Ho volutamente lasciato passare più di un mese dal mio ultimo editoriale. Vediamo cosa è cambiato da allora, e come.

Lo scenario di guerra ai confini russi non ha fatto che aumentare d’ampiezza e pericolosità. Mentre Europa, Stati Uniti e tutto l’Occidente per mano si stanno suicidando collettivamente, l’Oriente e l’Estremo Oriente si stanno preparando a rispondere a tutte le nostre angherie lungo i loro confini. In molti stiamo tentando di capire quando e come succederà, sapendo con certezza che qualcosa accadrà di sicuro. Ricordo sempre che ieri serviva una palla di cristallo, oggi solo un paio di occhiali.

Il presidente bielorusso Lukashenko ha deciso di acquistare il materiale bellico delle esercitazioni, garantendosi apparecchiature come gli S-400, in grado di coprire il paese e oltre. Questo materiale quindi resterà in loco e servirà da deterrente o da bersaglio per le “manovre” NATO. Perché suggerisco che faranno da bersaglio? Perché in caso di guerra anche le dichiarazioni di Lukashenko lasciano intendere che ci sia la comprensione che il territorio bielorusso sarà usato come autostrada da entrambi gli schieramenti. E non è disposto a far passare nessuno. Parole forti ma giuste, dette da un uomo che capisce in che situazione è il suo paese, sa quanto importante sia avere rapporti sani e di mutuo profitto, e che questi rapporti certo l’EU e gli USA non li garantiscono.

Questo non toglie l’enorme spada di Damocle che pende sulla testa della Bielorussia, presto o tardi sarà usata come cuscinetto e la scelta di Lukashenko sarà giudicata solo dagli storici (che spero saranno imparziali) e dagli archeologi che per decenni troveranno resti di uno schieramento, dell’altro o di entrambi. A questo proposito non hanno ancora finito di esumare resti appartenenti a combattenti della guerra precedente, che si vuole tornare a concimare i campi con nuove generazioni. E’ assolutamente ingiusto giocare con la vita di milioni di persone, costrette alla fuga, all’esilio, uomini, donne, bambini e anziani che passano dalla repressione alla tortura. Tutto questo in nome di conquiste territoriali e rivincite su umiliazioni subite in precedenza. Ma questa è la guerra, nasce dalla ceneri della precedente e brucia tutto ciò che incontra. Perché così tanti oggi soffiano sulle ceneri sperando che il prossimo fuoco ci consumi tutti?

Come editore credo di essermi posto la domanda più di una ventina di volte; ho più risposte, alcune sono lapalissiane: come tutti sappiamo la NATO vuole espandersi, si vuole soggiogare la Russia e ridurla ad una bestia senza denti né unghie, sfruttarla senza dare nulla in cambio. E questo soffiare sul fuoco è sicuramente deliberato. Da un lato si crea divisione, dall’altro i presupposti per accettare questo stato di cose. Fino a poco tempo fa non mi sarei sognato di sperare un attacco missilistico russo per essere liberato dalle nostre elites. Una vera situazione da “Broken Arrow”, dove si chiede sulla propria posizione tutto il fuoco aereo disponibile. Ci lasceremo le penne, ma almeno ce ne andremo tutti insieme. Questo sentimento di disgusto era prevedibile, ma il desiderio attuale di rischiare qualcosa per ottenere qualcos’altro è una novità, e mi sorprende. Sono felice di non dovermi occupare di diplomazia più di tanto, perché la mia soglia di tolleranza è decisamente inferiore e non paragonabile a quella esercitata dalla Federazione Russa. Temo che il prospetto e le scelte siano sempre stati difficili, centinaia di migliaia di vittime in guerre non dichiarate, per difendere i confini e riportare stabilità dove viene fatta mancare dall’Occidente, oppure un’enorme guerra che metterà tutti in ginocchio, con milioni di vittime? Ieri alcuni chiedevano una risposta forte, ora non sono più una o due voci, ma molte di più. Lo chiedono sperando che una sconfitta dell’Impero coincida con la loro dipartita, come player internazionale e palla al piede universale.

Nonostante sia potenzialmente d’accordo con questa visione, so anche che il vuoto che lasceranno sarà colmato da anarchia e qualche altro player internazionale, in sostanza c’è il rischio concreto che a noi cambi solo il governatore, ma le politiche no. Cambia chi maneggia il manganello e per chi lo fa. E non è un argomento accettabile, non lo è più.

Una luce sorprendente arriva dal Canada. Non abbiamo ancora coperto degnamente gli eventi in Canada perché siamo soverchiati da quanto sta succedendo attorno alla Russia, ma non abbiamo perso il contatto con la realtà. La realtà in questione riguarda tirannia e oppressione, riguarda i diritti dei cittadini. Riguarda le costituzioni, quei vetusti fogli di carta che sono stati creati per non giungere a questi punti. Eppure oggi questi diritti sono ignorati, cancellati, modificati a tal punto da assumere forma e fattezze di un Quarto Reich internazionale.

