Ho appena letto un interessante articolo di Paolo Ercolani (“Vaccini: l’ignoranza è più popolare della conoscenza”) che mi ha fatto riflettere. Mi ha fatto riflettere in particolare perché avevo appena dialogato con alcune persone, culturalmente formate e ben informate, che però nell’articolo di cui sopra, in quanto scettici verso le autorità, ricadrebbero nell’ambito dei “sudditi ideali”.
Nell’articolo, con un certo involontario senso del paradosso, questi cittadini, definiti “scienziati improvvisati e tuttologi dilettanti” sarebbero “sudditi ideali” perché NON obbediscono all’autorità, ma cercano di farsi attivamente una propria opinione. In sostanza, dopo che per una vita ci hanno insegnato che pensare con la propria testa è il sale di una cittadinanza consapevole, ora chi non accetta acriticamente l’autorità sarebbe addirittura carne da “totalitarismo”
A scanso di equivoci, l’autorità di cui si parla non è mai una pura e semplice autorità scientifica, ma un’autorità scientifica cui ricorre ad hoc un’autorità politica.
Ora, in questo pezzo, come in molte altre riflessioni dello stesso tenore, vi è a mio avviso un fraintendimento
Parrebbe che il confronto attuale trovi da un lato autorità indiscusse, al di fuori di ogni tentazione e di ogni pressione, che essendo guidate dalla purezza del bene pubblico, si ritrovano per puro spirito di servizio a prendere iniziative politiche. E dall’altro lato ci sarebbe un popolo carogna, presuntuoso e diffidente che – vai a capire perché – non si fida a scatola chiusa oramai di nulla.
Ora, nelle moderne società complesse siamo tutti, senza eccezioni, degli ignoranti. Nessuno ha competenze all’altezza degli specialisti in nessun settore di pubblico interesse, salvo, per gli specialisti appunto, il proprio.
Ma al contempo tutti sono chiamati dalla forma stessa del governo democratico ad esprimere la propria volontà, NON su contenuti scientifici, ma, eventualmente, sulle conseguenze politiche di tali contenuti.
Da nessuna verità di fatto, anche concesso sia tale, discende mai per deduzione alcuno specifico dovere, alcuna specifica norma o imposizione. Tra la constatazione di un fatto e l’applicazione politica ci sono molte intermediazioni
Quando verità, o presunte tali, si traducono in iniziative politiche tutti sappiamo che quelle verità devono essere entrate in una valutazione complessiva di costi e benefici, che ne ha reso la componente veritativa soltanto, nel migliore dei casi, un punto di partenza.
Nel caso, il più frequente, di pretese verità economiche la natura stessa della scienza economica fa spazio per un’ampia componente normativa, che esula dallo spazio delle mere ‘verità di fatto’.
In questo contesto la valutazione pubblica del ‘valore di verità’ delle decisioni politiche passa attraverso una serie di presupposti prospettici.
1) Non c’è bisogno di essere dei teorici del complotto per sapere che tutte le decisioni pubbliche sono sottoposte ordinariamente a pressioni e contropressioni
2) Non c’è bisogno di immaginare alcun complotto di un grande fratello mediatico, per sapere che la gran parte delle iniziative politiche, da quando esistono i media, vengono prese sulla scorta di emergenze e allarmi mediaticamente amplificati. Le cosiddette ‘fake news’ sono esistite da sempre, ben prima che ci fosse niente di simile a internet, e molto spesso si è trattato di orchestrazioni rivolte ad ottenere specifici risultati politici (dalle fake news scioviniste sui giornali che preparavano alla Prima Guerra Mondiale alle fialette di presunte armi chimiche sventolate all’Onu, o, nel nostro piccolo, alle ‘piste anarchiche’ dello stragismo italiano, ecc. ecc.).
3) Tutti sappiamo che la capacità di pressione di organismi economici privati sulla politica non è mai stata così forte nella storia (e gli stati mai così deboli). Al tempo stesso, il principale movente che viene politicamente, e anche eticamente, legittimato ovunque è la ricerca del successo economico.
