com il 15 febbraio 2019
Traduzione in italiano a cura di Elvia Politi per SakerItalia.it
–,questa unione epidermica franco/germanica ,di cui si è data notizia,nell’epoca delle unioni a tempo determinato fra coniugi con o senza figli,con single attempati senza famiglia ,Voi credete veramente che la volontà di una signora Merkel qualsiasi ed un Macron senza figli che impone in Francia una Legge del genitore 1 e 2, possano imporre la loro volontà a quella dei popoli e nazioni che sono stati tratti NELLA UE IN PARTE CON L’INGANNO IN PARTE PER DABBENAGGINE considerato che non bastava loro di farsi dare in ostaggio alla Nato ma ,per sovramercato anche alla UE?
Suvvia! non c’è nulla in. POLITICA CHE DURI A LUNGO,figuriamoci un’alleanza di vertice fra due personaggi che è cosa ben diversa fra quella dei popoli e Nazioni che divergono nella loro concezione di comunità con o senza Economia globale.
Pollice verso!
La Logica Scientifica e la Logica del Buon Senso che sarebbe la prima tramutata in Istinto dalla pratica, mi dice che due soci della medesima organizzazione, NON possono fare accordi bilaterali dentro la società stessa, pena la decadenza del TUTTO. Che aspettiamo a mandarli affa li vivacci loro con i loro €racci del Gioiello e coniarci a Nostra Moneta di nome Aurea, a fronte delle nostre 2450 tonnellate d’oro che né gli Usensi, né la bankitalia società per azioni possono ammettere di essersi pappate? Nel mondo virtuale, virtualizziamo anche i beni cravattatici…E’ la Logica, monnezze e voi non potete farci niente !
,,in Italia non c’è nessuna forza politica organizzata , capace di non perdersi nella gestione dell’ordinaria politica di sopravvivenza, che possa portare a termine la Missione della LIBERAZIONE dei Trattati con Enti sovranazionali o Paesi Terzi concorrenti, con detti Paesi dovrebbe essere vigenti solo Accordi ma non Trattati che limitino la nostra Libertà di agire sia a casa propria sia di ricontrattare ,senza Penali ,tali accordi.
Anche le ultime esperienze con i 5S e con la Lega Non ci porteranno a liberarci delle catene dll’Euro almeno fino a quando saremo tenuti ancora alla catena della Nato.
Non è un Mistero che la Moneta unica in Europa è uno strumento bellico da usarsi in tempo di Pace presunta.
Solo quando gli USA si disgregheranno ,a seguito di una sconfitta militare, potremmo sperare ,se saremo sopravvissuti ,di non incatenarci nuovamente con altri Paesi perché saremmo più forti perché tale litania è stata sempre a favore delle élite organizzate.
Ognuno per sé e si fa per tre.
sarà bene che le nostre 2540 tonnellate ce le facciamo rendere prima possibile (sempre che ci siano ancora, e questo dubbio è più che legittimo visto cosa succede quando un paese ne chiede indietro 50 o 60, indipendentemente dal fatto che il paese sia il Venezuela), purtroppo siamo ostaggi, servi in casa nostra, subservienti e sottomessi sempre più a questi psicopatici criminali assassini golpisti trafficanti di droga e armi di inglesi e americani. sarà bene iniziare a puntare i piedi e farci almeno rispettare. E’ vero che gente come Craxi pagò caro il suo puntare i piedi, ma è vero anche che morire da servi e sicari per gli altri non è certo edificante e buon esempio per il nostro futuro……