Qualsiasi rapporto produttivo tra due nazioni deve includere benefici reciproci per entrambi. Un’alleanza proposta che non prevede incentivi per una nazione partner non può altrimenti andare avanti, salvo minacce e coercizione.

Gli Stati Uniti e il loro “fulcro verso l’Asia” sono una dimostrazione continua di questa semplice realtà. Essi cercano il primato sull’Asia-Pacifico (ora spesso chiamati Indo-Pacifico per riflettere le più ampie aspirazioni statunitensi), ma offrono molto poco ai potenziali partner, eccetto il costoso confronto con la Cina e qualsiasi altra nazione nella regione e in tutto il mondo che impedisca l’egemonia americana.

Mancando di incentivi, gli Stati Uniti perseguono invece la coercizione attraverso una massiccia rete regionale di gruppi di opposizione, agitatori e persino militanti che cercano di destabilizzare e frammentare, per sostituire gli ordini politici esistenti con quelli obbedienti e dipendenti da Washington.

La rivista online di tendenza occidentale, The Diplomat, in un articolo [in inglese] scritto da Prashanth Parameswaran, intitolato “Rafforzare l’alleanza USA-Tailandia per un futuro Indo-Pacifico”, tenta di vendere un’alleanza tra Stati Uniti e Tailandia senza che per essa vi sia alcuna ragione di parteciparvi, e omette la vera e propria coercizione usata dagli Stati Uniti per premere sulla Tailandia al fine di ridurre quelle collaborazioni con altre nazioni che stanno producendo invece benefici tangibili.

 

 

Esiste davvero un’alleanza USA-Tailandia, passata o presente?

Parameswaran cita la Guerra Fredda come il punto di partenza per quella che lui chiama “alleanza USA-Tailandia”. Tuttavia, è stata un’alleanza  in cui alla Tailandia non è stata data alcuna scelta per aderirvi. L’alternativa era di unirsi alla lista degli stati del sud-est asiatico che sono stati bombardati senza pietà da Washington nella guerra contro il Vietnam.

L’articolo non menziona alcun esempio significativo e specifico di relazioni tra Stati Uniti e Tailandia da quando, decenni fa, ha dovuto ospitare le truppe statunitensi.

L’articolo rileva i crescenti legami della Tailandia con la Cina.

Questi legami includono la sostituzione dell’inventario militare tailandese di vecchi sistemi statunitensi con carri armati cinesi, mezzi corazzati per trasporto truppe, veicoli da combattimento per la fanteria e persino sottomarini. Essi comprendono anche progetti di infrastrutture tra Cina e Tailandia, come le ferrovie ad alta velocità che collegheranno la Tailandia alla Cina attraverso il Laos, e l’acquisto di materiale rotabile per le reti nazionali, esistenti e pianificate, di trasporto di massa.

 

 

Nessuna di queste necessità, richieste dalla Tailandia, sono state offerte dagli Stati Uniti, tranne che quelle delle armi, ma ad un prezzo politico e finanziario sostanzialmente più elevato; Bangkok non ha motivazioni o incentivi per pagarlo.

Per tutto l’articolo di Parameswaran, non viene menzionato nessun progetto tangibile o area di cooperazione tra Tailandia e Stati Uniti. Al contrario, termini ambigui e altrimenti privi di significato come “incontri”, “legami ricalibrati” e “collaborazione” sono usati al posto di legami concreti, tangibili e progetti specifici da elencare e da discutere.

La politica interna della Tailandia viene citata anche come un tema di “preoccupazione” per Washington, un’area che in realtà non è uno degli argomenti che devono interessare Washington, ma in cui Washington ha profondamente investito.

Ciò include l’ingerenza degli Stati Uniti [in inglese] nelle imminenti elezioni in Tailandia, in cui Washington ha finanziato una miriade di gruppi di opposizione e di agitatori, minando di fatto l’ordine politico e le istituzioni della Tailandia, comprese le forze armate e la venerata monarchia costituzionale della nazione.

L’articolo di The Diplomat ad un certo punto afferma:

Vi è una chiara confluenza tra lo sforzo dell’amministrazione Trump per aumentare le tanto necessarie infrastrutture statunitensi e l’assistenza allo sviluppo nella regione, e la serietà della Tailandia nel trasformare, in benefici economici tangibili e migliori relazioni con i suoi stati confinanti,  la sua posizione strategica, tenuta da lungo tempo, di snodo tra le sub-regioni asiatiche.

La domanda che sorge è: se gli stessi Stati Uniti mancano del tipo di infrastrutture che la Tailandia cerca di costruire (e che già sta costruendo con partner come Cina e Giappone), quale reale confluenza può esserci tra l’inesistente capacità di Washington di assistere lo sviluppo in Tailandia e i suoi sforzi già in corso con partner capaci di far progredire questo sviluppo?

In sostanza, l’articolo di The Diplomat, come molti altri che pubblica, è un posizionamento promozionale per la affannata alleanza “Quad” fra gli Stati Uniti e Australia, Giappone, India.

Parameswaran tenta di incastrare la Tailandia nella periferia di quell’alleanza, un’alleanza da cui i suoi “membri fondatori” stanno cercando di smarcarsi, specificamente a causa della posizione conflittuale che gli Stati Uniti cercano di dare al Quad e del fatto che Australia, Giappone e India hanno ancora più da guadagnare forgiando i propri legami, relazioni, controlli e affari mediante confronti diretti con Pechino.

Che dire di questa futura Alleanza?

Una futura alleanza USA-Tailandia non può essere esclusa. Proprio come i cambiamenti politici ed economici all’interno della Cina hanno influenzato, con lati positivi e lati negativi, la Tailandia nel corso dei secoli, è molto probabile che un ordine politico possa prendere forma a Washington tale da offrire reali opzioni alla Tailandia, in modo da diversificare le sue politiche economiche, militari e politiche, quei legami che costituiscono la base per un partenariato reale e significativo.

In molti modi, il vero e proprio scambio commerciale che la Tailandia ha con gli Stati Uniti è già uno dei mezzi di Bangkok per diversificare i suoi legami economici. Persino i più insignificanti “discorsi”, “legami ricalibrati” e “collaborazione” che la Tailandia intrattiene con gli Stati Uniti sono un modo per lasciare la porta aperta per un controllo futuro e bilanciare l’eccessiva dipendenza da Pechino.

Per migliori relazioni tra Stati Uniti e Tailandia, gli Stati Uniti dovrebbero concentrarsi maggiormente sull’offerta alla Tailandia di ciò che realmente ha bisogno in termini di difesa, di sviluppo e di progresso economico. Dovrebbe allontanarsi dalla sua interferenza politica dirompente e inopportuna, esercitata a scala industriale per cercare di soppiantare gli ordini politici della Tailandia e dei suoi vicini dell’ASEAN, verso progetti e iniziative che assomiglino a veri e propri partenariati.

Non c’è mai una mancanza di domanda di alternative per diversificare i legami di una nazione, e le nazioni di tutto il mondo, inclusa la Cina e la Russia stesse, cercano di lasciare la porta aperta alla possibilità di legami più costruttivi con gli Stati Uniti. Attraversare quella porta è solo questione di un’America che cerchi davvero una collaborazione piuttosto che un primato.

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Articolo di Joseph Thomas pubblicato su Land Destroyer il 29 dicembre 2018
Traduzione in italiano di Pappagone per SakerItalia

[le note in questo formato sono del traduttore]

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