Quanto è dura essere il più fico in una stanza piena di economisti?  Ma non è che magari questo riconoscimento imbarazzerebbe uno veramente fico?

L’ex Ministro delle Finanze Greco Yanis Varoufakis ha appena pubblicato un nuovo libro, ed è stato criticato per quanto sia autocelebrativo e scritto a fini di autopromozione. Io non l’ho letto – questa recensione riguarda il suo libro del 2016, “I deboli sono destinati a soffrire?” Il suo nuovo libro è più una raccolta di memorie, invece in quello del 2016 analizza il progetto pan-europeo e la storia della sua costruzione.

Sul retro di copertina del libro ha inserito citazioni che lo descrivono come una “rock star” e, “L’uomo più interessante del mondo.” [Questi commenti si riferiscono all’edizione letta dall’autore, non è detto che le stesse note di copertina si trovino nell’edizione italiana]

Queste citazioni vanno bene per l’autobiografia di Keith Richars, ma Varoufakis è il tizio che molti Europei speravano li avrebbe salvati da anni di povertà e decenni di futuro bloccato. Avrei pensato che i suoi slogan pubblicitari si sarebbero limitati a lodare il proprio lavoro, e non la sua personalità: la personalità è ciò a cui si affidano le star dei reality show, non i ministri delle Finanze.

Quindi, è stato un inizio curioso, ma in ogni caso l’ho letto.

Per essere un economista, Varoufakis scrive come il solito giornalista medio del mainstream: più muzak che rock and roll, una banale rivisitazione della storia, prevedibili stereotipi nazionali (senza la virtù dell’umorismo) e il rifiuto di riconoscere sinceramente che un’alternativa socialista è un’opzione reale.

Davvero pensiamo che ai ‘marxisti’ piaccia Marx?

È come se si venisse cacciati fuori dalla sinistra e gettati nella massa ignorante e falsa del centrismo quando il tuo libro sull’economia in Europa contiene forse non più di cinque riferimenti all’URSS che non veicolano altro che allusioni storiche… tutte negative. Eccovene un riepilogo:

“…l’Unione Sovietica crollava sotto il peso del suo declino morale ed economico….”

“La dedizione religiosa a regole economiche contraddittorie per cui le forze economiche non hanno alcun rispetto, ha abbattuto potenti imperi nel passato – in quello più recente l’Unione Sovietica.”

“I falsi dogmi sono condannati ad essere scoperti alla fine, in Europa, come è già successo in Unione Sovietica e in qualunque altro posto.”

“…Lo stalinismo, ci avvertiva che il vero oggetto della propaganda….”

“…esattamente come i rappresentanti dei soviet dovevano alzare le loro tessere durante le riunioni del Comitato Centrale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica.”

E questo è più o meno tutto, da parte del preminente “economista marxista” occidentale… Varoufakis si descrive [in inglese] come un “marxista irregolare”, ma non c’è nulla di irregolare in queste citazioni: sono totalmente, inequivocabilmente anti-comuniste..

Vorrei confutare solo la prima di queste citazioni:

Qualunque vero marxista, perfino un marxista non ortodosso, direbbe che la ragione del declino economico dell’URSS è stata l’introduzione da parte di Gorbaciov delle misure di perestroika (ristrutturazione) capitalista nel sistema economico. Il cosiddetto “Errore Fatale” è stato compiuto nel dicembre 1987: la riduzione immediata degli acquisti di tutta la produzione industriale da parte dello Stato dal 100% al 50%. Questo enorme shock venne giustificato con il desiderio, influenzato dal capitalismo, di cessare la pianificazione centralizzata dell’economia; di introdurre il concetto dei prezzi basati su domanda e offerta; con il tentativo di legalizzare formalmente la Seconda Economia capitalista (mercato nero/economia in nero) e di tassarne i profitti anziché controllare queste evidenti corruzioni delle risorse dello stato comunista. Ciò precipitò l’economia nel caos e creò carenze di merci per la prima volta dai tempi della Seconda Guerra Mondiale. Nel 1990 la produzione era crollata, mentre l’inflazione raggiunse l’80% nel 1991.

Quindi il fatto che Varoufakis non solo non menziona questo fattore, ma che potrebbe addirittura non esserne a conoscenza, dovrebbe certamente provare che lui non è affatto un economista marxista, di qualsivoglia genere.

Riguardo al “declino morale”: un marxista per lo meno formulerebbe l’ipotesi che fosse causato dalla crescita (incoraggiata dallo Stato) della Seconda Economia, cioè: dell’egoista, assassino, miope, individualista, mal regolato, inadeguatamente tassato, “normale” capitalismo.

Direi inoltre che un’altra ragione fu l’eviscerazione morale del comunismo da parte di Gorbaciov del settembre 1988, quando dichiarò effettivamente la fine della lotta di classe; il Comitato Centrale del Partito Comunista affermò la supremazia dei “valori umani universali” rispetto alla lotta di classe. Questi valori sono, naturalmente, europei e non universali, e sono gli evidenti precursori della foglia di fico di “Interventi Umanitari/Responsabilità di Proteggere” per gli interventi militari occidentali che ne seguirono.

La recitazione disinformata delle supposte cause della caduta dell’URSS si trova in qualunque manifesto del mainstream e nei notiziari televisivi occidentali. Nessuno può reclamare di essere di sinistra e sostenere queste false nozioni. Tutti gli economisti – ma Varoufakis in special modo – dovrebbero conoscere meglio ciò che fu una delle più grandi, più dinamiche ed unica nel suo genere fra le economie, e quanto meno cercare di presentare un’analisi più completa.

