– Seconda Parte –
Durante la crisi finanziarie del 2008 l’Oligarchia Russa, avendo a quel punto imparato i metodi dai primi investitori stranieri iniziarono ad interferire, anche loro, sulla emissione della moneta. Le autorità finanziarie russe, avendo pagato tutti i debiti esteri, non avevano più bisogno di essere subordinate al FMI o ai loro padroni negli Stati Uniti. Sotto pressione per la fuga dei capitali per innescati dalle crisi, iniziarono a stimolare la fornitura di moneta senza più agganciarla alle riserve di valuta forte. Comunque non venne fatto con lo scopo di stabilizzare l’industria, ridotta dalla crisi dal 5 al 40%, ma invece per arricchire un gruppo di banche commerciali privilegiate. Direzionarono l’espansione delle tasse e la fornitura, senza interessi, di moneta direttamente ai mercati finanziari incassando 300 miliardi di rubli (12 miliardi di dollari) di profitto, costo sostenuto a spese della svalutazione dei beni dei risparmiatori domestici.
Ancora oggi la maggioranza del contanti emesso dalla Banca Centrale Russa per rifinanziare le banche commerciali è stata usata per pura speculazione contraddicendo gli scopi politici della stessa banca centrale. E’ chiaro che incrementando il tasso di interesse mentre adotti la libera fluttuazione della valuta, da un lato blocchi l’ingresso dei crediti verso il settore industriale e dall’altro abiliti l’estrazione di super profitti dalla speculazione verso il Rublo. Facendo proprio così si è creato il vortice speculativo dove i risparmi della popolazione, (ancora una volta) sono convertiti in super profitti per i conti correnti degli speculatori per non menzionare le azioni delle corporazioni russe che incapaci di pagare la spirale di interessi così creati, sono una mangiatoia per gli speculatori della moneta forte che saccheggiano il mercato con i loro conti correnti offshore (fuori dai confini russi-conti esteri- NdT)
In questo modo la “sacra semplicità” dei funzionari della banca centrale, questi intoccabili seguaci della verità incontrovertibile della meccanicistica rappresentazione del mondo fornitagli dalle leggi dell’equilibrio economico, non è innocente ma piuttosto subordinata al capitale transnazionale, nel quale la parte offshore russa concorre.
E’ interamente plausibile che essendo veri seguaci del Washington Consesus, non sanno quel che fanno. Comunque le loro attività sono ben viste dal sacerdozio accademico delle università americane. Nel prossimo futuro questi ministri e rappresentanti della banca centrale saranno ancora segnalati per l’uso “della migliore pratica” come i loro predecessori degli anni precedenti. “La miglior pratica” consiste nell’aver creato le condizioni più efficienti per l’arricchimento legale della “oligarchia internazionale”, a scapito della ricchezza del nostro paese e dei suoi cittadini.
Le crisi crescenti che oggi vediamo ci ricorda la situazione che prevalse nel 1997. Ora come all’ora il governo decise di ridurre rapidamente i dazi per l’esportazione rimuovendo risorse significative dal bilancio. Il capitale internazionale cominciò ad emigrare. Ora come allora, invece di istituire il controllo dei capitali, i tassi di interesse sono stati alzati (al 17% !!-NdT) portando ad una contrazione dei mercati finanziari. Con il risultato, allora come ora, che non c’erano incentivi per provvedere di credito il settore industriale e la quota di investimenti nell’industria cominciò a declinare.
La differenza maggiore è che, oggi, il bilancio è positivo e non c’è debito statale (questo è comparabile, per lo stesso valore al debito privato delle corporazioni) e la decisione di non mantenere stabile il rublo è condotto in presenza di larghe riserve estere. Concludendo, la bancarotta non colpisce lo stato ma lo stesso non può essere detto per le corporazioni richiedenti i prestiti.
Dato che c’è molta più stabilità che nel 1997, sono le stesse autorità fiscali il più grande pericolo perché provocano un collasso delle attività economiche destabilizzando la valuta. Comunque ciò non fermerà le crisi, semplicemente le prolungheranno per la delizia delle oligarchie offshore che possono, adesso, senza rischi ed a loro piacimento pianificare le speculazioni. E’ inevitabile che le conseguenze di queste politiche saranno una caduta della quota delle attività industriali ed investimenti, una caduta dei profitti ed una serie di corporazioni fallite e quindi la successiva conseguente svalutazione dei risparmi della popolazione.