In Canada c’è da oltre una settimana una rivolta pacifica capitanata non da individui ma da una massa cosciente e stufa. Ogni tentativo di marginalizzare la popolazione in rivolta è fallito, i media hanno fatto di tutto per screditarli, è stato tentato di introdurre elementi discutibili o creare disturbi proprio per mostrare quelle immagini sui media e dire: “Ecco, ve l’avevamo detto, queste proteste non sono legittime”. Ed è fallito. Nei giorni scorsi è stato vociferato che sarà usato l’esercito per sedare e ritornare alla “normalità” (la loro normalità la conosciamo benissimo, da 3 anni ormai condividiamo quasi tutti la stessa sorte). Al netto rifiuto di queste regole ormai insensate, da dittatori, si pensa all’uso dell’esercito per riprendere un controllo perso per sempre. Perché sostengo che il controllo è stato perso per sempre? Perché sono convinto che per quanto un intervento possa essere drammatico, non farà altro che esasperare la popolazione e rovesciare quell’entità cancerogena al governo. Sto parlando di Justin Trudeau, un elemento che ha fatto di tutto per farsi eleggere e ha fatto altrettanto per farsi odiare. Un personaggio che ha perso il rispetto della popolazione mondiale, non solo quella locale e indigena canadese. Colto a mentire ripetutamente, oggi guardiamo a Trudeau come a un Guaido qualunque, uno che ce l’ha fatta per qualche anno ma non è riuscito a rimanere in sella, cacciato dalla sede ufficiale di governo, nascosto in qualche buco, semplicemente contrastando la sua retorica. E oggi vorrebbe mandare l’esercito perché non riesce a rispondere a decine di migliaia di video su internet che gli chiedono una semplice cosa, tornare e farsi giudicare dal popolo. Cosa alquanto impossibile perché il rischio di perdere la testa è più che concreto. Ed eccolo annunciare dal suo luogo di quarantena (perché ha convenientemente beccato un’influenza appena le cose si mettevano male) le misure draconiane contro i camionisti e chi li ha aiutati a riprendere il controllo del paese (o farglielo perdere). Bisogna ricordare che visti i successi delle campagne per raccogliere fondi e organizzare tali risposte al governo, sono stati raccolti più di 20 milioni di dollari. A questo proposito bisogna indagare cosa sta succedendo con le donazioni: uno dei due provider di servizi per donazioni, GoFundMe, il più famoso, ha subito pressioni dal governo canadese per chiudere l’account delle donazioni ai camionisti. I 10 milioni che in quel momento erano a disposizione per rifocillarsi, pagare la benzina, dormire e lavarsi se necessario, sono stati immediatamente sequestrati dalle autorità. Cedendo alle autorità l’intero internet ha condannato GoFundMe. Due giorni dopo un altro account di un’altra società ha aperto i battenti, e ha raccolto più dei 10 milioni raccolti da GoFundMe, provocando un crollo della reputazione e possibilità di future donazioni. Hanno rinunciato in nome di un governo dittatoriale e hanno perso il rispetto dei loro clienti. Bella mossa.
In questo momento “sembra” che il denaro virtuale possa aiutare più di quello fisico. E’ un errore madornale a mio avviso, per la semplice ragione che con un click i governi possono rendere il vostro denaro inutile, farlo sparire o impedirvi di usarlo. Ciò che è capitato in Canada deve fungere da esempio. Con il contante questo non è possibile, ed ecco perché ci stanno spingendo il più in fretta possibile verso una moneta virtuale. Dimenticatevi le menzogne che la moneta sarà “libera”, senza il controllo governativo o chissà che altro. Durante una protesta non servirete a niente su un divano con la carta di credito in mano, la partecipazione e la solidarietà con chi è in prima linea determinerà la vittoria o la sconfitta. E questa partecipazione in Canada non manca, a tal punto che sembra un biglietto di sola andata per Trudeau. Su internet è ormai lo zimbello di tutti, è politicamente defunto. Altrove già si sta pensando a come mettere una toppa, ma quello che sembrava un foro è oggi una voragine e non c’è modo di salvare Trudeau dal suo destino. Questo significa che se le elites al potere non riusciranno a rimetterlo in sella (ha il 90% delle probabilità di essere disarcionato), altri dovranno presto condividere il fato di questo primo ministro in disgrazia. Sarà una rivolta contagiosa.

