Oggi mi dedicherò a domande come: siamo obbligati ad aiutare gli altri quando sono in difficoltà? E se sì, a quali condizioni? Chi, esattamente, merita il nostro aiuto? Quanto bene gli stati sociali svolgono in pratica il loro compito? E come si può costruire un sistema che funzioni correttamente aiutando chi ha bisogno e merita aiuto, evitando qualsiasi ingiustizia?
Punti di vista dal passato
John Locke, sicuramente, sapeva che ci sono buone ragioni per aiutare gli esseri umani tuoi fratelli quando sono nei guai. Il perché lo scrisse nel suo Primo Trattato:
E quindi nessun uomo potrebbe mai avere un potere giustificato sulla vita di un altro, derivante dal diritto di proprietà sulla terra o sui possedimenti; perché un uomo ricco commetterebbe un peccato se lasciasse morire un suo fratello non provvedendo a fornirgli aiuto grazie al proprio patrimonio. Come la giustizia dà ad un uomo diritto alla proprietà di ciò che ha prodotto con il suo onesto lavoro e alle acquisizioni legittime dei suoi antenati che a lui sono state trasmesse per eredità; così la carità dà diritto ad ogni uomo a quella parte della ricchezza di un altro che gli è necessaria per fuggire una situazione di estremo bisogno, qualora egli non abbia altri mezzi di sussistenza.
Ma un punto di vista contrapposto viene dal pastore inglese del XVI secolo Richard Hooker, citato da Locke stesso:
Se io faccio del male, riceverò sofferenza, non essendoci alcuna ragione per cui gli altri dovrebbero ritornarmi amore in maggiore misura di quanto io abbia espresso verso di loro.
In altre parole, se ti comporti male verso gli altri, non puoi ragionevolmente aspettarti che gli altri si comportino meglio con te.
A mio avviso, Locke ha ragione, ma Hooker di più. Locke ha ragione, perché le avversità immeritate – come incidenti, malattie, disabilità, disoccupazione – possono accadere a chiunque. “Là, ma per la grazia di Dio, io vado.” Inoltre, la vecchiaia colpisce tutti quelli che non muoiono giovani. Quindi, se mostri di non curarti degli esseri umani tuoi confratelli, non puoi aspettarti da loro di sentirsi in obbligo di aiutarti quando sarai tu ad averne bisogno. Ma Hooker ha maggiormente ragione; perché la fratellanza deve essere bidirezionale. Se degli individui non riescono a mostrare solidarietà verso di te, si comportano male verso di te oppure ti fanno del male, non si può ragionevolmente essere obbligati a sentire o a mostrare un qualsiasi senso di fratellanza verso di loro.
La mia opinione su tutto questo è che, per essere degni del nostro aiuto e della nostra compassione, gli individui devono comportarsi come nostri confratelli. Ciò significa che devono rientrare in due prerogative. Per primo, devono essere esseri umani; devono avere comportamenti giusti e naturali per gli esseri umani. E due, devono essere nostri sodali. Devono preoccuparsi per noi e di ognuno di noi come individuo. In particolare, devono astenersi dal fare cose che ci danneggiano o ci disturbano ingiustamente, dal violare i nostri diritti come dal limitare le nostre libertà.
Natura umana
Qui, brevemente, c’è la mia interpretazione della natura umana. Noi esseri umani siamo individui. E abbiamo il libero arbitrio. Ma abbiamo anche una dimensione etica. Agiamo moralmente e ci sforziamo di riconoscere il giusto e lo sbagliato. E tendiamo naturalmente al buono; ovvero, la nostra natura ci porta verso ciò che è giusto. Anche se, ovviamente, alcuni di noi falliscono nel seguire questa natura.
In più, è nella nostra natura formare società e costruire civiltà. E, andando ad un livello superiore, è nella nostra natura essere creativi. È questa creatività che ci eleva al di sopra dei semplici animali.
Conviviale e non conviviale
In un precedente articolo, ho parlato delle idee di convivialità e di condotta conviviale. Altre parole che si potrebbero usare per descrivere simili comportamenti sono “civilizzati” o “ragionevoli”. Il comportamento conviviale per me è caratterizzato da questi aspetti: ricerca della verità, serenità, onestà e rispetto dei diritti e delle libertà. Evitare di far del male ad innocenti. Essere responsabili nel condurre la propria vita anche riguardo gli effetti delle proprie azioni sugli altri. Sforzarsi di essere produttivi. Tollerare le differenze. Cercare di comportarsi sempre con integrità e in buona fede.