Dunque, a Varoufakis manca il marxismo sia nell’analisi economica che in quella morale – forma e spirito. Proclamare di essere di “sinistra” e subito dopo rifiutare l’economia di sinistra… fa di te un falso appartenente alla sinistra. Per alcuni a sinistra, rivelare la sua antipatia per l’URSS è sufficiente – per altri non lo è, e il libro di Varoufakis fornisce un’abbondanza di prove.

Ma c’è un fenomeno molto più interessante da spiegare prima, e per coloro che non vogliono leggere tutto quest’articolo, lo tratterò subito.

Allora perché Varoufakis è tanto famoso?

Per prima cosa: non lo è in Grecia! [in inglese]

“Alla maggior parte dei greci sfugge l’appeal da star internazionale di Yanis Varoufakis,” dicono i media greci [in inglese]. I greci non hanno dimenticato che i risultati a cui ha portato il lavoro di Varoufakis sono un deragliamento antidemocratico; le rock star devono davvero fare rock, e non posare nei loro giubbotti di pelle nera.

Ma il motivo per cui è così adorato nei media in lingua inglese è precisamente perché lui è un falso appartenente alla sinistra. È uno che sostiene in toto il capitalismo, che denuncia gli abusi di sovranità commessi dall’Unione Europea, e che mette in guardia anche sui pericoli strutturali dell’euro.

Pensateci un momento, e magari rileggete la precedente formulazione: non vi ho appena descritto una persona che rispecchia perfettamente una parte enorme dell’opinione del mainstream e dell’élite nel Regno Unito?  Per lo meno metà di loro la pensa così – dopo tutto hanno votato per la Brexit.

Giornali come The Guardian adorano Varoufakis perché prima del voto per la Brexit lui in effetti metteva in guardia sul fatto che l’Unione Europea fosse un pericolo antidemocratico da evitare; ha preso le parti della Brexit – anche se vi si opponeva [in inglese]– ma lo ha fatto senza opporsi al capitalismo o utilizzando un ragionamento comunista.

Quindi Varoufakis è stato una combinazione piovuta dal cielo per i media di lingua inglese. Metteteci dentro la sua ingiustificata affermazione  di essere di sinistra, e avrete una creazione mediatica che Fleet Street  [in italiano] non avrebbe saputo preparare meglio.

E poiché Varoufakis è stato etichettato come “l’impareggiabile economista europeo di sinistra”, i media statunitensi – necessariamente più ignari della reale situazione dell’Eurozona – hanno lietamente delegato il giudizio ai loro cugini e compagni nel capitalismo britannico. Inoltre il libro di Varoufakis sposa esplicitamente la tesi degli “Stati Uniti d’Europa”; lui crede, nonostante tutto, che “Bretton Woods era stato concepito allo scopo di ottenere un sistema bilanciato per il commercio internazionale e i flussi finanziari,” e non che fosse uno strumento di dominio per il dollaro americano. Pertanto lui non ha mai costituito un problema o un’opposizione all’élite americana.

La Gran Bretagna non ha mai fatto parte dell’Eurozona, e noi non dobbiamo confonderla con la UE, perché sono due questioni separate. Quello che è certo è che il quasi “decennio perso” dell’euro intralcia anche le economie di USA e UK (almeno per il 99%). Vediamo quindi un altro dei motivi per cui Varoufakis è così amato nei media in lingua inglese: oltre che a prendere le parti della Brexit, è sommamente efficace nella critica all’Eurozona dal proprio pulpito al suo interno. Le sue critiche hanno l’inestimabile valore di quelle dell’addetto ai lavori, eppure non sono anti-capitaliste.

Dunque, se si accetta che Varoufakis è falsamente di sinistra, che non vuole superare il capitalismo, che vuole mantenere in vita un sistema ingiusto e corrotto come l’Eurozona con solo alcune piccole modifiche, e che possa ingiustificatamente distorcere il significato di “un’analisi marxista dell’Eurozona”… si vede come egli sia un perfetto strumento di propaganda.

Ed è per questo che ci vengono ammannite così tante dosi di Varoufakis a dispetto dei suoi risultati politici così deludenti…

Ma ci vuole altro oltre la distorsione del marxismo per costruire un esponente della finta sinistra…

Tutto il libro è permeato di auto-compiacente finto-sinistrismo aristocratico

Un principio fondamentale del finto sinistrismo è quello secondo cui il vero problema è dovuto al fatto che: “Tutti sono più stupidi di me.”

Una credenza centrale di chi vi aderisce è la fede nella tecnocrazia illuminata contro l’ideologia: Hilary era “la miglior candidata alla presidenza di sempre”… chi se ne importa che fosse all’estrema destra dello spettro economico ed imperialistico? Hai votato per la Brexit? Allora sicuramente non sai nulla di economia, politica o storia. Hai appoggiato la Le Pen contro Macron – perché stai facendo rinascere il neo-nazismo da solo?

