Pechino, 31 dicembre. Allacciate le cinture: il 2015 sarà un tornado che opporrà Cina, Russia e Iran a quello che ho descritto come l’Impero del Caos.
Quindi sì – ruoterà tutto attorno alle prossime mosse verso l’integrazione dell’Eurasia, mentre gli USA ne saranno sempre più spinti fuori. Vedremo una complessa interazione geostrategica che minerà progressivamente l’egemonia del dollaro come valuta di riserva e, soprattutto, del petrodollaro.
Con le enormi sfide che i Cinesi hanno davanti, per tutta Pechino è facile vedere indiscutibili segni di una consapevole, autorevole, pienamente esplosa superpotenza economica. Il Presidente Xi Jinping e l’attuale leadership continueranno ad investire massicciamente nell’urbanizzazione e nella lotta alla corruzione, inclusi i più alti livelli del Partito Comunista Cinese (CCP). A livello internazionale, i Cinesi velocizzeranno la possente spinta per nuove “Vie della Seta” – sia terrestri che marittime – che sosterranno la strategia di dominio a lungo termine per l’unificazione dell’Eurasia attraverso affari e commercio.
I prezzi del mercato del petrolio sono destinati a restare bassi. Tutte le scommesse sono state chiuse sul fatto che l’Iran raggiungerà un accordo sul nucleare con i P5+1. Se le sanzioni (in realtà una vera e propria guerra economica) contro l’Iran resteranno e continueranno a colpirne fortemente l’economia, Teheran avrà una reazione ferma che porterà ad una ancora maggiore integrazione con l’Asia, non con l’Occidente.
Washington è ben conscia del fatto che un accordo globale con l’Iran non può essere raggiunto senza l’aiuto della Russia. Questo sarebbe l’unico – e ripeto unico – successo nella politica estera dell’amministrazione Obama. Un ritorno all’isterico “bombardiamo l’Iran” starebbe bene solo ai soliti sospetti (Neo-Con). Per di più, e non a caso, Iran e Russia sono ancora soggetti alle sanzioni occidentali. Non importa com’è stato progettato, fatto sta che l’attuale crollo strategico/finanziario del prezzo del petrolio è un attacco diretto contro (chi altri?) Russia ed Iran.
La guerra dei derivati
Ora diamo un’occhiata ai fondamentali della Russia. Il debito è solo il 13,4% del PIL. Il deficit di bilancio in relazione al PIL è solo lo 0,5%. Se partiamo dal fatto che il PIL degli USA era 16,8 trilioni di dollari (nel 2013), il deficit di bilancio è il 4% del PIL, contro lo 0,5% della Russia. La FED è di fondo una corporation privata di proprietà delle banche private nazionali, anche se si fa passare come istituzione statale. Il debito pubblico negli USA è un enorme 74% del PIL sull’anno fiscale 2014. In Russia solo il 13,4%.
La dichiarazione di guerra economica di UE e USA ai danni della Russia – attraverso la corsa al rublo e l’attacco ai derivati del greggio – è di fondo una truffa dei derivati. I derivati – teoricamente – possono essere moltiplicati all’infinito. Gli operatori dei derivati hanno attaccato contemporaneamente il petrolio e il rublo per distruggere l’economia russa. Il problema è che l’economia russa è finanziata più solidamente di quella statunitense.
Considerando che questa mossa era stata pensata come uno scacco matto, la strategia difensiva di Mosca non è stata poi così male. Sul fronte chiave dell’energia, il problema rimane all’Occidente – non alla Russia. Se l’UE non compra quello che offre la Gazprom, collasserà.
L’errore principale di Mosca è stato di permettere all’industria nazionale di essere finanziata da debito estero, in dollari. Si parla di una mostruosa trappola del debito che può essere facilmente manipolata dall’Occidente. Il primo passo per Mosca dovrebbe essere di controllare da vicino la proprie banche. Le aziende russe dovrebbero richiedere prestiti sul mercato domestico e vendere i propri investimenti fatti all’estero. Mosca dovrebbe anche considerare di istituire una politica di controllo della valuta in modo che i tassi di interesse base possano essere abbattuti rapidamente.