D’altra parte, alcuni individui non sono conviviali. In questioni importanti, più volte o anche abitualmente, applicano condotte non conviviali. Ad esempio mentono, si comportano in malafede, comandano, commettono o sostengono aggressioni. Si comportano in modo irragionevole o irresponsabile verso gli altri. Ignorano e rimuovono gli altri. Violano i diritti, promuovono o sostengono le violazioni dei diritti. Cercano di limitare le libertà altrui, o il godimento del loro benessere giustamente guadagnato. Coloro che si comportano in modo non conviviale sono, per usare una parola volgare, stronzi.
Ora vi chiederò: perché quelli di noi che si sforzano di essere socievoli, sentono in qualche maniera di doversi identificare o prendersi cura con quelli che si comportano da stronzi? Perché le persone oneste e sincere dovrebbero, ad esempio, occuparsi dei bugiardi o dei disonesti? Perché le persone attive dovrebbero preoccuparsi dei lavativi? Perché le persone pacifiche dovrebbero preoccuparsi dei violenti? Perché coloro che rispettano i diritti e le libertà degli altri dovrebbero preoccuparsi di coloro che violano i nostri diritti o negano le nostre libertà?
Dal punto di vista di coloro che si sforzano di essere conviviali, i non conviviali sono un dolore e un esaurimento. Non arrivano nemmeno agli standard minimi di umanità. Non sono idonei ad essere accettati in nessuna società di esseri umani conviviali. Perché, quindi, dovremmo preoccuparci di loro?
Chi sono i tuoi compagni?
Promuovere, sostenere o commettere qualsiasi atto che viola i diritti, nuoce o danneggia o anche solo cerca di nuocere o danneggiare persone innocenti è di fatto un’aggressione contro quelle persone innocenti. Se sei una vittima di tali atti, quelli che li hanno commessi sono rei di un’aggressione nei tuoi confronti. Quindi, perché dovresti provare qualche tipo di solidarietà verso di loro? E se poi volessero, ad esempio, limitare la tua libertà, sottoporti ad angherie, importi tasse da cui non avrai nessun beneficio, ridurre o tagliare il tuo livello economico? Si comporterebbero non come i tuoi amici, ma come i tuoi nemici.
Dovresti davvero essere in obbligo di aiutare queste persone? Dovresti andare per la tua strada o usare qualche tua risorsa a loro vantaggio? La mia risposta è: assolutamente no. Loro devono a te un risarcimento per quello che ti hanno fatto e tu a loro non devi nulla.
Direttive politiche e ordini del giorno
Oggi subiamo una serie di cattive direttive politiche, promosse da gruppi che agiscono per il loro interesse. Ad alcuni piace andare dal bullo della scuola, ovvero dal governo politico, per ottenere dei favori per se stessi, o per far del male a chi non gli piace. Ad altri piace derubarci dei soldi che guadagnamo per negarci, nelle parole di Locke, il merito relativo al prodotto della nostra onesta industriosità e per arricchire se stessi e i loro amici, o per finanziare i loro progetti preferiti. E molti di questi progetti sono di per se stessi non conviviali come per esempio la diffusione di bugie o la propaganda, cercare di costringere persone a cambiare il loro stile di vita malgrado la loro volontà, o iniziare le guerre. Eppure ci sono anche persone che hanno una gran voglia di violare le nostre libertà solo per il gusto di farlo, o per far rispettare duramente “leggi” arbitrarie su di noi.
Ogni volta che vieni infastidito, danneggiato, che vengono violati i tuoi diritti o vengono limitate ingiustificatamente le tue libertà da direttive politiche, allora coloro che hanno promosso, sostenuto o incoraggiato queste direttive hanno commesso un’aggressione nei tuoi confronti. Ed anche in un modo odioso e subdolo. Quello che hanno fatto non è semplicemente criminale; è anche vigliacco. È moralmente equivalente a prendere a pugni sul naso immotivatamente e poi scappare.
Ma è l’imposizione deliberata di ordini del giorno e ideologie politiche che porta ai peggiori eccessi della non convivialità. Queste direttive generano ragnatele di interconnessioni politiche tutte orientate a risultati che oggi sono, e che tendenzialmente saranno sempre, contrari agli interessi delle persone conviviali.
Prendiamo ad esempio il socialismo, che già 180 anni fa aveva dimostrato di non funzionare. O il comunismo, che ha causato la morte di quasi 100 milioni di persone. O il fascismo, un’ideologia bellicosa che facilmente si trasforma in genocidio. O il tradizionalismo religioso, che cerca di costringere tutti a conformarsi alle tradizioni di una particolare setta. O il conservatorismo sociale, che cerca di mantenere un certo ordine anche dopo che ha chiaramente fallito. O il clientelismo aziendale, o una certa idea malata di “giustizia sociale”, che cercano entrambe di arricchire gruppi privilegiati facendo in modo che persone innocenti paghino per questo.
