Quella che segue è l’introduzione all’edizione coreana del mio libro “Reinventing Collapse” [“Reinventare un crollo”]. Ora che la Corea del Nord e la Corea del Sud stanno finalmente raggiungendo la pace e si parla di riunificazione, è un buon momento per ripercorrere questa storia. La mia tesi – che i crolli delle superpotenze innescano sia le riunificazioni che le richieste di indipendenza – sembra ancora valida.
Nel corso della Guerra Fredda, le due superpotenze USA e URSS hanno accumulato una serie di conflitti irrisolti, che, con tacito accordo, hanno messo in congelatore per la durata della loro esistenza congiunta. In alcuni casi, entità etniche omogenee sono state separate da confini politici artificiali, mentre in altri casi gruppi di diversa etnia sono stati messi insieme con la forza all’interno di un unico confine politico artificiale. Quando l’Unione Sovietica è crollata, le entità multietniche (Georgia, Moldavia, Cecoslovacchia) hanno fatto di tutto per separarsi, mentre quelle separate hanno fatto di tutto per provare a riunificarsi.
Mentre alcuni di questi conflitti “frizzati”, in particolare la Germania, avevano bisogno di entrambe le superpotenze per rimanere congelati, uno di questi (la Corea) è un esempio particolare di come sia rimasto ben conservato anche dopo il crollo dell’Unione Sovietica, con il Nord che si auto-riforniva la sua fonte autosufficiente di refrigerazione.
Per ora l’esercito americano continua a mantenere più di un migliaio di basi militari in tutto il mondo, inclusa la Corea del Sud. Molte di queste non hanno uno scopo reale. Anche quando era ancora in contrapposizione ai Sovietici, l’esercito americano si è trasformato in un grande schema estorsivo: la comunità della intelligence americana enfatizzava le minacce globali, e l’esercito spendeva molti fondi pubblici facendo finta di contrastarle. Ad oggi quella militare è ancora una delle più potenti lobby politiche di Washington (Israele è lontano al secondo posto) e, grazie al suo impegno, l’America spende in difesa più della maggior parte dei paesi al mondo messi insieme. Ma ciò che ottiene per tutti questi soldi è di fatto piuttosto esiguo. Ci sono giusto due cose che l’esercito statunitense sa fare bene: sparare alla popolazione civile, e far saltare in aria le cose con grande zelo (come fatto in Iraq e Afghanistan). Sa anche tenere una posa orgogliosa e decisa mentre non fa nulla (come in Corea del Sud e in molti altri paesi nel mondo). Non c’è una sola nazione che sia sufficientemente indifesa, morta e impoverita (non l’Iraq, non l’Afghanistan e neanche la Somalia) che il potente esercito americano possa con successo conquistare e controllare. (Forse Haiti, ma solo dopo un forte terremoto).
E’ una qualche legge della storia che prima o poi tutti gli imperi crollano. E’ anche una qualche legge di psicologia collettiva che le persone sottostimano sempre la probabilità di grossi e improvvisi cambiamenti, e quindi sono sempre prese di sorpresa quando si verificano. Nessuno è stato più sorpreso del crollo dell’Unione Sovietica dei sovietologi di professione. Come spiega in dettaglio il libro “Reinventing Collapse”, il crollo degli Stati Uniti d’America è già un dato di fatto. Solo la tempistica del crollo rimane incerta, perché può essere innescato da un imprecisato numero di eventi relativamente minori e inaspettati. Inevitabilmente, gli Stati Uniti saranno costretti a rimpatriare le truppe e dismettere le basi militari all’estero, al fine di concentrare gli sforzi nel tentativo di governare le forze del caos nel proprio territorio.
Possiamo solo sperare che lo sfaldamento e lo sbriciolarsi dell’impero militare americano proceda in una maniera controllata. Ci sono pochi paesi al mondo che hanno più di una ragione per pensare a quel giorno e pianificare di conseguenza rispetto alla Corea, quindi è piuttosto appropriato che il coreano sia la seconda lingua, dopo l’inglese, in cui il libro “Reinventig Collapse” è stato tradotto.
Il crollo dell’impero americano sarà sicuramente accompagnato a cascata da una lunga serie di crisi globali. Si interromperanno il commercio e la finanza internazionale. Paesi in tutto il mondo saranno soggetti ad una esperienza simile a quella che i paesi della ex sfera sovietica hanno vissuto dopo il crollo dell’URSS. Vivranno sicuramente l’esperienza della delocalizzazione economica, molti fallimenti, disoccupazione e impoverimento di massa, crisi politiche, e molte vite saranno stroncate di conseguenza. Alcuni paesi hanno fatto meglio degli altri nell’adattarsi alle nuove circostanze, e possono offrire utili esempi. Quando Cuba, per esempio, è stata tagliata fuori dall’approvvigionamento del petrolio sovietico, ha dato inizio all’agricoltura organica urbana, riuscendo a nutrire la sua popolazione senza l’uso di combustibile fossile. La Corea del Nord non è di solito vista come un caso di successo, ma anch’essa potrebbe offrire alcune lezioni utili su come sopravvivere al crollo delle superpotenze. In più, ha una popolazione abituata a vivere in difficili condizioni e questo, nelle nuove circostanze, potrebbe diventare una risorsa.
Nel corso della mia vita ho conosciuto molti coreani, sia negli Stati Uniti che in Russia. Mi ricordo soprattutto uno studente di ingegneria nucleare nord coreano: un ragazzo molto serio e sobrio che viveva tranquillamente in una confraternita di studenti di ingegneria russi gran bevitori. Questo succedeva al MIT. Lo chiamavamo “il nostro piccolo Chernobyl”. Da quanto ho saputo mettere insieme sulla base di quanto ho potuto osservare, i Coreani sono molto patriottici e intraprendenti, detestano le ingerenze esterne nei loro affari e sono esattamente come tutti quanti nel desiderare per se stessi un’esistenza pacifica e prosperosa. Potrebbe essere benissimo che la Corea del XXI secolo voglia rivalersi per gli orrori del XX secolo, mentre la maggior parte di ciò che erano gli Stati Uniti si trasforma in un insieme di territori senza legge, ingovernabili e spopolati, che gradualmente o all’improvviso scompaiono dalla scena mondiale. Ma un risultato così positivo per la Corea non è affatto automatico. Gli animali feroci diventano più pericolosi dopo che sono stati feriti a morte, quindi è difficile prevedere quale tipo di danno un’America ferita a morte possa causare durante la sua agonia. La Corea dovrà reinventare il crollo americano a proprio vantaggio. Essendo uno straniero, e non volendomi immischiare negli affari coreani, tutto ciò che posso dire è: siate previdenti, tenetevi pronti, e in bocca al lupo!
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Articolo di Dmitri Orlov pubblicato su Cluborlov il 1 maggio 2018
Traduzione in italiano a cura di Elvia Politi per SakerItalia.it
Un appunto solo…..la lobby delle armi non è la prima e Israele non è la seconda!! Questo perché una non esclude l altra, anzi, Israele spiana la strada alla lobby delle armi nella maggior parte delle sue azioni mirate.
Basta pensare a tutti gli avvenimenti dell’ universo “arabo” degli ultimi 20/30 anni, universo concepito da Israele come se girasse intorno a loro