La politica fiscale prende piede sullo sfondo di una sostenuta, globale tendenza verso la stagflation (stagnazione ed inflazione in simultanea) che si evidenzia con un rublo volatile ed alta inflazione da un lato, accoppiato ad una caduta della quota degli investimenti e dell’attività economica dall’altra. L’innesco per queste crisi è stata l’imposizione delle sanzioni economiche. Da un lato ciò si è materializzato dal rifiuto dei creditori esteri nel rinnovare i prestiti fatti alle corporazioni russe ed il collasso degli investimenti esteri, dall’altro vediamo un’accelerazione senza precedenti della fuga di capitali. Il suo volume, nell’anno corrente, si presume sia in eccesso di 100 miliardi di USD. Vi è incorporata l’evasione fiscale che, arrivando fino ad un terzo di questo ammontare, rappresenta una perdita diretta del bilancio dello stato fino ad un trilione di rubli annui.
Attualmente più del 50% bella base fiscale creata dai crediti esteri attraverso i conti offshore sono compresi tra 30% ed il 40% degli investimenti non statali. I debiti esteri aggregati della Russia arrivano ai 650 miliardi di USD (74% dei quali sono denominati in euro o dollari) che superano le riserve di valuta stabilite di 420 miliardi di USD. La maggioranza di questo debito, sopra il 60%, è detenuto dalle banche e dalle corporazioni di proprietà statale. Infatti la maggioranza dei debiti esteri viene dai paesi sotto la giurisdizione dei membri NATO. Le sanzioni, da loro imposte, porterà ad una fuoruscita di capitali per 11000 miliardi di rubli per la fine dell’anno 2014. L’intensificazione delle sanzioni potrebbe portare al blocco dei capitali russi dalle zone offshore, attraverso cui sono passati più di 50 miliardi di USD annui in investimenti.
Quale risultato della destabilizzazione del rublo vedremo la “dollarizzazione” dei risparmi della popolazione che, di ritorno, diventerà un’altra forma di fuga di capitali che già ammonta da sola a 30 miliardi di USD.
Senza considerare la guerra (economica) imposta alla Russia, la nostra Banca Centrale continua a trattare il dollaro US come valuta di riserva, riferendosi ad essa come definizione del valore, come metodo dell’accumulo di capitale e la base per il commercio FX. Le politiche attuali delle banche centrali prevedono che il dollaro sia utilizzato in parallelo, di fatto, valuta di base, nel quale le riserve estere, i debiti commerciali esteri, sono nominate e del quale il rublo è, effettivamente, una valuta subordinata. Queste politiche assomigliano chiaramente a quelle inflitte dal 3° Reich sui territori sovietici occupati durante la seconda guerra mondiale.
La Banca Centrale non prende nessuna misura sia per fermare la fuga dei capitali, o abbandonare i prestiti esteri per quelli interni. Malgrado gli US abbiano dichiarato una guerra finanziaria contro la Russia, la Banca è ancora governata dal Washington Consensus che sviluppa politiche macroeconomiche a favore del capitale estero.
L’impatto delle sanzioni viene accresciuto in molti modi, mentre si potrebbero neutralizzare con delle semplici misure di controllo della valuta combinata con l’amplificazione delle fonti di credito interno.
L’ultima parte è ciò che Gerashchenko Victor V. (ex direttore della Banca Centrale russa) fece con lo scopo di tirar fuori il paese dalle crisi del 1998. Sospendendo le posizioni valutarie delle banche commerciali e rifiutando l’alzamento del tasso suggerito dal FMI,
la Banca Centrale russa è stata capace di aumentare la fornitura di moneta. Al contrario di quello che gli amministratori pensavano, ciò non causò un aumento ma nei fatti una veloce caduta dell’inflazione accompagnata da una rinascita della produzione e la stabilizzazione del rublo. Oggi la Banca Centrale sta facendo l’opposto e i risultati sono, come ci si aspettava: una caduta della produzione, il deprezzamento del rublo e la crescita dell’inflazione.