E non dimentichiamo che la Russia può sempre dichiarare una moratoria sul debito e sugli interessi, dell’importo di oltre 600 miliardi di dollari. Sarebbe una scossa al cuore dell’intero sistema bancario mondiale. Si potrebbe parlare di un palese “messaggio” che indurrebbe la cessazione della guerra economica di USA e UE.
La Russia non deve importare materie prime. La Russia potrebbe facilmente replicare qualsiasi tecnologia importata, se ne avesse bisogno. Soprattutto, la Russia può produrre – dalla vendita di materie prime – abbastanza credito in dollari o euro.
Le vendite russe di risorse energetiche – o sistemi militari avanzati – potrebbero diminuire, sì. Ma porterebbero all’incasso di rubli per un pari valore – dato che anche il rublo è calato.
Rimpiazzare l’import con la produzione interna ha perfettamente senso. Ci sarà sicuramente una fase di “aggiustamento” – ma non di lunga durata. I produttori di auto tedesche, ad esempio, non possono più vendere i loro prodotti in Russia a causa del crollo del rublo. Questo significa che dovranno rilocalizzare le loro fabbriche in Russia. Se non lo faranno, l’Asia – dalla Corea del Sud alla Cina – le scacceranno dal mercato.
Orso e dragone vanno a caccia
La dichiarazione di guerra economica contro la Russia dell’UE non ha alcun senso. La Russia controlla, direttamente o indirettamente, la maggior parte del greggio e del gas naturale scambiati tra la Russia e la Cina: circa il 25% delle forniture mondiali. Il Medio Oriente è destinato a restare nel caos. L’Africa è instabile. L’UE sta facendo di tutto per tagliarsi fuori dalle forniture di idrocarburi più stabili, spingendo la Russia a indirizzare l’energia verso la Cina e il resto dell’Asia. Che regalo per Pechino – dato che riduce al minimo l’allarme per la marina statunitense che gioca al “contenimento” marittimo.
Tuttavia, un assioma non dichiarato di Pechino è che i cinesi restano estremamente preoccupati dal fatto che l’Impero del Caos stia perdendo sempre più il controllo, dettando le condizioni burrascose delle relazioni tra UE e Russia. La linea di fondo è che Pechino non dovrebbe mai consentire di essere messa in una posizione in cui gli USA possano interferire con le sua importazioni energetiche – come accadde al Giappone nel Luglio 1941, quando gli USA dichiararono guerra imponendo un embargo petrolifero, tagliando così il 92% delle importazioni di petrolio giapponesi.
Tutti sanno che un caposaldo della spettacolare ascesa del potere industriale cinese è stata l’obbligo di produrre in Cina per le aziende occidentali. Se la Russia facesse lo stesso, la sua economia crescerebbe con un tasso del 5% all’anno in poco tempo. Potrebbe crescere ancora di più se il credito bancario venisse legato solo agli investimenti produttivi.
Ora immaginiamo la Russia e la Cina che di comune accordo investano in una nuova unione monetaria basata sull’oro, sul greggio e sulle risorse naturali come decisa alternativa al modello fallito della “democrazia” del debito, sostenuto dai Padroni dell’Universo di Wall Street, dal cartello delle Banche Centrali occidentali e dai politici neoliberisti. Mostrerebbero al Sud del Mondo che gravando di debiti le future generazioni non si ottengono prosperità finanziaria e migliori standard di vita: era destinato a non funzionare sin dall’inizio.
Fino ad allora, una tempesta metterà a repentaglio le nostre vite – oggi e domani. L’unione “Padroni dell’Universo – Washington” non mollerà la strategia di rendere la Russia uno Stato paria tagliato fuori da commerci, trasferimenti finanziari, sistemi bancari e mercati occidentali, e quindi pronto per un cambio di regime.
Più avanti lungo la strada, se tutto andrà secondo i piani, il loro obiettivo sarà (chi altri?) la Cina. E Pechino lo sa.