Come montare una canadese in Italia? Succedesse qualcosa di simile dalle nostre parti avviso già che l’aiuto da vicino sarà molto più utile e più difficile da intercettare di qualsiasi campagna virtuale. Senza contare che se siete contrari a come siete stati trattati, il vostro posto è in strada accanto a chi la pensa come voi. Porterete cibo e generi di prima necessità, bandiere italiane e una gran positività. Tutti gli elementi di disturbo devono essere individuati, isolati, derisi pubblicamente e allontanati. Nessuno desidera un altro G8, poliziotti infiltrati e amici corrotti dovranno guardare da distante, non intromettersi nelle manifestazioni, dovranno mangiarsi le unghie per essere dalla parte sbagliata della storia. Molti di loro dovranno picchiare i loro stessi figli, le loro mogli e i loro parenti se ordinato. Ad alcuni andrà anche bene questa follia, ad altri crediamo di no. E se davvero si vorrà prendere quel percorso, parlo ai nostri vertici più che altro, sappiano che sarà una guerra persa in partenza. Un tempo questa gente giocava a carte coperte, oggi sono tutte sul tavolo. Conosciamo i loro stratagemmi per restare al potere, e li hanno esauriti completamente. Come alcuni giustamente dicono, è da Mani Pulite che l’Italia è in golpe permanente, ma l’Italia che conosciamo va indietro nella storia di oltre 2000 anni, sappiamo come gli imperi si creano e come si disfano, li abbiamo inventati noi. Le dinamiche che ruotano attorno al potere, per mantenerne il possesso, le abbiamo sperimentate e messe in atto per secoli e secoli. Non abbiamo 400 anni di storia da vantare, ne abbiamo molti di più. Abbiamo esperienza nell’essere impero ma anche nel diventare vassalli, ci siamo mossi da una alleanza all’altra, abbiamo tradito e siamo stati traditi. Si ha la tendenza di credere che un tiranno sia per sempre, come i diamanti, ma non è così, la storia ci mostra come la maggior parte di loro venga rimossa, rovesciata o addirittura giustiziata. Persone come Trudeau, Macron e simili personaggi copia e incolla italiani dimenticano che la folla ha sempre ragione. Quando dissero alla regina di Francia che la rivolta ormai abbracciava tutta Parigi e che la gente aveva fame, lei rispose che invece del pane il popolo avrebbe dovuto nutrirsi a brioches. Ecco quanto sono distanti i pensieri delle nostre “elites” al potere oggi. Niente di diverso, solo il loro egoistico benestare. Sono eletti per badare ai nostri interessi, invece si comportano come 14enni a cui si danno 100 euro al mese per toglierseli di torno. “Tieni sti soldi ma sparisci, fai quello che vuoi, non voglio saperne nulla”. Così ci siamo lasciati andare a questa follia, delegando (e questi certo non prendono 100 euro al mese). Si parla sempre di tagli di qua e di là, ma è sempre sui nostri vestiti che si improvvisano sarti. Cosa ci resta oggi? Un gran freddo e una gran rabbia. Una sanità dettata da influencers, politici che si improvvisano dottori, dottori che si improvvisano tiranni. Un’economia gestita da marionette di Goldman Sachs e da un’Europa a senso unico.
 La responsabilità è di tutti, ma noi possiamo riparare dopo la distruzione, loro non possono che continuare a distruggere per coprire gli errori banali, le menzogne e le ingiustizie. Il vento di rivolta che c’è in Canada oggi investirà tutte le nazioni occidentali, e credo che anche ad Est ci saranno sorprese.

Nel frattempo osservo perplesso questo asse Austro-Italiano di nuova concezione, e attendo di vederlo sparire senza che ne venga fatta menzione nei libri di storia, perché irrilevante. E’ una speranza dettata più che altro da questi equilibrismi di dittatura che sono esercitati On/Off, ad intermittenza, senza la minima opposizione. Quando al governo ci sono politici che di opposizione non ne fanno, forse non è più democrazia, è solo un triste teatrino con altrettanto tristi pupazzi. I nostri media ci narrano di una corruzione regnante in Russia, additandoli a terribile esempio. Eppure sembra siano le nostre virtuose nazioni a dare esempio quotidiano di corruzione, per gli interessi di chiunque, saudita, americano, inglese, tedesco, francese, cinese, tutti tranne che il nostro. In realtà in molti ormai manifestano rabbia contro questo stato di cose, ma altrettanti sono corrotti nella catena di interessi che viene a crearsi. Mi viene alla mente solo l’esempio ucraino come possibile futuro per la nostra nazione. Non eravamo ricchi né poveri, non eravamo speciali, ma eravamo fieri. Oggi non ci restano che quattro ricette di cucina e una ventina di imprenditori arrivisti. Alcuni cavalieri, altri senza destriero o con giusto un asino come cavalcatura.

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Editoriale a cura di Sascha Picciotto per SakerItalia.it

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