Siamo appena rientrati dopo 3 giorni di fuoco tra conferenze stampa e Media Center. Il 16 giugno il divieto di sorvolo aereo e una “zona rossa” ha blindato Ginevra: il parco e la villa La Grange, sede del Summit, e il centro media che ha ospitato i giornalisti di tutto il mondo, sono stati avvolti da una recinzione di filo spinato e sbarramenti di polizia, che per un giorno hanno trasformato questa piccola area nel punto a più alto peso specifico della politica mondiale. Non solo per la presenza di Biden (come titolava la Tribune de Genève), arrivato a Ginevra dopo un “tour” europeo, ma per l’incontro tra il Presidente degli Stati Uniti e il Presidente della Federazione Russa.
La vera notizia, infatti, è che il summit si è svolto, che i due si sono seduti allo stesso tavolo come giocatori di scacchi, ciascuno con le stesse chance di vincere (o perdere). Ed era da tanto che non vedevamo questa competizione alla pari. Si sono stretti la mano per regalare una foto alla Storia e poi ciascuno è tornato a casa propria. Poche ore, meno di quanto si dicesse ufficiosamente al media center, per affrontare temi e questioni di cui non sapremo davvero mai nulla. Forse il futuro potrà darci delle spiegazioni: al momento, sappiamo che l’ambasciatore russo e quello americano torneranno rispettivamente a Washington e a Mosca.
Quello che possiamo raccontarvi per dovere di cronaca ed etica dell’informazione, è il contenuto delle conferenze stampa. Analizzare la “sintassi” di questi due momenti basterebbe: Putin ha parlato per 55 minuti davanti ad una ristrettissima platea di giornalisti russi e americani, nella struttura predisposta accanto a villa La Grange e affiancato dalla sua delegazione; Biden ha parlato 22 minuti a non sappiamo chi e quanti giornalisti solo americani (lui però ce l’aveva la lista dei presenti in tasca), in una location separata, a picco sotto il sole, ad una temperatura di più di 30°.
Ma andiamo con ordine. Premesso che i primi 10 minuti di conferenza stampa di Putin non sono stati coperti dalla simultanea in inglese, vi riportiamo in maniera sintetica i punti trattati:
- Ci saranno nuove consultazioni, ma dipenderà soprattutto dalla controparte.
- Nessuna ostilità tra Stati Uniti e Russia nonostante non si sia d’accordo su numerosi punti.
- C’è accordo per raggiungere accordi e riavvicinarsi (tradotto, siamo d’accordo per stringersi la mano, fine della storia).
- La Cybersecurity. Tema globale per cui ciascuno dovrebbe assumersi degli obblighi. A dato di fatto, la maggior parte degli attacchi proviene dagli Stati Uniti, e la Russia non appare nemmeno nelle liste. Ci sono stati solo 10 casi in Russia, e per ognuno le autorità russe sono intervenute, informando le controparti; da parte americana ci sono stati più di 35 attacchi, su cui non c’è stata alcuna risposta dalle autorità statunitensi malgrado le richieste russe. La Russia è pronta a lavorare sul tema (ma lo sono anche gli Stati Uniti).
- Viene sollevata da CNN la storia della “aggressione”: Putin risponde (nonostante non fosse parte della domanda) che l’Ucraina ha proposto la sua interpretazione degli accordi di Minsk, e le condizioni sono inaccettabili. Non bisogna essere un avvocato né serve un’educazione speciale per capire che le condizioni contraddicono completamente le condizioni di Minsk. Una fra tutte, il fatto che in Donbass vengano ripristinate le basi militare ucraine.
- “Quella persona” (cioè Navalny, Putin non lo nomina mai per nome) sapeva che stava violando le leggi russe, era ricercato e voleva essere incarcerato per ragioni mediatiche. Riceveva denaro dall’estero per destabilizzare la Russia. Ha quindi scelto deliberatamente di essere arrestato. Inoltre, gli Stati Uniti hanno dichiarato la Russia come proprio nemico: che “organizzazioni democratiche” avrebbero sostenuto gli USA in Russia? Quelle che avrebbero reso la Russia migliore, o che l’avrebbero peggiorata?