Io chiedo: quelli che promuovono e sostengono queste politiche sono davvero nostri fratelli, esseri umani a noi vicini? E la mia risposta è ancora una volta: assolutamente no. Dovrebbero ad esempio gli ebrei sentirsi sodali con ex nazisti o con le loro moderne coorti? Dovremmo aspettarci compassione o qualche forma di aiuto da coloro che sono stati danneggiati da cattive direttive politiche verso chi ha promosso o sostenuto tali politiche? Sicuramente no. Loro non si sono preoccupati e non si preoccupano di te; quindi perché tu dovresti prenderti cura di loro? Se uno stronzo muore di fame, ci sarà uno stronzo in meno. Non è una buona cosa?
Ma tra tutte queste ideologie malvagie, la peggiore è l’agenda verde o ambientalista. Covata, propagandata e inculcata in noi da una élite globalista che non si preoccupa affatto di noi esseri umani, questa direttiva cerca apertamente di distruggere la civiltà industriale che, nel corso degli ultimi due secoli, ha dato opportunità agli esseri umani di soddisfare se stessi come non mai. E cerca di farlo, tra le altre cose, con bugie, con cattiva “scienza”, cattiva propaganda e inganni, invertendo l’onere della prova e chiedendo all’imputato di fornire prova d’innocenza. Non è esagerato dire che quelli che favoriscono l’agenda verde sono traditori della civiltà umana. E quindi, meritano di essere espulsi dalla nostra civiltà e dai suoi benefici.
Stati sociali
Sebbene esistano stati sociali governativi di diversi tipi in molte nazioni, le radici del sistema di “welfare state” si trovano nel Regno Unito. Prima del diciannovesimo secolo, l’aiuto per i poveri era competenza della religione. Dopo il disastroso esperimento della Legge sui Poveri del 1834, si svilupparono sistemi privati attraverso i quali le persone potevano ottenere aiuto nella povertà. Le più rimarchevoli tra queste erano le società di mutuo soccorso. Ma la classe politica voleva comunque avere il controllo su questi sistemi. Partendo da un sistema di “assicurazione nazionale” del 1911, a poco a poco si arrivò alla creazione, nel 1948, del gigante ed onnicomprensivo sistema combinato che oggi viene chiamato stato sociale.
Nel Regno Unito, quanto meno, non ci sono soltanto pensioni, sanità e assicurazione sulla disoccupazione garantiti dal governo e finanziati dalle tasse. Tra le altre cose, vi sono sovvenzioni per la casa. C’è la scuola “gratuita”. Cose come strade e ferrovie sono, più o meno, controllate direttamente dal governo. Anche i servizi di autobus sono sovvenzionati. L’effetto è quello di un gigantesco mulinello. Per la gente produttiva e onesta, qualcosa di quello che ci è stato tolto con le tasse viene, alla fine, riciclato in qualche maniera. Ma la maggior parte, semplicemente, scompare.
Quindi, quanto ha funzionato bene lo stato sociale? Dopo 70 anni, ha posto fine alla povertà? Ci ha fatto stare meglio? Ci ha fornito sicurezza finanziaria per la nostra vecchiaia? Assolutamente no.
Innanzitutto, lo stato sociale è sempre stato uno schema Ponzi. Non consente alle persone di accumulare un surplus da utilizzare quando ne hanno bisogno. Piuttosto, è sempre dipeso da coloro che lavorano pagare i benefici di chi lavora o non è più in grado di lavorare. Poi, nei primi anni ‘70, iniziò un calo dei tassi di natalità locali fino a sotto i livelli di rimpiazzo, ed oggi ha raggiunto quasi tutti i paesi occidentali. La risposta della classe politica è stata duplice. Innanzitutto, aumentare le tasse. Così oggi, nel Regno Unito, soffriamo il più alto carico fiscale da 50 anni. E, siccome la popolazione invecchia, questo fardello cresce rapidamente. In secondo luogo, viene incoraggiata attivamente l’immigrazione di massa. Ciò ha portato, comprensibilmente, alle reazioni negative di coloro che sentono che la loro cultura si sta disperdendo e che la loro casa si è trasformata in un paese straniero; se non anche in un cantiere.
