Cari amici,
oggi, con il gentile permesso di Phil Butler, sto postando il testo integrale del mio contributo al suo libro “Pretoriani di Putin: Confessioni dei più Importanti Troll del Cremlino”. Ci sono un paio di ragioni per questo. Il principale è che credo fortemente che questo libro meriti una visibilità molto più ampia di quella che ha ricevuto (questo è anche il motivo per cui, eccezionalmente, sto posizionando questo post nella categoria principale “analisi” e non altrove). Per favore, leggete la mia recensione qui [in inglese] per capire perché ritengo così importante questo libro. Francamente, sono piuttosto scioccato da quante poche recensioni abbia ricevuto questo libro. Non so nemmeno se qualcuno oltre a Russia Insider si sia preso la briga di scrivere una recensione o meno, ma anche se qualcuno lo ha fatto, è ancora un peccato che questo volume molto interessante sia stato finora ignorato dai media alternativi, inclusi quelli amichevoli con la Russia. Quindi, pubblicando il mio contributo qui, voglio riportare questo libro sulle “prime pagine”, per così dire, della nostra comunità. Secondo, voglio chiedere il vostro aiuto. In questo momento la versione Kindle del libro ha 15 recensioni su Amazon e solo 1 recensione per la versione cartacea. Questo non è abbastanza. Vi chiedo quindi di 1) acquistare il libro (Amazon vuole recensioni da parte degli acquirenti) e 2) scrivere una recensione su Amazon. Ragazzi, è qualcosa che la maggior parte di voi può fare per aiutare, quindi per favore fatelo! Dobbiamo dimostrare al mondo che esiste quello che io chiamo “un altro Occidente” che, lungi dall’essere russofobo, è in effetti capace di produrre veri amici e persino difensori della Russia. Quindi, per favore, fate la vostra parte, aiutate Phil nella sua lotta eroica, comprate la versione cartacea del libro e recensitelo su Amazon!
Grazie mille per il vostro aiuto, saluti e abbracci,
Il Saker
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Come sono diventato un troll del Cremlino, scritto dal Saker
Per nascita, esperienza e formazione, in realtà avevo tutto il necessario per odiare Putin. Sono nato in una famiglia di “russi bianchi” il cui anticomunismo era totale e viscerale.
La mia infanzia era piena di storie (per lo più vere) sulle atrocità e sui massacri commessi dai bolscevichi durante la rivoluzione e la successiva guerra civile. Da quando mio padre mi ha lasciato, ho avuto un arcivescovo Ortodosso russo in esilio come padre spirituale, e attraverso di lui ho appreso di tutte le persecuzioni genocide che i bolscevichi hanno scatenato contro la Chiesa Ortodossa.
All’età di 16 anni, avevo già letto i tre volumi di “Arcipelago Gulag” e studiato attentamente la storia della Seconda Guerra Mondiale. A 18 anni fui coinvolto in numerose attività antisovietiche, come la distribuzione di propaganda antisovietica nelle cassette postali dei diplomatici sovietici o l’organizzazione dell’importazione illegale di libri vietati in Unione Sovietica attraverso la flotta mercantile e la flotta da pesca sovietica (per lo più nella loro base delle Canarie). Lavoravo anche con un gruppo di Cristiani Ortodossi sotto copertura che inviava aiuti, principalmente sotto forma di denaro, alle famiglie dei dissidenti in carcere. E poiché parlavo fluentemente il russo, la mia carriera militare mi portò da una formazione di base in guerra elettronica, ad un’unità speciale di linguisti dello Stato Maggiore Generale dell’esercito svizzero, a diventare analista militare per il servizio di intelligence strategico della Svizzera.
Le autorità sovietiche avevano da tempo schedato me e tutta la mia famiglia come pericolosi attivisti antisovietici e io, quindi, non potei viaggiare in Russia fino alla caduta del comunismo nel 1991, quando presi immediatamente il primo volo disponibile e arrivai a Mosca mentre le barricate costruite contro il colpo di Stato del Comitato Statale per lo Stato di Emergenza erano ancora in piedi. In verità, fino a quel fatidico mese d’agosto del 1991, fui un perfetto attivista antisovietico e un estremista anticomunista. Ho persino scattato una foto di me in piedi accanto alla statua abbattuta di Felix Derzhinsky (il fondatore della Čeka – la prima polizia segreta sovietica) con il mio stivale premuto sulla sua gola di ferro. Quel giorno sentii che la mia vittoria era totale. Fu anche di breve durata.