Per tali elitisti in Occidente, la democrazia è troppo importante per essere lasciata al voto… visto che la maggior parte di noi votanti non è altro che un “mucchio di individui spregevoli” [il ‘basket of deplorables’ di Hilary Clinton] che essi disprezzano tenendosene bene a distanza. Per essi, il pericolo per l’Occidente non è il capitalismo – con tutte le sue depressioni cicliche garantite, con la sicurezza che in esso sono i più corrotti ad ottenere i maggiori successi, con la sua mancanza di democrazia di base, con la sua disuguaglianza permanente – il pericolo è rappresentato dagli “spregevoli”. O per lo meno, questo è quanto essi vogliono che noi crediamo.

Ma quello che è diverso in Varoufakis è che ad essere spregevoli non sono solo i contadini greci (sebbene essi lo siano, e uno dei suoi (due) racconti di interesse umano descrive un incontro con un campagnolo greco sostenitore dei nazisti) ma tutti  gli altri leader aristocratici/tecnocrati suoi colleghi..

“E quindi, quando nel 2008 le enormi piramidi del capitale finanziario finirono per crollare, i socialdemocratici in Europa non avevano gli strumenti mentali né i valori morali con cui combattere i banchieri, o in alternativa sottoporre il sistema che stava crollando a un vaglio critico.”

Se solo i centristi europei avessero potuto fare ricorso agli “strumenti mentali”  e ai “valori morali” di Varoufakis, avrebbero quanto meno potuto sottoporre il “sistema a un vaglio critico”. Questa non è la sola volta in cui lui utilizza la suo tipologia di argomentazione borghese del “grande uomo/regola dell’aristocratico” – semplicemente non ho lo spazio per elencarvi tutte le altre. Vi posso assicurare che non fa mai uso di espressioni marxiste come “i nostri insegnamenti di ideologia socio-politica escludono metà dello spettro”, o “abbiamo bisogno di più democrazia diretta”, o “più gruppi di base in Parlamento anziché ricchi lobbisti” perché Varoufakis è un fervido credente nelle regole delle élite. Dopotutto, lui non è un marxista, lui è entusiasta di essere la “rock star” di quella élite.

Notate che l’enfasi sul “vaglio critico” è grande, ma è anche un’enfasi comune per una torre d’avorio tecnocratica – tutti quelli che si possono incontrare per strada vogliono cambiamenti sistemici adesso  al punto di votare per un Trump o una Le Pen pur di ottenerli.

Una delle chiamate alle armi morali di questo libro è riassunta da: “Una cosa è certa: l’Europa è troppo importante per essere lasciata ai suoi incapaci governanti.” Non ve lo immaginate un borghese proprietario di una seteria di Lione fare la stessa polemica riguardo alle consorterie monarchiche nel 18° secolo?

In effetti, il nuovo libro di Varoufakis sembra che si basi su questa precisa idea, visto che si intitola “Adults in the Room”. Varoufakis, presumibilmente è uno di quegli adulti. Il sottotitolo è, “Mein Kampf With Europe’s Deep Establishment”.

Oh, aspetta un attimo è “La mia Battaglia con l’Establishment Nascosto in Europa”. In ogni caso, il sottotitolo per il suo libro del 2016 che sto recensendo, riflette la sua natura più analitica/meno personale: “L’Europa, l’Austerità e la Minaccia alla Stabilità Globale”.

E qui sta la questione principale:  quelli della finta sinistra si accontentano di fumare e schiumare sulla stupidità degli altri, gli spregevoli, di come essi siano stati ingiustamente sorpassati nella promozione… anziché rendersi conto che questa è guerra – guerra di classe. La finta sinistra respinge o manca di questo punto di vista marxista per interpretare gli eventi.

Quelli di finta sinistra, che in realtà sono dei centristi  – a causa della loro incapacità di respingere il capitalismo – sono irragionevolmente ciechi rispetto al fatto che l’élite europea NON è stupida, che CAPISCE perfettamente cosa sta succedendo, e che semplicemente NON si preoccupa di porvi rimedio perché danneggerebbe il suo dominio sul 99%..

Ma questo richiede un altro articolo, Recessione forzata come strumento di guerra contro il 99%, che è l’articolo finale in questa serie di 7 parti che ho scritto sugli attuali problemi dell’Eurozona . Questo è il primo articolo.

Non è che lui abbia torto, è che per i Greci quella di essere sottoposti all’imperialismo è una novità

Varoufakis non pensa come uno del terzo mondo che disprezza i capitalisti, forse perché sembra avere una familiarità molto scarsa con il terzo mondo: la Grecia non è mai stata così al verde da prima di Platone.

L’Eurozona è a tutti gli effetti un progetto imperiale – che risucchia e si impossessa delle risorse greche. Ciò è iniziato, ufficialmente, al fine di ripagare i falliti scommettitori bancari dei centri di potere capitalista in Francia e Germania.

Ma anche se l’imperialismo europeo è esistito per due secoli, solo in tempi molto recenti ha iniziato ad essere usato contro gli stessi Europei occidentali – forse è per questo che questi non lo riconoscono quando lo vedono? Costringere i governi di Grecia, Irlanda, Portogallo e di altri paesi più deboli ad accollarsi i debiti privati delle banche tedesche e francesi non è altro che… una ripetizione di quello che è successo al terzo mondo.

