L’Assemblea nazionale del popolo cinese dà prova di pura realpolitik

Contrariamente alle buie e cupe interpretazioni occidentali, le due sessioni cinesi che si stanno svolgendo a Pechino offrono un mix affascinante di realpolitik e “soft power”. Le due sessioni coinvolgono ogni anno il Congresso Nazionale del Popolo (l’organo legislativo) e la Conferenza Politica Consultiva del Popolo (l’organo di consiglio politico), definendo l’equivalente cinese dello Stato dell’Unione.

Il rapporto del Primo Ministro Li Keqiang ha ammesso che Pechino prevede rischi “più gravi e complessi” e sfide “sia prevedibili che non prevedibili”, concludendo che la Cina dev’essere “pronta a combattere dure battaglie” nel 2019. E’ stata pura realpolitik.

Un obiettivo di crescita economica con una percentuale dal 6% al 6,5% è ancora significativo in termini di espansione del capitalismo globale, a prescindere dai solito sospetti che cavillano sullo “stallo” o sull’impantanamento “in una crisi profonda” della Cina.

Un rapporto deficit/PIL al 2.8% – leggermente superiore al 2.6% dello scorso anno – non è esattamente un problema per una tale enorme economia.

Ciò che è piuttosto intrigante è come la strategia “Made in China 2025” – la denominazione completa – è semplicemente svanita nel rapporto governativo dei lavori del 2019.

Rimane tuttavia la politica, che si è trasformata nel rapporto sull’espansione “smart plus”. Grazie all’estensione della riduzione delle tasse per i contribuenti del manufatturiero e delle piccole aziende, Pechino continuerà a procedere senza restrizioni verso ciò che Li ha definito “costruire un potente paese manufatturiero”, partendo dallo sviluppo industriale fino ad arrivare all’innovazione tecnologica.

Prosperità in stile Sun Tzu

La modifica alla Sun Tzu è la minimizzazione da parte di Pechino della promozione in pubblico della campagna “Made in China 2025”. Sì, i Cinesi stanno imparando le tecniche del soft power, e lo stanno facendo velocemente.

I principali obiettivi di Pechino rimangono, dunque, sull’obiettivo: far uscire dalla povertà 30 milioni di cittadini che vivono nelle zone rurali e raddoppiare il reddito pro-capite entro il prossimo anno e in anticipo di dieci, arrivando così allo stato desiderato di “società moderatamente prosperosa”. Sotto ogni aspetto, si tratta di un traguardo senza precedenti di storiche proporzioni.

E’ praticamente impossibile per l’Occidente capire le complessità di come vengono prese le decisioni in Cina. Primo, ci si consulta, ampiamente, verticalmente e orizzontalmente; poi si raggiunge un consenso (strategico). I risultati sono definiti nei meeting annuali, come le due sessioni, e nei dettagliati piani quinquennali.

La Nuova Via della Seta è ampiamente pianificata fino al 2049. Siamo ancora nella fase di pianificazione, ufficialmente l’attuazione non è ancora cominciata.

Parallelamente, i colpi di scena geopolitici e geoeconomici vengono affrontati con variazioni costanti e aggiustamenti tattici. Questa è l’enfasi del “preparati a combattere dure battaglie” del rapporto di Li.

E qui sta la sfida posta dal sistema cinese ideato da Deng Xiaoping alla lotta nel fango della democrazia occidentale. La terminologia è irrilevante: chiamiamola “democrazia socialista[in inglese] con caratteristiche cinesi, tanto ciò che importa è che funzioni. Per la Cina.

Ma la terminologia conta davvero, ma solo in un contesto cinese. Prendete per esempio le parole “dixian siwei”: si possono tradurre liberamente come “pensiero di base”.  Nelle parole del Presidente Xi Jinping, che utilizza ampiamente il concetto, è: rimani solidamente aggrappato a ciò che hai, ti basi su fondamenta solide e stai “calmo e strategicamente focalizzato” quando affronti nuove sfide. Il concetto è in realtà un aggiornamento di quello di Deng “attraversare il fiume dove si sentono le pietre”.

Da un punto di vista occidentale, ciò che potrebbe essere aperto ad un ampio dibattito è la base stessa del concetto, cioè “aderire pienamente alla linea politica del partito”. Dunque, nel bene e nel male, non c’è altra linea nel mercato nei termini della Cina del XXI secolo. Chiamatela “keep calm e andate avanti” con caratteristiche cinesi.

‘Smart plus’ incontra la Nuova Via della Seta

I pochissimi analisti informati sulla Cina [in inglese] con un background occidentale, coma Andy Rothman, sono irremovibili: la Cina non “collasserà” nel breve termine. Rothman porta un esempio piuttosto chiaro: la Cina è già cambiata strutturalmente, è stato un processo rapido che si è consolidato lo scorso anno.

In breve: la crescita economica è ora guidata dal consumo; l’economia sta diventando sempre meno dipendente dalle esportazioni, e non c’è più preminenza degli investimenti statali.

E questo ci porta ai vettori esterni: il ruolo della Nuova Via della Seta.

Questa è in larga misura una strategia cinese alla occidentale. E’ come Pechino ha concettualmente definito questa imponente connessione, cioè una maggiore connessione del Sud del mondo che protegge tutti i mercati emergenti dallo shock provocato da ciò che può essere interpretato solo come l’instabilità occidentale.

Minxin Pei, l’attuale presidente delle relazioni USA-Cina presso il Kluge Center della Biblioteca del Congresso, è tra coloro che accusano la Nuova Via della Seta di scivolare “nell’oscurità”.

Non è tuttavia una questione di “prendere i soldi dei pensionati cinesi per costruire una strada verso il nulla in un paese lontano”, come ha scritto Pei sulla Nikkei Asian Review. Riguarda piuttosto la Nuova Via della Seta come partner internazionale del Made in China 2025.

E riguarda Pechino che offre un percorso unico, per esempio ai suoi vicini centro e sud asiatici: la Nuova Via della Seta è una struttura di sviluppo sostenibile a lungo termine e una combinazione di modelli economici industriali, agricoli e ibridi.

Questo spiega perché Pechino sta diventando reattiva nel riconfigurare i progetti della Nuova Via della Seta in Malesia, Myammar, Pakistan e Sri Lanka.

Ancora una volta, è il “dixian siwei” in movimento. E’ come se la squadra di Xi avesse ascoltato, sottovoce, quel famoso discorso a porte chiuse dello scorso settembre fatto da Deng Pufang, il figlio di Deng Xiaoping. Lui ha esortato la Cina a “capire il proprio posto” e di non essere “prepotente”. Questo significa ora “keep calm e portiamo avanti la strategia smart plus”.

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Articolo di Pepe Escobar pubblicato su Strategic Culture Foundation il 7 marzo 2019
Traduzione in italiano a cura di Elvia Politi per SakerItalia.it

[le note in questo formato sono del traduttore]

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