Invece di portare al popolo russo, da tempo sofferente, la libertà, la pace e la prosperità, la fine del comunismo in Russia portò solo caos, povertà, violenza e sfruttamento abietto da parte del peggior tipo di feccia prodotta dal defunto sistema sovietico. Ero inorridito: a differenza di tanti altri attivisti antisovietici, che erano anche russofobi, non ho mai confuso il mio popolo e il regime che li opprimeva. Così, mentre mi rallegravo per la fine di un orrore, ero anche sconvolto nel vedere che un altro orrore aveva preso il suo posto. Ancor peggio, era innegabile che l’Occidente avesse un ruolo attivo in tutte le forme di attività antirusse, dalla protezione totale dei mafiosi russi, all’appoggio dei ribelli Wahhabiti in Cecenia, per finire con il finanziamento di un macchina propagandistica che ha cercato di trasformare il popolo russo in consumatori incapaci di pensare e con la presenza di “consulenti” occidentali (sì, proprio così!) in tutti i ministeri chiave. Gli oligarchi stavano saccheggiando la Russia e causando sofferenze incommensurabili, e l’intero Occidente, il cosiddetto “mondo libero”, non solo non ha fatto nulla per aiutare, ma ha aiutato tutti i nemici della Russia con ogni risorsa che aveva. Ben presto le forze della NATO attaccarono la Serbia, alleata storica della Russia, in totale violazione dei più sacri principi del diritto internazionale. La Germania dell’Est non venne solo riunificata, ma immediatamente incorporata nella Germania Ovest, e la NATO si spinse il più ad est possibile. Non potevo fingere che tutto ciò potesse essere spiegato da una certa paura dei militari sovietici o da una reazione alla teoria comunista della rivoluzione mondiale. In realtà, mi fu chiaro che le élite occidentali non odiavano il sistema o l’ideologia sovietica, ma che odiavano il popolo russo stesso e la cultura e la civiltà che avevano creato.
Nel momento in cui scoppiò la guerra contro la nazione serba in Croazia, Bosnia e Kosovo, mi trovai in una situazione unica: per tutto il giorno potevo leggere i rapporti segreti militari e dell’UNPROFOR su ciò che stava accadendo in quella regione e, dopo il lavoro, potevo leggere la propaganda controfattuale anti-serba che i media corporativi sionisti occidentali diffondevano ogni giorno. Ero inorridito nel vedere che letteralmente tutto ciò che i media stavano dicendo era una bugia totale. Poi sono arrivati gli attacchi sotto falsa bandiera [False Flag], prima a Sarajevo, ma poi anche in Kosovo. Le mie illusioni sul “Mondo Libero” e l’“Occidente” stavano andando in pezzi rapidamente.
Il destino mi portò in Russia nel 1993, quando vidi la carneficina del regime “democratico” di Eltsin contro migliaia di russi a Mosca (molti di più di quanto riportato dalla stampa ufficiale). Ho anche visto le bandiere rosse e i ritratti di Stalin attorno all’edificio del Parlamento. Allora il mio disgusto era totale. E quando il regime di Eltsin decise di mettere in ginocchio la Cecenia di Dudaev, scatenando un altro inutile bagno di sangue, quel disgusto si tramutò in disperazione. Poi vennero le elezioni truccate del 1996 e l’omicidio del Generale Lebed. A quel punto, ricordo di aver pensato “La Russia è morta”.
Quindi, quando l’entourage di Eltsin improvvisamente nominò uno sconosciuto signor nessuno come Presidente della Russia facente funzioni, ero piuttosto dubbioso, per usare un eufemismo. Il nuovo tipo non era un ubriacone o un oligarca arrogante, ma sembrava piuttosto insignificante. Era anche un ex KGB, il che era interessante: da un lato, il KGB era stato il mio nemico per tutta la vita, ma, d’altro canto, sapevo che la parte del KGB che si occupava di intelligence straniera era composta dal meglio del meglio e che non aveva nulla a che fare con la repressione politica, i gulag e con tutto il resto delle cose brutte di cui era incaricato un altro Direttorato del KGB (il 5°, dipartimento che venne abolito nel 1989). Putin proveniva dal Primo Direttorato Centrale del KGB, il “PGU KGB”. Tuttavia, mi era più simpatico il (molto meno politico) servizio di intelligence militare (GRU) che il molto politico PGU che, allora ne ero abbastanza sicuro, aveva un grosso dossier sulla mia famiglia e su di me.
