L’ultimo editoriale che ho proposto era del 25 Aprile di quest’anno. Rileggendolo lo trovo piuttosto attuale. Oggi desidero analizzare con voi i cambiamenti degli ultimi mesi e fare qualche altra previsione, probabilmente scontata, ma necessaria.

Mesi fa parlavamo di Ucraina, di Russia, di Donbass, di Bielorussia. Era appena stato sventato il golpe ai danni di Lukashenko. La Russia si è avvicinata ancora di più, e quelle che erano solo voci di integrazione tra le due nazioni limitrofe oggi assomigliano sempre più a fatti concreti. Anche il rischio di un conflitto diretto aumenta costantemente. Nelle ultime settimane l’Europa, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti hanno pompato in Ucraina una quantità di mezzi e uomini allarmante. Tutto questo mentre la nostra propaganda suona le trombe della paura dell’orso russo.
I russi hanno tutto il diritto di muovere truppe lungo i propri confini, soprattutto se minacciati costantemente da invasioni. Non dimentichiamo le provocazioni continue nelle acque territoriali russe, non dimentichiamo i danni causati in Ucraina, non dimentichiamo il fallito golpe in Bielorussia, come anche l’aver installato un pupazzo di nome Pashinian in Armenia e spinto altre due nazioni a combattersi di nuovo. Il caso armeno-azero è assolutamente una provocazione per tenere impegnata la Russia su molteplici fronti. Quando saranno così tanti da non essere gestibili allora l’Occidente potrà sferrare il suo “attacco preventivo”. Non sappiamo fare di meglio, e questa sarà l’ennesima strategia fallimentare. L’ho detto ma mi ripeterò, ci vestiremo da vittime per vestire i panni dell’innocente e dell’oppresso. Useremo la scusa delle sanzioni economiche, dell’assenza di gas per scaldarci, qualsiasi cosa pur di incolpare i nostri vicini russi. La domanda che mi pongo è, come faranno le Élites a convincere una popolazione segregata da 3 anni a seguirle in qualsiasi avventura del genere?

In questi 3 anni l’unico obbiettivo che i nostri governanti sono riusciti ad ottenere è stato dipingersi un bersaglio in testa. Non si spiegherebbe altrimenti il desiderio di chiudere tutti in casa alla viennese. E questo è solo l’inizio, chi ha occhi per vedere ciò che sta succedendo si è già reso conto in che stato di cose siamo finiti. E fa poca differenza essere in Ungheria, Austria o in Italia. Il degrado oggi è ovunque. La mancanza d’educazione, la disoccupazione, la rabbia, non sono più situazioni temporanee o sensazioni sporadiche, sono la realtà di tutti i giorni, esasperate da politici senz’anima che non sono altro che una specchio della società malata in cui viviamo.
Molti vogliono cambiarla ripetendo mantra che vengono proposti loro da “belle” svedesi con la treccia, altri mi raccontano che il nostro Primo Ministro è il migliore che abbiamo mai avuto.

In questi mesi sto assistendo a scene desolanti, sembra di ascoltare prigionieri in amore dei loro carcerieri, sofferenti ma grati di soffrire. Una sindrome di Stoccolma ridicola e pericolosissima, non solo per chi la pratica ma anche per chi non vuole averne nulla a che fare, trascinati dal gregge.

Ed è in questa cornice tragicomica di una miriade di lemmings in corsa verso il dirupo che vorremmo un domani provocare la Russia, usare truppe ex sovietiche (vedi Stati Baltici, Ucraina, Moldavia, Romania, ecc) e scagliarle per prime contro il nostro nemico di sempre. (Già fatto in passato, ed è finita male).
Una volta che la Russia avrà disintegrato quei poveretti, che abbiamo sempre usato, sfruttato per i nostri comodi, potremo finalmente pensare a dare una “lezione” alla Russia noi stessi (Già fatto anche questo, ed è finita peggio).

Siamo in una situazione in cui perfino durante l’epoca fascista avevamo più speranze e possibilità di oggi. Quindi cosa diavolo stiamo facendo e perché? Ma soprattutto, perché stiamo delegando decisioni fondamentali ad un governo golpista o ad una entità Europea che non esiste? Domande che continuano ad attanagliarmi e che ci accompagneranno per un po’ ancora, finché non saremo in grado di porre termine a questo obbrobrio, o il degrado la vincerà su di noi. Ci sono poche strade da percorrere, e il tempo dell’indecisione è finito.

La mia solidarietà e pensiero va a tutti coloro che stanno manifestando. Qualcuno senza volto né nome sta facendo qualcosa per i nostri diritti. Non fare niente e stare a guardare sarà la nostra condanna. Quindi ben vengano le manifestazioni in piazza, benvenuta la disubbidienza, partecipiamo a questo magnifico evento che è il “risveglio globale”, mostriamo ai nostri oppressori cosa sta succedendo veramente.