Solo per farvi un esempio: il Bey della Tunisia prese in prestito dei soldi dai Francesi e le sue imprese autocratiche fallirono; nel 1869 dichiarò bancarotta e si accollò i costi dei cattivi investimenti che i banchieri avevano fatto, ciò significò che i tecnocrati francesi adesso gestivano il suo governo e le sue finanze; seguirono 12 anni di usura sanguinaria (perché neanche allora i banchieri pagavano per i propri sbagli); nel 1881 la Francia invase formalmente, Muhammad al-Sadiq Bey cedette la propria sovranità e quello che era un controllo informale divenne una effettiva dominazione straniera.

Non c’è bisogno di essere Tunisini per conoscere questa storia; non c’è bisogno di essere un genio intuitivo per vedere i paralleli con la situazione di oggi; ma devi essere un marxista per capire che è così che funziona il capitalismo e perché è così terribile. Molti marxisti lo danno come fatto assodato, l’imperialismo è incluso nel pacco del capitalismo, e non importa chi siano i nativi indifesi, tunisini, greci, vietnamiti, o chicchessia, … incluso gli Europei occidentali!

È necessaria un po’ di immaginazione per uno del primo mondo affinché possa identificarsi e capire la situazione critica di uno del terzo mondo, ma Varoufakis non ha questa immaginazione. È una vera sfortuna che in Grecia, grazie a gente di sinistra per finta come Varoufakis, in tanti siano costretti a imparare la mentalità del terzo mondo nel modo più duro.

Però, sarebbe da finta sinistra presumere che chi non fa parte dell’élite in Grecia – il 99%, la Spazzatura Greca [Greek Thrash nell’originale, una White Thrash in versione greca, si esamini il link ipertestuale più avanti per spiegazioni su questo concetto] – non capisca già adesso cosa gli venga rifilato.

Ma questa mancanza di una vera comprensione dell’imperialismo – e quindi dello stesso capitalismo – è probabilmente il motivo per cui la finta sinistra in Occidente non vede il capitalismo come il proprio principale nemico.

Per la finta sinistra, come possono essere addirittura colpevoli di autoritarismo?

Varoufakis, nel raccontarci nuovamente le storie della sua infanzia, associa chiaramente l’autoritarismo esclusivamente al blocco comunista sovietico ed orientale. La Grecia non ha avuto  Jim Crow [in italiano], e Varoufakis soffre di cecità selettiva sul fatto che gli Alleati capitalisti sostennero i greci collaboratori dei nazisti al fine di impedire ai militanti di sinistra di prendere il potere, con gli Inglesi che arrivarono ad aprire il fuoco contro di essi, uccidendone a decine.

Parla di un ritorno all’autoritarismo … quando è già arrivato due anni fa in Francia con lo stato di emergenza e con i piani di Macron di renderlo una pratica poliziesca comune. Sembra anche non essere consapevole che le attuali tattiche di spionaggio delle nazioni occidentali sono onnicomprensive ed invasive quanto quelle di una nazione comunista durante la Guerra Fredda, e che la Francia dovrà vivere per due anni a un passo dalla legge marziale senza neppure godere della rete di sicurezza sociale comunista come compensazione.

Come per tutti quelli di sinistra per finta, ciò che principalmente motiva  Varoufakis è la paura – del ritorno al fascismo; lui non promuove alcun genere di avanzamento.

E come tutti i socialdemocratici occidentali di oggi, lui non ha nulla da dire alla Spazzatura Bianca  [in italiano] perché sembra guardare ad essa senza alcuna simpatia e solo come a un pericoloso potenziale di energia cinetica – il combustibile non pensante – del neo-fascismo. La triste realtà che egli non riesce a comprendere è che la Spazzatura Bianca non vuole vivere nel passato più di quanto lo voglia Varoufakis, perché il suo passato recente non è stato nient’altro che ridotto potere d’acquisto, ridotta stabilità occupazionale e disperazione.

Nella prossima sezione vi mostrerò quanto sia profondo il disprezzo di Varoufakis per la Spazzatura Greca e per le persone che non abbiano lauree universitarie, appartenenza all’élite e ricchezza. Ma la sua attenzione costantemente irregolare nei confronti di un ritorno all’autoritarismo non è altro ciò che tutti, nell’entroterra e nelle aree urbane povere di America, Francia, Grecia, eccetera, già sanno e dicono: la Sinistra Occidentale non ha più niente da dirci.

Tre tipi: banchieri ‘proletari’ fraintesi, campagnoli fascisti e collaboratori nazisti “buoni”.

Varoufakis usa solo due storie di “interesse umano”: ve le propongo perché sono significative di quali siano le sue vere simpatie, e sono dannatamente sicuro che non sono di tipo marxista!

La prima riguarda una discussione  che lui ha avuto, prima della Grande Recessione, con un esponente di una banca di investimento tedesca (quelli delle banche di investimento voleranno mai in classe turistica?): il banchiere denunciava il fatto che le istituzioni finanziarie europee avessero adottato le stesse dubbie pratiche predatorie  di concessione dei crediti iniziate negli Stati Uniti.

“’Prestare, prestare, prestare!’ Era il loro nuovo credo. Da rilassato fornitore di quella risorsa scarsa che è il denaro, si era trasformato in un proletario angosciato e super-pagato.”

Non scherzo quando dico che questa  è la prima ed unica volta in cui questo “marxista irregolare” usa la parola “proletario” nel suo libro… per descrivere un dannato banchiere! C’è da ridere, nessuna meraviglia che gli anglofoni lo amino – fa di un banchiere un appartenente al proletariato! Non basta che quelli della City e di Wall Street abbiano tutti i soldi ed il potere, devono appropriarsi anche del manto etico del “proletariato”?!

