Traduzione a cura di Stanislao per sakeritalia.it
Articolo di Andrew Korybko apparso sul sito Sputnik il 9 Dicembre 2014.
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L’EU ha spedito il suo capo della politica estera Federica Mogherini in Turchia per porre in primo piano l’ammissione del paese all’Unione e, nello stesso tempo, parlare degli sforzi anti ISIL. Può essere inteso come il solito uso del metodo carota/bastone per spronare la Turchia a staccarsi dalla Russia e ritornare nel gregge occidentale.
Per rendere evidente la serietà della mossa iniziale dell’EU, la Mogherini è stata visibilmente accompagnata dal Commissario per la Politica del Vicinato e Negoziati per l’espansione della Unione, Johannes Hahn. Prima della partenza ha detto ” la nostra massima priorità sarà la procedura di accesso della Turchia all’UE…
Puntiamo a lavorare con i rappresentanti del governo Turco per dare al processo un concreto passo avanti ed andare oltre.”
Quindi; perché l’UE è ora improvvisamente entusiasta dell’ingresso della Turchia nell’unione, dopo dodici anni circa l’inizio della richiesta? Due parole: South Stream.
L’intera politica turca dell’EU è ora dominata da questo singolo avvenimento e le ramificazioni geopolitiche che la cooperazione di Ankara con Mosca comporta; tirerà fuori tutti i suoi trucchi per forzare la Turchia a far dietrofront dai suoi nuovi impegni.
Carote e bastoni.
La Mogherini arriva in Turchia con un pugno di carote/bastoni, cercando di bilanciarli, per invogliare la Turchia ad abbandonare la Russia e ritornare all’interno del precedente binario atlantista.
Colloqui EU:
Questi rappresentano le carote e mostrano le illusioni di un’apparente beneficio per la Turchia. Ma molti credono che la nave sia ormai in alto mare poiché l’economia della Turchia fa già parte del G20 anche senza essere membro dell’EU. Restare legati all’occidente non è più la sola ricetta per il successo, come dimostrato da molti stati dell’Asia dell’est e del sud-est negli anni recenti. Tenendo a mente che molti nell’eurozona ancora vacillano sotto la crisi finanziaria (che potrebbe entrare, molto probabilmente, in un nuovo giro negativo nel prossimo futuro), la carota EU comincia ad essere poco appetitosa quando viene comparata con il nuovo, stabilizzato, successo economico della Turchia.
Pressioni anti-ISIL:
Il bastone, in questa dinamica, è la pressione EU verso la Turchia per aderire pienamente alla coalizione occidentale anti-ISIS, specificatamente, fermando il flusso di armati alle sue frontiere. Mentre elogiano la Turchia nel dare asilo ad oltre un milione di rifugiati dalla Siria e dall’Iraq, la castigano per la sua blanda attitudine verso la politica antiterrorista.
Si può facilmente disegnare uno scenario nel quale la Turchia continua a rigettare l’Euro-atlantismo, solo per essere etichettato (in modo corretto) come uno stato che sponsorizza il terrore per le sue attività in Siria (in modo passivo o attivo), con tutte le negative, massicce, ripercussioni che potrebbe avere con i suoi alleati occidentali. Lo stesso tipo di pressione è stato usato nei confronti del Qatar per forzarlo alla riconciliazione con l’Arabia Saudita, ma l’occidente deve ricordare che quel che ebbe successo contro un piccolo stato del golfo non è detto che accadrà contro la potente Anatolia.
Cosa sta veramente accadendo:
Il vero gioco qui è che l’EU vuole estendere le sue leggi sull’energia anche alla Turchia, intrappolando la Russia nello stesso dilemma avuto con la Bulgaria e nullificando il vantaggio strategico che ne viene con il New South Stream. Di più, Bruxelles vuole spingere Ankara ad accettare le sanzioni anti-russe, che sono diventate l’ossessione della EU nei mesi recenti; qualcosa che la Turchia ha già escluso dicendo che la cooperazione con la Russia continuerà.
Cosa farà la Turchia?
Non si prevede che la Turchia accetti la guida dell’EU e rovini le relazioni con la Russia poiché ha molto da guadagnare nel tenerseli amichevoli. I suoi governanti si ispirano all’ideologia descritta come “Neo-Ottomanismo”, cioè lo sforzo della Turchia per ripristinare il suo ruolo preminente sui territori del vecchio impero ottomano. Una condizione socio-culturale oltre che geopolitica in cui i “valori europei non hanno posto nella nuova Turchia”. Ancora di più, rafforzare i legami strategici con la Russia crea meno (anzi nessuno) rischi che lavorando più strettamente con l’EU.
In considerazione dell’inclusione ufficiale del policentrismo nel Concetto di Politica Estera
del 2013, la Russia non ha scrupoli su come la Turchia sviluppi la sua politica sociale interna (a differenza della UE che forza i suoi “valori”), rispettandone la sovranità per tutto il tempo.
In più, la Russia è già un socio energetico di valore della Turchia e oltre ai piani per il New South Stream pianifica di costruire il primo impianto nucleare del paese.
(si verrebbe a creare la stessa situazione esistente tra l’occidente e l’Iran; si parte con un impianto civile ma poi…)
(NdT)
L’adozione delle valute nazionali per gli accordi bilaterali è un altro punto a favore che convince la Turchia nell’accettare i legami con la Russia, considerato che questa azione può aiutare a rafforzare l’economia Turca ed isolarla dai malanni europei.
Quello che sta bollendo è che il tiro alla fune non è solo tra la EU e la Russia per l’influenza sulla Turchia, ma tra Bruxelles ed alcuni ranghi politici elitari di Ankara. La sfida primaria della EU (quasi impossibile) è convincere la Turchia che il suo futuro è legato all’Euro-Atlantismo, che sta diventando sempre più difficile da accettare considerando i dodici lunghi anni di noncuranza della EU e il recente tradimento degli US per il supporto al nazionalismo curdo.
La Russia, da parte sua, non deve “tirare” a niente, poiché la sua proposta è meravigliosamente adatta agli interessi della Turchia e rispettosa del suo orientamento multipolare. Alla fine di tutto, ci si aspetta che la Turchia lecchi la UE e solo questo, poiché ostacolando la nuova strategia energetica della Russia “tirando la Bulgaria” potrebbe allontanare il sistema di supporto del Neo-Ottomanismo che staccandosi rapidamente dall’occidente farebbe suonare la campane di allarme a Bruxelles (EU e NATO) e Washington preannunziando una rivoluzione colorata.
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