- Sempre su Navalny (dipinto dal giornalista che ha posto la domanda come il prossimo martire ucciso dai Russi), Putin ricorda che persone di questo tipo hanno lavorato come agenti stranieri nel nostro paese, con denaro pubblico dei contribuenti americani; hanno pubblicamente incitato alla rivolta, hanno coinvolto minori, hanno dato istruzioni per costruire bombe molotov. La paura non ha nulla a che fare con la presenza di Navalny nelle nostre prigioni. Facciamo il confronto con ciò che è capitato al Congresso degli Stati Uniti: un partecipante è stato ucciso, oltre 30 persone sono politicamente incarcerate, e non si sa più nulla di ciò che gli è successo.
- Ciò che succede nei nostri paesi è responsabilità dei capi di Stato, esattamente come all’estero. Chi è l’assassino? Chi è che disintegra i matrimoni afghani e massacra più di 120 persone alla volta? Di chi sono le immagini degli elicotteri che sparano sui civili?
- L’esplorazione dell’Artico era nelle discussioni, i Russi stanno ripristinando le vecchie infrastrutture modernizzandole, ma non stanno conquistando nulla di nuovo. Dobbiamo cooperare in questa area, ci sono due documenti internazionali che regolamentano la navigazione e li rispettiamo. Abbiamo l’equipaggiamento migliore per garantire la sicurezza, il salvataggio e la navigazione. Ci sono state solo 10 navi che sono state bloccate dai Russi, ed erano russe perché non rispettavano le regole per navigare quelle acque potenzialmente pericolose. E’ nostro diritto lavorare nell’artico e a cooperare con altri Stati.
- Sul tema delle “red lines”, delle linee rosse, non c’è stata alcuna enfasi.
- Si è parlato dello scambio di cittadini imprigionati dalle due nazioni, e si cercherà di porre rimedio ad alcuni di questi casi.
- Nessuna sanzione è critica, 200 persone e compagnie americane hanno ricevuto sanzioni che hanno rovinato ulteriormente le nostre relazioni. Non era necessario arrivare a tanto, ma va chiesta la ragione alle nostre controparti.
- Il presidente Biden è una persona ragionevole e costruttiva, ha parlato un po’ della sua famiglia, cosa gli ha detto la mamma… questo non ha avuto un impatto sulla qualità della nostra discussione, ma ha mostrato un lato “umano”.
- Non ci sono mai state illusioni per questo meeting, né avevamo aspettative. E’ possibile che la Russia e gli Stati Uniti siano entrati in una nuova fase diplomatica. Se il punto più basso delle relazioni sia stato superato, è troppo presto per dirlo. Durante il summit non c’è stata, comunque, alcuna pressione da entrambe le parti
- A chi accusa la Russia di condurre una politica non prevedibile, si può rispondere con il caso Yanukovich in Ucraina, che accettò tutte le condizioni ma subì un golpe comunque. Per rendere la situazione stabile bisogna accettare tutte le regole. E’ inoltre difficile capire il clima interno americano, se vincerà la parte che vuole migliorare le relazioni, o l’altra.
Putin chiude rispondendo alla domanda su quale sia il vero significato di questo meeting: “Le due superpotenze mondiali devono rendere il mondo sicuro e affidabile”. Lo speriamo ma non siamo certi che questa frase possa essere letta in “Mai una guerra nucleare”, come ieri titolava ANSA a lettere cubitali (salvo già oggi ripiegare in un più diplomatico “a Ginevra riparte il dialogo”).
Ed eccoci qua, arrivati alla fine della conferenza russa. Un’ora di tempo che è volata per quantità di dati esposti e quantità di domande che hanno avuto risposta. Invitate alla conferenza c’erano CNN, CBS, BBC. Nessuna tra queste ha risparmiato al presidente russo accuse infamanti.
Pochi minuti dopo comincia la conferenza di Biden. Altrove, separata, senza giornalisti stranieri né contraddittorio. RT e Sputnik non invitate. Comincia il discorso e subito si capisce che gli Americani non hanno ottenuto nulla. La sintesi di questo nulla è la frase di Biden: “I did what I came to do”, cioè “ho fatto quello che dovevo venire a fare”.
Difficilmente gli Stati Uniti avranno ottenuto una bella vetrina per il pubblico come si aspettavano, perché, se l’hanno avuta, non è stata positiva. Crediamo che il vero nemico durante la conferenza stampa non fosse identificabile tra le due nazioni, ma piuttosto nella platea di giornalisti senza controllo che vagava per l’evento. Domande senza alcun senso o prova rivolte a Vladimir Putin durante la sua conferenza, domande tutt’altro che difficili a Biden che ha sofferto per soli 22 minuti sotto il sole prima di fuggire verso l’aria condizionata della sua vettura. Salito in macchina è partito diretto all’aeroporto per buttarsi alle spalle l’incontro il più in fretta possibile.
