Saker Italia è stato invitato a partecipare alla conferenza stampa del Ministro degli Esteri Sergey Lavrov sui “Risultati della politica estera russa nel 2021” tenutasi il 14 gennaio a Mosca.
Qui di seguito vi proponiamo il nostro resoconto commentato.

In meno di 20 minuti il Ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha ripercorso i risultati dell’anno “diplomatico” 2021. Sintetico (se pensiamo ai sermoni politici a cui siamo abituati) ma certamente non evasivo. Anzi.
In soli cinque minuti abbiamo sentito queste frasi: “La situazione non sta migliorando”, “I colleghi occidentali stanno minando l’architettura strategica mondiale” e “Washington sta cercando di ideologizzare le nostre vite”.
E soprattutto: “La nostra pazienza è finita”.

Il 2021 è stato infatti l’anno in cui la Russia ha cambiato il passo delle relazioni diplomatiche, a partire dall’incontro tra Vladimir Putin e Joe Biden a Ginevra il 16 giugno scorso. Da quel momento la Russia ha chiesto garanzie di sicurezza agli Stati Uniti e alla NATO, affinché il bilanciamento delle forze (anche militari) garantisse la sicurezza di tutti i paesi nelle loro rispettive sfere di influenza.
Garanzie scritte che non sono mai arrivate, e a cui gli USA non hanno risposto, imponendo invece la loro agenda e le loro soluzioni. E arrivando ad acrobazie logiche al limite del grottesco: “è inammissibile che ci chiedano di far arretrare le nostre truppe dislocate nel nostro territorio” afferma Lavrov “quando Americani, Canadesi, Inglesi sono quasi permanentemente presenti [ai nostri confini]”.
Lavrov ha ribadito che la NATO non ha mai smesso di espandersi, ed è infatti di questi giorni la proposta di ammettere nell’alleanza atlantica i Paesi scandinavi, mentre rimane ancora in sospeso la richiesta dell’Ucraina.
Difficile perciò considerare delle ipotesi di dialogo sulla sicurezza reciproca senza considerare questo slancio in avanti della NATO.
Ancora una volta, tutti guardano alla possibile aggressione russa (ventilata anche da molte domande dei giornalisti), ma nessuno si mette nella prospettiva russa. Su queste premesse non stupisce che Lavrov abbia “diplomaticamente” dichiarato che la Russia si sta preparando per lo sviluppo di ogni eventualità.

Se non è il compito del Ministro degli Esteri parlare di soluzioni militari (su cui ha esplicitamente detto di non voler rispondere), la prospettiva di raggiungere un accordo dipende quindi dagli Stati Uniti, i quali continuano a rispondere dicendo di doversi consultare con gli alleati. Oltre ad essere una bugia, sono solo scuse per tentare di ritardare il processo, come dimostrato tante volte con accordi sottobanco (ricordate le proteste della Francia dopo il trattato AUKUS?).
Uno stallo che si accompagna ad una narrazione in cui l’Occidente condanna violazioni dei diritti umani ma appoggia i sanguinosi colpi di Stato nei paesi filoccidentali, con specifici riferimenti al Kazakistan e al Maidan ucraino.
Nell’Occidente a cui si fa riferimento non ci sono solo USA e NATO, ma anche l’Unione Europea. O almeno ci dovrebbe essere perché, come dice Lavrov, lui non vede il modo di avere relazioni separate [dalla NATO] con la UE sui temi della sicurezza: il dialogo tra le due parti dipende proprio dall’Europa e, in particolare, dalla possibilità o meno che avrà Joseph Borrell di riprendere i colloqui con la Russia. Ogni altro tentativo di stimolo, soprattutto sul tema della violazione dei diritti umani e della libertà di stampa in Ucraina, è caduto nel vuoto.
Non stupisce (più) che la Russia stia continuando a lavorare per rinforzare le sue alleanze (vedi la Bielorussia), guardando con sempre più forte interesse all’Asia. Non sarà quindi solo un gesto simbolico la presenza del Presidente Vladimir Putin a Pechino il 4 febbraio per la cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici Invernali. Sarà infatti l’occasione per un summit con il Presidente cinese Xi Jinping.

Come abbiamo potuto constatare già a Ginevra, il linguaggio diplomatico è asciutto e complesso allo stesso tempo. Sergey Lavrov non cade mai nelle provocazioni o nei proclami: da eccellente diplomatico, non fornisce le risposte ma le indica in un quadro più ampio. Facile non capire, facile capire male.
Siamo onorati di aver partecipato a questi eventi, ma siamo altrettanto dispiaciuti che tanto di quanto è stato detto oggi è già stato frainteso da molti. Frainteso paradossalmente da chi pretende di essere amico della Russia, quando in realtà non fa altro che dare una propria versione degli eventi, anche quando è completamente sbagliata.
Lasciamo al lettore l’arduo compito di distinguere il vero dal falso, continuando a promettere che vi daremo la nostra interpretazione invece che la nostra narrativa personale.

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Articolo a cura di Elvia Politi
Redazione Saker Italia

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