Secondariamente, le politiche economiche che mantengono lo stato sociale hanno avuto conseguenze disastrose per molti lavoratori. Sessant’anni fa, un genitore lavorante poteva mantenere la famiglia. Adesso, spesso, ce ne vogliono due. Anche l’acquisto di una casa è diventato sempre più difficile. Nel frattempo, i bassi tassi di interesse e la deliberata inflazione valutaria – definita eufemisticamente “quantitative easing” – hanno favorito lo stesso stato e le grandi corporazioni appese alle sue frange; mentre noi, gente comune, non siamo in grado di preservare nemmeno il valore dei nostri risparmi. Inoltre, atti di ingerenza politica hanno chiuso l’accesso al mercato e la capacità di guadagno anche a persone altamente qualificate. Io stesso sono vittima di una di queste cattiverie, ovvero il codice IR35, che per 20 anni ha ridotto il mio reddito a metà o addirittura a un terzo del mio valore di mercato.
Terzo, il welfare state ha anche avuto cattive conseguenze sociali. I sociologi ci dicono che ha creato una sottoclasse di persone che non vuole lavorare, e che alcune volte ha tendenze criminali, e che sono diventati non impiegabili e dipendenti dallo stato per la loro stessa esistenza. Ha anche causato un decadimento morale più generale; molti ora non si vergognano di prendere quanto più possibile dal trogolo. Ha distrutto il sentimento di solidarietà, che ha sostenuto quella che è conosciuta come la “società civile”. Inoltre, a quelli come me da cui ci si aspettava che tutto questo fosse pagato, ma che ha sempre camminato con le sue gambe e non ha mai chiesto nessun beneficio sociale, non è stata mai rivolta nemmeno una sola parola di ringraziamento o apprezzamento. Da nessuno dei beneficiati e nemmeno una sola volta. Bastardi ingrati! Ringraziano e rispettano non quelli che guadagnano il loro sostentamento, ma la classe politica che lo ha ridistribuito nella loro direzione.
In quarto luogo, come ogni sistema centralizzato che non è soggetto alle pressioni del mercato o alla concorrenza, lo stato sociale è diventato costoso e burocratico. Peggio ancora, ha incoraggiato i fascisti della salute e altri illiberali da stato paternalistico a cercare di approfittarne. Ecco perché stiamo ascoltando i ballon d’essai per cose come negare trattamenti medici ai fumatori o imporre un “limite calorico” ai pasti nei ristoranti. O, addirittura, l’idea ridicola di un “reddito di base garantito” (UBI in inglese). Un tale sistema comporterebbe tutti i fallimenti dello stato sociale e altri ancora. Molto probabilmente i poveri si comporterebbero ancora peggio che nei sistemi di welfare odierni. Un reddito di cittadinanza cancellerebbe tutti gli incentivi a lavorar sodo ed anche semplicemente a lavorare. E così, finirebbe inevitabilmente in un fallimento disastroso.
E infine … lo stato sociale è insostenibile. È come un edificio trascurato e fatiscente che alla fine crolla sotto il suo stesso peso. La classe politica lo sa, ma non è disposta ad ammettere di aver sbagliato. E non faranno niente per smantellare o riformare il sistema. Pertanto, si dirigono inesorabilmente a sbattere verso la bancarotta. E quando ci arrivano … a meno che tu non sia ricco o abbia connessioni politiche, è meglio non essere vecchio. Certo, la classe politica si assicurerà che loro non ne abbiano a soffrire. A meno di un cambiamento radicale, sarà chi ha pagato e pagato e pagato ma è diventato vecchio al momento sbagliato che sarà buggerato. Forse tra 10 o 15 anni. Forse prima.
Un sistema sano e sostenibile
Come possiamo costruire un sistema sostenibile che può aiutare chi è povero senza esserne responsabile, e che permetta a tutti di condurre le loro vite come vogliono? Il primo componente, penso, deve essere il risparmio. La gente deve avere incentivi e opportunità per lavorare, sviluppare le proprie capacità e quindi accantonare risparmi per la loro vecchiaia o per periodi difficili. E tutto quello che avanza, devono poterlo lasciare ai loro figli o a chi preferiscono. Per far che questo accada devono realizzarsi diverse condizioni. Innanzitutto, un mercato completamente libero. Poi, una cornice di buona azione governativa che garantisca pace, vera giustizia reale e i diritti individuali, in particolare quelli di proprietà. Terzo, una valuta ragionevolmente stabile, che non può essere arbitrariamente svalutata. E quattro, l’assenza di uno stato politico avido, vorace e famelico.