Date queste tre premesse, è sensato attendersi che l’infida plebe non nutra alcuna diffidenza rispetto ai proclami che tutto si fa nell’esclusivo e purissimo interesse del bene pubblico?
Quest’impasse, proprio per l’oggettiva difficoltà odierna di ciascun cittadino di farsi un’idea informata su temi complessi, non può essere affrontata, come invece accade, con la sufficienza e l’arroganza di chi sbotta sulla comoda e presuntuosa ignoranza della plebe.
Chi, sul piano politico, reputa che gli sia dovuta una qualche fiducia aprioristica non ha proprio capito in quali tempi viviamo. È non solo inevitabile, ma profondamente giusto che le persone cerchino di informarsi autonomamente, rispetto a quanto gli viene proposto dall’autorità politica protempore in carica. E il mezzo più potente per farlo oggi passa attraverso la rete. Naturalmente in rete si trova di tutto, dalle bufale agli articoli scientifici. Ma questo non è un buon motivo, una volta di più, per assumere toni sprezzanti rispetto ad informazioni derivate dalla rete, tanto più di fronte alla sempre minore autorevolezza e profondità delle fonti mediatiche ufficiali. Oggi qualunque ricercatore scientifico in qualsiasi disciplina trova in rete più o meno tutto ciò di cui si serve sul piano documentale. Naturalmente la sua expertise sta nel sapere come e dove cercare, e ciò è cruciale. Ma ogni atteggiamento di sufficienza verso il mezzo è pateticamente fuori luogo.
In questo quadro, che non è il frutto di occasionali complottismi o della presunzione della plebe, ma il frutto obbligato delle odierne dinamiche democratiche e politiche, l’atteggiamento
Non c’è mai stata un’epoca della storia in cui un ruolo pubblico degli intellettuali, nutrito dall’intento bicipite di cercare l’obiettività e di farsi capire, sia stato più necessario. Questo proprio perché anche persone che dedicano tutta la propria vita allo studio sono, di volta in volta necessariamente
Sciaguratamente
Invece di una politica che alimenta la trasparenza dei processi decisionali e che supporta la capacità di formazione/
*****
Articolo a cura di Andrea Zhok
e di questo siamo stati nutriti fin dall’età prescolare.
ci hanno istruiti al seguire ogni dictat senza conoserne le verità e le conseguenze.
Abbiamo tutti bisogno di lasciar perdere MSM e social media (che ormai anche i sassi sanno che praticano la censura a livelli sovietici, vedi l’esempio di youtube e facebook nei confronti di media indipendenti non allineati “con la verità ufficiale” che poi è il massimo della falsità).
White helmet come angeli della guerra invece che angeli della morte
americani che esportano democrazia pur essendo un regime più che fascista
e così via ogni giorno per ogni cosa importante……
Il popolo è diventato diffidente perchè ha capito che non ci si può affatto fidare delle autorità, che lo hanno sempre ingannato. Ricordo solo i “cafoni” del libro Fontamara di Ignazio Silone, sistematicamente ingannati dal fascismo. E poi i così detti esperti non solo sono soggetti a pressioni politiche fortissime, ma spesso sbagliano clamorosamente anche nei campi in cui dovrebbero sapere tutto. Non solo, la specializzazione del sapere, la parcellizzazione delle conoscenze, ha come conseguenza che un “esperto” sa molto del suo settore specifico, ma nulla del contesto, del come si inserisce e reagisce col tutto che lo circonda. Il che conduce semplicemente all’irresponsabilità. Quanto ai politici attuali, tacciamo per carità di patria. Bene comune? Interesse di tutti? Ma quando mai? Infine due parole su Ercolani, tipicissima figura della sinistra “sinistrata”, ormai completamente appiattita sul mito del liberismo , del progresso e della distruzione di ogni forma solida e naturale come la famiglia, la differenza sessuale, esaltatore del femminismo ecc. Per lui il sessantotto non fu abbastanza, vorebbe andare ancora oltre, non naturalmente rispetto all0economia ecc. ma sui così detti diritti civili. Insomma, se e lo conosci lo eviti.