Se il Summit si è svolto secondo tutti i crismi di un incontro diplomatico (o quasi…), altri attori hanno potuto dimostrare le loro qualità. Al mondo è stata risparmiata la scena della zuffa tra giornalisti accreditati per documentare l’incontro tra i due presidenti sulla soglia di villa La Grange, i quali hanno cercato di forzare il cordone di sicurezza per poter entrare ed essere in prima fila durante gli incontri, e immortalare i due capi di Stato seduti insieme. Ancora una volta la pessima figura l’han fatta i giornalisti che hanno obbligato la sicurezza ad intervenire.
Per quanto riguarda la sicurezza non c’è nulla da dire, i due Presidenti non hanno subito alcun ritardo, né ci sono stati problemi nell’organizzazione. La Svizzera se ne esce immacolata da questo teatro, con qualche noia per i propri cittadini che hanno avuto la città bloccata da lunedì a giovedì mattina. Chi ha organizzato l’evento è stato capace di mantenere alto il valore della Svizzera come paese neutrale e garante di incontri di questo livello. L’unica nota che pare essere sfuggita agli organizzatori era l’altezza di Lavrov, a cui han riservato una sedia tutt’altro che comoda.
Bene, quali sono i risultati di questo meeting vi chiederete.
Francamente è stata una vittoria russa a tutti gli effetti. Hanno dimostrato di voler comunicare con i propri nemici, cosa che non hanno mai mancato di fare. Hanno teso la mano per l’ennesima volta. I media hanno tentato di spostare l’attenzione dai veri temi importanti – come la rinuncia a START e OPEN SKIES – in un teatrino per Navalny. Ogni domanda, anche le più perfide hanno ricevuto risposta. E sembra anche che Putin sia stato soddisfatto delle spiegazioni date da Biden sulla “questione” di essere un assassino. Confermiamo invece che è un’invenzione tutta americana la storia del primo incontro tra Putin e Biden, quando quest’ultimo era vice di Obama. Secondo la favola, Biden disse al Presidente russo che, guardandolo negli occhi, non vedeva alcuna anima. Putin continua a ribadire che non si ricorda affatto di una tale frase, l’ha ribadito anche alla giornalista americana che gliel’ha chiesto durante la conferenza stampa. Davvero non c’era altro che poteva chiedergli a valle di questo storico summit? Ma, soprattutto, perché non chiederlo a Biden poco dopo?
Ciò che volevamo sentire con le nostre orecchie però non è giunto. Nessuna novità per i trattati a cui hanno rinunciato, nessuna soluzione in Siria o Ucraina, le uniche (e solite) proposte dall’Occidente sono rifiutate categoricamente. Neanche una parola è trapelata sulla Bielorussia. Nulla sul Nord Stream 2.
Non sappiamo cosa i Russi abbiano detto agli americani per quanto riguarda il Nagorno. Le ultime notizie ci mostravano Biden incontrare Erdogan al meeting della NATO e, successivamente, il Presidente azero ha firmato una vera e propria alleanza con il sultano di Ankara. Quindi qualsiasi cosa si siano detti i due Presidenti è rimasto strettamente confidenziale.
Sul Presidente siriano Assad sappiamo che gli USA continuano a farneticare la sua rimozione per tornare ad un processo “democratico”. Per la serie: e chi se ne frega delle elezioni di quest’anno che l’hanno visto rieletto.
Sappiamo che i taglia-gole che l’occidente sponsorizza non vedrebbero l’ora di far ripiombare la Siria nel caos. Fortuna vuole che sembra trattarsi ormai di parole vuote senza più alcun significato. Biden l’ha ripetuto alla sua conferenza. E ha aggiunto: “Che succederebbe se gli Stati Uniti fossero visti dal resto del mondo mentre interferiscono direttamente nelle elezioni di altri paesi?? E tutti lo sapessero?? Che figura faremmo se fossimo ingaggiati in quelle attività?? Capiamoci, diminuirebbe il valore di una nazione che sta disperatamente provando ad assicurarsi un posto di rilievo come super potenza.”
E qui non casca un asino, ma ne casca un allevamento intero. Non c’è bisogno di un maestro di lettere per capire che la situazione per gli Stati Uniti è grave. Paradossalmente Biden esce distrutto da questo evento, i suoi stessi giornalisti non gli han dato tregua.