Poi, accaddero in parallelo due cose cruciali: sia il “Mondo Libero” che Putin mostrarono i loro veri volti: il “Mondo Libero” si dimostrò un Impero Anglo-Sionista dedito all’aggressione e all’oppressione, e Vladimir Putin si dimostrò un vero patriota russo. In effetti, Putin cominciò lentamente a sembrarmi un eroe: molto gradualmente, a piccoli passi progressivi, Putin cominciò a trasformare la Russia, specialmente in due questioni cruciali: cercò di ridare sovranità al paese (rendendolo veramente di nuovo sovrano e indipendente), e osò l’impensabile: disse apertamente all’impero che non solo era nel torto, era illegittimo (basta leggere la trascrizione del sorprendente “Discorso di Monaco” del 2007 di Putin).
Putin mi ispirò a fare una scelta drammatica: restare fedele ai miei pregiudizi per tutta la vita, o lasciare che la realtà dimostrasse che i miei pregiudizi di una vita erano sbagliati. La prima opzione era molto più comoda per me, e tutti i miei amici avrebbero approvato. La seconda era molto più complicata e mi sarebbe costato l’amicizia di molte persone. Ma quale era l’opzione migliore per la Russia? Che per un “russo bianco” la cosa giusta da fare fosse unire le forze con un ex ufficiale del KGB?
Ho trovato la risposta qui, in una foto di Alexander Solzhenitsyn e Vladimir Putin:
Se quell’intransigente anticomunista della vecchia generazione che, a differenza di me, aveva passato del tempo in un Gulag, poteva dare la mano a Putin, allora potevo farlo anch’io!
In effetti, la risposta era ovvia da sempre: mentre i principi e le ideologie di “bianchi” e “rossi” erano incompatibili e si escludevano a vicenda, non c’è dubbio che al giorno d’oggi i veri patrioti russi si possono trovare sia nel campo degli ex “rossi” che in quello degli ex “bianchi”. In altre parole, non penso che “bianchi” e “rossi” saranno mai d’accordo sul passato, ma possiamo, e dobbiamo, essere d’accordo sul futuro. Inoltre, all’Impero non importa se siamo “rossi” o “bianchi” – l’Impero ci vuole schiavi o morti.
Putin, nel frattempo, è ancora l’unico leader mondiale con abbastanza coraggio da dire apertamente all’impero quanto sia brutto, stupido e irresponsabile (leggete il suo discorso del 2015 all’ONU). E quando lo ascolto, vedo che non è né “bianco” né “rosso”. È semplicemente russo.
Perciò, ecco come sono diventato un troll del Cremlino e un fan di Putin.
Il Saker
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Pubblicato su The Saker.is il 27 novembre 2017.
Traduzione in italiano a cura di Raffaele Ucci per SakerItalia.