Il secondo componente è l’assicurazione. Questa copre meglio quei rischi come gravi incidenti o disabilità che anche se hanno una bassa probabilità di accadere, hanno i maggiori effetti negativi quando accadono. Terzo viene l’attivazione di sistemi di mutua assistenza; o tramite il ripristino delle società di mutuo soccorso o tramite la creazione di versioni moderne di esse. Quarto, viene una rivalutazione della società civile, in cui le persone si curino dei loro vicini e in cui vi è un contatto personale tra aiutanti e aiutato. E, come punto di arrivo finale (specialmente in caso di emergenze impreviste) c’è sempre il volontariato caritatevole.
Quanto a come arrivare a questo, è un argomento richiede un saggio a sé. Dirò adesso soltanto che l’interesse delle persone produttive, oneste e autonome devono sempre avere la precedenza sugli interessi dei lavativi, dei disonesti, dei politicizzati e di tutti gli altri coglioni.
Per riassumere
Tutti gli individui umani devono aiuto e compassione ai loro simili. Ma la solidarietà deve essere a doppio senso. Non devi niente a coloro che non si comportano come esseri umani, che non si comportano in maniera solidale, o sostengono politiche che ti danneggiano.
Gli stati sociali di oggi hanno avuto importanti effetti negativi economici e sociali. Hanno quasi distrutto la solidarietà e la società civile, e causato decadimento morale e la perdita di libertà individuali. Inoltre, gli stati sociali sono insostenibili. Senza un cambiamento radicale, collasseranno e sarà piuttosto presto che non tardi.
Un sistema di welfare libero, giusto, de-politicizzato e sostenibile è fattibile. Potrebbe essere costruito su una base di risparmio, assicurazione, mutuo soccorso, società civile e, al bisogno, di beneficenza.
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Articolo di Neil Lock pubblicato su Katehon il 4 gennaio 2019
Traduzione in italiano di Pier Luigi S. per SakerItalia
“Sessant’anni fa, un genitore lavorante poteva mantenere la famiglia”
vien da dire: ce fai o ce sei?
mi pare evidente che: l’autore dell’articolo 60 anni fa non era vivo o viveva su Marte o più semplicemente ci prende per i fondelli contando sul fatto che la maggior parte dei lettori all’epoca era troppo giovane per capire un bilancio famigliare o neppure era nata.
Sessanta anni fa (più o meno) mio padre guadagnava 20 mila lire al mese, 10 mila se ne andavano per l’affitto e per le bollette, altre 9-10 mila per il cibo e per comprare un paio di scarpe o un vestito si mettevano da parte qualche centinaio di lire al mese per svariati mesi (non parliamo di comprare un frigorifero o peggio ancora una vespa scassata di seconda mano, per quello ci volevano anni). Io per concedermi un paio di settimane in giro (in autostop e campeggio libero) per l’Italia passavo metà delle mie vacanze scolastiche a raccogliere frutta (il lavoro che fanno oggi i nuovi schiavi) mi pagavano, se non ricordo male, sulle 300-500 lire al giorno e si trattava di 12-14 ore di lavoro. Che bello ci fosse la macchina del tempo: ci metterei dentro tutti i nostalgici degli anni 50′ e li spedirei indietro a godersi la bella vita che si faceva all’epoca.
Guarda che l’autore si chiama Neil Lock, non Nello Locchi. Ci sta’ benissimo che a casa sua (immagino uk o Usa ), 60 anni fa erano in pieno boom economico. Da noi in Italia, fine anni 50 ancora gli operai non stavano benissimo. Gli stipendi, l’aumento di benessere e’ degli anni fine 60-70-ed anche 80 in parte. In Italia era 40-50 anni fa che uno stipendio bastava a mantenere una famiglia di 4 persone. E se lavoravi in 2, ci incastrava la seconda casa.
e allora perchè tradurlo e propinarlo agli italiani? Ti pare che il nostro problema oggi sia l’eccesso di stato sociale?
Se non fosse una tragedia e una presa per i fondelli, sarebbe una bella barzelletta
Io credo che le questioni che, per dirla facile facile, oggi fottono la povera gente sono: scarsa cultura, mancanza di coscienza di classe, carenza di servizi, inesistente tutela del lavoro
ma forse questi sono argomenti che ai critici dello stato sociale non interessano
Più mercati liberi dì così ognuno fa come zio gli pare. Niente servizi niente tasse. Assicurazioni che non pagano? No grazie. Risparmio si se ti avanza…buoni coi buoni, cattivi coi cattivi, Ateismo, Veganesimo, rifiuto della competizione è Evoluzione !