Fino a ieri andare a manifestazioni non significava subire perquisizioni notturne per “terrorismo”. Il registro è cambiato, e la stretta è evidente. Ma è inutile vestire i panni democratici se le azioni corrispondono esattamente all’opposto di quanto dichiarato. La fiducia è venuta meno, e non c’è modo di riconquistarla a manganellate e perquisizioni.

Qualcuno vorrebbe renderci schiavi, poveri e dipendenti, che è un po’ l’avventura umana degli ultimi 6000 anni. Niente di nuovo quindi, ma questa volta lo stanno facendo su scala internazionale. Questa volta stanno spingendo così velocemente e così violentemente che la contro-reazione sarà altrettanto violenta.

A Ginevra abbiamo assistito ad uno dei primi discorsi di Biden, ed è stato un disastro; sembrano passati anni dall’evento a cui abbiamo partecipato, eppure in pochissimo tempo le condizioni di Biden sono peggiorate ulteriormente, ora è difficile che riesca a passare due ore senza addormentarsi o farsela addosso.

La debolezza che ci caratterizza e che dimostriamo ogni giorno in Occidente è un invito a schiacciarci come neanche esistessimo. Paesi come la Russia non sono una minaccia, ma se li inganniamo e trattiamo da pezzenti (cosa che non sono affatto, mentre noi dimostriamo di esserlo quotidianamente) finirà che dovremo scaldarci bruciando mobili di pregio o tele di Van Gogh, perché il gas non ce lo porterà nessuno, e trovare qualcuno disposto a venderlo a buon prezzo sarà impossibile. Gli italiani, come diceva Maria Zakharova, saranno più fortunati, “si potranno scaldare con copie di La Repubblica”.

Ho come la sensazione che resteremo al freddo, e le copie invendute dei nostri giornali finiranno presto. E come se non bastasse ci sono dei giocatori nel Mediterraneo che potrebbero approfittarne, indebolendoci ulteriormente e pretendendo ruoli predominanti in aree che sono sempre state di nostra competenza.

Abbiamo delegato all’Europa, a politici incapaci o servi di altri quando avrebbero dovuto servire il proprio paese. E’ il momento che i responsabili paghino per la fiducia mancata, ed è il momento di sostituire inetti con persone capaci. Niente più invasati di politica sulla rete, di comici abbronzati, di falsa sinistra o di deplorevole destra. Servono persone intelligenti, pronte, capaci di adattarsi e leali. Che è un po’ come cercare una sequoia ad una mostra di cactus.

Ed in questo clima di strette viennesi, di “tutti in casa, anche i vaccinati”, “questa settimana i vaccinati escono, i non vaccinati restano a casa”, che si può stendere un velo pietoso. Già sento le prossime balle per nascondere sotto il tappeto il malcontento crescente. E se alla popolazione togli divertimenti, svaghi, prospettive future, se alla gente non resta niente, la prima cosa che vedranno la vorranno per loro. Se non mi sbaglio oggi non esiste castello in cui i nostri governanti possono ancora nascondersi con facilità, il tempo della rivincita è ormai alle porte. Non sono un ottimista per natura, non lo sono mai stato, ma voglio esserlo perché ho fiducia, non tanto nella massa, ma negli individui. Sono sicuro che c’è ancora un bosco di sequoie che non può essere tagliato e che sta per ribellarsi con una forza mai vista. Quella forza è dentro ciascuno di noi, e bisogna dimostrare che di alberi da potare non ce ne sono solo un paio, ce ne sono troppi. E’ ora di dire basta a questi maniaci.

E questo si può dire riassume il mio pensiero del mese, nessuno di noi vuole scontrarsi con Russia e Cina, nessuno di noi vuole restare senza gas per errori altrui o doverlo pagare 20 volte tanto, nessuno di noi voleva togliere di mezzo Gheddafi o Saddam, o Assad, o Milosevich, però l’abbiamo fatto, siamo stati complici speranzosi di cogliere le briciole. Non è andata come avevano previsto quegli illustri e illuminati governanti di allora. Niente andrà come previsto dunque, e continuare queste politiche non è solo stupido, è suicida.

E rieccoci ai lemmings, votati all’inutile sacrificio. Salteremo se ci chiederanno di saltare? Parteciperemo a guerre preventive d’invasione all’estero? Siamo già schierati, manca solo una scusa come “aggressione russa ai danni dei polacchi”, o “aggressione russa ai danni degli ucraini” per scatenare gli stessi che ho appena menzionato e vederli sparire per sempre. Poi sarà il nostro turno. Come 80 anni fa. Davvero vogliamo ripercorrere la stessa strada? Loro, Russia e Cina, sono pronti, noi non lo siamo affatto.

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Editoriale di SakerItalia a cura di Sascha Picciotto

 

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