Nel frattempo, aspettiamoci alcune bombe che scuotano l’Europa fin dalle fondamenta. Il tempo potrebbe esaurirsi – ma per l’UE, non per la Russia. In ogni caso, l’andamento generale non cambierà; l’Impero del Caos sarà lentamente ma inesorabilmente espulso dall’Eurasia.
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Articolo di Pepe Escobar apparso su Sputniknews il 31 dicembre 2014
,,,—-sono essenzialmente persuaso del ragionamento di fondo dell’articolista ma la conclusione è zoppa nel senso che l'”espulsione” (io ritengo)sarà possibile solo con un conflitto armato caldissimo e non con un conflitto a bassa intensità per procura.
MOsservo che la UE sta operando come se non corresse ancora alcun rischio in proposito e questa valutazione idiota la distruggerà dalle fondamenta.
Concordo con la tua critica alla parte finale dell’articolo. L’Impero del caos non si farà espellere “lentamente ma inesorabilmente…dall’Eurasia”, bensì darà fondo a tutta la tecnologia letale di cui dispone prima di arretrare di un solo passo. Va da sè che trascinerà nella rovina soprattutto quest’ Europa così pavida da non avere il coraggio di opporsi a alla politica di prevaricazione degli Usa.
Se è vero che il debito pubblico americano ammonta al 74% allora non sarebbe certo cosi catastrofico come sostiene l’articolo, i problemi di natura economica sono altrove
In effetti, laddove vige la sovranità monetaria, il debito può essere un’opportunità in più per favorire la crescita.. Anche il debito pubblico del Giappone è abbastanza alto, ma siccome viene usato per sostenere l’economia, e non è subordinato alla Bce, non produce austerity. Ho sempre pensato che la causa del crollo dell’Impero non sarà di natura militare o economica, ma per problemi “interni”…Cioè può darsi che sarà lo stesso popolo americano a ribellarsi contro i suoi governanti.
Il Giappone, come qualsiasi altro Stato che disponga del completo controllo della propria valuta, non avrà mai problemi per via del “debito pubblico”, (che andrebbe più correttamente chiamato credito pubblico), perchè avrà sempre la cosiddetta “Abilty to pay”, e i mercati di capitali privati lo sanno bene. I Giapponesi, che evidentemente non hanno imparato nulla dalla crisi e dalla sagnazione economica che vissero dal 1991 fino a fine anni 90′; Ora seguono l’esempio della Fed americana, e ne ricalcano la scellerata strategia del cosiddetto “Quantitative Easing” (come poi si è messo a fare anche il massone Draghi della Bce), che si tratta niente meno che centinaia o migliaia di miliardi (di dollari o yen) stampati e immessi nelle riserve delle principali banche, senza nessun controvalore o senza una corrispettiva crescita dell’economia reale. Questo fiume di denaro, però, non ha nessun effetto benefico per l’economia reale (servizi, industria, beni, materie prime, energia, ecc, ecc) di industrie e cittadini, siccome viene stampato e dato alle banche, che però NON prestano ad aziende e cittadini (le banche prstano SOLO se l’economia reale TIRA), ma usano quel denaro per attività speculative. La Russia ha il controllo dell’emissione e della gestione del Rublo, anche se deve fare alla svelta a sganciarsi dalle istituzioni finanziarie occidentali, più o meno controllate da Washington, ma sopratutto dispone di materie prime di ogni tipo, in quantità pressochè infinita, quindi con una politica economica e di sviluppo industriale oculata ed intelligente, la Russia potrà divenire una grande potenza industriale, anche più grande della Germania, che ha bisogno costante delle mateire prime Russe. La Russia è un paese, talmente grande, con risorse e materie prime in quantità colossale, con un apparato industriale sviluppato ed autosufficinente, ha la capacità di provvedere da sè alla difesa del paese, e potrebbe addirittura sopravvivere e svilupparsi anche in caso di condizioni di isolamento internazionale e autarchia.