Vladimir Putin invece se ne esce a testa alta, mostrando che non ha paura dei nostri reporter, che non ha paura dell’Occidente, presi singolarmente o affrontati tutti insieme. La diplomazia russa ha dimostrato ancora una volta la sua efficacia, la sua grandezza, e che si tratta di una superpotenza diversa da quelle a cui siamo abituati.
I media continuano a scavare una fossa profondissima. Se c’è davvero un rischio di futuri conflitti mondiali, per evitarli bisogna come prima cosa mettere i freni ad una macchina ormai senza controllo. I giornalisti occidentali presenti si sono mostrati distratti, maleducati, dispersivi, ripetitivi, ostili. Gli stranieri, lontani dal mondo anglosassone o europeo, hanno invece brillato di luce propria e si sono distinti per pazienza e capacità. E’ quindi un problema prevalentemente nostro, che nutriamo quotidianamente nei nostri paesi dando da mangiare a persone che fanno tutto tranne che raccontare la verità. Le notizie del giorno dell’ANSA sono la prova di quanto diciamo, completamente disconnessi dalla realtà inventano titoli che non hanno nulla a che fare con ciò che è stato deciso.
Sarebbe ingiusto non fare i complimenti all’intervistatore della BBC. Nonostante la domanda inopportuna, ha sfoderato un russo impressionante da bravo studente del MI5. Notato da Putin, gli sono stati fatti i complimenti, e poi è stato sepolto dalla risposta del capo di Stato.
E questo evento si è concluso com’è cominciato: con tante idee, senza alcun accordo firmato né speciali garanzie. Come abbiamo detto, un bel teatro, una vetrina che ha favorito Russia e Svizzera in primis. Ma non aspettiamoci soluzioni ai problemi che sono sul tavolo, né a quelli che verranno. Non c’è la volontà di cambiare rotta, nonostante gli avvertimenti russi, nonostante le figuracce continue dei nostri rappresentanti. Le sanzioni continuano, la NATO abbaia, l’EU si raduna al G7 per fare numero. Erdogan gioca su nuovi fronti. Nella prossima stagione non ci sarà un attimo di pausa, e per quanto i due capi di Stato si siano stretti la mano, non c’è alcuna garanzia che i conflitti regionali vengano messi in pausa o smettano del tutto.
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Articolo a cura di Elvia Politi
Redazione Saker Italia
Biden: “Che succederebbe se gli Stati Uniti fossero visti dal resto del mondo mentre interferiscono direttamente nelle elezioni di altri paesi?? E tutti lo sapessero?? Che figura faremmo se fossimo ingaggiati in quelle attività?? Capiamoci, diminuirebbe il valore di una nazione che sta disperatamente provando ad assicurarsi un posto di rilievo come super potenza.”
Io non ricordo alcun Presidente USA che abbia mai parlato così: assolutamente consapevoli del proprio inelluttabile, e non suscettibile di essere fermato, continuo e progressivo declino.
Sembra quasi che siano gli USA ad elemosinare, ad essere nella condizione di aver bisogno di essere riconosciuti ancora come interlocutori planetari.
I “paesi del terzo mondo”, trovano conferma di ciò che già sanno: Russia e Cina sono il futuro.
La Russia, tutto sommato, anche con sanzioni e maleducazione sommate, imperterrita rimane invece sulla strada costante della ascesa e dell’affidabile sguardo di credibilità da parte degli altri paesi.
Sulla maleducazione e sulla perfidia quasi cretina di talune domande… beh, rinvio ai titoli furibondi e ai contenuti di un giornale di Torino in questi giorni.
Innanzitutto grazie per il vostro lavoro di reportage.
Siccome, al solito, le “notizie” che provengono da questi incontri diplomatici sono sempre fuffa retorica, soprattutto quelle dei giorni immediatamente successivi (tra una settimana forse cominceranno ad uscire le analisi più serie), non ho volutamente seguito alcunché, tranne leggere questo articolo – poiché mi aspettavo un resoconto abbastanza asettico… e così è stato: ottimo lavoro.
Non credo affatto che la Russia esca “vincitrice” da questo summit, che di fatto non aggiunge né toglie nulla a quanto già fosse sul tavolo. I russi si limitano, giustamente e come sempre ultimamente, a ripetere con calma sempre le stesse cose.
Putin, non fosse altro che per l’enorme pazienza, la perseveranza, la rettitudine diplomatica e il formalismo impeccabile, è forse l’unico vero statista europeo: un uomo in un consesso di mezzuomini.