Varoufakis ha una simpatia enorme per questo “pover’uomo”, e da nessuna parte condanna l’immoralità di uno che è – per ammissione dello stesso banchiere – un “predatore del credito”, un gangster approvato dalla società. Soprattutto, Varoufakis si dispiace che il banchiere abbia perso il suo status sommamente importante di appartenente all’élite:

“Una quota settimanale dei prestiti che lui doveva erogare senza considerazione per il merito creditizio dei suoi clienti lo derubava del discernimento che precedentemente lo faceva sentire importante.”

Non penso che ci sia molto altro da spiegare….

L’altra storia di interesse umano arriva alla fine del suo libro e serve ovviamente come tattica per suscitare paura. Riferisce una storia in cui un vecchio campagnolo greco che lo ospitava gli avrebbe lasciato in camera una copia originale tedesca del “Mein Kampf” come lettura della buonanotte. Questo campagnolo era un sostenitore del fascismo e un collaboratore dei nazisti, e ciò consente a Varoufakis di parlare della crescita, ovviamente indesiderata, del movimento di estrema destra greco Alba Dorata.

Bene, io non sono minimamente un sostenitore dell’estrema destra, naturalmente, ma provo simpatia per tutti i figli di Dio: la mia comprensione è limitata, ma riesco a capire che uomini così sono come questo “Kaphias” che, in realtà, proprio come dice Varoufakis, è “… un uomo amareggiato, arrabbiato perpetuamente in cerca di vendetta contro un mondo che non gli ha mai dato una possibilità.”

Il problema è la mancanza di opportunità e di solidarietà, e il controllo sul proprio lavoro e sulla propria vita offerto a questo contadino dei tempi moderni. Problemi come questi richiedono soluzioni a livello sociale e compassione, perché questi problemi non sono affatto una rarità nel mondo. Dargli compassione e aiuto è il miglior rimedio contro il fascismo in cui è caduto. Quello che è sicuro è che non se ne andrà! Può solo essere cambiato. Il comunismo dice che quest’uomo amareggiato ed emarginato appartiene all’enorme gruppo del 99% e questo potrebbe provocare meraviglie nell’espansione della sua visione del mondo.

Anche se qualcuno potrà dire che la mia empatia è mal riposta, di sicuro questo problema è di gran lunga differente da quello di un banchiere che piagnucola perché non può più giocare a fare Dio con i suoi prestiti!

A livello più ampio la mia idea è: non ci troviamo in una Grande Recessione a causa dei campagnoli razzisti o degli analfabeti violenti delle periferie urbane – ci siamo finiti a causa della estrema corruzione e dei comportamenti anti-sociali dei capitalisti. Da parte di Varoufakis mostrare simpatia per il banchiere e non per il contadino è tanto, tanto… non marxista per usare un eufemismo molto blando.

“… elettori di Alba Dorata, che come tutti i fascisti, hanno un debole per il sangue e la terra…”  Non sarò mai un sostenitore di Alba Dorata, ma questo, senza tema di smentita,  non si può chiamare “marxismo”, altrimenti finiremo per perdere definitivamente “i miserevoli”: per i cittadini che non hanno dimestichezza con la vita e la gente di campagna, frasi come questa implicano che tutti i campagnoli siano fascisti.

Vi sorprende che la frase “ridistribuzione delle terre” non appaia da nessuna parte in questo libro? Bene, anch’io voglio la terra – senza alcun dubbio! Sono anch’io un fascista?

Io voglio possedere il mio appartamento anziché perdere migliaia di euro ogni anno per darli al borghese proprietario della mia casa di Parigi! Io NON ho assolutamente alcuna prospettiva che MAI possiederò un seppur modesto pezzo di spazio nel cielo finché lavorerò nel giornalismo e vivrò a Parigi! Eppure il 95% degli abitanti della Cina rurale possiede la propria casa e la propria terra e lo stesso vale per il 75% degli abitanti delle città. Se io non posso permettermi un appartamento, sicuramente amerei un pezzo di terra e una roulotte come seconda casa gratis! Mio Dio, potrei considerarmi quasi ricco se questo mio sogno si realizzasse!

Quelli della finta sinistra come Varoufakis neanche penserebbero in termini di requisizioni statali di appartamenti che restano vuoti interi anni – oltre il 20% degli appartamenti a Parigi – ma posso rassicurarli che io sì, ci penso, e come me ci pensa un numero crescente di famiglie senza tetto.

Varoufakis fa due riferimenti culturali nel libro, ed è interessante che la sua analisi di uno di essi sia completamente senza fondamento.

“Il film ‘Mephisto’ di Istvan Szabo è forse il miglior ritratto del sequestro di una bella mente da parte di una ideologia sinistra.”

Questo film ungherese è un classico che ha vinto l’Oscar per il miglior film straniero nel 1981. La “bella mente” è quella del protagonista, Hendrik, che diventerà una star del teatro nella Germania Nazista nonostante i costanti appelli dei suoi amici a non sostenere i fascisti.

Sarebbe da considerare assiomatico che “le belle menti” non collaborino coi nazisti… ma Varoufakis ha ovviamente trovato molto in Henrik con cui identificarsi. Forse la caratteristica definitrice di Hendrik è la sua inarrestabile ambizione, che viene usata – non sequestrata – dai nazisti.