I prestiti forniti dalla Banca di Russia al sistema bancario non controbilanciano né il capitale ritirato dai creditori esteri né la moneta trasferita dal governo ai fondi di stabilizzazione. Ciò causa la riduzione della base monetaria con il conseguente risultato di schiacciamento del credito ed il tracollo degli investimenti. Fino ad ora, il governo, ha recuperato i soldi dall’industria produttiva, avendo ritirato 7 trilioni di rubli dai fondi di riserva. Nello stesso tempo, la Banca Centrale ha versato 5 trilioni di rubli in prestito alle banche, le quali usano questi prestiti per speculazioni monetarie e finanziarie. In questo modo le autorità monetarie pompano denaro dal settore produttivo industriale a quello finanziario, riducendone le riserve. Per la fine del prossimo anno, se la politica della Banca Centrale non è cambiata, il blocco dei prestiti esteri porterà ad una riduzione della base monetaria del 10-15%. Ciò, di ritorno, causerà una contrazione spasmodica della scorta monetaria, la riduzione degli investimenti per più del 5% ed un declino della produzione del 3-4%. La riduzione della base monetaria pone un pericolo come il crollo del 2007-2008, del mercato finanziario. La fuga dei capitali potrebbe provocare la bancarotta tra molti finanziatori ed il numero delle bancarotte potrebbe diventare catastrofico.
La politica di incrementare la quota di rifinanziamento stabilita dalla Banca Centrale, risulta in un aumento di costo del credito ed assicura la tendenza a ridurre la fornitura di moneta e peggiorare il deficit che si somma alle già sopra dette conseguenze negative.
A causa di questo, l’inflazione non diminuisce, legata alla influenza di fattori non monetari, aumento delle perdite dovute all’aumento del costo del credito, declino della produzione e svalutazione del rublo. Poiché il credito è inaccessibile la svalutazione della valuta non ha effetti positivi netti nell’espansione delle esportazioni e la sostituzione delle importazioni. Legata alle peggiorate condizioni per la crescita del capitale, la moneta continua ad essere esportata, malgrado l’incremento del tasso di interesse. L’economia è artificialmente succhiata dentro una spirale di caduta della offerta e della domanda e la diminuzione delle entrate e investimenti. Cercare di tenere il bilancio attivo incrementando le tasse magnifica la fuga dei capitali ed il declino delle attività economiche.
L’economia è stata forzata in questa trappola della stagnazione solamente a causa della politica dei prestiti e monetaria. Nello stesso tempo sono disponibili capacità di produzione utilizzate solo al 30-80%, inattività da part-time, investimenti superiori al risparmio ed un eccesso di materiale grezzo. L’economia, che continua ad essere donatrice del sistema finanziario del mondo, utilizza solamente i 2/3 della sua capacità potenziale.
Per uscire da questa trappola di stagnazione è necessario fermare la spirale: “fuga dei capitali- riduzione della fornitura di moneta- caduta della domanda e freno al credito- l’aumento dei costi- crescita dell’inflazione- il declino della produzione e degli investimenti. Per ottenere ciò, devono essere prese misure simultanee di blocco dell’uscita del capitale, stabilizzare la situazione macroeconomica, slegare l’economia dai capitali offshore, creare meccanismi che rinforzano la crescita economica da fonti interne.
Per fermare la fuga dei capitali è critico, primo: appesantire le transazioni verso l’estero in modo da vanificare i guadagni illeciti, secondo: tagliare le operazioni speculative che hanno lo scopo di destabilizzare la valuta ed i mercati finanziari, terzo: chiudere i canali del flusso, dei capitali interni, verso i conti correnti in valuta estera.
Il primo punto può essere ottenuto con l’introduzione di una tassa sui capitali in uscita con valore uguale al VAT imposto per le transazioni non in contanti delle valute estere. Nel caso che la legalità di queste transazioni sia confermata (spedizioni di merce importata, pagamento di servizi, conferma del pagamento di interessi e cancellazione di prestiti, dividendi e altri ritorni legali di investimento dei capitali), la VAT verrà restituita. In questo modo, solo la fuoruscita del capitale illegale degli evasori fiscali sarà soggetto alla tassazione. Mentre si introduce la tassa, la Banca Centrale può pretendere il deposito delle tasse dovute per tutte le transazione fuori paese sospette, fino ad un anno o fino a quando non ne sia stata confermata la legalità.
In più, la VAT dovrebbe essere rimborsata agli esportatori solo dopo avere dichiarato il guadagno sull’esportazione. Deve essere imposta una penale per debito eccessivo nei contratti di importazione, per i guadagni dall’esportazione non giustificati e altri tipi di esportazione di capitale nel pieno del loro valore. E’ essenziale bloccare i debiti non risolti delle imprese non residenti verso le imprese russe nelle spese non operative (e quindi scalare l’incasso accertabile). Devono essere emesse richieste per l’indennizzo del singolo o dello stato per le perdite subite contro i funzionari, se questi debiti vengono appurati.
