La Russia é stata due volte detentrice della valutazione sovrana “spazzatura” o, per dirla più delicatamente, speculativa dopo che Moody’s – il secondo membro delle “grandi tre” agenzie di rating- ha seguito Standard&Poor’s nella revisione della posizione creditizia del paese. Mentre dapprima la reazione delle autorità finanziarie russe é stata di profilo relativamente basso, questa volta la retorica dell’abitualmente cauto ministero delle Finanze si é avvicinata alla rudezza del ministero degli Esteri. Anton Siluanov ha detto che la decisione dell’agenzia di rating é stata “assolutamente negativa” e “politicizzata”. Anche l’ex ministro delle Finanze Alexei Kudrin, in rappresentanza del campo avverso, ha detto che sulla base degli attuali indicatori economici non riesce a capire le azioni di Moody’s.
Infatti ci sono sfumature che consentono di chiamare le decisioni di Moody’s affrettate ed aggressive. Prima di tutto, il precedente declassamento era stato annunciato il 17 gennaio, e la maggior parte degli esperti aspettava la mossa successiva solo nel secondo quarto. In secondo luogo, come indicato dal ministero delle Finanze russo nel suo comunicato stampa, dall’inizio di febbraio il rublo si é rafforzato dell’11% e il petrolio di un salutare 23%, mentre sul fronte geopolitico l’inasprimento é stato sostituito da una speranza di distensione, per quanto timida. Quindi, obiettivamente, le cose sono migliorate un po’ rispetto alla situazione di un mese e mezzo fa, ma le agenzie di rating hanno deciso di ignorare questi cambiamenti. Invece, hanno preferito basare la propria predizione sull’ipotesi che mentre la crisi ucraina si farà più profonda, le autorità russe possono “prendere decisioni che direttamente od indirettamente impedirebbero l’onorare tempestivo del debito estero”.
Ora, ovviamente possono. Possono anche introdurre controlli sui commerci esteri, e la pena di morte per la speculazione in dollari contanti. Nel corso dell’anno passato le autorità russe hanno mostrato che non ci sono limiti alle loro azioni. Ma precisamente nell’area delle politiche fiscali, che dovrebbe essere analizzata dalle agenzie di rating, non ci sono stati drastici cambiamenti verso il peggio (con l’eccezione degli attacchi ai metodi di pagamento internazionale che, per quanto ne so, erano stati avviati dalla Duma e poi aboliti con successo). Al contrario, le autorità finanziarie sono rimaste manifestamente fedeli ai principi liberali, e non c’erano ragioni obiettive di sospettarle di una brusca svolta verso l’autarchia.
Inoltre, come notato dallo stesso ministero delle Finanze, gli esperti di Moody’s hanno usato audaci ipotesi macroeconomiche, contraddicendo non solo le autorità russe, ma anche lo FMI e le altre agenzie di rating. Per esempio, le previsioni di Moody’s di una fuoriuscita di capitali di più di 220 milliardi di dollari, o di un’inflazione al 22% nel 2015 sono parse entrambe radicali. Questo non significa, certo, che esse siano manifestamente false, ma le agenzie di rating di rado prendono decisioni importanti sulla base delle previsioni più pessimistiche. C’era quindi un’evidente componente politica nelle azioni di Moody’s.
Forse in questo caso non si trattava tanto delle politiche della Russia, quanto degli USA e dei loro più stretti alleati che stanno puntando, piuttosto chiaramente, ad indebolire l’economia russa. Nessuno dubita che sia una tendenza a lungo termine, nè a Moody’s, nè al ministero dello Sviluppo Economico russo. L’altro giorno, il ministero ha pubblicato una previsione macroeconomica, revisionata fino all’irriconoscibilità, che era basata sulla “ipotesi” che le sanzioni restino in vigore per tutto il 2015, benché in teoria esse possano essere eliminate o mitigate a marzo.
Comunque, la tesi che ogni nuova ondata di sanzioni sarà sempre più efficace, non dovrebbe essere presa come un assioma. Per esempio, il declassamento da parte di due agenzie avrebbe dovuto portare ad una vendita massiccia di titoli russi, perché molti investitori istituzionali non hanno semplicemente il diritto di tenere fermo il loro denaro in titoli che non sono a livello di investimento. Ma in realtà, questa vendita ha già avuto luogo. Piuttosto, é il momento di comprare titoli fondamentalmente sottovalutati di grandi e redditizie compagnie russe. Infatti, La “valutazione spazzatura” era ritenuta dover porre una barriera al flusso di capitali stranieri in ingresso, ma questo flusso era già assente nei sei mesi precedenti, così che la situazione non sta peggiorando. Sì, la “valutazione spazzatura” é un colpo mortale ai crediti occidentali per i settori reali dell’economia russa, che adesso é costretta a consacrarsi ad una dieta finanziaria nazionale: é noto che il settore bancario sia stato ricapitalizzato al livello di un trilione di rubli, e questa quantità sta aumentando.
Quindi, le sanzioni e le azioni correlate, quale la revisione all’ultimo minuto della valutazione del credito, hanno indicato lo smantellamento dell’attuale modello economico, che può essere descritto con la formula “materie prime in cambio di capitale”. La Russia sta forzatamente lasciando l'”ago del petrolio”, che é anche corretto chiamare “ago del credito”. Le agenzie di rating sono basate sulla tesi che la nostra economia non soppravviverebbe ad una tale metamorfosi, in primo luogo perché il governo non sarebbe in grado di rispondere a tali sfide. Però non hanno ancora convinto nessuno.
Allo stesso tempo, la capacità di adattamento dell’economia russa al nuovo ambiente resta ignota. In aggiunta ai robusti e vistosi contro, l’attuale situazione economica offre anche alcuni pro. I beni russi sono a buon mercato e quindi attraenti, la svalutazione ha portato ad un brusco calo dei costi (ad esempio, il costo in dollaro della produzione di petrolio nei giacimenti estrattivi ha raggiunto le basse cifre caratteristiche del petrolio “arabo”), i debiti in valuta straniera delle grandi imprese declineranno inevitabilmente (eventualmente attraverso il meccanismo del default, ma il succo della questione non cambia) e, dall’altra parte, le spese inefficienti del bilancio statale, ad esclusione della difesa, saranno tagliate.
Ma questi sono gli stessi passi che gli esperti stranieri, compresi i rappresentanti delle agenzie di rating, ci hanno sempre invitato a prendere: riduzione dei costi, amministrazione efficiente delle imprese e delle spese pubbliche. Però tutto questo era ritenuto dover accadere attraverso lo sviluppo delle istituzioni, della lotta alla corruzione e delle riforme istituzionali. Forse le sanzioni sono state imposte soltanto per aiutarci?
*****
Articolo di Alexei Polukhin apparso su thesaker.is il 03/03/2015
Traduzione a cura di Fulvio per sakeritalia.it
No comments!
There are no comments yet, but you can be first to comment this article.