Se guardate il film, penso che il regista chiarisca fin dall’inizio che, nonostante la sua energia e le sue capacità impressionanti, c’è qualcosa di essenzialmente falso e vuoto in Hendrik. Lui non è “una bella mente” che è stata corrotta – è un pallone gonfiato spaventosamente egocentrico, adultero, traditore, disprezzato perfino dalla sua amante. In breve, un attore.

Gli avidi capitalisti e i violenti imperialisti sono i veri spregevoli, ma lo sono anche quelli bramosi di potere come Hendrik.

Proprio l’ultima frase del libro di Varoufakis è “Solo quando questi princìpi saranno rispettati in tutta Europa, dalle facce dei successori di Kapnia sarà cancellato il loro ghigno sardonico.”  

Ugh….

Il linguaggio è completamente sbagliato e, naturalmente, anche le sue soluzioni sono erronee.

Ho già dimostrato quanto il libro ,tanto strombazzato dai media, di Joseph Stiglitz “L’Euro” fosse pieno di idee economiche falsamente di sinistra.

Se vi sembra che io abbia una certa inclinazione ad attaccare economisti etichettati come “di sinistra” dal mainstream, è perché è vero: tutti noi dobbiamo guardare con grande scetticismo agli economisti che i media mainstream ci presentano come “di sinistra” perché raramente essi lo sono davvero. È inoltre di vitale importanza che i giornalisti che si occupano dell’Europa si accorgano, e addirittura osino presentare, quella metà dello spettro economico che non è “capitalismo”. Come ho già scritto:

Sono molte le volte in cui ne  “L’Euro” Stiglitz presenta delle conclusioni devastanti nei riguardi del capitalismo, solo per lasciarle lì e ostentare smarrimento riguardo a come tutto ciò possa accadere.

Varoufakis adopera la stessa litania di frasi assolutorie che lasciano indisturbati i leader occidentali: “ingenuo”, “non comprende”, “incomprensione”, “le strane vie del capitalismo”, “vacuo”, “dimentico”, “ignorante”, “ignorante delle semplici leggi macroeconomiche ma, curiosamente, per nulla imbarazzato da questa ignoranza” ,“smarrito” ; “hubris” non è la stessa cosa della semplice avidità del banchiere; Bill Clinton e Barack Obama “che potrebbero aver voluto resuscitare”  lo spirito del New Deal, volevano farlo quanto io voglio essere sottoposto al waterboarding  [in italiano]; a dispetto di tutti i loro crimini, le banche sono ancora “venerabili”  per Varoufakis; e, cosa a suo modo divertente, perché non chiamare “crescita inversa”  quello che in realtà è un impoverimento pianificato.

È interessante come  il concetto di usura sia totalmente assente nel vocabolario di Varoufakis. Non compare neanche una volta nel suo libro, né vi appare un rimprovero di alcun genere per la classe di percettori di rendita che ha sbudellato il suo paese – la parola “rentiers” compare solo una volta. Questa è un’altra parola come “borghese” per la quale non esiste un buon equivalente in inglese ma che è assolutamente indispensabile in qualunque discussione riguardo all’economia della Rivoluzione post-industriale. Varoufakis, vedrete, vuole che l’Europa emuli gli Stati Uniti, la cui struttura politica depreda la rivoluzione industriale e che certamente non è moderna, né marxista.

Anziché citare Marx – o per lo meno fingere di non ignorarlo completamente – cita pensatori di destra come l’atrocemente disinformato Alexis de Tocqueville, che scrisse il suo libro sugli Stati Uniti solo un anno dopo esservi arrivato. Se io avessi scritto un libro sulla Francia dopo un anno qui, esso sarebbe stato terribilmente disinformato.

Lui cita un ben noto filosofo di quelli che “il comunismo implica l’autoritarismo”: “Il filosofo tedesco Jurgen Habermas tanto tempo fa riconobbe che il capitalismo tende a sviluppare un ‘deficit di legittimità’”…. Ci si creda o no, questo è un raro esempio in cui Varoufakis usa la parola “capitalismo”… in un libro sull’economia! Dire che il capitalismo ha un “deficit di legittimità” è come dire che il sole ha un “deficit di freddo”!

È molto lesto a utilizzare frasi come “Le classi governative corrotte di Grecia, Italia e Spagna…” eppure non ho letto da nessuna parte “Le classi governative corrotte di Francia, Germania e Olanda”, nonostante l’estensione di questa corruzione sia ben più grande perché queste ultime  si stanno approfittando delle nazioni più deboli e perché, esse stesse, non sono state neanche capaci di guidare in modo appropriato.

La sua soluzione è ancora più globalizzazione all’americana.

La soluzione di Varoufakis perpetua il dominio borghese perché tiene in vita l’Eurozona, ma cambia solo le parole. Non più TINA – There Is No Alternative [Non c’è alternativa] (al capitalismo), ma  “TATIANA: That, Astonishingly, There Is An Alternative[Che Sorprendentemente C’è Un’Alternativa].

Uffa, anche le sue soluzioni sono infettate da quell’auto-compiacimento così tipico della finta sinistra…. Ovviamente, la sua soluzione non è che una lieve modifica all’ideologia dominante, funzionante completamente all’interno della cornice bacata del capitalismo.