Per frenare l’esportazione illecita di capitali accompagnati dall’evasione fiscale, deve essere creato un sistema unificato di controllo della valuta e delle tasse, includendo la dichiarazione elettronica delle operazioni ID e l’inserzione delle stesse nel database delle istituzione che controllano la valuta e le tasse. Devono essere introdotte delle regole per determinare la responsabilità dei funzionari nei casi vi sia un accumulo di debiti dovuti non pagati o pagamenti ritardati relativi alle operazioni di importazione ed esportazione.
Per arginare la fuoruscita del contante deve essere stabilito un limite razionale che, se superato, segnala un’esportazione di capitale (esempio: 1 milione di rubli, una somma visibilmente grande per operazioni combinate legate alle paghe, spese turistiche e operazioni giornaliere). L’esportazione di valuta estera per un valore superiore ad 1 milione di rubli sarebbe quindi tassata (tassa sull’uscita del capitale).
Deve essere stabilita la trasparenza sul controllo delle transazioni fuori paese per tasse e valuta. Seguendo l’esempio dell’America, accordi, con i paesi esteri, devono essere fatti nei quali le informazioni sulla tassazioni e sulle registrazioni vengano scambiate e condivise le informazioni concernenti le transazioni globali che coinvolgono i soldi delle banche russe. Nello stesso tempo, i beneficiari russi devono essere responsabili delle dichiarazione e tassazioni dei loro conti esteri, proprietà ed operazioni, in conformità con le leggi russe.
Separare l’esportazione del capitale legale ed illegale: la Banca Centrale dovrebbe rilasciare la licenza per le operazione di esportazione di valuta estera. Dovrebbe includere l’anticipata notifica della esportazione di capitale, l’aumento della regolamentazione della valuta estera delle banche russe e la limitazione di accumulo di valuta delle banche commerciali.
Per evitare perdite eccessive, dovrebbero essere poste restrizioni sull’ammontare del fuori bilancio e delle cose di valore, includendovi i buoni del tesoro degli US e le garanzie che producono un grande disavanzo nel bilancio del debito nazionale.
Fermare la fuga dei capitali interni: l’apertura di conti di deposito in valuta estera o il deposito della moneta nei conti aperti in precedenza dovrebbe essere proibita. Il sistema di difesa dei depositi bancari dei cittadini dovrebbe essere garantito solo per i depositi in rubli. Queste misure sono necessarie poiché lo stato non può garantire la conservazione delle divise denominate in valuta estera mentre è in corso una guerra finanziaria contro la Russia.
In ogni momento, queste, potrebbero essere devalutate o congelate per mezzo delle attività nemiche o per altre ragioni, al di fuori della sfera di influenza russa.
Il controllo della moneta corrente dovrebbe includere non solo le operazioni bancarie, ma tutte le operazioni finanziarie relative alle assicurazioni, che possono essere usate per evadere le tasse ed esportare capitali. E’ necessario, infine, fermare gli accordi assicurativi in moneta estera. In più, il monopolio detenuto dalla City of London sulle operazioni di riassicurazioni, attraverso il quale sono esportate le maggiori entrate, deve essere abolito.
L’esperienza mostra che se una parte usa “la forza maggiore”, non è detto che le compagnie estere mantengano le loro obbligazioni. La soluzione più efficiente e sostenibile è quella di stabilire un monopolio di stato sulle assicurazioni, che potrebbero essere assegnate per esempio, all’Agenzia russa di assicurazione sull’esportazione.
Generalmente, durante una guerra finanziaria, i controllori devono considerare le transazioni effettuate in rubli più sicure di quelle condotte in moneta estera. Nello stesso tempo le transazioni nella valuta dei paesi belligeranti (che hanno imposto sanzioni contro la Russia), dovrebbero essere considerate le più rischiose. In questa ottica, la Banca Centrale dovrebbe stabilire più alti standard di valutazione dei rischi relativi alle operazioni bancarie di valuta estera verso quelle fatte in rubli.
– Fine seconda parte –
NdT – La rapida evoluzione, attualmente in corso, del sistema monetario internazionale e la chiara, apertamente dichiarata (ultimo discorso di Putin) guerra finanziaria globale, rende, questa seconda parte, quanto mai attuale. Pur nella difficoltà della traduzione di una traduzione ho cercato di porre in evidenza il significato base dello scritto.
Confido nella vostra comprensione.
Traduzione a cura di Stanislao per sakeritalia.it
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