Molto interessante specialmente quando è nella parte dello spettatore disincantato,che sa quello che succede veramente in Serbia e quello che invece,il sistema dei media mondiali ,il mainstream mediatico mondiale ,spaccia come verità indiscutibili.Da tenere sempre a mente. Discuterei invece i massacri fatti dai bolscevichi durante la rivoluzione e durante la guerra civile.1) Intanto la rivoluzione ,fu fatta dai contadini,che iniziarono,prima ancora del decreto di espropriazione dei grandi latifondi,a formare le liste di assegnazione ai piccoli contadini delle terre confiscate.Nelle campagne ,i contadini erano quasi tutti social-rivoluzionari, non bolscevichi.Il popolo russo voleva fare la rivoluzione e soltanto la direzione dei bolscevichi con la parola d’ordine “tutto il potere ai soviet” riusci a dare un ordine al movimento rivoluzionario per non fare la fine di Pugaciov. 2)Le potenze occidentali,USA,Inghilterra ,Francia,principalmente ,ancora prima dell’ottobre,si erano accordate per spartirsi la Russia in zone di influenza.Erano sicuri di influenzare il governo dei menscevichi, e dopo la presa del palazzo d’Inverno,erano sicuri che la rivoluzione sarebbe stata schiacciata. Aggredirono la Russia già dall’estate 1918,con truppe ,armi, soldi a palate ,per pagare appunto i controrivoluzionari,e la guerra civile iniziò veramente da quel momento.Ricordando che l’esercito,dopo la pace di Brest-Litovsk del marzo 1918 era stato sciolto,in quell’estate poche decine di migliaia erano i soldati in servizio.Credevano di schiacciare i russi e la rivoluzione con due scorregge,i rapinatori occidentali. Nel prosieguo della guerra civile gli invasori furono di 14 nazioni straniere ,Italia compresa.70.000 soldati cecoslovacchi,ex disertori, 9.000 soldati americani, 100.000 truppe della coalizione, principalmente giapponesi ,ad est, poi francesi e Inglesi ,poco o niente impiegati per timore di passaggio dei soldati dalla parte dei “rossi” ,ungheresi,rumeni,ecc.ecc.Ricordo di striscio ,l’aggressione della neonata Polonia che riusci a strappare la Galicia all’Ucraina. Insomma ,alla fine della guerra civile ,nel 1922 ,per riuscire a vincere ,l’esercito “rosso” aveva dovuto raggiungere la consistenza di 5 milioni di soldati.Ultima nota :Lo stato dell’economia e del sistema produttivo della Russia ,alla fine della guerra civile era regredito al 1865.
Se i bianchi erano alleati del potere politico occidentale, i rossi lo erano delle elite finanziarie “occidentali”, che hanno ripagato ad abundantiam, con contratti di svendita all’estero di commodities e con la privatizzazione della banca centrale russa del 1937, divenuta di proprietà di un gruppo di azionisti che (tramite prestanome) coincidevano con gli azionisti della FED.
Il popolo russo fu messo nella condizione di sceglere: “o vinco io o perdi tu”. ma direi che sia finito nelle grinfie peggiori, quelle bolsceviche.
Tra l’altro non mi risulta che la banca centrale russa sia ancora stata nazionalizzata, e il suo governatore, la Nabyullina è, tanto per cambiare, ebreo.
Le grinfie dei bolscevichi: Hanno subito parificato lo stato della donna con l’uomo, uguale dignità ,diritti e doveri. Hanno spogliato i milionari e i latifondisti delle loro ricchezze per distribuirle al popolo.Nessun dirigente si è arricchito. Ecco il vero terrore che voi avete dovuto sopportare ,la perdita delle vostre ,rapinate da secoli, ricchezze. Col Passare del tempo e il miglioramento della produzione sia industriale che agraria, agli operai è stata riconosciuta la giornata lavorativa di sette ore mentre noi ,ancora adesso per vivere dignitosamente dobbiamo fare le otto classiche più gli straordinari di 1,2,3 ore giornaliere in più.E gli schiavi sarebbero loro.Le case ,col passare del tempo e la produzione ,venivano assegnate a tutti con affitti ridicoli, comprese forniture di riscaldamento e energia elettrica.Ma si sa i sanguinari bolscevichi avevano proibito la libertà di andare a vivere sotto i ponti dei fiumi. La scuola .anche questa era severamente obbligatoria,fino ai 18 anni, quei dittatori, non come da noi dove si può andare a fare i delinquenti, scippare, spacciare droghe ecc.ecc. fino dai 12 -14 anni in completa,santa, libertààà.Gli asili nido,uno ogni quartiere ,l’esercizio dello sport gratuito, i trasporti,si pagava il biglietto alla kacca (scritto in cirillico) per cui la gente aveva schifo e non pagava. L’oppressione religiosa .Nel mio viaggio del 1967 a Mosca ,una domenica,sono entrato in una chiesa, ortodossa,vegliata ai lati del portone da due matrioske in carne ed ossa,e le funzioni religiose erano in svolgimento in almeno tre sale diverse.Nel ,cimitero annesso, all’interno delle mura si aggiravano due scolaresche ,così mi sono sembrate,di 8-10 bambini guidati dalle rispettive maestre. Per le strade c’erano ancora poche automobili, e questo sì che era il drammatico vero bisogno delle masse che anelavano alla Ferrari ,come tutti da noi abbiamo.