TATIANA è: “…un piano per affrontare la crisi attraverso l’europeizzazione delle sue quattro componenti . La crisi del debito pubblico, delle banche, dei mancati investimenti e dell’esplosione della povertà – decentralizzando contemporaneamente il potere attraverso una riduzione dei poteri discrezionali esercitati illecitamente dal triangolo Bruxelles-Francoforte-Berlino.”

Ma sì, …certo! Suona proprio bene, ovvio e grandioso! Naturalmente l’Eurozona deve  essere riparata, cosicché funzioni più democraticamente e per il bene della persona media! Ma non succederà – perché questo è il capitalismo. E non ha ancora funzionato – perché questo è il capitalismo.

E continua: “Vista da una prospettiva meno politicizzata, il merito più grande della proposta è che offre un modo per abbandonare il principio problematico dell’Eurozona dei debiti e del settore bancario perfettamente separabili e di introdurre il meccanismo mancante del riciclaggio politico dei surplus senza la creazione di un potere discrezionale ed autocratico al centro dell’Europa e senza l’immediata necessità di riscrivere le già esistenti regole e i trattati dell’Unione Europea.”

“riciclaggio politico dei surplus (grassetto mio) è il nucleo centrale della sua discussione sul perché l’Eurozona ha fallito, e su cosa si debba rimediare. In breve: il surplus monetario (i profitti) devono essere redistribuiti dalle nazioni con bilancia commerciale in attivo a quelle con bilancia commerciale in deficit.

La parola chiave qui è “politica”, perché è una scelta intrinsecamente politica quando si decide come “riciclare” (ridistribuire) “il surplus” di denaro prodotto dal lavoro.

Penso che tutti riusciamo a vedere cosa sia veramente questo: marxismo.

Ma Varoufakis non lo chiama così, o non vuole, o non si rende conto che ciò di cui parla è il solito vecchio principio: “ridistribuzione della ricchezza”. In effetti, se è considerato “marxista” è perché gli altri capiscono le sue idee economiche meglio di lui!

Incurante, non riesce a vedere che l’1% non permetterà mai alcuna ridistribuzione “politica” della ricchezza, che è per questo che c’è il comunismo, ed essi non permetteranno mai nulla del genere in Europa, o Varoufakis non lo aveva notato?

La stampa inglese ha ragione a gradire Varoufakis, solo non COSÌ tanto

Ha una tonnellata di buone idee… ma solo quando si tratta di criticare l’attuale ordinamento europeo:

“…Il Dr. Schauble e l’Eurogruppo sono riusciti a rovesciare il nostro governo asfissiandoci fino alla resa del Primo Ministro Tsipras….”

Varoufakis vede chiaramente la storia e la fondazione ad oggi immutata del progetto europeo:

“Eppure, va annotato che l’Unione Europea iniziò a vivere come un cartello di produttori di carbone e acciaio, che, pubblicamente e illegalmente, controllavano i prezzi e la produzione per mezzo di una burocrazia multinazionale investita di poteri legali e politici che si imponevano sui parlamenti nazionali e sui processi democratici.”

Per metterla in modo semplice, non c’è stato nessun cambiamento strutturale rispetto a quello che l’UE è sempre stata – un cartello capitalista antidemocratico avente lo scopo di fissare i prezzi per riempire le tasche dell’1%. Ma dov’è il corrispondente richiamo alla necessità di guardare al socialismo?

“Le istituzioni dell’Unione Europea vennero progettate negli anni ‘50 e ‘60 al fine di detergerne via la politica.”

Ciò che Varoufakis manca di sottolineare, comunque, è che ciò di cui sono state ripulite erano le idee di ispirazione comunista, quelle che stavano spazzando il globo e mettendo salde radici da molte parti.

“La nozione che la moneta possa essere amministrata in modo apolitico, per mezzo solo della tecnica, è una follia pericolosa di enorme grandezza. “ Fantastico, ma la riga successiva è un prevedibile ricorso alla paura, anziché una condanna del capitalismo: “La fantasia della moneta apolitica è stata ciò che ha reso il sistema aureo nel periodo delle due guerre così primitivo. La sua inevitabile dismissione ha generato i teppisti fascisti e nazisti con gli effetti che tutti noi conosciamo e deprechiamo.”

Io non nego il fatto che l’ascesa del fascismo ne sia stato un sottoprodotto, ma ritengo che avrebbe potuto immediatamente esprimere la richiesta di “politicizzare la moneta”, che può avere luogo solo sotto il socialismo, anziché fare nuovamente ricorso alla storiella dei “miserevoli”. Il problema non è che la moneta apolitica crea il razzismo – è che la moneta apolitica crea povertà, e la povertà crea il razzismo.

“Varoufakis il buono” è immediatamente seguito ogni volta da “Varoufakis di sinistra ma per finta”:

“….il solo modo in cui il piano di Berlino può funzionare è che l’Eurozona si trasformi in un mostro mercantilista. Il che vuol dire in numeri semplici che per sfuggire alla crisi in questa maniera l’Eurozona deve raggiungere una eccedenza nelle partite correnti nei confronti del resto del mondo di una cifra non inferiore al 9% del reddito totale europeo… significa anche esportare deflazione al resto del mondo. Un’Eurozona in surplus commerciale del 9% distruggerebbe le speranze di stabilità e crescita di America, Cina, America Latina, India, Africa e del Sud Est Asiatico. Vorrebbe dire massiccia disoccupazione nel resto del mondo, instabilità politica, richieste di erezione di barriere protezionistiche…”.

