Sia chiaro: gli Stati Uniti considerano la Cina un avversario strategico, ecco perché la sua politica è così ostile verso questo paese.
Intraprendere una guerra contro la Cina con altri mezzi renderebbe più difficile riconciliare le principali differenze reciproche.

In base a un documento del Dipartimento del Commercio Americano del Bureau of Industry and Security [BIS, l’agenzia per l’industria e la sicurezza], sono state messe in una black list del mercato americano 143 aziende cinesi di tecnologia. Tra queste, ci sono società che si occupano di produzione di componenti per l’aviazione, semiconduttori, ingegneria, prodotti e componentistica high-tech.

La falsa dichiarazione che queste aziende agiscano “contro la sicurezza nazionale o gli interessi di politica estera degli Stati Uniti” è la copertura per assicurare un vantaggio competitivo alle aziende americane su quelle cinesi.

Lo scorso venerdì il BIS ha aggiunto alla lista nera altre cinque aziende tecnologiche, accentuando ulteriormente le tensioni reciproche in vista dell’incontro tra il presidente cinese Xi Jinping e Trump, previsto alla fine di questa settimana a Osaka, durante il summit del G20 [il 28 e 29 giugno scorsi].

A tutte le aziende “bannate” è vietato acquistare tecnologia americana senza il permesso di Washington: tra queste, la più importante nella cosiddetta “entity list” è il gigante tecnologico Huawei e 70 sue affiliate.
Alla società è stata garantito un periodo di sospensione di 90 giorni prima che la misura entri in vigore, permettendo così a Huawei di garantire gli ordini esistenti e fornire gli aggiornamenti software ai suoi clienti di telefonia mobile.

All’inizio di giugno, il ministro del commercio cinese aveva detto che avrebbe messo nella lista nera ciò che definivano “la lista di aziende non affidabili”, incluso “entità estere, individui e aziende che bloccavano totalmente la catena di approvvigionamento, o prendevano misure discriminatorie per ragioni non commerciali e quando le loro azioni mettevano in pericolo il business delle aziende cinesi…”.

La dichiarazione era in risposta al ban fatto dal regime di Trump a Huawei, alle sue società affiliate e ad altre aziende cinesi, manifestando che non avrebbero tollerato le inaccettabili sanzioni americane.

Pechino è pronta per una lotta a lungo termine contro gli Stati Uniti, dal momento che vuole perseguire tutto ciò che ritiene appropriato per difendere la sua sovranità e gli interessi nazionali.

Settimane prima, le autorità di pianificazione economica cinesi, la sua commissione per lo sviluppo e le riforme, insieme ai ministri di commercio, industria e tecnologia avevano avvisato le principali compagnie tecnologiche americane che avrebbero affrontato “catastrofiche conseguenze” se si fossero attenute al divieto posto dal regime di Trump e avessero tagliato fuori Huawei dall’approvvigionamento mondiale.
Sono stati avvertiti anche di non trasferire i loro impianti di produzione in altri paesi, perché tale azione avrebbe potuto avere conseguenze permanenti, forse la limitazione o il divieto al mercato cinese, il principale per molte aziende straniere.

Finché le posizioni tra Cina e USA rimarranno distanti, il numero di entità cinesi inserite nella lista nera potrebbe aumentare esponenzialmente. Più di 300 aziende russe sono bannate dal mercato americano.

L’ex funzionario del commercio americano William Reinsch ha affermato che mettere nella lista nera altre cinque aziende cinesi è “inopportuno” in vista dell’incontro di questa settimana tra Xi e Trump, e ha aggiunto che “la misura sarà accolta dai cinesi in maniera negativa”, rendendo ancora più complessa la soluzione delle differenze reciproche.

Le ostili azioni americane incoraggiano le autorità a spingere sullo sviluppo di tecnologia prodotta localmente, chiaramente un progetto a lungo termine, dato che la Cina attualmente dipende da forniture straniere per i suoi più importanti componenti e prodotti high-tech.

Sabato, la testata ufficiale della Cina, People’s Daily [in inglese], ha affermato che Pechino è “pronta per un lungo conflitto se gli Stati Uniti continuano nell’escalation di tensione, anche se avrà impatti negativi sull’economia cinese” e ha aggiunto: “a coloro che dichiarano che la Cina perderà, noi diciamo solo una cosa: il termine ‘paura’ non esiste nel nostro vocabolario”.

La scorsa settimana, il Global Times cinese [in inglese] ha sottolineato che la nazione “deve rimanere ferma nei negoziati”, aggiungendo che “i risultati dei negoziati spesso non si ottengono attraverso il dialogo ma attraverso il conflitto. Se vogliamo un buon risultato nei negoziati, la Cina deve perseverare e non avere paura”. “Se gli Stati Uniti impongono condizioni sleali alla Cina, devono essere pronti ad una lunga guerra commerciale e sopportare le perdite commerciali insieme alla Cina”.

Che cosa è probabile che succederà nei colloqui Xi/Trump di questo fine settimana? Il giornalista Hu Xijin del Global Times ha twittato: “Come cinesi, siamo preoccupati dell’equità degli accordi commerciali. La parte più importante è che, da parte americana, devono togliere tutti i dazi recentemente imposti dall’inizio della guerra commerciale. Fino ad ora, ciò che ho imparato è che la Cina non accetterà un accordo in cui gli Stati Uniti mantengano parte dei dazi”.
I negoziatori del regime di Trump avevano precedentemente respinto questa richiesta. E’ improbabile che ammorbidiscano la loro pozione, mentre le cose rimangono irrisolte.

Forse il colloquio Xi/Trump di questa settimana finirà come quello precedente, quando si erano incontrati a margine del G20 di Buenos Aires di fine anno scorso, e cioè concordando una tregua di 90 giorni per ulteriori colloqui.
A causa della linea dura verso la Cina tenuta dal regime di Trump, che vuole il paese indebolito, contenuto e isolato, non ci aspettiamo grandi svolte a Osaka.
Forse sono fuori portata da raggiungere l’obiettivo completo, non importa quanti altri giri di colloqui si svolgeranno.

Il deficit commerciale tra Stati Uniti e Cina è un problema minore rispetto al più importante.

La Cina è una potenza emergente dal punto di vista politico, economico, finanziario, tecnologico e militare. Gli Stati Uniti vogliono ridimensionare la sua crescente influenza e potenza.
Questo è ciò di cui sono fatti i conflitti. Il rischio di un confronto cino/americano è reale. Lo stesso vale per le relazioni tra Stati Uniti e Russia.
Entrambe le nazioni si contrappongono al cammino rabbioso degli americani verso la dominazione mondiale: ecco perché la probabile guerra nucleare è una nefasta possibilità.

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Articolo di Stephen Lendman nel pubblicato sul suo sito il 23 giugno
Traduzione in italiano a cura di Elvia Politi per SakerItalia

[le note in questo formato sono del traduttore]

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