Varoufakis odia le barriere protezionistiche, essendo un capitalista, ma la verità è lì sotto gli occhi di tutti: la Germania è spietatamente ed egoisticamente capitalista a dispetto della posizione di leadership che detiene nel suo blocco multinazionale.

Ironicamente, Varoufakis incolpa la Francia per i problemi dell’Eurozona – questa è una lettura scorretta della storia europea del dopoguerra dovuta alla sua mancanza di una prospettiva realmente di sinistra. Il secondo articolo in questa serie, “Lo sforzo storico della Francia di creare un’Eurozona permanentemente anti-austerità”  corregge l’errore di Varoufakis.

In una sezione cruciale del libro in cui  ”la fa semplice” ha il coraggio di dire che c’è un problema, ma… questo è tutto ciò che riesce a fare.

“Per prima cosa… l’unione in Europa non è per niente simile a quella in America: è stata fondata come l’amministrazione di un cartello industriale, piuttosto che come un meccanismo politico tramite il quale bilanciare interessi contrastanti in una democrazia. Secondo, ci sono ragioni per cui la leadership politica nel mondo non è più quella che era una volta.”

La prima parte è eccellente, ma la seconda parte è completamente borghese. Come nel suo libro continua a sostenere, Varoufakis effettivamente crede che il vero problema è che “i politici di alto calibro (siano stati) spinti via dalla politica… sempre meno uomini e donne dotati entrano in politica”.

Varoufakis non offre una soluzione di orientamento marxista, socialista, o a favore del 99% – lui denuncia il fatto che l’élite non è più buona come era una volta anziché denunciare la mancanza di vera democrazia!

Dove sono andate a finire le vere rock star? Varoufakis si sente solo!

Falsa sinistra, cura te stessa prima di curare i miserevoli

Il libro di Varoufakis dà spazio in abbondanza all’ammissione che l’UE è destinata inevitabilmente alla morte, perché non c’è modo di riformare il capitalismo – si può solo sostituire con il comunismo/socialismo. L’idea che Rotschild Macron, Angela Thatcher e la cabala di banchieri che letteralmente vessa l’Eurozona stiano per costruire una UE “pro-99%” è totalmente ridicola perché non ha alcuna base fattuale o storica.

L’ovvia risposta al perché l’Eurozona sia fallita è: essendo oggi nient’altro che quel sistema di cartelli che è sempre stato, l’Eurozona non si preoccupa del fatto che ci siano povertà e sofferenza perché l’1% è ben al riparo da esse; questo è il capitalismo, dopotutto. Un analista comunista questo lo chiarisce.

Il progetto europeo è così antidemocratico, così pro-capitalista, e così fondamentalmente prono a fomentare elitismo, razzismo e divisioni che non può essere sostenuto nei caffè o nelle urne elettorali.

Ho fornito abbondanza di esempi di come l’analisi di Varoufakis sia fintamente di sinistra: non denuncia la struttura stessa della bestia capitalista/imperialista e non la dichiara incompatibile con la modernità, cioè quello che un vero pensatore marxista farebbe. Varoufakis sa offrire solo una critica –  gli manca quel tocco di comunismo che in ogni discussione si riassume in “Dunque, alla luce di questi fatti – cambiamo tutto subito!” Il suo libro non offre un piano per un reale cambiamento perché lui intende sostenere il sistema capitalista.

Varoufakis è evidentemente molto felice di essere incluso nell’1% – e perfino essere considerato “il più figo” tra loro. Ma l’elitismo non è progresso – sfortunatamente è lo status quo in tutto l’Occidente.

Il comunismo è l’unica ideologia sociale che abbatte le élite e costruisce la persona comune. Gli Europei saranno contenti quando tornerà il comunismo.

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La Francia ha fatto ritorno dalle vacanze estive, e si prepara ad affrontare ulteriori agitazioni sociali causate dall’austerità. Pensavo che sarebbe stato interessante rinfrescare la nostra dimestichezza con la causa di queste agitazioni: l’Eurozona.

Questo è il primo di  una serie di 7 articoli sull’Eurozona attuale che combinerà alcune delle idee di Varoufakis con i miei 8 anni di esperienza fatta occupandomi direttamente della crisi da Parigi.

Eccovi la lista degli articoli che verranno pubblicati, spero che li troverete utili nella vostra lotta da sinistra!

Lo sforzo storico della Francia di creare un’Eurozona permanentemente anti-austerità

La struttura irrimediabilmente corrotta dell’Eurozona

L’Eurozona: ancora e come sempre pronta al crollo

L’Eurozona è probabilmente nel suo anno finale, contrazione in arrivo

La paura del mondo anglofono di chiamare ‘comunismo’, il comunismo

Recessione forzata come strumento di guerra sociale contro il 99%

Ramin Mazaheri è il capo corrispondente a Parigi di Press TV e ha vissuto in Francia dal 2009. Ha fatto il cronista per vari quotidiani negli Stati Uniti ed ha svolto la sua attività in Iran, Cuba, Egitto, Tunisia, Corea del Sud e in altri paesi. I suoi lavori sono stati pubblicati in svariati giornali, riviste e siti web, oltre che alla radio e in televisione.

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Articolo di Ramin Mazaheri pubblicato su su TheSaker il 3 settembre 2017 

Traduzione in italiano a cura di Mario B. per Sakeritalia

[Le note in questo formato sono del traduttore]

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